Il Parlamento ha violato l’art. 5 della Costituzione che sancisce il principio dell’autonomia degli Enti Locali. Lega e PdL, votando la mozione di Laboccetta, hanno sfiduciato se stessi e il Governo
Nonostante il Governo avesse espresso parere contrario, la maggioranza ha approvato la mozione del deputato PdL Amedeo Laboccetta, che chiedeva la rimozione del Sindaco di Napoli Onorevole Rosa Russo Iervolino, lo scioglimento del Consiglio Comunale e l’invio di una Commissione d’inchiesta.
Una vera e propria forzatura, che va oltre il valore politico e investe in pieno l’aspetto Istituzionale. Infatti l’art 5 della Costituzione, sancisce il principio inderogabile dell’autonomia degli Enti Locali rispetto allo Stato. La violazione di questo principio, mette in discussione tutto l’impianto delle “autonomie” ivi compreso la Riforma Federale, di cui la Lega ne è stata promotrice e la Maggioranza di governo ne ha fatto bandiera.
Alla base dell’idea dell’autonomia, secondo il legislatore, vi è il principio dell’autogoverno sociale, ed ha senso la introduzione dell’autonomia sul piano istituzionale solo rappresentando la sicurezza che essa serve a rendere più viva la partecipazione sociale al governo del territorio, rendendo effettiva la libertà dei singoli e dei gruppi sociali, come presenza viva e indispensabile nella gestione delle amministrazioni. Nello stesso tempo diventa un’espressione del modo di essere della Repubblica, quindi l’autonomia deve essere ritenuta come l’altra faccia della sovranità dello stato, una sorta di contrappeso che favorisce la trasformazione dello Stato di diritto accentrato in uno Stato delle autonomie.
Il principio di base che è stato violato, lede la sfera dell’autonomia che l’art. 5 riconosce agli enti locali, ed è sorprendente che sia il PdL che la Lega abbiano voluto forzare così tanto la mano. Votando hanno sfiduciato se stessi oltre che il Governo.
Questo sul piano istituzionale. Per quanto riguarda invece l’aspetto politico, la questione morale che ha investito il comune di Napoli e che attraverso l’inchiesta “Global Service” ha scosso l’opinione pubblica e ha coinvolto l’immobiliarista Romeo, ex assessori(Di Mezzo, Laudadio), assessori in carica (Cardillo e Gambale), funzionari delle varie amministrazioni periferiche dello Stato e alcuni parlamentari (Lusetti, Bocchino, Laboccetta, Formisano), non risparmia nessuno e non risparmia nemmeno il Sindaco di Napoli. Non risparmia la Iervolino, anche se non è per niente coinvolta nell’indagine (di qui la carenza dei presupposti per addivenire alla rimozione e allo scioglimento del Consiglio), perché in quanto capo dell’esecutivo (Giunta comunale) con poteri di nomina e deleganti, non ha esercitato il dovuto controllo politico-amministrativo sugli atti.
La vicenda di Napoli andava si regolata, ma sul piano politico. L’unico mezzo era quello di favorire il ricorso anticipato alle urne. In questo modo la Iervolino, si poteva smarcare rispetto al sistema di corruzione che aveva in torno e poteva in ogni caso fare bandiera della sua estraneità e della sua onestà politica e personale. Si sarebbe dovuto far carico di promuovere una Giunta “istituzionale” per accompagnare la Città alle elezioni.
I tatticismi politici invece, hanno preso il sopravvento e adesso Rosetta Iervolino è sempre più sola nel suo tentativo di salvare l’onore, travolta dall’onda emozionale che la accomuna al Governatore Bassolino e che tutti ormai ne fanno bersaglio da colpire e demolire.