Pontecagnano (SA) Master Formativo: “La cura delle emozioni nella relazione di educazione, di assistenza e di aiuto”.
Sabato 9 gennaio 2016, 9.30/13.00, Museo Archeologico Nazionale, di Pontecagnano, giornata di presentazione del Master Gestionale e Sviluppo delle risorse emotive (Salerno-Napoli) rivolto a Psicologi, Insegnanti, Educatori, Pedagogisti, Assistenti Sociali e Sociologi.
da (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese
PONTECAGNANO FAIANO (SA) – Sabato 9 gennaio 2016, dalle 9. 30 alle 13.00, presso il Museo Archeologico Nazionale, in Via Lucania 1, di Pontecagnano (SA), giornata di presentazione del Master Gestionale e Sviluppo delle risorse emotive (Salerno-Napoli) per Psicologi, Insegnanti, Educatori, Pedagogisti, Assistenti Sociali e Sociologi, a cura della Facoltà Pontificia Auxilium Scienze dell’Educazione, Roma e Centro Studi Hansel e Gretel, Onlus Torino dal tema: “La cura delle emozioni nella relazione di educazione, di assistenza e di aiuto“.
Facoltà Pontificia Auxilium Scienze dell’Educazione, Roma
Centro Studi Hansel e Gretel, Onlus Torino
LA CURA DELLE EMOZIONI
nella relazione di educazione, di assistenza e di aiuto
Giornata di presentazione del MASTER
GESTIONE E SVILUPPO DELLE RISORSE EMOTIVE
(Salerno-Napoli) per
Psicologi, Insegnanti, Educatori, Pedagogisti, Assistenti Sociali, Sociologi
Saluto:
Dott. Matteo Marzano,
Presidente Associazione Abbraccio-onlus – Salerno.
Introduce:
Dott.ssa Daniela Marinelli,
Psicologa clinica e dell’età evolutiva,
Presidente dell’ASPIC Counseling e Cultura
sede di Salerno.
Intervento:
Dott.ssa Annamaria Di Muro
Assistente Sociale – Piano Sociale di Zona Ambito S4 –
Le istituzioni di fronte alle “Nuove Famiglie”.
Dr. Claudio Foti
Claudio Foti, psicologo, psicoterapeuta, psicodrammatista,
fondatore e direttore scientifico del Centro Studi Hansel e Gretel
direttore del Master
“Gestione e sviluppo delle risorse emotive” (Salerno-Napoli)
Accogliere le nuove famiglie
Competenze emotive e relazionali degli operatori
Con la crisi della famiglia tradizionale, nascono nuove forme di famiglia (famiglie ricostruite monoparentali, multietniche, omosessuali etc.) che suscitano spesso pregiudizi e difficoltà. Nuove famiglie e famiglie tradizionali nel contesto di una società che cambia sollecitano grandi sfide emotive e relazionali sul terreno dell’educazione e della crescita sana dei figli.
L’intelligenza emotiva rappresenta una prospettiva culturale e professionale che conoscerà una grande espansione nel prossimo futuro. La gestione e la regolazione delle emozioni è una straordinaria risorsa per comprendere e affrontare i problemi psicologici, educativi e sociali senza aggiunta di grandi costi ed anzi prevenendo i costi della patologia, individuale, familiare e sociale.
14 .30 – 18.00
Dr. Claudio Foti
Claudio Foti, psicologo, psicoterapeuta, psicodrammatista,
fondatore e direttore scientifico del Centro Studi Hansel e Gretel
direttore del Master
“Gestione e sviluppo delle risorse emotive” (Salerno-Napoli)
Prendersi cura di sé per prendersi cura degli altri
La cura di sé non può essere un optional, bensì un elemento costitutivo dell’impegno dei genitori, degli insegnanti, degli educatori, degli assistenti sociali, degli psicologi impegnati nella relazione di aiuto. E’ necessario sviluppare negli adulti e negli operatori che si occupano del disagio delle altre persone una sana autocentratura: la capacità di sviluppare la stabilità e il rispetto di sé, mentre si è impegnati nel campo relazionale con i bambini e i soggetti bisognosi. Occorre far crescere in chi aiuta (ed è una finalità precipua del Master) le preziose risorse presenti nella mente umana: la capacità di calmare la mente, l’attenzione, la presenza mentale, l’accettazione, la fiducia, la consapevolezza.
Note Bibliografiche:
Claudio Foti,
psicoterapeuta e psicodrammatista, ha elaborato da circa 25 anni una metodologia formativa per sviluppare l’intelligenza emotiva dei genitori, degli educatori, dei professionisti dell’infanzia e dell’adolescenza. E’ direttore dei Master “Gestione e sviluppo delle risorse emotive” (Salerno-Napoli) e “L’ascolto del bambino in contesto clinico e psicologico-forense” (Cagliari). E’ autore di numerose pubblicazioni, fra cui “La mente abbraccia il cuore” (Edizioni Gruppo Abele) e “Maltrattamento invisibile” e diverse pubblicazioni.
Il Centro Studi Hansel e Gretel,
è sorto da un lavoro di riflessione sui testi di Alice Miller, che ha dimostrato come i comportamenti di violenza e di strumentalità degli adulti a danno di tutti i soggetti deboli ed indifesi, fra cui i bambini, siano in qualche misura causati dalla rimozione della sofferenza infantile. Sul piano teorico è stato approfondito quel filone della psicoanalisi, che ha elaborato un modello relazionale della mente (in contrapposizione al modello “pulsionale”) e che ha evidenziato il ruolo dell’ambiente nella determinazione della sofferenza infantile (da Sàndor Ferenczi alla psicologia del Sé di Kohut, da Winnicott a Mitchell). Sul piano della tecnica sono stati approfonditi ed utilizzati apporti dello psicodramma classico e della terapia della Gestalt. Sono stati assunti e metabolizzati schemi e concetti di autori contemporanei sensibili alle tematiche dell’ascolto e del rispetto della vita emotiva (Goleman, Gordon ed altri). E’ stata studiata ed acquisita la letteratura del movimento contro il “Child abuse and neglect” e dei centri specialistici che si occupano da decenni di maltrattamento all’infanzia.
La metodologia formativa per comunicare e far crescere, elaborata, sottoposta a verifica e sempre oggetto di riflessione interna da oltre dieci anni, nella prassi del Centro Studi Hansel e Gretel, rinvia ad alcune parole chiave: soggettività, intelligenza emotiva, piccolo gruppo, comprensione, responsabilità, gioco, esperienza.
La più grande risorsa per prevenire la sofferenza dei bambini e le varie forme di violenza ai danni dell’infanzia sta nel far crescere la soggettività e la responsabilità degli adulti che vivono accanto ai minori. La soggettività è la capacità di un soggetto adulto, impegnato in un ruolo familiare o sociale a contatto con bambini o adolescenti, di ascoltare, definire ed esprimere i propri bisogni, compreso il proprio bisogno di essere sostenuto ed aiutato ad affrontare le proprie impegnative responsabilità a contatto con figli, allievi o minori in carico professionale. La soggettività comprende gli aspetti professionali ed umani, cognitivi ed affettivi dell’educatore, dell’operatore o del professionista dell’infanzia o dell’adolescenza. Il nostro metodo valorizza la soggettività del destinatario della formazione, favorendo la sua partecipazione cognitiva ed emotiva al percorso formativo.
Si tratta di favorire non solo l’attivazione, ma anche la consapevolezza e l’ascolto di sé dei destinatari della formazione (siano essi grandi o piccini) al fine di sviluppare la loro “intelligenza emotiva”. Per intelligenza emotiva intendiamo fra l’altro la capacità di riconoscere e mettere in parola il mondo dei sentimenti e delle emozioni associato alle esperienze e alle relazioni, la capacità di controllare gli impulsi emotivi senza reprimerli e senza neppure farsene travolgere; la capacità di sviluppare l’efficienza mentale e la comprensione della realtà e di motivarsi in modo globale (con la razionalità e con l’emotività) al raggiungimento di obiettivi e finalità di crescita, di educazione, di tutela; la capacità di percepire e comprendere le emozioni altrui, riuscendo ad essere sensibili ed empatici.
Il piccolo gruppo, dotato di stabilità e continuità, è il contesto ottimale dove svolgere l’intervento formativo, perché favorisce fra i partecipanti condizioni di conoscibilità reciproca e di rassicurazione, indispensabili per uscire dall’ansia, dalla diffidenza, dall’inautenticità, dalla presentazione difensiva di falsi Sé e per far emergere problemi reali. Nel gruppo non si parte dalla teoria, anche se ad essa si può e si deve pervenire: il formatore non impone un sapere predefinito, non fa prediche, non sale in cattedra, ma innanzitutto tende a facilitare la costruzione di un buon clima utile alla comunicazione, alla riflessione e all’apprendimento a partire dall’esperienza.
Si tratta di costruire nel gruppo di formazione un clima dove prevalga l’atteggiamento di comprensione empatica, di rispetto reciproco e di solidarietà e dove vengano meno, per quanto possibile, gli atteggiamenti di giudizio critico, che inibiscono la comunicazione e l’elaborazione delle difficoltà reali. Si cerca in ogni modo di contrastare gli atteggiamenti di colpevolizzazione nei confronti della vita emotiva o nei confronti del proprio o dell’altrui operato. Si tratta di favorire al massimo l’espressione autentica e differenziata dei problemi, dei punti di vista, dei sentimenti. Si tratta di evitare la colpevolizzazione per favorire contestualmente la consapevolezza e l’impegno sulle responsabilità psicologiche, relazionali, giuridiche, professionali, legate agli specifici ruoli istituzionali di educazione, assistenza, cura, tutela dei minori.
L’esperienza del gioco attiva la soggettività nelle sue componenti razionali ed emotive. Il formatore propone giochi finalizzati a far vivere situazioni capaci in qualche modo di presentificare l’esperienza professionale e relazionale a contatto con minori, un’esperienza che può essere successivamente elaborata sul piano emotivo e riflessivo. Le proposte di gioco comprendono tecniche di psicodramma, sociodramma, role playing, Gestalt, giochi di simulazione, di cooperazione, di elaborazione dei conflitti, di percezione del Sé e dell’altro, di fiducia. Tali proposte sono state opportunamente adattate alle diverse specifiche tematiche formative, e sono modulabili in relazione alle specifiche esigenze del gruppo di formazione.
Il gioco rinvia all’esperienza problematica che si vuole elaborare, la rappresenta, la rievoca e nel contempo propone un’esperienza nuova, altra rispetto a quella che si è già verificata, al fine di rivedere e rielaborare i problemi e le difficoltà dell’esperienza quotidiana. I processi di apprendimento e di formazione risultano più efficaci se i contenuti teorici non vengono trasmessi in modo astratto, bensì vengono ad appoggiarsi all’elaborazione dell’esperienza, sia quella che si produce nel “qui e ora” del gruppo attraverso il gioco, sia quella che riguarda l’impegno e l’attività quotidiana. E’ senz’altro vero che non c’è nulla di più concreto di una buona teoria, ma a condizione che questa teoria sappia dimostrare di prendere avvio e di trovare verifica nell’esperienza, sapendola illuminare ed orientare.
Richiesti crediti formativi per assistenti sociali.
Per informazioni: Centro Studi Hänsel e Gretel onlus, tel. 0116405537 – 342.6728277. e-mail cshg@cshg.it – web www.cshg.it
Per info e iscrizioni:
Email: segreteria@abbraccio-onlus.it – Tel./Fax: 089 301 519
Pontecagnano Faiano (Sa), 8 gennaio 2016
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