Presentato “Napoli in bocca” nella sua location più idonea, nella pizzeria di via San Carlo a Napoli un enorme successo.
Il libro “Napoli in bocca”, edito da Francesco Mondadori come afferma l’autrice Csaba dalla Zorza: “non è un ricettario, è quasi un romanzo gastronomico, che racconta la cultura di un popolo attraverso gli usi e costumi della buona tavola”.
di Giuseppe De Girolamo
per (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese
NAPOLI – Il libro edito da Francesco Mondadori “Napoli in bocca”, di cui è autrice della rielaborazione di un vecchio volume di ricette classiche napoletane la scrittrice, conduttrice televisiva e chef diplomata alla scuola parigina Le Cordon Blu, Csaba dalla Zorza, ha riscosso la grande attenzione della numerosa stampa accorsa all’invito ricevuto per la conferenza di presentazione ospitata dalla pizzeria omonima al titolo del libro che difronte al Teatro di San Carlo da tre anni proietta, nel mondo, la buona cucina napoletana insieme alla tradizionale pizza. Il volume, che come afferma l’autrice Csaba dalla Zorza, presente all’evento napoletano, “non è un ricettario, è quasi un romanzo gastronomico, che racconta la cultura di un popolo attraverso gli usi e costumi della buona tavola”, ha confermato dopo le presentazioni in Tv -Rai Uno e altre, d’essere qualcosa di veramente diverso dalle numerose pubblicazioni sulla cucina.
Questo grazie anche alla location ospitante l’evento che attraverso il suo titolare Antonio Esposito, ha voluto offrire agli ospiti l’immediato riscontro di quanto esposto nel libro con degustazioni culinarie degli autentici e tradizionali piatti napoletani, insieme alla realizzazione de visu dello storico impasto a mano della pasta per pizza che ha poi fatto anche gustare ai presenti. Csaba ha con grande spirito di espansione del suo fare, scritto questo libro dal volume napoletano di cucina consegnatole allo scopo dall’editore Francesco Mondadori, tutto in napoletano autentico che per lei veneta è stata una grande difficoltà comprendere in tutti i suoi termini, ma il napoletano è una lingua e le lingue occorre conoscerle e Csaba ha approfondito il suo scibile e così un po’ costretta ed un po’ con piacere ha interpretato scritti e versi di Guido Cesare Cortese, G. Battista Basile, Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo, Gino Maringola, Eduardo De Filippo ed altri e riportandoli nel suo libro insieme alle ricette della tradizione napoletana trascritte nella madre lingua e tradotte in italiano ed inglese.
Un libro che Rodo Santoro ha realizzato senza foto, ma con illustrazioni di vecchi venditori ambulanti che aiutano tanto a capire la filosofia dell’accompagnarti in un viaggio culinario con altra angolazione così come vuole lo spirito dell’autrice e dell’editore. Felicissima di essere a Napoli e di presentare il suo libro nella sua sede più idonea, Csara, ha voluto ricordare le perplessità iniziali e le difficoltà successive, mirabilmente superate che ha avuto nel lavoro di realizzazione della sua opera. La dalla Zorza ha affermato: “Devo dire che il libro, scritto in tre lingue, napoletano, italiano ed inglese, rappresentava una difficoltà, in primis perchè un racconto talmente differente da quelli che tratto negli altri miei tredici libri che ho scritti e poi perchè è stato il fare un restauro di un libro che per me è da definirsi un’opera d’arte in quanto in esso si racconta la storia di tante persone. Queste persone sono le donne napoletane che alla fine dell’800 si trovavano con mezzi molto diversi da quelli che possiamo possedere oggi, senza aiuti di apparecchi elettrici, senza la possibiltà di chiamare un fornitore per ordinare ingredienti occorrenti alla cucina, ma con la sola possibilità di andare al mercato o cogliere quello che l’orto offriva, tutti prodotti stagionali, e con pochissimi ingredienti preparare tanti piatti diversi, senza mezzi economici ne tecnologici, ma con tanto intuito e bravura personale. Un libro che mi ha fatta ritrovare a fare una grande fatica a causa delle difficoltà di lingua, ma mi ha fatto imparare tanto, proprio perchè mi ha impegnata tantissimo e mi ha portata a ricordare le parole che mi diceva mia nonna ricordandomi che quando fai fatica nella vita e non solo in cucina, poi il risultato ha un sapore migliore e pensando alla parola, sapore, noto che in Napoli in bocca c’è sempre. Questo cibo, che è una festa, però non bisogna sprecarlo e non intendo solo nel senso di lasciarlo nel piatto ma anche in relazione al mangiarlo con superficialità. Le prime difficoltà che ho incontrate è stato un cibo così diverso, una cucina talmente diversa da quella alla quale sono abituata, poi la traduzione dal napoletano per la quale ho ricevuto un validissimo contributo ed impegno da parte di Chiara Lima figlia di Mamma Agata (Agata Amato), che con la genitrice ha una scuola di cucina a Ravello da dove danno scuola dell’eccellenza della cucina amalfitana e campana”. A termine una domanda a Csaba, che in conferenza stampa ha detto di avere origini venete e di dividere questa regione con Milano città dove vive, nasce spontanea per chiederle se pensa che possa esserci qualcosa che lega la gastronomia della Campania a quella del Veneto. Csara ha risposto: “Pur essendo per metà veneta, devo ammettere, e non me ne vogliano i veneti, che la cucina napoletana è tanto meglio di quella veneta. Forse possiamo trovare un legame nella cultura degli aperitivi. Da noi in Veneto abbiamo tanti piccoli cicchetti che precedono la pietanza e mi son resa conto che anche nella cucina napoletana ci sono tante cosine che precedono il primo piatto per far sentire gradito l’ospite a tavola. L’antipasto napoletano però devo riconoscere che è più ricco e si differenzia dalla cucina veneta che è più noiosa, non a caso quella napoletana è conosciuta in tutto il mondo perchè buona, verace e degna di essere internazionale, una cucina semplice, che piace a tutti e parte da prodotti veramente di una qualità meravigliosa”.
Il volere realizzare un volume, che sta riscuotendo un vero successo, è stata opera di Francesco Mondadori. L’editore, in conferenza stampa di presentazione di questo volume, ha voluto ricordare la sua passione per Napoli avendo vissuto, quindici anni addietro, circa cinque anni della sua vita a Capri, prima di prendere residenza a Milano per motivi di lavoro. Mandadori ha espresso tutta la sua gioia di aver potuto realizzare da editore, ruolo che da ragazzo certamente non sapeva che avrebbe intrapreso, questo libro che sempre aveva sperato e creduto di poter concretizzare, oltremodo con la sua casa editrice che crede nel timing dei prodotti e nella loro valorizzazione. Mondadori ha infatti affermato: “anche se avevo da tempo in programma la realizzazione di questo libro, ho atteso il suo timing facendolo giungere nelle librerie in un momento di particolare riscoperta per il genere di cucina che propone”.
Pubblicato in giugno, per cogliere anche il momento Expo, la voluta scelta della particolare carta paglia che ricorda quella del cuppetiello nel quale venivano servite le chicche della friggitoria napoletana notissima perché con pochi soldi riesce a soddisfare alla pari di un intero pranzo, come anche la mancanza di foto, ma al contrario tante illustrazioni, rappresentano, insieme alla descrizione delle ricette, momenti da vivere in compagnia di un percorso storico di piatti napoletani dall’antipasto al dolce ed ovviamente alla pizza che l’originale libro spinge a mettere in campo per realizzare un gustoso pranzo per molti dimenticato. Le ricette contenute in “Napoli in bocca” sono quasi una scusa per portare il lettore ad intraprendere un viaggio nella cultura culinaria napoletana con immagini di venditori ambulanti e tutta una storia da riscoprire del buon mangiare che la città partenopea offriva. Il presentare “Napoli in Bocca” nella pizzeria omonima di Antonio Esposito, che ha anche un attiguo suo locale di proposizione d’acquisto delle eccellenze campane dalla pasta artigianale ai prodotti caseari e tanto altro, in via San Carlo a Napoli, proprio difronte al Teatro di San Carlo che rappresenta uno dei tanti simboli di cultura e storicità della regione che ha il vanto di averli, ha assunto anche il valore di essere un libro dagli aspetti culturali per il voler riportare alla luce le origini di un popolo che vanta essere stato artefice di una Campania Felix.
A tal proposito è stato chiesto direttamente a Francesco Mondadori se intendeva esprimere questo ultimo parere che abbiamo notato e lui ci ha risposto: “Lei coglie esattamente nel segno, il libro si inserisce nella cultura e nella storicità di Napoli. Le ricette, sono una scusa per portare il lettore veramente attraverso tutto quello che la cultura napoletana culinaria ha da offrire”. Infine la grande soddisfazione di Antonio Esposito, titolare della pizzeria “Napoli in bocca”, per avere ospitato il volume della scrittrice Csaba dalla Zorza che porta il titolo del suo locale. Un nome, da lui scelto, come riscatto al tanto di negativo che molti citano, ed afferma: “Sono una persona che combatte quotidianamente per dare un’immagine diversa e reale delle tante cose buone che Napoli possiede e il mio locale, ora anche con un libro dallo stesso nome, appaga i miei sforzi e mi sprona sempre più nel proseguire la mia opera culturale per Napoli partendo proprio dall’autentica enogastronomia. Da noi si cucina molto genuinamente, i piatti napoletani a mio avviso sono i più buoni al mondo, a prescindere dal se sono cucinati in modo diverso ed a proposito di ciò devo dire che tutte le nostre pietanze sono elaborate nel modo più storico, tradizionale, autentico e genuino possibile. Oggi è difficilissimo, quasi raro, trovare chi fa l’impasto per la pizza ancora a mano e mia nonna, a bottà e’ scoppolòn aret a’ capa, mi costringeva a farlo per loro quando ero un ragazzo di sette anni, ai Ventaglieri a Montesanto, ora mi son detto: ho questa fortuna di avere imparato involontariamente, per necessità economiche, un’arte tanto espressiva e collaborativa alla naturale bontà della pizza, perchè non metterla in atto?. Perchè la mia pizza è tanto buona, da soddisfare tutti che dopo averla gustata ne fanno un garantito passaparola? Perchè l’impasto lo faccio solo io e ritengo che anche un grande e famoso pizzaiolo non potrebbe farlo come me. Se a questo aggiungiamo la ricerca accurata dei prodotti che utilizzo per le farciture come il fiordilatte di Matteo Rocco di Agerola, certamente più caro di altri, viene lampante la preferenza per le mie pizze, ma a me non importa il costo ed un conseguente minore guadagno, interessa che il cliente resti soddisfatto e possa uscendo di qui vantare il nome di Napoli e di quello che si fa a Napoli. Per me e la mia famiglia questo non è business, ma passione! Proprio perchè passione, abbiamo l’esigenza di poter aprire ai clienti il nostro locale, che vanta già tre anni di successi dall’apertura, con i suoi 100/120 coperti, dal lunedì al giovedì fino alle ore 18 mentre venerdì, sabato e domenica dalle ore 10, con orario continuato, fino alle 24. Questo anche perchè dato che questa pizzeria- ristorante è situata difronte al Teatro di San Carlo e quindi nel posto più turistico di Napoli, vogliamo offrire la possibilità a tutti di poter visitare Napoli e al tempo stesso pranzare in qualsiasi orario, offrendo conseguenzialmente una maggiore possibilità occupazionale per i turni di lavoro che il nostro personale è chiamato a coprire”.
Napoli, 29 novembre 2015