“Braccia rubate all’Etruria”: di Marco Travaglio da il Fatto Quotidiano.
L’altro giorno, incurante dell’amorevole consiglio dei sondaggisti di sparire dalla circolazione per il bene del Sì, la cosiddetta ministra delle Riforme Maria Elena Boschi ha parlato a Termoli, con gran sollievo delle restanti città italiane.
(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano)
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
ROMA – L’altro giorno, incurante dell’amorevole consiglio dei sondaggisti di sparire dalla circolazione per il bene del Sì, la cosiddetta ministra delle Riforme Maria Elena Boschi ha parlato a Termoli, con gran sollievo delle restanti città italiane. E riferisce l’Ansa – ha illustrato l’impellente urgenza di “riformare la Costituzione per vincere le sfide dell’Europa, del terrorismo internazionale e combattere l’instabilità”. Il tutto – precisa sempre l’Ansa – “davanti a una sala affollata di esponenti del Pd e cittadini”, il che fa pensare che a Termoli gli esponenti del Pd non siano cittadini, ma extracomunitari senza permesso di soggiorno in attesa di rimpatrio. Quindi – par di capire – l’incontro si è svolto tra le sbarre di un Cie. La povera aretina ha usato, al solito, argomenti formidabili: “Abbiamo bisogno di un’Italia che sia più forte e di un’Europa che sia in grado di rispondere insieme, unita, anche, diciamo, al terrorismo internazionale, all’instabilità che può venire da tanti fattori, purtroppo l’abbiamo visto anche nei fatti tragici di Nizza, le sfide della crescita economica, le sfide dell’integrazione e della gestione dei flussi migratori”.
Il rapporto causa-effetto dell’abolizione del Cnel e del Senato elettivo con la lotta al terrorismo dopo i fatti tragici di Nizza sfuggiva ai più, soprattutto ai clandestini del Pd termolese. I quali erano perfino disposti a intravedere un nesso causale tra la mortadella e la deriva dei continenti, tra i jeans a vita bassa e il buco nell’ozono. Ma non tra la “riforma” e l’Isis. Allora la nota costituzionalista prestata alla politica (che purtroppo non l’ha ancora restituita) non s’è persa d’animo. E, armata di santa pazienza, l’ha spiegato con la consueta logica stringente: “Per poter fare questo, abbiamo bisogno di un’Italia più forte verso l’Europa, un’Italia che sia credibile, affidabile come lo è stata in questi ultimi tre anni (ma quando mai ndr) grazie al lavoro del nostro governo e per avere un’Italia più forte abbiamo bisogno, però, anche di una nuova Costituzione che ci consente maggiore stabilità e semplicità. In questo senso dire Sì al referendum e Sì alle riforme dà anche al nostro Paese la possibilità di essere più moderno e credibile”. A quel punto, anche i più scettici fra gli astanti hanno dovuto convenire con la giureconsulta di scuola etrusca. Anzi, più d’uno si è rammaricato che il referendum non si sia già tenuto e non abbia già vinto il Sì, circostanza che avrebbe senz’altro dissuaso il folle attentatore dal fare strage sulla Promenade des Anglais.
Pare infatti di vederli, i sindaci e i consiglieri regionali italiani promossi senatori dalla Costituzione boschian-verdiniana, paracadutarsi in tempo reale su Nizza a un cenno convenuto della Boschi e fare scudo con i propri corpi alle migliaia di turisti minacciati dall’attentatore, garantendone l’incolumità. Il primo a rendersene conto è proprio il califfo Al Baghdadi, ben conscio che per lui e per l’Isis finirà la pacchia nel momento stesso in cui in Italia vincerà il Sì. Tant’è che sta promuovendo Comitati del No a tamburo battente in tutto il territorio dello Stato islamico. Nei suoi videomessaggi ha sostituito la tradizionale formula “Allahu Akbar” con “BastaunNo”. E ha deciso di accelerare il piano di sbarco su San Pietro entro e non oltre fine ottobre, ben sapendo che da novembre non ce ne sarà più per nessuno.
A questo punto, qualcuno potrebbe far notare alla povera aretina che l’Italia ha una certa esperienza, in fatto di lotta al terrorismo, avendo combattuto con discreto successo quello nero e quello rosso tra la fine degli anni 60 e la metà degli 80, e in seguito quello mafioso, sempre con la Costituzione vigente, quella vera, quella del 1948. Sì, proprio quella che prevede quella bruttura del Senato eletto dal popolo. Ogni tanto qualche politico – tipo Almirante e La Malfa durante il sequestro Moro – invocava lo stato di guerra, la pena di morte e le leggi speciali, cioè la sospensione delle garanzie costituzionali dello Stato di diritto. Ma finiva regolarmente in minoranza, tant’è che la Costituzione rimase invariata: anzi, fu proprio la risposta ferma e decisa all’eversione nell’alveo della democrazia l’arma vincente che sconfisse i terroristi sia sul piano repressivo, sia su quello politico-culturale, ridicolizzando le opposte propagande dei neri sullo Stato troppo debole e dei rossi sullo Stato troppo autoritario. Impresa impossibile se lo Stato fosse sceso sul loro terreno, portando acqua al mulino di chi tentava di dimostrare che era giusto abbattere il tiranno. E, quando qualche testa calda nelle forze dell’ordine deragliò dai binari della legalità (vedi le torture per far cantare i fiancheggiatori dei brigatisti che tenevano sequestrato il generale Dozier e scoprirne il covo), subito interveniva la magistratura, perché il fine non poteva giustificare quei mezzi. Così la Costituzione si rivelò non solo elastica, ma anche preziosa per un’efficace lotta a tutti i terrorismi, nel rispetto dello Stato di diritto e della divisione dei poteri: il Parlamento approva le leggi, il governo le applica, la Consulta ne verifica la legittimità, la magistratura punisce chi le calpesta (da una parte e dall’altra), la stampa controlla.
Ma chi osasse ricordare alla presunta ministra questi dati storici sarebbe senz’altro un gufo, un rosicone, e anche un sessista che finge di non notare le sue sterminate doti intellettuali. Dunque sappia, la signorina, che noi siamo con lei. Anzi, dopo approfondita analisi, siamo convinti che la sua Nuova Costituzione sarà decisiva non solo per sconfiggere il terrorismo, ma anche i brufoli, la cellulite, i calli, le ragadi e le doppie punte.
Roma, 20 luglio 2016