Proiezione a Eboli del film-documentario su Pietro Ingrao l’eretico: il comunista scomodo e amato dalla gente.
Il Film “Non mi avete convinto”, con la regia di Filippo Vendemmiati, di e con Pietro Ingrao l’eretico comunista, in distribuzione dell’Istituto Luce Cinecittà è una programmazione di BerlinguerLab.
di Marco Naponiello
per (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese
“Dubitare mi sembrava l’impulso primo a cercare. Sì, vivevo il piacere del dubbio”. Pietro Ingrao
EBOLI – Anche nella nostra città si terrà un omaggio al “Grande Vecchio” del marxismo italiano scomparso centenario nel settembre scorso; promotore dell’happening cittadino è il BerlinguerLab, con la presentazione, venerdì 27 novembre 2015, di questo lungometraggio “Non mi avete convinto”, attraverso il quale sotto forma di una intervista l’anziano leader comunista dialoga con un giovane militante sul significato della passione per la politica.
Il BerlinguerLab, pensatoio politico della sinistra alternativa ebolitana, organizza per venerdì 27 prossimo venturo in Piazza San Francesco,nel cuore antico cittadino alle ore19 nella sala Mangrella, la proiezione di un lungometraggio imperniato sulla vita ed il pensiero di Pietro Ingrao, l’ ”eretico” della sinistra nazionale, e tra i leader storici di quel che fu il PCI, il quale dopo il dissolvimento dello stesso alla fine degli anni ottanta aderì anche ai DS prima e al PRC poi, mantenendo fino alla fine una lucida passione, consumatasi il 27 settembre scorso alla veneranda età di cento anni, protagonista assoluto del proscenio pubblico del dopoguerra fu per dieci legislature deputato e persino presidente della camera dei deputati dal 1976 al 1978.
Nato da una famiglia di proprietari terrieri a Lenola il 30 marzo 1915 ( piccolo centro una volta della Campania oggi del Lazio, dopo aver ultimato gli studi universitari con la laurea in Giurisprudenza ed in lettere e filosofia, si interessò alla vita pubblica del suo borgo natio e sin da giovane aderì al PCI e si distinse per il coraggio avuto durante la resistenza, come volontario combattente dopo l’otto settembre ’43 contro il fronte nazifascista. Al termine della seconda guerra mondiale divenne in poco tempo il leader indiscusso di un fazione all’interno del partito comunista italiano favorevole a seguire con interesse i molteplici mutamenti sociali dell’Italia del primo dopoguerra. Ma d’altro canto fu anche considerato un personaggio scomodo perché sempre controcorrente ai “nuovismi” eterodossi che pulsavano all’interno del PCI di Palmiro Togliatti e Giancarlo Pajetta, un ortodosso inflessibile dunque della “dottrina marxista” che allora rivolgeva lo sguardo verso Mosca, lui ed i suoi furono difatti considerati “l’ala sinistra” del partito fino a votare l’espulsione di alcuni componenti che si rifacevano alle prese di posizione del quotidiano il Manifesto, fatto che allora fece grande scalpore nell’ambiente della sinistra nazionale. Epiche pure le lotte interne con un altro rappresentante di primo piano, Giorgio Amendola, che era a capo della cosiddetta ala migliorista e del suo discepolo Giorgio Napolitano futuro due volte Presidente della Repubblica.
Ininterrottamente deputato dal 27 settembre 1950, quando subentrò al mandato del collega Domenico Emanuelli, nonché capogruppo tra il 1964 e il 1972, fu anche il direttore del quotidiano l’Unità dall’11 febbraio 1947 al 15 gennaio 1957. E famosi i suoi due editoriali (Da una parte della barricata a difesa del socialismo, uscito il 25 ottobre 1956, e Il coraggio di prendere posizione, pubblicato il 27 ottobre, deve esprimeva fortissimo dissenso per la della Rivoluzione ungherese,manovrata reazionariamente a suo dire dagli Stati Uniti maliziosamente dall’esterno, una posizione ampiamente filo-sovietica la sua della quale si in seguito avrebbe fatto ammenda visti gli sviluppi totalitaristici della storia dell’ex URSS.
Entrato successivamente nel comitato centrale del partito comunista, ne fu il primo esponente come accennato sopra,a presiedere lo scranno più alto di Montecitorio dal 1976 al 1979. Fra il 1989 e il 1991 , andando ancora controcorrente come sua abitudine alla svolta della Bolognina che portò allo scioglimento del PCI dopo la caduta del Muro di Berlino avvenuta nel novembre del 1989 ed opponendosi in ben due congressi, il 19° ed il 20°, alla linea di svolta socialdemocratica dell’allora segretario Achille Occhetto.
Nonostante questo, Pietro Ingrao non si perse d’animo e aderì immediatamente al neonato al Partito Democratico della Sinistra dove militò fino al 1993 per poi confluire, da indipendente al Partito della Rifondazione Comunista nel 1996 dell’allora segretario Fausto Bertinotti. Successivamente e con scandalo di qualcuno nel marzo 2010 dichiarava di votare per Emma Bonino alla presidenza del Lazio e nel 2013, appoggiò patentemente Sinistra Ecologia Libertà di Nichi Vendola, con queste parole: è l’unica forza unitaria della sinistra che può ambire a governare il paese ed essere protagonista di un cambiamento reale e ne apprezzò anche la visione laica del partito perché a favore dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Nel 2011 scrive Indignarsi non basta, risposta a Indignatevi! di Stéphane Hessel, manifesto a non cedere nel disinteresse per la politica.
Pur dichiarandosi da sempre un Ateo ha mostrato nel corso della sua lunga esistenza profondo rispetto per le domande esistenziali,mostrando interesse anche per le spiritualità orientali. Nel 2014 fonda un sito web per offrire una sintesi della sua carriera politica e cosi continuare a comunicare coi suoi tanti simpatizzanti. Sposato con Laura Lombardo Radice (1913-2003), aveva cinque figli: Chiara, Renata, Bruna, Celeste e Guido. Muore a Roma il 27 settembre 2015, sei mesi dopo aver compiuto 100 anni. È sepolto presso il cimitero natale di Lenola. Cosa resta di Ingrao? Certo tanto, in primo luogo la sua coerenza morale e politica non dissoltasi nei decenni di politica romana, anzi sempre rivendicata con orgoglio anche negli ultimi anni di attività e poi Ingrao è stato uno dei massimi dirigenti storici e fondativi del PCI, un intelletto straordinario uno spirito mai domo, così come è stato un dirigente politico che ha concretamente e direttamente partecipato alla costruzione della repubblica democratica e antifascista degli ultimi settanta anni e contestualmente all’elaborazione ed attuazione concreta delle politiche per la pace mondiale e per la classe lavoratrice, politiche che sono purtroppo state sistematicamente smantellate negli ultimi 20 anni, con i risultati che tristemente stanno sotto i nostri occhi: Piangiamo con onore “nonno Pietro!”
Sinossi del film-documentario
Pietro Ingrao (allora a 97 anni), si racconta dialogando a distanza con uno studente anni’80, distratto durante lo studio dalla radio che trasmette l’intervento di Ingrao al XVI congresso del PCI (marzo 1983).
Una lunga intervista realizzata da gennaio a giugno 2012: non la biografia storica di Pietro Ingrao, ma il suo racconto in prima persona, sulla politica come passione “come strumento per cambiare un mondo che non mi piaceva”.
Ingrao racconta la sua avventura nel ‘900 (e nel duemila) attraverso immagini di una grande Storia, e di tante storie diverse; attraverso la sua voce di oggi e quella di discorsi registrati nel ’68, nell’83, nel 2002…, e soprattutto attraverso un sentimento che sembra rimanere intatto, e integro.
Racconta di passaggi che potrebbero apparire minori, e sono centrali: come la sua grande passione per il cinema e la poesia. “Mi intendo più di cinema che di politica” dice nel documentario. “Volevo fare il regista, sono stato spinto a calci nel sedere verso la politica”. O come l’immagine della luna di Lenola, il paese di origine: quella luna che Ingrao bambino sognò di acchiappare invano. Un bisogno che non lo ho mai più lasciato. “Se qualcuno ci riesce, telefonami.” dice durante l’intervista.
O come i racconti della sorella Giulia, anche lei giovane di 90 anni e il vero controcampo del film: ricordi di legami personali, di affetti, di piccoli gesti privati di un ragazzo; dove la politica viene nominata di rado: un ragazzo è già un discorso politico.
Forse un racconto controcorrente o fuori moda, perché ci trasmette un’idea nobile della politica, proprio oggi che questo “sentire” sembra un orizzonte lontano e inquinato, territorio di sentimenti anticasta, per altro spesso giustificati.
Accompagna l’intervista una laboriosa e approfondita ricerca d’archivio, che ha permesso di scoprire anche alcune registrazioni inedite: ad esempio lo straordinario discorso da Presidente della Camera in occasione del V anniversario della strage di Piazza della Loggia a Brescia, maggio 1979, non un comizio, ma una lezione di storia. O ancora l’intervento del 1968 in Piazza della Signoria a Firenze, come pure la conferenza davanti a migliaia di giovani al Firenze Social Forum nel novembre del 2002 e una dotta lezione di letteratura a Recanati su Leopardi (febbraio 1988).
E’ un lavoro che parla in modo appassionato di un uomo che ha attraversato tutto il Novecento andando oltre.
“E’ questo oltre che mi manca, è là dove io non sono riuscito: fare quel passo ulteriore.”
“La vocazione politica è stata qualcosa che ha segnato la mia vita, bene o male, buono o cattivo, così ero fatto. La politica vinceva su tutto”.
CREDITS
Regia e sceneggiatura, Filippo Vendemmiati
Fotografia e montaggio, Simone Marchi
Colonna sonora, Tetes de Bois
Consulenza, Chiara Ingrao
Con, Pietro Ingrao e Giulia Ingrao e Giacomo Tanghellini, Marta Gilmore
Una produzione, Tomato Doc&Film
In associazione con Istituto Luce-Cinecittà
Direttore di produzione, Donata Zanotti
Postproduzione, Sergio Cremasco Officina Immagini
Una distribuzione, ISTITUTO LUCE-CINECITTÀ
Le immagini storiche sono state concesse da Istituto LuceCinecittà e dall’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico.
dedicato a Stefano Tassinari
www.nonmiaveteconvinto.it
Ufficio stampa Istituto Luce Cinecittà: Marlon Pellegrini
t.: +39 06 72286 407 m.: +39 334 9500619
m.pellegrini@cinecittaluce.it
Materiali stampa disponibili su: www.venice-days.com
Eboli, 23 novembre 2015
Alle ore 19 di venerdi sera tutti quanti compagni!