Venerdì 11 dicembre 2015, ore 20.00, al Moa, la compagnia teatrale la Barcaccia, presenta “Il Canto del Cigno” di Anton Cechov.
“Il Canto del Cigno”, un atto unico del 1887 scritto dall’autore russo Čechov all’età di 26 anni: un’opera autobiografica fondata sulla ricerca della sincerità e sull’espressione degli stati d’animo, sinonimo di nostalgia sentimentale e d’esotismo slavo.
da (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese
EBOLI – Il prossimo venerdì 11 dicembre il MOA (Museum Of Avalance), in collaborazione con la compagnia teatrale la Barcaccia, presenta “Il Canto del Cigno” di Anton Cechov.
L’apertura delle porte è prevista per le ore 20.00, mentre l’inizio dello spettacolo per le ore 20.30.
La serata comincia con un omaggio a Federico Garcia Lorca, con la compagnia teatrale La Barcaccia che interpreterà tre brani del noto poeta spagnolo: “Questo è il prologo”, “Ode a Walt Whitman” e “Alle cinque della sera”.
Attori: Virgilio del Guercio, Luigia Mattia, Angela Valisena.
A seguire, Virgilio Del Guercio, regista e attore calabrittano, porta in scena “Il CANTO DEL CIGNO“, un atto unico del 1887 scritto dall’autore russo Anton Pavlovič Čechov all’età di 26 anni: un’opera autobiografica fondata sulla ricerca della sincerità e sull’espressione degli stati d’animo, sinonimo di nostalgia sentimentale e d’esotismo slavo.
Attori: Virgilio del Guercio, Michele Ferrarese;
Scenografia: Anonimo Corporale, Mario Pastore, Ilario Darino;
Suono: Francesco Nobile;
Ufficio Stampa: Giovanna Barone;
Per Monochrome Com: Lorena Verrastro;
Grafica: Francesca Lanzara;
Fotografia: Tom Joad;
Musiche: Luigi Nobile;
Regia: Virgilio del Guercio.
Protagonisti di questo piccolo capolavoro sono Vasilij Vasil’ič, un vecchio attore con un’importante carriera alle spalle e Nikita Ivanyč, il suo anziano suggeritore, il quale, non sapendo più dove dormire, vive all’interno del teatro. Il loro incontro inatteso sarà l’occasione per i due veterani del palcoscenico di ricordare gli anni della loro giovinezza e ripercorrere la gloriosa carriera di Svetlovidov, ormai vecchio e malato e “…con l’anima fredda e buia come una cantina”. L’attore recita infine i suoi “cavalli di battaglia” trasformandosi in Boris Godunov, Otello, Re Lear, Amleto… In una struggente e appassionata interpretazione che sembra essere il suo doloroso “canto del cigno”.
Per info:
e-mail: l.nobile@moamuseum.it
Cell: 392 4670491
Eboli, 7 dicembre 2015
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