Cariello.”Proseguiamo convinti nell’omaggiare i personaggi insigni della nostra Storia!”
Successo del Convegno: Pietro da Eboli, “Magister Petrus de Ebulo”; la rassegna sugli “Ebolitani Illustri”.
Una giornata di studi dedicata al medievale e a Pietro da Eboli, letterato alla corte Sveva nel XII secolo, e tra visite guidate del borgo antico, artigianato medioevale, caroselli artistici e il convegno nell’auditorium di S.Maria ad Intra si è dipanato un percorso culturale unico.
di Marco Naponiello
per POLITICAdeMENTE il Blog di Massimo Del Mese
«Papà, spiegami allora a cosa serve la storia”. Così un giovinetto, che mi è molto caro, interrogava, qualche anno fa, uno storico. Del libro che si leggerà, vorrei poter dire che è la mia risposta». (Marc Bloch, Apologia della storia, Introduzione)
EBOLI – Procede il triduo di incontri sugli “Ebolitani Illustri”, dopo il primo appuntamento dedicato alla figura del missionario-artista Matteo Ripa,fondatore dell’Istituto Orientale a Napoli,tenutosi ad inizio del mese scorso (https://www.massimo.delmese.net/94927/eboli-un-convegno-ricorda-la-figura-di-matteo-ripa/ ) che un grande successo di pubblico e mediatico ha ricevuto in occasione della sua celebrazione, con ospiti anche provenienti dal “Regno di Mezzo” ed insigni studiosi. Ora invece è la volta, sempre nella stupenda location di Santa Maria ad Intra (tra il Castello Normanno e il monastero delle benedettine), di un altro “grande” ebolitano, ossia del poeta e storico Pietro da Eboli (Magister Petrus de Ebulo) influente intellettuale della corte Sveva, vissuto tra la seconda metà del XII secolo ed i primi del successivo. La sua esistenza avvolta ancora oggi da un alone leggero di mistero, infatti da un documento della cancelleria di Federico II (stupor mundi – puer apuliae) risulterebbe un chierico con un privilegio ecclesiastico, vista la titolarità di un mulino,poi passato al Santuario di Montevergine, e dalla tonsura con cui viene raffigurato nelle miniature dell’epoca.
Vi è da sottolineare che questa manifestazione, come la passata e la prossima dicembrina dedicata a Gherardo Degli Angioli, poeta settecentesco alla corte del Kaiser di Austria Ungheria, è sempre sotto il patrocinio del Comune di Eboli, della Provincia e della Regione Campania, oltre che di UniSa.(Università degli Studi di Salerno), quella della Basilicata, l’Istituto Universitario “L’Orientale” di Napoli, il museo cittadino MOA (Museum of Operation Avelanche) ed organizzata dal portale turistico – culturale di Weboli, del manager Vito Leso insieme alla collaborazione degli Istituti Superiori (Liceo classico-artistico) Perito – Levi
Ritornando al poeta Pietro, vi è da dire che egli fu un grande ammiratore di di Enrico VI, il quale dedicò lui il Liber ad honorem Augusti opera composta di tre libri con strofe distiche elegiache (composto da un esametro ed un pentametro), in cui si celebra tessendone le lodi al monarca, la conquista del Regno di Sicilia. Attribuibile a Pietro è anche il il De Balneis Puteolanis (Sui Bagni di Pozzuoli letteralmente) un poema di contenuto “leggero” composto in trentacinque epigrammi (scritti di stampo perlopiù poetico encomiastico e/o dedicatorio) e da lui destinato in lode all’imperatore (“Cesaris ad laudem“), cioè Enrico VI, figlio del Barbarossa e genitore del mitico Federico II, la quale ebbe una grande fortuna nei secoli successivi ,con dodici edizioni che vanno dal 1457 al 1607 a testimonianza dell’importanza dell’opera, cui avrebbe fatto seguito un’altra, ad oggi perduta sulle gesta (Mira Federici Gesta) di Federico il grande stesso. Pietro da Eboli è stato l’antesignano senza tema di smentita, della mitizzazione che dura sino ai giorni nostri di Federico di Svevia, come figura unica di monarca illuminato, aperto alle culture di altri popoli in una visione che definiremmo noi uomini del 21mo. secolo, olistica, e che ne fa ancora oggi una star attuale tutta da riscoprire ed interpretare per la sua ecletticità e le opere rimaste (vedi Università di Napoli a lui intitolata,la prima del meridione, oltre Castel del Monte ad Andria)e quell’aura di mistero che sullo svevo ancora permane.
Lo Svevo verrà in seguito citato molte volte: dapprincipio da Fra Salimbene de Adam, nella sua Chronica successivamente è presente tre volte nella Divina Commedia (in tutti e tre i canti) e ancora sempre nel 1200, in film intitolato appunto Stupor Mundi del 1998, un interessante lungometraggio del celebrato regista Pasquale Squitieri.Una antologia enorme intitolata al monarca falconiere, quale era Federico, ma il tutto nasce storicamente dall’antico incipit del nostro conterraneo: Magister Petrus de Ebulo, ed alcuni storici (lo reitereremo in calce al reportage) considerano le opere dedicate proprio al giovane Federico II e non all’augusto genitore.
La giornata culturale in onore del poeta eburino è però variegata nei sui appuntamenti: si inizia con una Visita guidata nel borgo medievale a cura del Centro Culturale Studi Storici, presso la chiesa di San Nicola de Schola Graeca (12mo secolo), che prosegue alle 17.30 in Piazza del Castello, con attività dimostrative di epoca medievale: arcieri, lavori artistico – artigianali, a cura della nota artista Diana Naponiello (Officine Teodora), in sodalizio al gruppo archeologico locale.
Per concludere alla grande con il “piatto forte” della giornata, ovvero alle ore 18.30 presso l’incantevole Auditorium di Santa Maria ad Intra, il Convegno su Pietro da Eboli, intitolato appunto,“Magister Petrus de Ebulo” cosi strutturato:
Saluti: Massimo Cariello, sindaco della città di Eboli.
Moderazione: Stefania Cavaliere, giornalista e conduttrice radio-televisiva.
Interventi:
– Antonio Manzo, inviato speciale del quotidiano Il Mattino
– Alessandro Di Muro, docente di Storia medievale presso l’Università San Raffaele di Milano – Università della Calabria
– Fulvio Delle Donne, docente di Letteratura latina medievale e umanistica presso l’Università degli Studi della Basilicata.
Proiezione del trailer “Ego Magister Petrus de Ebulo” realizzazione di Effeunoquattro fotografia. Il tutto è stato accompagnato da un intermezzo teatrale tratto dalla rappresentazione “Ego Magister Petrus de Ebulo” a cura della Compagnia di Teatro del Bianconiglio (regia di Bruno Di Donato). Costumi di scena del Centro Nuovo Elaion.
La serata viene introdotta dalla moderatrice Stefania Cavaliere, speaker radio-televisiva, che con fare suadente darà il “ritmo” alle interlocuzioni integrandole anche in maniera egregia. La sala dell’auditorium di santa Maria ad Intra si è riempita poi alla spicciolata: tra i presenti si notavano gli assessori Angela Lamonica (cultura) e Lazzaro Lenza (servizi sociali) e molti docenti ed intellettuali locali, richiamati palesemente dall’interessante argomento serale.
De Plano i saluti istituzionali del sindaco Massimo Cariello,che ha ringraziato calorosamente i docenti presenti all’invito serale, i tanti partner della manifestazione ed in modo particolare il patron di Weboli, Dott. Vito Leso, per la professionalità che sempre profonde nell’approntare tutte le manifestazioni culturali che si svolgono in città,ed Antonio Manzo per la curatela del triduo sui grandi concittadini, che l’anno prossimo avrà un appuntamento speciale, dedicato al generale trasvolatore Umberto Nobile:”Siamo pronti ad una collaborazione con Aliano e Matera- afferma il primo cittadino- quest’ultima capitale europea 2019 per la cultura, l’amministrazione che dirigo, non dimentica la sua storia ed i suoi figli migliori!”
La serata prosegue con la relazione dell’inviato storico del Mattino di Napoli, il dott .Antonio Manzo, pluripremiato giornalista, il quale dopo i ringraziamenti di passi, si è soffermato sulla lezione della Storia e l’insegnamento del grande Marc Bloch, studioso francese fucilato dai nazisti,sottolineando come gli archivi parrocchiali siano stati nel corso dei secoli una fonte inesauribile di notizie,nel ricostruire la storia del Mezzogiorno, di cui Eboli ne è stata l’ultima grande protagonista coi moti del ’74. Il noto giornalista si è pure soffermato sull’importanza che le classi contadine segnatamente agli intellettuali di ogni tempo abbiano avuto nella Storia di Eboli, come di tutto il meridione dello Stivale:” Ad Eboli – prosegue Manzo– nella scuola elementare Vincenzo Giudice, nel sottotetto specificamente langue un archivio storico (Archivio fotografico Gallotta) che sarebbe giusta premura dell’amministrazione recuperare.
“Io nel voler invitare ad una lettura storica dell’immigrazione come dell’emigrazione, di cui le nostre terre conoscono la pena, ho ancora sotto gli occhi le 400 bare bianche – annota commosso l’inviato speciale – molti di queste appartenenti a bambini, disposte in macabra fila a Lampedusa, ritenendo che coi debiti accorgimenti, l’accoglienza e non lo sfruttamento sia un obbligo di una società civile.” Ha terminato l’intervento, l’illustre intellettuale, ricordando la figura del sindaco santo Giorgio La Pira e del suo interessamento post-bellico alle sorti della città eburina, nello specifico dell’antico monastero delle benedettine, essendo tali luoghi comuni di culto nei fatti, emblemi della memoria storica di una comunità.
Passando al lato scientifico della Kermesse culturale, il primo accademico a prendere la parola è stato il prof. Alessandro Di Muro, docente di Storia medioevale presso l’Università delle Calabrie e la San Raffaele di Milano, il quale vanta un Dottorato di ricerca in Storia urbana e rurale conseguito presso l’Università degli studi di Perugia ed una specializzazione in Archeologia tardo-antica e medievale presso la Scuola di specializzazione in Archeologia di Matera. Il Prof .Di Muro, anch’egli dopo i ringraziamenti di prammatica, traccia un profilo del tempo in cui visse Pietro e spiega alla platea astante che con Normanni, Eboli si sviluppa e si distacca da Campagna (importante sede vescovile quello che Eboli, solo Arcipresbiteriato nella sua storia non sarà mai), divenendo in seguito Comitatus di grande importanza a sud di Salerno, fino ai confini con la Lucania. Su di essi Guglielmo il Normanno mette su una grande Contea, denominata Principato divenendo un punto nevralgico avvalendosi di un territorio che si espande tantissimo seguendo la via Popilia,(una antica strada consolare) e si estende dal Monte di Eboli sino al Tusciano a Nord-Ovest ed alla foce del Sele a Sud Est, ma la sua influenza raggiunge i territori lucani. Afferma lo studioso: ”Eboli da città-borgo fortificata a contea principato,si schiera coi nuovi arrivati, gli Svevi della casata di Hohenstaufen e segnatamente con Enrico VI di Svevia contro l’altro pretendente al trono, Tancredi di Lecce. In questo frangente Eboli fa un salto di qualità ancora, acquisendo una grande importanza mercantile: (laboratori tessili, tintorie, grano, costruzioni). Sotto gli Svevi poi il castello diviene luogo centrale della vita civica, fatta quest’ultima di quartieri che sono inscritti come dei distretti parrocchiali, tra i quali spuntava S.Maria ad Intra (dove ci troviamo stasera) e S. Marco.
Continua Di Muro: “Successivamente un diploma imperiale nel 1219 tramite Federico II tributerà ad Eboli il titolo di Regio Demanio. Con una architettura per la maggior parte costituita prima da dimore terranee poi a due livelli e cosi via, i quali a cerchi concentrici avvolgono l’abitato: le prime nell’odierno centro storico le altre verso san Bartolomeo tramite alcune delle comunità spontanee formatesi fuori le mura (Intra ed extra moenia) e più lontano i Casolari delle fonti, dove vi erano sempre a schema circolari varie tipologie di culture, dalle olivi, ai vigneti ai cereali, verso il mare poi, troviamo boschi e stagni paludosi, questi verso la marina, terreno di caccia personale dell’imperatore.”
Termina spedito lo storico medioevale: “Vi furono entità parrocchiali esterne importanti come San Giovanni e San Vito di cui Eboli custodisce le reliquie, ma in tutto questo la ‘città’ che ambirà appunto a tale titolo (Honor Urbis), costituì una entità di prima grandezza nel Principato Citra seconda solo a Salerno capoluogo,e Pietro da Eboli a buon ragione può essere considerato un gigante del suo tempo,che certamente raffigura in maniera metaforica, la sua importante e popoloso comunità, cresciuta ed arricchitasi grazie agli effetti del buon governo.”
Dopo la proiezione del trailer “Ego Magister Petrus de Ebulo”,rappresentato integralmente al Teatro Italia sempre nella nostra città il 2maggio 2015 e prodotto da Effequattro Fotografia, si passa ad uno scorcio di rappresentazione dello stesso, con tre vibranti monologhi interpretati da Bruno Di Donato, Nino Petraglia e il giovane Cosimo Naponiello, della compagnia del Bianconiglio, che oltre ad entusiasmare il pubblico presente in sala, son stati premiati recentemente al Festival teatrale di Vicenza, a testimonianza che il fuoco dell’arte alberga tra le nostre mura.
Il secondo accademico in ordine cronologico è stato il Prof. Fulvio Delle Donne docente associato di Letteratura latina medievale e umanistica (presso l’Università degli Studi della Basilicata, un vero culture del nostro Magister Petrus de Ebulo, ricordando che l’obbligo dello storico, nel suo incipit, consta nell’essere sempre disponibile quando una comunità ha la determinazione di celebrare la propria Storia, non in chiave campanilistica, ma di trasmissione della memoria. Il docente pone l’accento su Pietro come Vate dell’imperatore a cui ha dedicato le sue opere (quale però non del tutto certo, se Enrico o Federico) e le poche fonti compiute sull’autore stesso non aiutano a districarne la matassa. Pietro coltivò anche la sua abilità di artista nel ritrarre immagini,incise su pergamene all’epoca di gran valore (tendenti a ridicolizzare Tancredi rivale di Enrico) che alla luce odierna potrebbero sembrare in qualche caso delle vignette politiche ante litteram, una satira certamente interessata e non spontanea, ma che ci ricompone uno spaccato inedito dell’epoca in oggetto.
Il Liber ad honorem Augusti composto in un unico manoscritto su pergamena, ove Pietro perorava la causa della sua Eboli, ovvero quella di essere creata città (Honor Urbis) per importanza economica e demografica, anche se non fosse sede vescovile, condizione preliminare all’epoca per tale fregio. Il poeta eburino era considerato un Magister appunto per l’istruzione superiore che traspariva, oltre che si ricava dai suoi “numi tutelari”, i modelli letterari e stilistici: ovvero Virgilio, Ovidio e Lucano, nell’estensione delle sue opere, che posseggono una valenza storiografica di caratura internazionale. Il De Balneis Puteolanis (I bagni di Pozzuoli) sono invece un’opera meno aulica, sopravvissuta anche alla disgrazia della casata Sveva e che:”Ricordiamo hanno conosciuto nel tempo l’onore 12 edizioni a stampa e ben 21 manoscritti, a testimonianza del successo che per tutto il 16mo fino al 18simo secolo, tale componimento ha goduto.”
L’illustre accademico termina con un dubbio accennato in precedenza e che assilla gli storici: il quale in poche parole consiste in quello di voler considerare, il terminale delle opere del grande ebolitano, non l’imperatore Enrico VI, come sempre saputo, ma il futuro stupor mundi, il figlio ancora fanciullo Federico II, una tesi ardita questa, ma la quale trova verosimiglianza e varie contestualizzazioni dall’analisi comparata di diverse fonti.
Questa commendevole iniziativa dell’amministrazione comunale è volta lapalissianamente alla scoperta o riscoperta in qualche caso del proprio passato, delle nostre antichissime radici. Difatti nella società moderna, alienata dalla mercificante globalizzazione e quasi ad essa rassegnata, assistiamo imbelli alla serializzazione massificante di tutto: uomini, opere ed avvenimenti! Ai nostri straniti occhi sembra un dato di fatto alla stregua di un triste assioma, un destino quasi ineluttabile, cui alle umane forze appare impossibile da eludere. Col tempo rischiamo di obliare il nostro passato, ovvero il chi siamo, chi ci ha preceduti, quali avvenimenti ci hanno portato come Patria oppure come piccola comunità ad essere quel che siamo! Quindi il rischio patente che corriamo è quello di vivere navigando a vista, lasciandoci dunque “sopravvivere”, in una patetico simulacro esistenziale.
Pertanto per ovviare a tele pericolo, quello di morire di una inedia, prima mentale e poi culturale, è indispensabile avere dei valori in cui credere e per i quali vale la pena vivere, lottare,quindi commendevole impegno è il promulgare tali valori ed uno di questi, in un momento di contingenza generale sfavorevole, potrebbe essere la immensa cultura dei nostri borghi, il “petrolio” che tutto il mondo (senza retorica) ci invidia,da analizzare sia in una ottica meramente storiografica oltre che storicistica. In conclusione, possiamo affermare con convinto orgoglio, che noi possediamo pur se “inconsciamente” le nostre radici culturali, le quali sono una grande ricchezza da valorizzare anche con delle manifestazioni come questa in oggetto, le quali si auspica vengano valorizzate e le divulgate nei prossimi anni, con l’intento nobile comunitario di lottare per mantenerle vivide e trasmetterle in cotal guisa, fortificate alle generazioni che verranno.
Si replica a dicembre 16 p.v., con la figura semisconosciuta di Gherardo degli Angioli, poeta e religioso di origini nobiliari,di epoca settecentesca, aedo alla corte degli Asburgo di Vienna e contemporaneo oltre che sodale del filosofo Giambattista Vico.
Eboli, 10 maggio 2016
Il “Balneis ! ,come alcuni passi del”Liber” attestano
la larga competenza tecnica di Pietro sui problemi
sanitari e dispongono per una certa contiguità cultu-
rale con la Scuola Medica Salernitana.
Pietro ,medico fu’,cercò salute ai puteolani balnei.
Ad Alessandria d’Egitto ,nel limite geografico fra
Oriente ed Occidente,dove era fiorita la scienza di
Ippocrate e dove avevano raggiunto il massimo ful-
gore le scuole di Erofilo e di Erasistrato,da cui
aveva tratto insegnamenti Galeno.
La medicina medievale eredita la tradizione dei
testi ippocratici e galenici,dell’incontro tra
pensiero greco-islamico e religione cristiana,la
malattia,l’infermità vengono curate con il farmaco
per restituire integrità al corpo e sanità all’anima-
A Salerno non mancano trattati dedicati all’inter-
vento operativo.Fra questi si può annoverare il
“De Balneis” di Pietro,sui bagni termali di Pozzuoli.
per i quali Federico II potè verificare l’efficacia te
rapeutica.
.
Medico perssonale di Enrico VI,Pietro descrive le qua-
lità inerenti i trantacinque bagni termali nei Campi
Feglei,tra Napoli e Baia. Nel “Liber” .Pietro è raf-
figurato nell’atto di ascoltare una lezione sull’abor-
to tenuta da Ursone ,famoso medico a Salerno.
La rappresentazione di raccapriccianti rituali tera-
peutici serviva anche a motivi politici per assicura-
re la purezza delle linee generazionali entro la
corte sveva.
Pietro sposa le pratiche terapeutiche cruenti procla-
mate dalla letteratura sanitaria dell’epoca .
Eccezionale competenza farmacologica ,Pietro dimostra
di possedere nell’elencazione meticolosa degli
odori balsamici esalanti da erbe aromatiche e fraganti
di vapori essenziali ,molte usate nella pratica delle
confezioni galeniche.
Pietro fornisce prova della sua competenza ed espe-
rienze chirurgiche nella descrizione perticolareggi-
ta della ferita subita dal conte di Aversa sugli
spalti di Napoli e nella raffigurazione minuta del-
l’intervento estrattivo della freccia ,in presenza di
un’intera equipe tecnica, formata da un cerusico e da
due infermieri recanti unguenti per la disinfezione
e l’emostasi della ferita.
Ma dove Pietro raggiunge livelli di indiscutibile
competenza medica è nella esposizione corretta della
sindrome malarica che colpi’ l’imperatore Enrico VI
sotto le mura di Napoli ,a cui si accompagna una
esatta valutaziuone prognostica.
Il medico-poeta opera una efficace saldatura fra la
sacralità della vecchia medicina ,magica ed esoterica,
e il sapere iniziatico della medicina a lui contem-
poranea .Con Pietro non scompaiono dalla pratica medi-
ca e scientifica elementi della tradizione ermetica ,
confluiti nel sapere magico ed alchemico.
Il modello di un sapere segreto ,ermetico,profondo e
complesso ,trasmissibile solo a pochi che potevano
attingerlo da depositi inacessibili di sapienze anti-
chissime ,sarà superato solo dalla rivoluzione scien-
tifica del Seicento
eboli 17 maggio 2016 peppe leso