I risultati dell’indagine realizzata dal Centro Studi tra le Imprese iscritte all’ANCE Salerno: Istituzioni troppo lente.
I ritardi della macchina burocratica/amministrativa condizionano negativamente la ripresa economica del territorio provinciale. Il presidente Lombardi: «Mancano all’appello un disegno generale di sviluppo e la capacità di spesa dei finanziamenti».
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
SALERNO – Il problema principale? Non la mancanza di un serio e ben strutturato piano di investimenti pubblici o la restrizione dell’accesso al credito. La criticità maggiore per le imprese edili della provincia di Salerno risiede nella lentezza della macchina amministrativa, che non riesce a dare risposte concrete in tempi accettabili e non è in grado di attuare provvedimenti operativi in ottemperanza alle decisioni ratificate dalla filiera istituzionale. È questo lo scenario che emerge dalle risposte di un panel di 100 aziende (articolato in imprese con fatturato fino a 5 milioni di euro; tra 5 e 20 milioni di euro ed oltre 20 milioni di euro) intervistate dal Centro Studi ANCE Salerno nei mesi scorsi nell’ambito del rilevamento periodico “Analisi qualitativa su base semestrale delle dinamiche del settore delle costruzioni in provincia di Salerno”.
Per 33 imprese su cento il primo problema da affrontare è quello della lentezza della macchina amministrativa. Questa importante criticità è maggiormente avvertita dalle imprese con un fatturato superiore a 20 milioni di euro (quasi tutte quelle intervistate). Ma anche le aziende più piccole – meno di 5 milioni di euro – evidenziano la difficoltà relazionale con le P.A. Meno severo il giudizio, invece, delle imprese che fatturano tra 5 e 20 milioni di euro.
Subito dopo si colloca la persistente stretta creditizia che si è rivelata negli anni della crisi – ed anche in questa embrionale fase di ripartenza – particolarmente rigida nei confronti della filiera estesa delle costruzioni. In questo caso sono 27 aziende su 100 a segnalare il problema. E sono le realtà imprenditoriali più piccole a rilevare con maggiore intensità le difficoltà (il 32% del campione). Meno avvertito il credit crunch dalle imprese tra 5 e 20 milioni di euro di fatturato, più allarmate rispetto a queste ultime quelle con oltre 20 milioni di fatturato. Ma il tema dell’inadeguatezza delle professionalità operanti all’interno delle istituzioni emerge attraverso l’individuazione del terzo problema: la scarsa responsabilità/incompetenza dei quadri dirigenziali delle P.A. Due problemi in uno: da un lato – per esempio in tema di programmazione e di gestione dei fondi Ue – la mancanza di risorse tecniche in grado di operare in maniera efficiente e, soprattutto, efficace; dall’altro la vera e propria “fuga” dalla firma di atti e pareri necessari all’attuazione dei provvedimenti e, quindi, alla realizzazione delle opere pubbliche programmate.
Le imprese edili della provincia di Salerno hanno, poi, rimarcato la mancanza di un disegno generale di sviluppo provinciale/regionale (15 intervistati su 100) e solo 12 aziende hanno puntato l’indice contro la riduzione/carenza di investimenti pubblici.
Rispetto alle precedenti rilevazioni effettuate dal Centro Studi ANCE Salerno, si è in presenza di un generale miglioramento del sentiment rispetto alle problematiche segnalate. È molto probabile che di fronte ad alcuni fermenti di ripresa le imprese abbiano attenuato l’atteggiamento critico in merito alle difficoltà della loro quotidianità. È in questo modo che si spiegano il -36% dei giudizi negativi sulla lentezza della macchina amministrativa; il -35% sulle difficoltà di accesso al credito; il -18% sulla scarsa responsabilità/incompetenza dei quadri dirigenziali delle P.A.; il -20% sulla mancanza di un disegno generale di sviluppo economico provinciale/regionale; il -8% sulla riduzione/carenza di investimenti pubblici.
Entrando nel merito dei tre segmenti di fatturato è possibile comprendere che sono le imprese di medie e grandi dimensioni a rimanere fortemente deluse dal livello di lentezza della macchina amministrativa, al punto che i giudizi negativi – in controtendenza con il clima dell’indagine – crescono in questo specifico ambito del panel del 40%. E sono ancora le imprese con fatturato superiore a 20 milioni a non arretrare relativamente alla riduzione/carenza degli investimenti pubblici. Non a caso, quindi, questa tipologia di aziende cresce ancora nei giudizi negativi sulla scarsa responsabilità e competenza dei quadri dirigenziali delle P.A e sulla mancanza di un disegno generale di sviluppo economico provinciale/regionale. E sempre le stesse imprese comprimono radicalmente il proprio pessimismo rispetto al credit crunch (molto di più di quanto non fanno le piccole e medie imprese del panel).
Appare evidente che le dinamiche imprenditoriali risentano positivamente del nuovo clima di fiducia che negli ultimi mesi ha iniziato a prendere piede anche nelle regioni meridionali. L’attenuazione delle valutazioni critiche risulta significativa, anche se proprio l’atteggiamento delle imprese di più grandi dimensioni richiama l’attenzione sul sostanziale stallo delle grandi opere pubbliche derivante non solo dai cronici ritardi delle Pubbliche Amministrazioni e dalla inefficiente gestione programmatica ed operativa dei fondi Ue, ma anche dalla mancanza di una visione di medio e lungo periodo in grado di generare un articolato e solido piano di investimenti pubblici. È molto probabile che sulle valutazioni delle imprese abbia influito l’aspettativa derivante dall’aumento dei bandi gara di gara per opere pubbliche e dall’accelerazione del mercato immobiliare privato. È abbastanza evidente, in ogni caso, che ancora non si intravede, principalmente nel comparto delle costruzioni, un atteggiamento di sostanziale apertura del circuito del credito che resta prudente anche sul versante della ristrutturazione del debito indispensabile per ridare fiato al settore.
«Non sorprendono più di tanto – dichiara il presidente di ANCE Salerno Antonio Lombardi – i risultati delle interviste realizzate dal nostro Centro Studi con un campione delle imprese associate. È da tempo, infatti, che sosteniamo che il principale problema del Mezzogiorno e della Campania non è affatto la carenza di risorse pubbliche, ma, soprattutto, la scarsa capacità di spesa derivante da una macchina amministrativa lenta e spesso poco competente rispetto alla gestione delle procedure per la realizzazione delle opere programmate. Da anni, ormai, ci siamo dichiarati disponibili a mettere in campo gratuitamente task force di tecnici per affiancare le Amministrazioni, soprattutto quelle piccole, dove si rivelano gravi carenze di professionalità all’interno degli organici. Ma non abbiamo mai ottenuto risposte ed i risultati sono ben evidenti dal punto di vista della spesa effettivamente erogata. Il disastro che si palesa all’orizzonte per i piccoli Comuni in seguito all’accelerazione della spesa dei fondi Ue è solo un esempio di come siano andate le cose proprio quando c’era maggiore bisogno di immettere liquidità nel tessuto economico e produttivo allo stremo dopo anni di crisi durissima».
«Ora – continua Lombardi – le imprese della filiera delle costruzioni mostrano un atteggiamento maggiormente fiducioso perché emergono segnali allo stato nascente di una possibile inversione di tendenza, anche se in larga parte dovuta, nel settore edilizio, a quanto le aziende stanno facendo da sole: cogliere, in attesa di investimenti pubblici annunciati ma mai partiti, la micro/domanda privata derivante dagli sgravi fiscali destinati alle ristrutturazioni ed all’efficientamento energetico. In maniera coerente con questo tipo di analisi i risultati dell’indagine qualitativa del nostro Centro Studi evidenziano un maggiore atteggiamento critico verso le P.A. delle imprese più grandi in attesa, pare di capire, di provvedimenti operativi più sostanziali in termini di opere pubbliche. Insomma – aggiunge ancora Lombardi – sono i piccoli e i piccolissimi che stanno principalmente movimentando lo scenario delle costruzioni, nonostante non sia ancora cambiato l’approccio del circuito del credito che non consente in maniera diffusa di porre mano agli indispensabili piani i ristrutturazione del debito».
«Non resta quindi – ha concluso Lombardi – che auspicare una profonda revisione delle procedure burocratiche/amministrative da un lato ed una vera accelerazione dei programma di spesa dei fondi europei della nuova programmazione che restano, al momento, l’unico bacino finanziario realmente disponibile per attivare un programma ampio ed articolato di investimenti pubblici dedicati al cruciale ambito delle infrastrutture: senza un radicale ammodernamento della rete logistica per il trasporto di persone e cose diventerà sempre più difficile per le nostre aziende competere sui mercati interni ed internazionali».
Salerno, 25 ottobre 2015
L’Ufficio stampa