Agricoltura e serre: Tra Speculazioni e sfruttamento; Disastri e inquinamenti; Danni o benefici? Regolamentarle e osservarle è contro l’economia?
Il Consorzio Destra Sele è inadeguato. Fausto Vecchio (Presidente Consiglio comunale): «Il tema degli impianti serricoli nella Piana del Sele è di assoluta delicatezza, e la posizione politica de consigliere di opposizione Pasquale Infante merita una riflessione».
da (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese
EBOLI – «Il comunicato stampa del consigliere di opposizione Pasquale Infante – scrive in una nota ufficiale il Presidente del Consiglio comunale di Eboli Fausto Vecchio, relativamente alla sospensione delle autorizzazioni da parte del Consorzio di Bonifica Destra Sele per quanto di sua competenza, per agli Impianti Serricoli, e di tutte le problematiche legate all’Agricoltura, alla difesa del suolo, alla salvaguardia dell’ambiente – merita una riflessione.
E’ decisivo il problema delle serre nella nostra pianura, perché investe il futuro dell’economia di quest’area e l’assetto idrogeologico del territorio. – aggiunge Vecchio ricordando i pericoli insorgenti per una marginalizzazione del problema – La questione non può e non deve essere relegata al rango di materia per estemporanei comunicati. – e ancora – Né non può ridursi a semplice querelle tra chi propende per l’estensione degli impianti e chi intende frenarla, se non ridurla.
E’ compito del Consiglio Comunale discuterne, – avverte il Presidente Vecchio dall’alto del suo ruolo istituzionale – soprattutto in vista dell’adozione del PUC (Piano urbanistico comunale).
E’ necessaria, quindi, – per Vecchio – una discussione seria e approfondita. – ma avvertendo di dover procedere solo dopo aver compreso gli aspetti pratici della realtà – Dobbiamo capire quale può essere il rapporto fra costi e benefici di questi impianti.
Sappiamo tutti – prosegue togliendo ogni velo che ammanta questa questione o decine di altre similari che riguardano la produzione e l’economia agricola – che essi incidono negativamente sull’equilibrio idrogeologico del territorio.
Gli impianti serricoli – scrive il Presidente del Consiglio comunale – determinano un aumento abnorme dell’impermeabilità dei terreni, causando così la produzione di danni (anche irreversibili) al sistema agricolo.
Allora, – prosegue Vecchio nel suo ragionamento – il compito nostro è comprendere anche quali sono i benefici che la collettività ne ricava, in termini di occupazione di lavoratori locali e stranieri, in termini di entrate tributarie per i Comuni che ospitano tali tipi di impianti.
Dobbiamo comprendere – cerca ancora di comprendere ed inquadrare le varie problematiche – se questi imprenditori agricoli, in gran parte provenienti da altre realtà produttive, si fanno carico di contribuire al benessere pubblico e se concorrono (e in che modo) alla crescita della collettività.
Per arrivare ad un confronto in Consiglio Comunale, – si auspica Vecchio indicando anche una sua posizione sulla vicenda – chiederò all’Amministrazione comunale di commissionare uno studio specifico ad un esperto di economia agraria, magari allo stesso dipartimento di economia agraria di Salerno o di Napoli.
Credo – conclude il Presidente del Consiglio Comunale di Ebioli Fausto Vecchio – che questo sia un modo utile per affrontare le questioni ed assumere le decisioni. Certamente le istituzioni locali non possono rimanere silenti su tematiche così importanti».
Fausto Vecchio fa bene a calendarizzare un Consiglio Comunale e semmai anche dettarne le probabili e possibile conclusioni, che porterebbero allo svolgimento di un ennesimo studio da commissionare per questioni, che sono ben chiare e comprensibili a noi tutti e che sono la conseguenza di quelle Leggi, che anche la Regione Campania ha varato, e che sia le Istituzioni (Legislatori nazionali e regionali, Politici, Amministratori e funzionari) ben conoscono, aggiungendovi anche le conoscenze dei “benefici“, dei “ricavi“, e dei “danni“: I primi alti, altissimi a carico degli Imprenditori Agricoli; I secondi altrettanto alti, altissimo a carico della collettività.
Benefici e ricavi che il Presidente Vecchio vorrebbe analizzare per giungere a determinate considerazioni, o meglio per vedere se quella “bilancia” determini una “tara” da considerarsi positiva o negativa.
La Regione Campania fin dal un primo momento, su spinta delle Associazioni datoriali degli imprenditori agricoli, che riuscirono a strappare una altissima percentuale di copertura a “serre”, legiferò definendo la copertuta con Impianti Serricoli, fino al 60% della estensione dei fondi. Una percentuale veramente altissima, così come è altissima la concentrazione di questi impianti nella Piana di Eboli e del Sele, considerando che un terzo della superficie totale del Commune è costituita da colline e monti medio alti, un’altra bella percentuale occupata dagli insediamenti urbani del Capoluogo e dei quartieri periferici o abitazioni sparse, le strade, i corsi d’acqua e la fascia sabbiosa e pinetata il resto della Piana è abnormemente dotata di questi impianti che nella quasi totalità dei casi coprono le intere superfici aziendali, non lasciando nulla alla permeabilizzazione se non strade di servizio alle serre stesse costituite da misto di cava e ciottolato, conseguendone che esistono percentuali altissime di acqua piovana concentrata in pochissime superfici, vieppiù non servite di canali di scolo adeguati e funzionali al numero esorbitante degli Impianti serricoli, aumentando vertiginosamente le possibilità in caso di piogge persistenti, ormai non più ricadenti nel corso dell’intero anno bensì concentrate in pochi giorni o addirittura poce ore, di dilavamenti e allagamenti.
La conseguenza: Un’alluvione assicurata.
Come infatti inesorabilmente accade ogni qiualvolta si ripetono queste precipitazioni a carattere temporalesche persistenti. Ciò detto, e questo vale per gli ambientalisti della domenica e per i convegnanti di mestiere, bisogna comprendere che peso si attribuisce ai così detti benefici-ricavi dell’economia agricola e quali ai costi-danni che l’intera collettività, compreso gli imprenditori agricoli, i loro familiari e i lori figli, subisce, e conseguentemente valutarne la convenienza, ma ovviamente anche il da farsi, mettendo in quei costi-danni, anche quelli delle spese mediche per le cure delle insorgenze di varie tipologie tumorali che, oviamente non ci facciamo mancare, anzi sembra da un rapporto commissionato dal Ministero della Salute, che la nostra area sia tra le prime in Italia inquanto alla percentuale tumori-abitanti è altissima.
Un primato negativo che si traduce in spesa eccessiva per le varie cure da affrontare, compreso i viaggi della speranza, atteso che un’allegra “comitiva” di “germani d’Italia“, mentre ha distrutto quella parte di sanità pubblica che ancora rimaneva e copriva i cittadini, ha chiuso reparti e Ospedali, e a fronte di questo ha elargito ai Medici, con il sistema di quello che è lo scandalo degli scandali dell’ALPI, cifre incommensurabili, che aggiunti ai costi altrettanto incommensurabili per una sola vita umana, non lascia nessuna speranza ai cittadini, ma che immediatamente ci fa dire che quel saldo pende maledettamente a favore dell’imprenditoria agricola e di quel mondo di irresponsabili che la pratica e la governa.
Ovviamente dire questo non significa affatto essere contro la produzione agricola e del primo settore dell’economia, ma è determinante governarne i processi attraverso politiche adeguate che non devono mirare solo alla produzione e ad i ricavi, ma anche a stabilire quei giusti rapporti e quegli equilibri etici e morali che salvaguardino le produzioni, ma prima di queste salvaguardino, il benessere della persona, il diritto alla salute e al benessere dei cittadini, attraverso la difesa del suolo, la salvaguardia dell’ambiente, e la produzione e lo scambio coerente economico alla luce di questi elementari parametri esistenziali.
Se analizziamo ad uno ad uno tutte le conseguenze ne trarremmo: che i disastri e gli inquinamenti nella nostra Piana non mancano, sono persistentementi e man mano che passano gli anni addirittura si aggravano; La speculazione è imperante traendone da migliaia e migliaia di ettari, produzioni forzate e cicliche che coprono l’intero anno solare traducendosi in milioni e milioni di euro di ricavi per le produzioni provenienti da coltivazioni sotto serre, per nulla corrispondenti all’economia reale e per nulla corrispondente alle dichiarazioni dei redditi; Sfruttamento delle manodopere, poche locali tutte da comunitari ed extracomunitari per lo più abusivi e clandestini, considerando il mancato rispetto produzioni-addetti e senza tener conto dei disagi conseguenti all’integrazione e alla socializzazione oltre che il poco rispetto per i diritti dell’uomo; I danni e i benefici se li deve studiare bene il Presidente Vecchio e poi magari fare un bel disegno per renderli comprensibili anche a chi non riesce a vederli o si gira dall’altra parte per non vedere o per non dispiacere ai nuovi latifondisti che ormai si sono impossessati della nostra Piana, che lo stesso Presidente sembri individuare in persone non legate al nostro territorio, ma che producono nel nostro territorio, sfruttano a più non posso terreno e leggi, magari non pagano nemmeno le tasse e poi siamo costretti anche a pagare per un kg di pomodorini 3.50 euro.
Sarebbe il minimo, ma è anche questa una realtà. Realtà che in più di una circostanza ha raccontato a suo tempo il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti, quando nelle vesti di Procuratore della Repubblica di Salerno, denunciava che la Piana del Sele era fortemente attenzionata dalla Procura, ritenendo vi fossero troppi movimenti e troppe concentrazioni o passaggi di mano, insomma troppe compravendite di aziende immaginando vi fossero anche persone che fungevano da prestanome.
Se poi si aggiunge che la grande concentrazione sotto “attenzione”, come dalle rivelazioni del Procuratore Roberti: indirizza la produzione, organizza e controlla la raccolta; si cura della commercializzazione; e determina il prezzo; passando su tutte le questioni etiche e morali innanzi accennate, ne deduce che per noi cittadini non vi è un solo miserabile beneficio.
E’ chiaro che quando è troppo è troppo, e finalmente se ne accorto anche il Consorzio di Bonifica Destra Sele, pregando loro di dedicare maggiore attenzione, oltre che ai grandi progetti di irrigazione anche ai “piccoli” progetti di tutela e salvaguardia del suolo e dell’ambiente, per modo da consegnarci un mare pulito, a fronte di tutti gli scarichi provenienti dai canali consortili che rendono il nostro litorale marino una cloaca, e nel negare le autorizzazioni agli impianti serricoli, si accerti che le acque nelle prossimità di questi immensi impianti, vengano adeguatamente raccolte, convogliate e indirizzate con un idoneo sistema che all’occorrenza raccolga tutte le acque ivi comprese quelle eccezionali.
Insomma il sistema che si utilizza non è più adeguato alla presenza ormai abnorme delle Serre, ma la cosa che lascia ancora più basiti è certamente quella che noi affidiamo alla domande delle domende e preghiamo tutti i lettori di dare una risposta:
Può mai il Consorzio di Bonifica Destra Sele o qualsiasi altro operante occuparsi di queste problematiche insorgenti, rispondendo a quelle sollecitazioni e facendole proprie se a gestirlo sono proprio quegli Imprenditori Agricoli che per primi sono detentori di Impianti Serricoli? E’ come affidare il “Lupo” alle pecore, o all’ISIS la Croce Rossa.
Il Comune faccia le sue discussioni e pretenda si cambi la Legge regionale e si regoli nel tempo sia la copertura che la durata dello sfruttamento dei terreni sotto Serre, oltre che si presentino adeguati progetti che identifichino anche il sistema delle raccolte d’acqua piovana, e che si controllino, ma che monitorino anche le temperature e il grado di inquinamento che determinati prodotti arrecano. Si faccia gli uomini e non gli “Sruzzi”.
In tutto questo siamo sicuri che le “SERRE” che sono state realizzate in tutti questi anni nella nostra piana corrisondano al Regolamento di attuazione delle norme per la realizzazione di Impianti serricoli funzionali allo sviluppo delle attività agricole di cui alle Leggi regionali 24 marzo 1995, n. 8, 21 marzo 1996, n. 7, 22 novembre 2010, n. 13, 18 dicembre 2012, n. 33, 6 maggio 2013, n. 5 e successive modifiche ed integrazioni?
Eboli, 17 ottobre 2015
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