Il padiglione dell’artista Wolfang Buttress e dei progettisti BDP è stato scelto da Ance, Cnappc, Federcostruzioni, In/Arch e Oice
La Giuria sceglie all’unanimità: “L’alveare del Regno Unito è la migliore architettura di Expo Milano 2015“.
La motivazione comunicata a nome della Giuria da Gabriele Del Mese: Tecnologia ingegneristica e costruttiva, design, arte, landscape e architettura si sono interfacciati con un dialogo creativo e poetico sottile.
di Paola Pierotti
PPAN
da (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese
MILANO – Tra le 54 Architetture dei Padiglioni di Expo Milano 2015, i padiglioni Self Built, la giuria presieduta da Gabriele Del Mese con Maria Claudia Clemente, Alessandro Cambi e i presidenti e delegati di Ance, Cnappc, In/Arch, Federcostruzioni, Oice con PPAN ha premiato come miglior progetto e realizzazione quello del Regno Unito, “Coltivato in Gran Bretagna, condiviso globalmente”.
Il Padiglione è il risultato di un concorso internazionale indetto dal Governo Inglese per “selezionare un team multi-disciplinare di professionisti con esperienze nel design contemporaneo, nel management di eventi ed esibizioni, in ingegneria, sviluppo digitale e sostenibile”. Un progetto che, come ha fatto anche l’Austria, è un inno per la salvaguardia della natura.
“Tecnologia ingegneristica e costruttiva, design, arte, landscape e architettura si sono interfacciati con un dialogo creativo e poetico sottile – ha spiegato la giuria -. Fin dall’ingresso i progettisti hanno predisposto un’area di attesa arricchita con dei contenuti, attrezzando uno spazio pubblico comunicativo in cui il tema viene svolto riferendosi al rapporto tra uomo e natura, riproducendo un alveare e seguendo il movimento di un’ape, a partire da una orchidea, passando per un prato fiorito, fino al ritorno all’alveare. Il tutto accompagnato da rumori ed effetti visivi registrati da un alveare vero monitorato costantemente dall’Università di Nottingham”.
Nella valutazione la giuria ha precisato quanto sia difficile, oggi, in una società sempre più complessa e spesso smarrita, produrre opere di architettura ‘integrata e multi-disciplinare’ con un budget limitato e nel rispetto di un ‘brief’ complesso perseguendo sempre l’eccellenza professionale.
Nell’opera progettata dal team ‘multi-disciplinare’ composto dall’artista Wolfang Buttress e dallo Studio di progettisti BDP (Building Design Partnership), costruita da Stage One, è evidente la difficile sintesi del rapporto tra ingegneria complessa, arte e architettura che ha prodotto un’opera apparentemente semplice e leggera, ed effettivamente temporanea, capace di attrarre visitatori sia di giorno che di notte grazie ad un interessante gioco di luci, e facendo terminare il percorso in un grande alveare che è come una scultura composta di semplici elementi strutturali metallici, assemblati a forma di esagono, e progettato per essere facilmente montabile e smontabile, il tutto per essere poi trasferito altrove una volta finita l’Expo.
All’unanimità la Giuria ha deciso di menzionare, fuori concorso, il contributo al successo di Expo dato dai Padiglioni denominati ‘Cluster’. Questi spazi/contenitori raccolgono le installazioni dei Paesi che pur partecipando all’Expo non hanno potuto costruire il proprio Padiglione (self-built) e raccolgono le istallazioni relative alla produzione del caffè, delle spezie; del riso etc.
“Un elogio ed una menzione particolare va quindi a Expo spa – ha dichiarato il presidente della Giuria Gabriele Del Mese – non solo per aver promosso per la prima volta nella storia delle Esposizioni Universali questa idea di partecipazione allargata, ma anche a tutti gli organizzatori, ai costruttori e ai progettisti che hanno saputo mettere insieme sia formalmente che urbanisticamente le installazioni di Paesi a volte molto diversi, creando spazi unitari di notevole carattere, e facendolo usando materiali e tecnologie semplici e diversificate”.
La Giuria ha attribuito anche tre menzioni d’onore ai Padiglioni di Brasile, Cile e Marocco che con declinazioni ed esito diverso hanno evidenziato un approccio esemplare al tema dato. Questi Padiglioni, entro i vincoli dell’intervento, hanno posto la qualità architettonica e la chiarezza costruttiva come elementi fondanti delle loro scelte. Sono esempi generati dal frutto di una riflessione sul tema della soluzione del problema di creare il ‘padiglione espositivo’. Propongono quindi volumi riconoscibili e identificabili per la loro reversibilità e per l’applicazione di tecnologie tipiche dei loro Paesi, quali per esempio acciaio corten, il legno e mattoni di terra. Sono inoltre rappresentativi di un percorso espositivo chiaro e di evidenti contenuti comprensibili e trasmissibili.
- http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_settembre_29/expo-all-alveare-regno-unito premio-il-miglior-padiglione-viaggio-nell-alveare-virtuale-video-e4bf3d24-6693-11e5-ba5a-ab3e662cdc07.shtml
- http://www.ilgiorno.it/milano/expo-2015/padiglioni-architetture-1.1350591
- http://it.blastingnews.com/cultura-spettacoli/2015/09/nominato-il-padiglione-piu-bello-di-expo-2015-00579145.html
- http://www.ilmessaggero.it/EXPO_2015/milano_expo_padiglione_gran_bretagna/notizie/1594566.shtml
- http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/art/progettazione-e-architettura/2015-09-25/domani-milano-premio-il-miglior-padiglione-expo-2015-130405.php?uuid=ACT5OY4&refresh_ce=1
- http://www.ilgiorno.it/milano/expo-2015/padiglioni-architetture-1.1350591
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EXPO MILANO 2015
MOTIVAZIONI PREMIO CONCORSO
comunicate da
Gabriele Del Mese
Presidente Commissione di Valutazione
29 Settembre 2015
- Buon giorno a tutti
- È doveroso iniziare con un ringraziamento da parte mia e della giuria che ho avuto l’onore di presiedere, a tutte le organizzazioni promotrici di questo premio.
- la Giuria assegnerà il
premio internazionale per le architetture dei Padiglioni ‘self built’ di Expo 2015.
È bene rammentare a tutti che l’obiettivo del Premio è promuovere le valenze progettuali e le qualità costruttive dei Padiglioni “Self Built” realizzati in occasione dell’Esposizione Universale di Milano nel rispetto del TEMA.
È stato scritto più volte che tutte le Esposizioni Universali devono lasciare in eredità un’esperienza culturale, sociale, scientifica e tecnologica su cui costruire il futuro. Per l’Expo 2015 di Milano sono state proposte opere che, nonostante il loro carattere prevalentemente temporaneo, tendono a forme iconiche e sono una buona sintesi di architettura e ingegneria.
Ma tutte queste opere, nonostante le loro notevoli diversità, devono essere legate da un tema unico e comune che è quello scelto dalla Nazione ospitante. Il tema scelto dall’Italia “Nutrire il Pianeta”.
Questo tema rappresenta una sfida formidabile per tutta la società; una sfida che deve andare ben al di là di una rassegna di ricette famose dei vari Paesi o di ristoranti etnici che a volte creano una atmosfera di Fiera alla manifestazione piuttosto che di una Expo Universale.
Bisogna tener presente che:
La sfida di ‘Nutrire il pianeta’ è prioritaria rispetto a quella di ‘essere nutriti dal pianeta’.
Ed è con rammarico notare che molti Padiglioni hanno invertito le priorità.
La sfida colossale che tutti dobbiamo affrontare oggi è proprio quella di salvaguardare la natura e le risorse di questo piccolo pianeta, troppo spesso minacciate dall’uomo, al fine di risolvere in modo appropriato e duraturo la lotta alla fame ed alla povertà che sta travolgendo gran parte dell’umanità e che tutti i giorni è sotto gli occhi di tutti.
Questo è il vero tema di questa Expo e questa è stata la preoccupazione che ha guidato la Giuria nell’esame delle proposte in concorso, spesso descrittive del tema ma non propositive.
Per questo motivo il compito della Giuria non è stato facile, perché facile non è esaminare e scegliere tra tante eccellenze quando queste sono esaminate alla luce delle aspettative di un tema così impegnativo.
Il premio, quindi, vuole valorizzare i caratteri di ricerca, di sostenibilità, capacità realizzativa e sperimentazione tecnologica dei vari Paesi espresse in ‘architetture capaci di rappresentare la sintesi della collaborazione di soggetti diversi, coinvolgendo fin dall’inizio i committenti, gli imprenditori, i produttori e progettisti nel rispetto del tema proposto (“progettazione integrata e multi-disciplinare”).
È assegnato un solo Premio per il migliore Padiglione, condiviso dai principali soggetti che hanno contribuito alla realizzazione dell’intervento, cioè i committenti, i progettisti e le imprese esecutrici.
Oltre al Premio, la Giuria assegna un massimo di 3 menzioni speciali.
Ciò detto, la Giuria, a maggioranza assoluta e procedendo a ritroso, ha ritenuto
1 – I Cluster
doveroso menzionare, fuori concorso, il contributo al successo di Expo dato dai Padiglioni denominati ‘Cluster’. Questi spazi raccolgono le installazioni dei Paesi che pur partecipando all’Expo non hanno potuto costruire il proprio Padiglione (self-built) e riguardano le aree relative alla produzione del caffè, delle spezie; del riso etc.
Un elogio ed una menzione particolare va a Expo spa per aver promosso per la prima volta nella storia delle Esposizioni Universali questa idea di partecipazione allargata. Un elogio va a tutti gli organizzatori, ai costruttori e ai progettisti che hanno saputo mettere insieme sia formalmente che urbanisticamente le installazioni di Paesi a volte molto diversi, creando spazi unitari di notevole carattere, e facendolo usando materiali e tecnologie semplici e diversificate.
2 – Tre menzioni speciali: Brasile, Cile, Marocco
Le tre menzioni d’onore vanno ai Padiglioni di Brasile, Cile e Marocco che hanno posto la qualità architettonica e la chiarezza costruttiva come elementi fondanti delle loro scelte proponendo volumi riconoscibili e identificabili per la loro reversibilità e per l’applicazione di tecnologie tipiche dei loro Paesi, quali per esempio acciaio corten, il legno e mattoni di terra. Sono inoltre rappresentativi di un percorso espositivo chiaro e di evidenti contenuti comprensibili e trasmissibili.
3 – Il Padiglione vincitore
All’unanimità è stato selezionato come il migliore Padiglione di Expo Milano 2015 il Padiglione del Regno Unito, che ha il significativo sottotitolo di: “Coltivato in Gran Bretagna, condiviso globalmente”
Il Padiglione è il risultato di un concorso internazionale indetto dal Governo Inglese per “…selezionare un team multi-disciplinare di professionisti (si noti: non uno schema) con esperienze nel design contemporaneo, nel management di eventi ed esibizioni, in ingegneria, sviluppo digitale e sostenibile…”.
Il Padiglione del Regno Unito si presenta come un accorato “inno per la salvaguardia della natura”.
In esso, tecnologia ingegneristica e costruttiva, design, arte, landscape e architettura si sono interfacciati ed amalgamati in un dialogo creativo e poetico sottile ma capace di farci ancora sognare e sperare in un mondo migliore.
È tra quelli che ha meglio interpretato il tema EXPO, ‘Nutrire il Pianeta’, e con la sua apologia della natura si è messo in sintonia con il tema unitario dell’Expo presentato nel Padiglione Zero, con la commovente citazione da Plinio il Vecchio:
“divinus alitus terrae”, il “divino respiro della madre terra”.
Fin dall’ingresso i progettisti hanno predisposto un’area di attesa arricchita con dei contenuti, attrezzando uno spazio pubblico comunicativo in cui il tema viene svolto riferendosi al rapporto tra uomo e natura, riproducendo un alveare e seguendo il movimento di un’ape, a partire da una orchidea, passando per un prato fiorito, fino al ritorno all’alveare. Il tutto accompagnato da rumori ed effetti visivi registrati da un alveare vero monitorato costantemente dall’Università di Nottingham.
Questo è anche un pregevole esempio di quanto sia difficile ed insolito, oggi, in una società sempre più complessa e spesso smarrita, produrre opere di architettura ‘integrata e multi-disciplinare’ semplice, con un budget limitato e nel rispetto di un ‘brief’ complesso senza perdere di vista l’eccellenza professionale.
Nell’opera progettata dal team composto dall’artista Wolfgang Buttress e dallo Studio di progettisti BDP (Building Design Partnership), costruita da Stage One, è evidente la difficile sintesi del rapporto tra ingegneria complessa, arte e architettura che ha prodotto un’opera apparentemente semplice e leggera, ed effettivamente temporanea, capace di attrarre visitatori sia di giorno che di notte grazie ad un interessante gioco di luci, e facendo terminare il percorso in un grande alveare che è come una scultura composta di semplici elementi strutturali metallici, assemblati a forma di esagono, e progettato per essere facilmente montabile e smontabile, il tutto per essere poi trasferito altrove una volta finita l’Expo.
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Milano, 29 settembre 2015
La vita e il lavoro delle api nutrono il pianeta. Il padiglione della Gran Bretagna è un’opera d’arte visitabile dall’interno.
Per l’incisività di questo concept e l’eleganza delle strutture realizzate, che lo comunicano in modo plurisensoriale ai visitatori: visiva, perchè stupefacente è la costruzione dell’immagine dello sciame; tattile, per le vibrazioni “vive” trasmesse dal padiglione/alveare mentre lo si percorre all’interno; uditiva, per il ronzio di sottofondo che avvolge il visitatore, rendendolo tutt’uno con un sistema armonico, laborioso.