Caso Quarto, il sindaco Capuozzo in Antimafia: «A luglio chiesi l’espulsione di De Robbio: non è stato così stupido da minacciarmi».
Capuozzo: «Sette mesi sono sembrati 7 anni, dal giorno del mio insediamento. Le pressioni di De Robbio sono arrivate subito: doveva farmi incontrare degli imprenditori». Fava: «Il confine tra avvertimento e ricatto è molto sottile».
da (POLITICAdeMENTE) il Blog di Massimo Del Mese
NAPOLI – «Il mio errore è stata cercare la figura gioridica delle minacce ma quella non c’è stata. Giovanni De Robbio era un mio consigliere che si preoccupava per il sindaco. Io ero infastidita ma la figura giuridica della minaccia non c’era, io sono avvocato e non potevo denunciare un qualcosa che potevo percepire, infatti ho parlato di ricatto in uno sfogo telefonico. Altro è denunciare una minaccia se non hai prove di nulla». Così il sindaco di Quarto Rosa Capuozzo in Antimafia. «La minaccia non c’è stata perchè non è completamente stupido, per questo non ho potuto denunciare».
«Sette mesi sono sembrati 7 anni, dal giorno del mio insediamento. Le pressioni di De Robbio sono arrivate subito: doveva farmi incontrare degli imprenditori»: erano state le prime parole del sindaco di Quarto Rosa Capuozzo in Antimafia riferendosi alla gestione dello stadio. «La mia linea politica è stata sempre chiara: nessun assessore doveva essere legato al territorio», ha proseguito. «In una altra occasione ho avuto l’impressione di poterlo denunciare», ha detto poi il sindaco, riferendosi sempre a De Robbio e alle pressioni per il suo abuso edilizio. «Gli ho chiesto di parlarmi nel mio studio e di rispiegarmi quel che voleva dirmi, ma non è più salito». L’episodio è di fine novembre. Il sindaco dice che allora si «preparava al rimpasto di giunta» e che De Robbio voleva poter dire la sua sul rimpasto.
«Solo al momento delle intercettazioni ho capito tutto. Ho rischiato, aprendo lo stadio da sola. Non ho capito che dietro le pressioni degli imprenditori privati ci fosse tutto questo» ha continuato Rosa Capuozzo davanti la Commissione parlamentare riunita a Palazzo San Macuto. «Io allora dissi: domani mi dimetto, non voglio lavorare con una persona del genere». A quel punto «arrivò l’espulsione di Giovannni De Robbio», ha proseguito.
«Io non mi sentivo minacciata dal De Robbio, mi sembrava un guascone, esibizionista, cercava di prevaricare, questo sì. Per me era gravissimo che mi si volesse fare incontrare degli imprenditori per lo stadio, ed ho chiesto l’espulsione ma questo non è avvenuto e questo avveniva già in luglio» ha continuato il primo cittadino di Quarto. «Per il direttorio non c’erano motivazioni per l’espulsione», ha aggiunto. In novembre il sindaco ha detto di aver richiesto nuovamente l’espulsione «vengo ascoltata ma non viene fatta».
Rosa Capuozzo era arrivata poco prima delle 20 a Palazzo San Macuto ed era stata subito attorniata da giornalisti, fotografi e telecamere che l’hanno «presa d’assalto». «Abbiamo un appuntamento, così è impossibile, chiamiamo le forze dell’ordine!», hanno protestato i consiglieri e i sostenitori che l’accompagnavano e le facevano da scudo.
Infatti un manipolo di consiglieri ex M5S guidati dal nuovo capogruppo, Giorgio Fontana, e dall’assessore comunale agli Affari Generali, Donatella Alessi, ha accompagnato a Roma la Capuozzo, a Palazzo San Macuto. Il gruppo, partito da Quarto nel primo pomeriggio, si era preannunciato più numeroso ma ci sono state delle defezioni dell’ultima ora. «Vogliamo esprimere la piena solidarietà al sindaco. Ecco spiegata la nostra presenza accanto a lei a Roma – ha detto Fontana -. Al di là degli aspetti politici ci sono degli aspetti umani che non vanno trascurati. Qui c’è una persona che ha detto no al malaffare, ha cercato di lavorare per il proprio paese e va sostenuta in un passaggio importante e delicato della sua esperienza!».
«Ci sono diverse domande che voglio porre al sindaco di Quarto». Così si era espresso nel pomeriggio il vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia Claudio Fava (SI). «Vorrei chiederle innanzitutto perchè, sapendo che aveva un abuso edilizio abbia deciso di candidarsi ugualmente e perchè abbia deciso di togliere lo stadio alla squadra che lo aveva avuto in gestione», ha proseguito Fava. «Il confine tra avvertimento e ricatto è molto sottile. Voglio sapere anche quanto sapessero i vertici dei Cinque Stelle. Maggiore prudenza in un comune sciolto due volte per mafia sarebbe stata necessaria», ha concluso Fava.
Napoli, 20 gennaio 2016