Primo consiglio comunale post commissariamento, prime schermaglie. Tutto cambiato, niente cambiato.
Si elegge Francesco Falcone Presidente. Maggioranza e opposizione tra una schermaglia e l’altra si confrontano sulle questioni all’ordine del giorno. Accenni di apertura, da entrambe le parti naufragati nel vuoto. Pesano ancora le scorie di una campagna elettorale troppo vicina.
dI Carmine Sica
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
BATTIPAGLIA – Il primo Consiglio comunale del giorno dopo. Era da 3 anni che il parlamentino cittadino non si riuniva. Finalmente ieri, a poco meno di un mese dal ballottaggio che ha portato sul seggio più alto il sindaco Cecilia Francese, si è ufficialmente insediato il Consiglio Comunale di Battipaglia e tra una schermaglia e l’altra tra maggioranza e opposizione la seduta si è svolta ed il Consiglio, inizialmente presieduta dal consigliere anziano Renato Vicinanza, è cominciata con un doveroso, quanto sentito, minuto di silenzio in ricordo delle vittime dell’incidente ferroviario di Corato, ha eletto anche il suo presidente.
L’alta tensione della campagna elettorale non è ancora smaltita. Ancor meno lo scotto di un commissariamento per infiltrazioni malavitose. Probabilmente memore delle leggerezze sui casi di incompatibilità con le cariche rappresentative avvenute nella scorsa consiliatura e riportate nella relazione d’accesso, la minoranza chiede subito conto dei possibili casi d’incompatibilità per Falcone (a causa di pendenze economiche con l’Ente), e per Isidoro Amendola e Valerio Longo (entrambi lavoratori presso una società partecipata al 100% dal Comune). La questione è stata chiarita dal segretario comunale, Massi, nei termini dettati dall’art. 69 del TUEL, in base al quale l’incompatibilità per cause economiche può essere risolta con un ravvedimento entro 10 giorni. Al contempo, negli altri due casi, è stato chiarito come sia Longo che Amendola, non abbiano ruoli dirigenziali in Alba, per cui la compatibilità non sussiste. L’unanimità del consesso, quindi, ha convalidato l’elezione del sindaco e dei consiglieri per poi procedere al giuramento del sindaco.
L’elezione del Presidente del Consiglio Comunale non ha avuto incertezze: la nomina di Francesco Falcone, ampiamente preannunciata nei giorni precedenti, è stata rispettata da un chiaro voto a scrutinio segreto dell’assemblea: su 24 aventi diritto, 18 voti per Falcone, 5 per Lanaro ed una scheda bianca. La minoranza, con un intervento del consigliere Luigi D’Acampora, aveva proposto la figura di Enrico Lanaro quale presidente, in ossequio anche ad una rappresentatività di coloro che erano stati candidati sindaco in queste elezioni. In questa prima votazione, se è lecito immaginare un voto compatto della maggioranza, con i suoi 18 rappresentanti, allora quella scheda bianca farebbe registrare qualche scricchiolio proprio nella minoranza. La scelta dei due vice presidenti dell’aula, ha visto prevalere Pino Bovi e Lanaro.
Concluse queste prime votazioni con fortissime fibrillazioni, il consigliere Gerardo Motta porta la propria solidarietà al sindaco – destinatario di un proiettile e di una lettera minatoria – definendo “imbecille” l’autore del gesto intimidatorio, ma al contempo preannuncia una opposizione tanto costruttiva quanto dura. L’ennesima campagna elettorale condotta con attacchi personali, dunque, non poteva che lasciare che questa eredità: laddove la città avrebbe avuto bisogno di pacificazione e comune impegno, nel rispetto di idee e proposte diverse, dopo decenni di impoverenti lacerazioni che hanno perfino fatto lasciato spazi d’inserimento a forme criminali organizzate, si ritrova ancora una volta con un consiglio comunale ostaggio dei propri ruoli, sia di maggioranza che di opposizione. Un naturale retaggio di quella che è stata la campagna elettorale, si diceva. Ma anche naturale retaggio di quello che forse è la città in questo momento storico.
Il discorso programmatico del sindaco Cecilia Francese (integralmente riportato qui, LINK ALLA PAGINA https://www.massimo.delmese.net/98144/primo-consiglio-comunale-a-battipaglia-ecco-lintervento-della-sindaca-francese/) si apre con una netta presa di distanza dalle vicende di criminalità organizzata, un marchio che va tolto al più presto perché “Battipaglia non è città di camorra“. Il programma è un lunghissimo, quanto esaustivo, elenco dei problemi che la città vive e si trascina da almeno un paio di decenni. Da qui la richiesta di collaborazione a tutti i settori sociali e culturali della città. Piccoli e grandi problemi, più recenti o più radicati che siano – ricorda il consigliere Bovi – sono tutti problemi tra loro connessi a totale svantaggio della città. Il sindaco non cela le difficoltà del bilancio, così come non cela la necessità di riconsiderare in poco tempo il PUC prima che intervenga un commissariamento regionale su questo tema.
La linea programmatica viene approvata con i voti della maggioranza e la contrarietà dell’opposizione che ci ha tenuto a precisare, con un intervento sia di D’Acampora che di Gerardo Motta, come la restituzione alle casse comunali degli stipendi di sindaco, assessori e consiglieri – per un ammontare di più di 500.000€ all’anno – sarebbe stato un gesto di sensibilità verso il bilancio, ed in particolare verso la quota di bilancio dedicata alle fasce sociali più deboli, e come ciò avrebbe potuto cambiare le sorti della votazione sul programma, innescando una collaborazione proficua. Ampio rilievo, poi, è stato dedicato alla questione degli staff al seguito del governo cittadino che, seppur lavorano senza alcun compenso, non potrebbero utilizzare spazi e servizi del comune senza che si paventi un peculato in danno del Comune stesso.
Particolarmente apprezzato, anche nei settori di emiciclo della maggioranza, l’intervento del consigliere Egidio Mirra che, pur confermando il ruolo di opposizione, si astiene da un voto preconcettuale sul documento programmatico delineando così una posizione costruttiva e aperta sui temi che avranno una comune visione.
Anche il terzo settore ha fatto capolino nella giornata politica, con l’appello del sindaco alla cittadinanza ad aderire all’iniziativa “Sporchiamoci le mani” che, da qualche mese, liberi cittadini e alcune delle associazioni più concrete portano avanti con interventi di radicale pulizia di piccole ma preziose aree della città.
L’attesa di questo primo consiglio comunale dopo la lunga sospensione della politica non certo può giustificare alcuni atteggiamenti sopra le righe che si sono vissuti in aula sia da parte dei consiglieri che da parte dei cittadini che assistevano. Più volte ci sono state urla, fischi e applausi: un atteggiamento poco rispettoso della sovranità dell’aula e del momento istituzionale. La giustifica di una campagna elettorale da poco terminata non può andar sempre bene (anche in considerazione del fatto che in Italia vi è almeno una campagna elettorale all’anno): le politiche avrebbero bisogno di leader e non di beniamini.
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Il Commento
Tutto cambiato, niente cambiato.
di Massimo Del Mese
Al di la del commento riportato da Carmine Sica, il nuovo Consiglio comunale di Battipaglia si è svolto con le tipiche modalità dei vecchi consigli comunali, di quelli ante autoscioglimento e anti Commissariamento prefettizio e anti Commissariamento straordinario a seguito dello scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazione camorristica, che appunto hanno portato la Città di Battipaglia ad un lunghissimo commissariameto, nel corso del quale i Partiti sembravano essere scomparsi, gli uomini che ne avevano causato lo scioglimento sembravano all’angolo e solo per qualche poco si è pensato si potesse voltare pagina ed iniziare una nuova storia. Una storia senza strascichi, senza asti, senza scheletri negli armadi e senza lo spettro di essere contigui alla camorra e alle attività camorristiche che ci sono come nel resto della Campania e dell’Italia e che le Istituzioni riusciranno a debellare solo se realmente si campia passo e se tutti, dico tutti,siano consapevoli di operare in un terreno mirato dove il sospetto uccide più dell’accusa compromettendo le verità e allontanando appunto gli obiettivi che ci si propone lottando contro le criminalità organizzate, i loro affari, i loro alleati, i loro tentacoli.
Ma se si seguono le stesse procedure e se i protagonisti sono gli stessi, e se anche le questioni sono le stesse è ovvio che ci si avvii verso un continuum che non solo on porta da nessuna parte e fa arretrare la Città oltre ad impedire la sua crescita.
Il Primo consiglio comunale, anche se a ruoli invertiti, sembra sia iniziato da una sospensione di quello precedente, mancava solo Giovanni Santomauro, e dalle schermaglie Motta-Francese, Motta-Mirra e così via si capisce da subito che “tutto è cambiato. Niente è cambiato” e che questa consiliatura subirà le stesse turbolenze che ha caratterizzato la precedente amministrazione Santomauro. Il grande e generoso Gino Bartali a commento di ogni tappa diceva “L’é tutto sbagliato. L’é tutto da rifare“, manifestando la sua caparbia ostinazione verso una manifestazione sportiva come il Giro d’Italia che a suo giudizio poteva essere migliorata, ma nonostante tutto dava cuore, anima e passione. Dovrebbero fare così tutti i protagonisti di ieri e di oggi. Dovrebbero imboccare la strada della responsabilità e semmai ricorrere a quella bella favola di Fedro delle Bisacce, per poter così, intelligentemente comprendere quali siano i propri difetti ancor prima di elencare e denunciare quelli degli altri.
Purtroppo come dice Carmine Sica la Campagna elettorale è troppo vicina, si sente ancora l’odore dei manifesti, tuttavia è necessario fare uno sforzo e andare oltre, anche se è una operazione difficile. I disastri che sono stati causati prima dallo scioglimento dell’autoscioglimento del Consiglio comunale e poi dal Partito Democratico, che non ha avuto il coraggio di “aprire” come ha fatto per Lanaro, e sostenere apertamente Gerardo Motta, sebbene come ha ricordato Mirra, tutto l’establichemant del PD lo sostenesse, è ha generato l’equivoco, ma ha anche depistato e diviso gli elettori, viziando e azzoppando un confronto elettorale che sembrava già deciso. Quei disastri hanno lasciato solo macerie, “morti” e “feriti”, e hanno sancito la morte civile di un Partito ormai in preda al delirio politico di una famiglia e hanno aperto la strada al più incisivo personalismo politico.
Quella campagna elettorale ancora vicina ora si è seduta in consiglio comunale e ne porta con se tutte le conseguenze, ma ora l’intelligenza politica dei protagonistio deve giungere a comprendere che si è girato pagina. In consiglio è stata eletta Cecilia Francese a capo di una Maggioranza e nelle opposizioni vi sono i due rami di quell’aborto pllitico generato dal personalismo De Luchiano che ci diceuna sola cosa: Non ha perso ne Motta a capo di una coalizione civica simil PD, e ne Lanaro a capo di una coalizione finta PD. Ha perso solo Vincenzo De Luca. Ora si cambi passo. Per Battipaglia si può. La Camorra sta alle porte mentre voi ve le sbattete in faccia.
Battipaglia, 15 luglio 2016