Con un Accordo di programma il Museo Archeologico di Napoli “deporta” i suoi Tesori a Comacchio: e…. “la Montagna va da Maometto”.
L’allarme è della giovane archeologa Ciccarone. Ma è la triste realtà di un Paese che non sa valorizzare il suo immenso Patrimonio architettonico, monumentale, artistico e culturale.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
EBOLI – Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta, che la giovane Archeologa Rosaria Ciccarone, presidente del Gruppo Archeologico Ebolitano, indirizza intanto a noi che la pubblichiamo, sperando facciano lo stesso gli altri organi d’informazione, per esercitare una protesta ma per lanciare anche un grido di allarme, rispetto al fatto specifico che racconta, e soprattutto per aprire un focus su come si gestisce o si intende gestire l’immenso patrimonio architettonico, monumentale, artistico e culturale del nostro straordinario Paese.
Un allarme che ce la dice lunga in mano a chi stiamo e come questi gestiscono il patrimonio pubblico, e parafrasando la famosa massima “Se la montagna non va da Maometto è Maometto che va alla montagna“, registriamo che si fa proprio il contrario, e anziché pensare come si deve fare per invogliare i turisti a visitare il Museo Archeologico di Napoli, portiamo il Museo a Comacchio, appunto a Comacchio ma non si è certi che li ci siano i visitatori.
E così, come roboantemente ha riportato la stampa locale del comacchiese «Il protocollo di collaborazione, che avrà durata biennale salvo rinnovo, segna l’avvio di una vera partnership strategica che si sostanzierà nell’organizzazione a Comacchio di mostre con i tesori nascosti del Museo Archeologico di Napoli provenienti dai siti di Pompei, Ercolano e dai più importanti centri della Magna Grecia, nello scambio di buone prassi in ambito scientifico e gestionale, nella collaborazione su progetti comuni e nella reciproca promozione. Le sale espositive di Palazzo Bellini, grazie alle mostre che ospiteranno, si profileranno difatti quali vetrine promozionali del museo di Napoli. Il nascente Museo Delta Antico, che aprirà i battenti nella primavera 2017, potrà nel contempo fregiarsi, primo in Italia, del titolo di partner del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, un risultato straordinario per la promozione del nuovo spazio espositivo, che verrà immediatamente catapultato nei più importanti circuiti museali internazionali».
Immaginando per un attimo che il Museo del Louvre stipulasse un protocollo d’intesa con il Comune di Surgères nel dipartimento della Charente Marittima nella regione di Poitou-Charentes in Francia, per realizzare il doppio obiettivo: quello di far arrivare i turisti così possono ammirare i “soui” (quelli del Louvre) tesori; quello di poter realizzare un Museo in quell’area che si candiderebbe ad essere un Museo con aspirazioni internazionali; spendendo un fottio di soldi pubblici. Non sarebbe meglio forse fare un accordo tra i comuni coinvolgendo le varie agenzie per offrire pacchetti turistici a prezzi abbordabili e super scontati, così avviciniamo i comacchiesi all’arte e non il contrario?
Siamo veramente all’assurdo e forse una delle ragioni per le quali le nostre bellezze non siano valorizzate al meglio, oltre a non avere il becco di un quattrino, è anche quello che ogni Città o Paesino vuole il suo museo e se non ha opere d’arte da metterci dentro: o se le fa prestare; o si ripiega sull’arte contadina e via di seguito.
Con questo protocollo con il Comune di Comacchio, il Museo Archeologico nazionale di Napoli, ha inaugurato il principio della “deportazione” delle opere d’arte, ma evidenzia tutta la propria incapacità a meglio valorizzare quei tesori che custodisce, specie quelli che spesso si ammassano nei cantinati, incapaci a trovare formule che facciano da veicolo alla frequentazione del Museo. Del resto non si può che notare anche la superficialità e l’incapacità del Governo o dei Governi con i suoi vari Ministri a ricavare ORO da quei TESORI che il nostro Paese detiene e mal custodisce.
Ma il grido di allarme che viene dalla giovane archeologa Rosaria Ciccarone che noi condividiamo e facciamo nostro denunciandolo, resterà lettera morta, perché il “nuovismo” rappresentativo che imperversa in Italia, unito al pressappochismo e all’arroganza dei nuovisti e rottamatori è pauroso, degno delle peggiori o “migliori” dittature. E come i dittatori che bruciavano i libri questi bruciano memoria, presente e futuro, disegnando solo il deserto dell’ignoranza dove ognuno vivendo nella ossessione di rappresentare il nuovo, archivia tutto quello che ricorda il passato perché lo etichetta come vecchio, ed in questo dualismo sottoculturale il Paese muore e non riesce più a dire e rappresentare nulla, figuriamoci se riesce a farlo con le sue opere d’arte.
A dimostrazione di questo vi è la sortita di questi ultimi giorni del Sindaco di Firenze Dario Nardella, che alla stessa stregua del Sindaco di uno dei tantissimi comuni italiani, incurante di avere nella sua Città un patrimonio artistico, monumentale, architettonico e culturale immenso, per attrarre nuovi visitatori anche d’inverno, anziché rendere la Città più accogliente, meno buia e più pulita, e destinare più soldi per l’arte, pretendendo che faccia lo stesso il suo predecessore ora Presidente del Consiglio, il rottamatore per eccellenza Matteo Renzi, un finanziamento ad oh per “Firenze Città d’arte del Mondo“, e semmai con le agenzie turistiche e federalberghi offrire ai turisti, anzichè spennarli, pacchetti a poco prezzo. Nardella invece a giustificazione della sua volontà di cancellare la TAV di Firenze, e fregandosene di quello che la sua strordinaria Città offre, per attrarre più turisti e visitatori immagina un turismo convegnistico e semmai matrimonialista. Di sicuro, una sola cosa è certa con questi che usano la loro fascia come la clava: Andremo sempre peggio.
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Lettera Aperta
«Intenti a chiederci il perché e il come del tradimento di Higuain – scrive la giovane Archeologa Rosaria Ciccarone – domani mattina ci sveglieremo e scopriremo di essere stati derubati di un altro pezzo della nostra storia.
I Beni Archeologici del territorio di Napoli NON SI TOCCANO. Se lo stato vuole rendere fruibile l’immenso patrimonio archeologico conservato nei depositi del Museo di Napoli allora crei le condizioni per farlo ma nel territorio dove questi appartengono.
Molto brevemente è buona cosa ricordare, ai tanti che si arrogano il diritto di stipulare tali accordi e a noi popolo meridionale, ciò che Carlo III di Borbone fece nel 1755 con la promulgazione delle prime leggi di tutela degli oggetti d’arte e di antichità del regno. Egli in 25 anni di regno lasciò una forte impronta in materia di legislazione dei beni culturali.
Questi provvedimenti, emanati all’indomani della scoperta di Ercolano e Pompei, oltre a controllare e regolarizzare gli scavi archeologici che venivano condotti da privati, miravano ad IMPEDIRE L’ESPORTAZIONE dei beni archeologici fuori dai confini del regno. Ovviamente anche motivazioni personali spinsero il re ad emanare le due prammatiche, in quanto il patrimonio dello stato si identificava con il proprio patrimonio personale. Ma se ciò è vero è sempre grazie a Carlo III se nel 1759 con lui non fu trasferito a Madrid tutto il tesoro d’arte scoperto negli anni di regno al trono di Napoli.
Facciamo in modo che questa leggi possa essere ancora oggi attuata, il DIVIETO DI ESPORTARE BENI ARTISTICI E ARCHEOLOGICI, perché è l’identità storica e patrimoniale di un popolo che viene compromessa, a vantaggio di “Stati” che attraverso una sistematica opera di spoliazione intendono accrescere il loro indotto economico e culturale».
Napoli, 26 luglio 2016