Nonna Ida festeggia il secolo, la comunità cilentana si conferma terra di centenari, per alcuni qui c’è l’elisir di lunga vita.
Nel comune del Cilento collinare la longevità non è un lusso. Possono vantarsi di aver superato i cento anni molti abitanti dei paesi cilentani. Qual è il segreto? Dieta Mediterranea? Acqua e aria buona?
di Annamaria Forte
a (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese
TORCHIARA – Nonna Ida il 17 Ottobre raggiungerà il traguardo dei 100 anni, ma è soltanto l’ultima cilentana in ordine di tempo a festeggiare il centenario. Nel comune del Cilento collinare la longevità non è un lusso. Possono vantarsi di aver superato i cento anni molti abitanti dei paesi cilentani.
Trasferita a Torchiara appena ventenne, dopo le nozze con Ludovico Basile, ha vissuto fino al brillante traguardo centenario diventando una vera e propria istituzione nel piccolo borgo medievale di Copersito. Nonna Ida ha tre figli cresciuti da sola tra dispiaceri e grandi soddisfazioni, a seguito della prematura scomparsa del marito, grazie alla sua attività commerciale che la portava ad un intensa attività sia nella comunità che con continui viaggi a Napoli.
Ancora 100 candeline da spegnere per il Sindaco Massimo Farro il quale evidenzia la felicità per questo traguardo che ha raggiunto nonna Ida di cui gioisce tutta la comunità. Pur essendo un comune in deciso aumento demografico può vantare una buona fascia di concittadini della terza età che conservano la memoria storica e l’identità che caratterizza il borgo.
A quanto pare nel Cilento è presente l’elisir di lunga vita.
Qual è allora il segreto? Dieta Mediterranea? Acqua e aria buona?
Il Cilento annovera oltre 30 centenari ogni 100 mila abitanti, piú del doppio rispetto ad altre zone. Per gli studiosi, l’elisir di lunga vista si chiama “Foxo3A”, dal nome del gene che regola il metabolismo ossidativo riducendo i dannosi radicali liberi. Il gene, infatti, è stato trovato proprio in alcuni ultracentenari del Cilento.
Secondo il geriatra Thomas Perle dell’Università di Boston, a capo del New England Centenarian Study, che ha analizzato le caratteristiche di decine di ultracentenari, oltre al gene ci sarebbero altri indicatori comuni ai più vecchi della Terra, come l’assenza delle patologie più comuni negli anziani: “Gli attacchi di cuore e gli ictus sono rarissimi. Il diabete e il Parkinson praticamente non esistono. In una metà dei casi si sono trovate tracce di osteoporosi, più diffusa è la cataratta”.
Di sicuro, scienza e medicina hanno già permesso di allungare la vita. Malattie un tempo letali – l’influenza spagnola nel 1918 fece 50 milioni di morti, sarebbe bastato un vaccino per debellarla – oggi non fanno più paura. Ma a parte il gene “Foxo3A” nessuno sa davvero quale sia l’elisir di lunga vita e perchè in certe regioni del mondo si vive più a lungo che in altre. I teorici giurano che lo stile di vita tranquillo, proprio delle comunità meno industrializzate, favorisca un invecchiamento meno devastante. Altri smentiscono questi dati. In realtà nè gli scienziati, nè gli economisti, nè i sociologi hanno ancora trovato un modello comune per spiegare l’andamento della curva di invecchiamento.
Torchiara, 14 ottobre 2015