Eboli: Comune e Politica dimenticano Falcone e la strage di Capaci

23 maggio 1992 – 23 maggio 2021 “giorno della memoria”, in ricordo dell’assassinio di Falcone Comune e Politica se ne dimenticano.

Della strage di Capaci, dell’assassinio di  Falcone e della scorta, dell’attacco della Mafia allo Stato, tranne Luca Sgroia nessuno si ricorda, e ahi voglia di indire giorni della memoria, il Comune, il Commissario prefettizio De Jesu, la politica, i Partiti e le Associazioni si dimenticano. Che tristezza.

Falcone e Borsellino

da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese

EBOLI – Dopo la desolante celebrazione del 25 aprile in Piazza della Repubblica a Eboli con la deposizione di una corona di alloro ai piedi del Monumento ai caduti da parte del Commissario Prefettizio Antonio De Jesu, accompagnato dai vertici locali delle varie polizie, non ci si aspettava oggi, nel giorno della memoria di quel giorno che 29 anni fa si consumò quel vile attentato che a Capaci colpi Giovanni Falcone e gli uomini della sua scorta, e attraverso loro lo Stato, che vi fosse stata uno straccio di manifestazione in ricordo, un messaggio, un segno. Niente. Niente di niente.

Antonio De Jesu

E cosa si deve pensare, se uomini dello Stato, vieppiú, come si dice “servitori dello Stato“, in questo giorno non hanno avuto la sensibilità e non hanno sentito il dovere di partecipare e rinnovare un ricordo che deve necessariamente tenersi vivo, se veramente si vuole sconfiggere la Mafia o le Mafie? Se la desolazione di quella manifestazione del 25 aprile ha segnato plasticamente la distanza siderale che il Commissario Prefettizio ha voluto stabilire con la comunità di Eboli, di cui egli è sempre più estraneo, il silenzio e l’assenza di oggi certifica come evidentemente egli interpreta il suo ruolo, freddo, distaccato, da impiegato, lontano da ogni “sentimento”, lontanissimo da ogni rigurgito istituzionale che il suo passato ci ricorda come uomo di legge, vieppiú come Questore anche di Salerno, cioè uomo di Polizia, di fede, di azione, di legge, ma anche di valori che hanno sotteso il suo impegno pubblico, completamente accantonato in giorni (25 aprile), quando non si comunicò nemleno l’ora della cerimonia, per paura forse di salutare e stringere qualche mano o quello di oggi.

Che dobbiamo pensare? Cosa penseranno i giovani? E che pensano ora dal mondo dei giusti tutti coloro i quali con il loro esempio, con il loro sacrificio hanno perso la vita per difendere lo Stato e le libertà costituzionali contro gli attacchi delle Mafie e dei poteri forti e occulti, quelli che aspettano proprio i momenti di stanca per intrufolarsi e inpossessarsi di pezzi dello Stato? Penseranno che sono stati dei fessi. Che hanno lasciato questo mondo in mano a gente che non se lo merita e che i loro sacrifici non sono valsi a nulla.

Luca Sgroia

Se quest’assenza istituzionale è grave non di meno è grave il silenzio dei partiti della Politica, di associazioni locali e dei vari candidati a Sindaco di destra e della sinistra, fatta eccezione del Commissario cittadino del PD e candidato Sindaco Luca Sgroia, il quale ha voluto consegnare al momento del ricordo ed in memoria di quella strage di 29 anni fa una riflessione: “Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere.” E come dargli torto? Una guerra persa se si seppellisce ogni forma di memoria – 29 anni fa con 500 kg di tritolo la Mafia uccideva il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. – scrive Luca Sgroia commissario sezionale del PD edbolitano che aggiunge – Ma prima della violenza mafiosa, vi erano state le lettere anonime del corvo e la stagione dei veleni, volte a screditare Giovanni Falcone e a mettere in dubbio la sua integrità nella lotta alla mafia, nel tentativo di impedirne la nomina a Procuratore Nazionale Antimafia. – conclude Sgroia – Purtroppo, la mafia sapeva bene chi fosse Giovanni Falcone e non gli perdonò mai i duri colpi che le aveva inflitto durante il suo impegno come magistrato”.

Immaginando che non è questa la sensibilità Istituzionale e politica che ci meritiamo, ci farebbe piacere si fortificasse la memoria attraverso il ricordo delle tappe che hanno segnato il progresso civile e sociale del nostro paese e che ne ha fortificato le fondamenta istituzionali e vogliamo augurarci che questo sia un fatto isolato, e non tanto per non aver dato il giusto pensiero oggi a Falcone e domani ad altri, ma perché altrimenti si corre il rischio di banalizzarli e poi archiviarli precipitando in una società senza memoria. Coosa si farà il 2 giugno?

Eboli, 23 maggio 2021

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