La FGS Salerno nel 17° della scomparsa: Una Strada per Bettino Craxi

VIA BETTINO CRAXI! É la proposta che avanza il Segretario provinciale della Federazione Giovani Socialisti di Salerno Vittorio Cicalese.

Alfano depone rose sulla tomba di Craxi ad Hammamet. Si riapre il dibattito sulla figura del Leader Socialista, mentre la cronaca ancora non è divenuta storia. Una vicenda troppo vicina per esprimere un giudizio politico risolutivo. Un legame con la “Prima Repubblica” nel mentre non si è ancora concluso il passaggio nelle “Repubbliche” successive.

Vittorio cicalese (2)
Vittorio cicalese (2)

da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese

SALERNO – Il 19 Gennaio – ci ricorda il Segretario della FGS (Federazione Giovani Socialisti) di Salerno Vittorio Cicalese – ricorreva il diciassettesimo anniversario della morte di Bettino Craxi, uno degli esponenti più influenti e più controverso del Partito Socialista Italiano degli ultimi 50 anni, forse – aggiunge Cicalese – troppo spesso legato a poche luci ed eccessive ombre riguardanti la sua esperienza politica.

«La storia di Bettino Craxi – sottolinea Vittorio Cicaleseè alla portata di tutti, ma i giovani come me possono soltanto leggerne e provare a capirne esiti e omissioni, non avendone vissuto direttamente le dinamiche. Se è vero che luci ed ombre hanno accompagnato, e accompagnano tuttora, il fine vita ed il ricordo di Craxi, è anche vero che non possiamo del tutto stigmatizzarne la figura: considerato l’ultimo grande statista della nostra storia politica, con la sua guida l’Italia divenne la quinta potenza mondiale, lottando strenuamente per la difesa dell’autonomia della politica in un momento storico che si è poi rivelato come un autentico fallimento della “res publica”, che ancora si riversa sul nostro presente e ancor peggio farà sul nostro futuro, se non decidiamo finalmente di agire per il bene comune e reagire alla forte ondata di antipolitica che vuole sommergerci.

Il ministro degli Esteri Angelino Alfano depone un mazzo di rose rosse sulla tomba di Bettino Craxi a Hammamet, 19 gennaio 2017.
Il ministro degli Esteri Angelino Alfano depone un mazzo di rose rosse sulla tomba di Bettino Craxi a Hammamet, 19 gennaio 2017.

Proprio ieri – ricorda Cicalese – un Ministro della Repubblica ha deciso di omaggiare la figura di Craxi, deponendo rose sulla sua tomba ad Hammamet, giusto riconoscimento che può e deve aprire le porte ad un nuovo dibattito politico e storico.

Senz’altro va rivolto un plauso al Ministro Angelino Alfano – prosegue Cicalese – per il gesto compiuto; ora è opportuno avviare un percorso che consenta alla figura di Craxi di essere adeguatamente commemorata, a partire dalla città di Salerno, che, durante il “periodo Craxi”, fu la città più socialista d’Italia.

A tal fine – conclude il Segretario provinciale della FGS di Salerno Vittorio Cicalesei giovani socialisti nei prossimi giorni avvieranno il percorso di formalizzazione della richiesta di intitolazione di una strada della città a Craxi, che, ci auguriamo possa essere raccolta dal gruppo consiliare del PSI ed incontrare una favorevole disponibilità dell’Amministrazione».

Il Ministro degli Esteri Angelino Alfano deponendo un fascio di rose sulla tomba di Bettino Craxi ad Hammamet, ha inevitabilmente riaperto il dibattito sulla figura del Leader Socialista più inflente e più controverso degli ultimi decenni, e inevitabilmente con un gesto ha coinvolto anche il Governo e le alleanze, nel mentre la cronaca ancora non è divenuta storia e quel lontano “tintinnio di manette” ci accompagna ancora e ci tormenta, dal momento che nell’ultimo ventennio sono comparsi e si sono aggirati nel Paese e nel Parlamento “Figure” politiche, Partiti e Movimenti che hanno fatto le loro fortune (solo le loro fortune) cavalcando la tigre del moralismo e del giustizialismo, passandosi il testimone e le “manette di popolo”, e dalla Lega Nord all’Italia dei Valori, fino all’odierno Movimento 5 Stelle, quel tintinnio di manette ancora si sente e spesso coglie soprattutto chi quelle manette va agitando.

Bettino Craxi
Bettino Craxi

Una vicenda troppo vicina quella di Craxi per esprimere un giudizio politico risolutivo. Un legame ancora troppo forte e non del tutto chiarito con la “Prima Repubblica“, nel mentre non si è ancora concluso il passaggio nelle “Repubbliche” successive, alcune delle quali abortite sul nascere lasciando il Paese nel guado alla mercè di “avventure” e “avventurieri” politici che predicano democrazie a noi del tutto sconosciute e sconosciute soprattutto agli uomini democratici davvero.

Dove c’é molta luce le ombre sono più profonde….” diceva Wolfgang Goethe. E la luce è ancora troppo forte perchè si possa capire i contorni di una proposta politica e di un leader politico che si è imposto in un periodo della storia del Paese e del Partito Socialista cavalcando un tema che ancora oggi è attuale e che mai è stato risolto: Il Roformismo e la spinta riformatrice, quella che dovrebbe accompagnare la società e per essa i partiti e le Istituzioni nell’attualità e nell’età moderna.

E Craxi alla testa dei cinquantenni di allora cavalcò questa necessità e da quel famoso Midas, la interpetrò e sbaragliò, relegandoli a ruoli minimali i “vecchi” leader socialisti di allora, e dagli equilibri più avanzati, con la formula della “governabilità” sdoganò un criterio politico che legava i Partiti di allora ad alleanze “orizzontali” e “verticali” in una unica formula e con quelle mani libere, introdusse quella politica che venne definita dei “due forni“. Strategia che consentì al PSI di accumulare potere su potere, proveniente dalle alleanze di Centrosinistra a quelle di Sinistra, finendo di incamerare uno smisurato potere a fronte dei consensi elettorali che nel massimo splendore raggiunsero solo il 15%, nel mentre diventava il Partrito degli assessori delle correnti “ferroviarie” e attirava a se uomini da ogni dove, assetati di poltrone e di potere, degenerando quella idea Politica del Socialismo che ancora oggi è attuale, la via democratica alle partecipazioni sociali giuste e inclusive.

Dove c’é molta luce le ombre sono più profonde….” e le luci sono ancora concentrate su quei tempi e sugli effetti di quei tempi, ma anche delle risoluzioni che non sono apparse per nulla convincenti, avendo egli abbandonato il suo “esercito” in piena battaglia per rifugiarsi in quel di Hammamet, ingaggiando una difesa personale incurante che si sarebbe aperta una diaspora socialista ancora in atto con tante anime inquiete collocate ad ogni “gradazione” di orientamento politico.

Quelle forti luci che alimentano le ombre, sempre più lunghe ci fanno chiedere a noi stessi, essendo Craxi passato ad altra vita:

Perchè non ha affrontato la sua battaglia in Italia anche a costo di trascorrere una parte breve o meno in prigione, ma riempendo di dignità una storia politica di un Partito e di una idea?

Era l’anno 1933, e l’antifascista Sandro Pertini, detenuto nel carcere di Pianosa, rigettò con tale durezza l’appello di sua madre al Tribunale Speciale perchè gli desse la grazia, che quella lettera così dura ma allo stesso tempo così coerente con la battaglia contro la dittatura, che nel corso degli anni è divenuta un simbolo. E di quel simbolo dobbiamo nutrirci.

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Sandro Pertini
Sandro Pertini

LETTERA DI SANDRO PERTINI A SUA MADRE

Mamma,
con quale animo hai potuto fare questo? Non ho più pace da quando mi hanno comunicato, che tu hai presentato domanda di grazia per me. Se tu potessi immaginare tutto il male che mi hai fatto ti pentiresti amaramente di aver scritto una simile domanda.

Debbo frenare lo sdegno del mio animo, perché sei mia madre e questo non debba mai dimenticarlo. Dimmi mamma, perché hai voluto offendere la mia fede? Lo sai bene, che è tutto per me, questa mia fede, che ho sempre amato tanto. Tutto me stesso ho offerto ad essa e per essa con anima lieto ho accettato la condanna e serenamente ho sempre sopportate la prigione. E’ l’unica cosa di veramente grande e puro, che io porti in me e tu, proprio tu, hai voluto offenderla così? Perché mamma, perché? Qui nella mia cella di nascosto, ho pianto lacrime di amarezza e di vergogna – quale smarrimento ti ha sorpreso, perché tu abbia potuto compiere un simile atto di debolezza?
È mi sento umiliato al pensiero che tu, sia pure per un solo istante, abbia potuto supporre che io potessi abiurare la mia fede politica pur di riacquistare la libertà. Tu che mi hai sempre compreso, che tanto andavi orgogliosa di me, hai potuto pensare questo? Ma, dunque, ti sei improvvisamente cosi allontanata da me, da non intendere più l’amore, che io sento per la mia idea?

Come si può pensare, che io, pur di tornare libero, sarei pronto a rinnegare la mia fede? E privo della mia fede, cosa può importarmene della libertà? La libertà, questo bene prezioso tanto caro agli uomini, diventa un sudicio straccio da gettar via, acquistato al prezzo di questo tradimento, che si è osato proporre a me.

Nulla può giustificare questo tuo imperdonabile atto.
Lo so, più di te sono colpevoli coloro che ti hanno consigliata di compierlo. Vi sono stati spinti dall’amicizia che per me sentono e dalla pietà che provano per le mie condizioni di salute?

Ma pietà ed amicizia diventano sentimenti falsi e disprezzabili, quando fanno compiere simili azioni. Mi si lasci in pace, con la mia condanna, che è il mio orgoglio e con la mia fede, che è tutta la mia vita. Non ho chiesto mai pietà a nessuno e non ne voglio. Ma mi sono lagnato di essere in carcere e perché, dunque, propormi un cosi vergognoso mercato? E tu povera mamma ti sei lasciata persuadere, perché troppo ti tormenta il pensiero, che io non ti trovi più al mio ritorno. Ma dimmi, mamma, come potresti abbracciare tuo figlio, se a te tornasse macchiato di un così basso tradimento? Come potrei vivere vicino, dopo aver venduto la mia fede, che tu hai sempre tanto ammirata?
No mamma, meglio che tu continui a pensarlo qui, in carcere, ma puro d’ogni macchia, questo tuo figliuolo, che vederlo vicino colpevole, però, d’una vergognosa viltà.

Che male ho fatto per meritarmi questa offesa?

Forse ho peccato di orgoglio, quando andavo superbo di te, che con fiera rassegnazione sopportavi il dolore di sapermi in carcere. E ne parlavo con orgoglio ai miei compagni. E adesso non posso più pensarti, come sempre ti ho pensata: qualche cosa hai distrutto in me, mamma, e per sempre. È bene che tu conosca la dichiarazione da me scritta all’invito se mi associavo alla domanda da te presentata. Eccola:

“La comunicazione, che mia madre ha presentato domanda di grazia in mio favore, mi umilia profondamente.
Non mi associo, quindi, ad una simile domanda, perché sento che macchierei la mia fede politica, che più d’ogni altra cosa, della mia stessa vita, mi preme”.

Per questo mio reciso rifiuto la tua domanda sarà respinta. Ed adesso non mi rimane che chiudermi in questo amore, che porto alla mia fede e vivere di esso. Lo sento più forte di me, dopo questo tuo atto.

E mi auguro di soffrire pene maggiori di quelle sofferte fino ad aggi, di fare altri sacrifici, per scontare io questo male che tu hai fatto. Solo così riparata sarà l’offesa, che è stata recata alla mia fede ed il mio spirito ritroverà finalmente la sua pace.
Ti bacio tuo Sandro.

P.S. Non ti preoccupare della mia salute, se starai molto priva di mie lettere.

Pianosa, 23 febbraio 1933

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Il sentiero della Storia è stretto e impervio ma quando si presenta lo spiazzo della libertà, dell’onore, della fede e della democrazia occorre ci si comporti di conseguenza per essere riconosciuti da tutti leader indiscussi. Pertini o i “Pertini” sono i fari che ci devono guidare e una strada o una piazza ce la intitoli o meno quel nome che è grande tanto grande, che nessuna delle strade la più grande e la più lunga che ci sia, può reggerne la lapide.

Nella mia vita ho avuto il piacere di conoscere Sandro Pertini e per tramite di un’altro uomo politico di grande valore come Ennio D’Aniello, ho auto anche l’onore e il piacere di fornirgli i miei servigi, e per questo ne sono estremamente fiero.

Salerno, 21 gennaio 2017

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