Un convegno ricorda la figura di Matteo Ripa: Le gesta, la missione, le opere del Marco Polo clericale ebolitano.
Celebrato nell’auditorium di Santa Maria ad Intra Matteo Ripa, il pontiere tra Occidente e Oriente, fondatore del Collegio dei Cinesi poi Istituto Universitario Orientale di Napoli. Il sindaco Cariello: ”Dobbiamo far riscoprire e divulgare l’opera di questo nobile nostro concittadino”.
di Marco Naponiello
per POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
Eboli – La città di Eboli riscopre i suoi figli più illustri e lo fa con un “triduo” di appuntamenti storici (“Ebolitani Illustri”), con altrettanti personaggi rinomati: si inizia con il missionario Matteo Ripa il 29 marzo e d il 1 aprile, si continua con il poeta Pietro da Eboli il 7 di maggio, e si termina infine il 16 di dicembre sempre p.v., con un altro poeta eburino ovvero Gherardo degli Angioli. Ma il primo incontro riguarda forse il concittadino più illustre di tutti,senza tema di smentita, quel Matteo Ripa (1682-1746), rampollo di nobile casata baronale, che dopo una sofferta ordinazione sacerdotale (non gesuita come attribuito da alcuni storici erroneamente) e sotto l’egida dell’organizzazione propaganda fide avente l’avallo di Papa Clemente XI, visitò la Cina con il legato papale dell’epoca ed ebbe l’incarico di incisore alla corte dell’Imperatore Kangxi della dinastia Qing; (dunque da qui il titolo del convegno) il quale ebbe il merito di redigere un meticoloso diario quotidiano, su tutti gli eventi di cui fu testimone come religioso missionario ed artista, che ancora oggi fornisce meticolosi passaggi storici per i ricercatori attuali, parimenti come dei secoli scorsi.
Il suo diario (Giornale) ha rappresentato, nei tempi immediatamente successivi il suo rientro in Italia, la conoscenza in primis, e successivamente la condanna dei cosiddetti riti cinesi(ossia una sofferta diatriba teologica sorta sotto il pontificato di papa Gregorio XV agli inizi del Seicento volta a creare un sincretismo evangelizzatore tra il cattolicesimo e le altre religioni), ma allo stesso tempo il suo lavoro è stato di impulso per la costruzione nella capitale partenopea, prima del Collegio dei Cinesi, divenuto dopo l’attuale università l’Orientale, la prima in Europa a trattare le lingue e le culture dell’oriente,che fa di Ripa il Marco Polo di casa nostra.
Orbene l’amministrazione comunale in carica, ha voluto giustamente tributare all’illustre chierico un convegno storico dal sapore non agiografico, presso l’auditorium di Santa Maria ad intra, nel centro storico eburino,adiacente al convento di clausura delle benedettine e alla casa natia il battistero del famoso evangelizzatore, in collaborazione con Weboli del manager Vito Leso, gli istituti superiori cittadini come il Perito–Levi, A.Gallotta e infine il Mattei-Fortunato,si è nei fatti dipanata la seguente scaletta di lavori:
ore 18 Saluti:
Dott. Massimo Cariello, sindaco di Eboli
Interventori:
Don Alfonso Raimo, vicario foraneo di Eboli ed ex missionario
Prof. Vincenzo Paudice, docente di progettazione e tecniche pittoriche
Prof.ssa Neve Pastorino, sinologa (studiosa di lingua e cultura cinese)
Conclusioni:
Prof.ssa Annamaria Palermo, direttrice dell’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”.
Ospiti:
Dott. Fabrizio Bancale, regista
Dott. Antonio Voria, cantautore
Dunque in un auditorium gremito di pubblico e stampa, sotto la sapiente regia moderatrice di Lucia Gallotta e dell’organizzazione di Weboli, l’onere di introdurre la serata è toccato alle due accademiche, Neve Pastorino sinologa ed Annamaria Palermo direttrice dell’istituto Confucio presso l’Orientale a Napoli, le quali si sono intrattenute con proiezioni di diapositive e dimostrazione pratica,ossia calligrafica, sull’arte della scrittura cinese e la spiegazione agli astanti dell’’origine storica di una lingua cosi antica ed immaginifica basata sugli ideogrammi partire da terzo secolo A.C. Infatti se ci si riferisce al cinese,come ben esposto alla platea dalle due studiose, sarebbe quindi più corretto parlare di una famiglia di lingue siniche le quali, costituiscono una branca importante della più vasta famiglia asiatica delle lingue sinotibetane.
Una loro peculiarità consiste che i caratteri cinesi sono intesi come morfemi che sono indipendenti dal cambiamento fonetico, Il cinese è una delle poche lingue al mondo ad avere una scrittura basata prevalentemente su caratteri ad immagine prevalente. Gli ideofonogrammi sono invece composti da due elementi, dove il primo avvicina al senso compiuto mentre il secondo è fonetico, ovvero fa intendere la pronuncia della sillaba che insiste davanti. Le chiavi radicali, sono state classificate e numerate e nel cinese attuale sono oltre 214.
Non poteva mancare dopo le dotte esposizioni linguistiche, il saluto di rango istituzionale del sindaco Massimo Cariello, il quale oltre a ringraziare i vari relatori assisi,i partner scolastici e l’organizzazione dell’evento,auspicava una viva collaborazione con l’Istituto Orientale di Napoli oltre alla ferma volontà di rivalutare la figura del nostro concittadino Ripa:”Abbiamo l’obbligo morale di far conoscere Matteo Ripa, siamo pronti ad essere ospiti o ad organizzare altre iniziative di merito, e mi compiaccio come anche nostri conterranei, mi riferisco ad Antonio Voria, cantautore in terra di Cina che ha assurto da alcuni anni una fama meritata.”
Successivamente è stato il turno di Don Alfonso Raimo (direttore regionale Centri missionari diocesani Campania), che ha tracciato un parallelo tra il Ripa evangelizzatore alla corte imperiale per tredici anni e la sua funzione di artista nello stesso tempo e di come il missionario abbia sentito nella prima gioventù il “ sacro fuoco” della fede nella sua doppia esperienza napoletana e romana,che ne fa un servo di Dio in attuale attesa di beatificazione. ”Egli si ritrovò in Cina a seguito di una legazione pontificia per la consegna della porpora cardinalizia al plenipotenziario papale Tournon” prosegue il prelato: “Egli inorgoglisce la storia cittadina al contempo il movimento missionario italiano lasciando intravedere un particolare interesse per la Cina,della nostra azione che ha attraversato le diverse epoche fino ad oggigiorno, ricordando che sono indelebili le tracce lasciate nella sua terra da quest’intrepido missionario ebolitano e che ancora oggi sono tantissime le scuole a lui dedicate”. – Termina Raimo – Alla morte dell’imperatore Kangxi subentrò il dispotico quartogenito figlio, molto meno tollerante del padre, che stanco della petulanza teologica dei missionari stessi (vedi la diatriba sui riti cinesi)deportò i missionari a Macao e chiuse diversi luoghi di culto cattolici,facendolo ritornare suo malgrado, a Napoli nel 1724 e di li appresso ivi fondò il Collegio dei Cinesi, primo nucleo dell’attuale Istituto Orientale, che tanto lustro ha dato alla nostra Italia, come antesignana di un ponte culturale tra Occidente ed Oriente.”
Il pubblico attento seguiva la sessione di interventi, tra i presenti si notavano l’assessore alla cultura Lamonica, il capogruppo PD Conte, il preside del liceo classico Giordano, e molti altri illustri ebolitani,che hanno seguito anche con vivido interesse l’ultimo intervento, quello di Vincenzo Paudice, docente di arte pittorica, che come facile evincere ha posto l’accento sul lato artistico del missionario:” Sin da giovane mostrò tale dote,poi migliorata a Napoli ed a Roma, di cui per pudicizia si schermiva,ma la sua arte giusto sottolinearlo, fu il “passaporto” per la corte imperiale, ove come calcografo incisore su rame,deliziò i dignitari di corte e svolse le mansioni di pittore ed incisore al servizio del sovrano. Difatti nel palazzo d’estate di Jehol, nella Manciuria, incise anche trentasei vedute della reggia su altrettante lastre ramate per stampare cosi copie che l’imperatore potesse in seguito donare ai suoi familiari e dignitari. “
Tracciando un doveroso consuntivo, si denota plasticamente come in questo convegno appare evidente il commendevole proposito di evidenziare la storia della nostra città, non cristallizzandola solo in un momento od in un personaggio storico come il savio Matteo Ripa, ma nel suo divenire narrativo sino ai nostri giorni, in un continuum che ci renda edotti delle nostre nobili radici. La Storia nell’accezione scientifica (storicismo) e di letteratura sulla stessa (storiografia), ha il ruolo precipuo di tramandare la memoria collettiva senza sbavature o divagazioni strumentali, ed la kermesse in oggetto ha avuto il merito di centrarne l’obbiettivo. Infatti l’evoluzione temporale coi suoi naturali cambi generazionali, sono uniti da un bagaglio culturale, etico, di valori insomma che ci dovrebbe radicare in un sentimento unitario e i quali sarebbe bene non obliare, ma anzi valorizzarne le potenzialità anche in una ottica di marketing d’area tanto in voga nel secolo XXI e proficuo affare economico in diverse parti del mondo.
La cultura, le tradizioni, le bellezze artistiche uniche italiane, sono universalmente il nostro “petrolio” (difatti noi custodiamo un patrimonio artistico da record: 5.000 tra musei, monumenti e aree archeologiche, con 49 siti Unesco) una ricchezza materiale ed immateriale, di cui l’Italia è signora assoluta in ogni campo e ben spalmata su tutto il territorio, dunque le iniziative in tal senso siano da vedere con occhio benevolo, e nonostante i deprecabili tagli governativi, sono ancora prolifiche in tutto lo Stivale. Invero con essa si potrebbe vivere, e vivere bene: la cultura vale secondo stime per difetto all’incirca una 80ina di mld di €, cioè il 6% quasi del PIL.
Gli antropologi culturali quando parlano di essa vogliono dare risposte esaustive alla specie umana,di contro gli artisti la concepiscono invece, alla stregua di una fucina per dare forma alla mutevole realtà delle cose,nel suo eterno ed immutevole sviluppo sociale. Infine politici avveduti,(in specie nei paesi anglosassoni e scandinavi) come una metodologia per superare lo status quo generico e creare una società novella, che trasmetta uno stile di vita migliore, fondato sul progresso tecnologico-scientifico e specialmente il più decoroso di tutti: quello dell’essere umano. Ma forse la nostra classe dirigente, negletta dal buon senso ed improvvida nelle scelte di ampio respiro,manca appunto di antropologi, artisti, e specialmente ahinoi di politici in carica, che siano realmente avveduti alle esigenze della società che si trovano a dover adesso governare.
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Eboli, 2 Aprile 2016.
La qualità dell’evento, organizzazione, location, relatori ha elevato, e non poco, il livello culturale di questo paese. Nessuna competizione e nessun confronto con altri o col passato. Questo evento, e quelli che seguiranno, apre nuovi scenari per riportare Eboli sotto i riflettori d’Italia. Lavoriamo TUTTI verso questa direzione: sotterriamo le asce da guerra, facciamo sparire il ghigno dal nostro sguardo, rilassiamoci e lavoriamo tutti BENE e con PROFESSIONALITA’ verso la stessa direzione. La Storia non ci perdonerà altri errori di approssimazione. Se stiamo lottando è per tornare prima ad essere un paese normale e da lì partire verso più lontani orizzonti. Un appello anche ai “padri nobili” di questa città: non mettiamoci in competizione con giovani 30nni laureati ed esperti, affianchiamoli dando consigli, materiale, supprto morale e vicinanza ma … facciamo fare a loro. Sono loro che hanno oggi le chiavi della comunicazione e del linguaggio nuovo. Noi siamo il passato, i nostri strumenti sono superati. La dimostrazione la stanno già dando. E’ un dato di fatto e non più un’opinione. Viva Eboli!!!