Nuovo PUC. Presentate le Linee strategiche. Tante Associazioni ma mancano i Partiti e Etica. Bonavitacola concede 48 mesi di proroga.
Le Linee guida mirano ad ammagliare il territorio tra costruito e spazi pubblici, a recuperare la vocazione agricola e l’identita cittadina. Attraverso il Tusciano Riannodando la città al mare risidegnando organicamente strutture e infrastrutture turistiche.
da (POLITICAdeMENTE) il Blog di Massimo Del Mese
BATTIPAGLIA – Mentre nella mattinata di ieri 21 luglio 2015, la Giunta Regionale della Campania su proposta del Vice Presidente Fulvio Bonavitacola con un provvedimento, ha concesso ai Comuni 48 mesi, per l’approvazione definitiva dei PUC (Piani Urbanistici Comunali) in sostituzione dei PRG e dei Piani di fabbricazione, Il Gruppo di Progettazione Alvisi-Kirimoti, incaricato dal Commissario Gerlando Iorio, presentava alla Città le Line guida del Nuovo PUC di Battipaglia, nell’assenza più totale dei Partiti sostituiti in maniera esponenziale dalle Associazioni e dai comitati fatta ecezione di Etica per il buon governo, che non ha inteso partecipato alla “presentazione delle linee strategiche per il PUC”, presso l’incubatore culturale della Scuola De Amicis di Battipaglia, in aperto dissenso, motivato da una dichiarazione che qui di seguito si riporta integralmente.
«Il movimento – si legge nella nota di Etica a firma del suo segretario Gianluca Di Giovanni – intervenne ad una prima riunione (in cui era stato prevista una durata di 15 minuti, per discutere di un argomento enorme come il PUC) e poi ha chiesto, più volte e sempre inascoltato, di curare il ripristino della legalità in città, nella mille manifestazioni in cui entra la macchina amministrativa comunale e in particolare intorno all’urbanistica, individuata anche dalla magistratura e dal ministero dell’interno come elemento di criticità, tra quelli alla base del commissariamento.
Alla luce di un altro invito per una breve riunione in cui oltre alla presentazione delle conclusioni del gruppo che ha ascoltato (chi? come e per quanto?) sarebbe prevista anche ulteriore fase di confronto, a noi pare che si continui su una scelta “estetica”, di facciata ma che non può cogliere contenuti veri.
Altro è l’ascolto, altro è il lavoro da fare per pianificare un PUC che deve incardinare il futuro della città. E soprattutto il PUC è il piano del Sindaco, non come suo vezzo o potere, ma come rappresentante della comunità che lo elegge. Qui ci si invita alla presentazione di idee sviluppate da tecnici nominati da una commissione straordinaria che, con tempi più che contingentati, ha prima studiato il territorio (due mesi, tre?) poi ascoltato solo alcuni dei soggetti presenti sul territorio e aventi titolo. Ma soprattutto, ribadiamo, senza svolgere quella – secondo noi e secondo legge – propedeutica azione di bonifica dell’apparato che era stato individuato come afflitto da illegalità.
In queste condizioni, – conclude la nota di Etica per il Buongoverno – questa presentazione rappresenta un’operazione di immagine che dunque pecca di concretezza e che non ha senso condividere. D’altro canto auspichiamo che la nostra posizione possa stimolare la commissione a svolgere finalmente quella parte di mandato che a noi pare pregnante».
Motivazioni a parte dell’assenza di Etica per il Buon Governo, sarebbe interessante sapere le motivazioni dell’assenza dei Partiti, quelli che hanno condotto la Città ad essere attenzionata dalla Procura della Repubblica e che hanno causato lo scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni camorristiche, ma anche quelle forze politiche che nel 15cennio precendete hanno pre-contribuito perché la Città precipitasse nel baratro.
Battipaglia negli anni è stata mortificata da una presenza soffocante di “bastimenti” urbanistici a fronte dei quali non vi è stata nessuna attenzione per la parte pubblica, al momento totalmente inesistente, quella su cui si basa l’intera manovra urbanistica e gli interventi che prevalentemente sono il motivo della concentrazione del lavoro dell’Architetto Massimo Alvisi e il suo gruppo. Motivi che attendono ad interventi di recupero di ridisegno dell’esistente e soprattutto che incidano in maniera prevalente sulla ricerca de il recupero della sua identità, sia per restituire alla Città tutte quelle “scippate” di cui è stata oggetto, e sia per recuperare in maniere massiccia la memoria che ha presentato questa Città come un agglomerato urbano disordinato, scomposto indistinto e appunto senza una sua caratteristica identità, piuttosto che una comunità volenterosa, intelligente, capace e laboriosa che si è distinta fin dalla sua nascita prevalendo sulle altre viciniore fino ad essere definita “capofila” della Piana del Sele.
E’ sulla base di queste direttive che si è mossa l’intera manovra urbanistica, almeno nelle sue linee strategiche, che comunque imprimono un percorso verso cui, la Commissione Straordinaria oggi e l’eventuale Amministrazione Comunale domani dovranno necessariamente confrontarsi. In ragione di questo la parola più usata nell’intera rappresentazione di Alvisi è stata proprio “riqualificazione”, termine che dice tutto, ma potrebbe anche non dire nulla. E se la filosofia che Alvisi ha voluto fortemete trasmettere attraverso il suo lavoro, concentrando i suoi interventi che mirano essenzialmente a riannodare le varie aree o quartieri cittadini, con interventi di “riqualificazione“, intesi evidentemente come “ridisegno” degli spazi e dei luoghi ritenuti ora come elementi di “divisione”, ma tendenti dopo ad essere elementi di “coesione” proprio per giungere a quella “filosofia dell'”ammagliamento”, meno chiara è semmai quell’elemento che dovrebbe tendere al recupero strutturale ed urbanistico di intere aree urbanizzate di fine anni ’50 come quelle di Taverna, dei Belvedere, del rione Stella, delle Comprese.
Come si intende intervenire in quelle aree mettendo qualche copertone verniciato o qualche fioriera, o semmai pensare ad una opera di diradamento strutturale compiendo una operazione di grande trasformazione urbana, semmai aiutandoci anche a concedere delle premialità se questi interventi tendono appunto a restituire alla Città spazi, o direttrici di comunicazione che risolvano quelle barriere che oggi rappresentano quei vincoli negativi per agire in mniera armoniosa sullo sviluppo della Città?
Più difficile è la “riqualificazione” se si intende intervenire sugli altri blocchi, quelli a cavallo degli anni ’50 e ’60, quelli che li separano solo 4 metri e mezzo, dove i balconi per poco non si toccano, fino ai decenni successivi dove stiracchiando quà e là Piano e regolamenti mantenevano sìdistanze diverse ma occupavano in maniera esponenziale l’intero suolo e stralciano dai conti le aree a parcheggio costruendoli in interrato realizzavano impropriamente altri volumi e semmai quel verde calcolato era manco a farlo apposta proprio quello che poi serviva al Comune per realizzare strade e marciapiedi. Ma ovviamente queste realtà andrebbero compensate con altri interventi di natura pubblica per riequilibrare un poco quei torti che i cittadini e gli stessi proprietari che hanno comperato gli appartamenti hanno subito. Aspetteremo il cartaceio per comprendere quali siano gli interventi previsti.
Sarà la volta buona per Battipaglia? Speriamo di si, vuoi solo per aver fermato quel tentativo di urbanizzare oltre ogni misura la parte costuiera della Città. A giudicare dall’entusiasmo per nulla celato del Commissario Gerlando Iorio, che ha voluto fortemente questo “progetto” e il Gruppo di Progettazione dell’Architetto Massimo Alvisi, composto dagli architetti Eloisa Susanna, Roberta Pastore, Roberto Corria, Francesco Lorenzi, Mario Cucinella, e dal sociologo Carlo Colloca, sembrerebbe proprio di si. Basterebbe solo per l’approccio filosofico-urbanistico dato allle linee guida del Nuovo PUC, che mira con quel termine “Riqualificazione” tutta l’impalcatura di quello che sarà il nuovo PUC, attendendo che ci dicano, come e dove dovranno sorgere palestre, campi gioco all’aperto, Piscina comunale, Asili Nido, Scuole, biblioteche, ville e giardini, con al stessa dovizia rappresentativa della futura dimensione del litorale sabbioso e della “Ri”restituzione della Pineta come luogo fruibile a tutti, ricordando ad Alvisi, che quella pineta non è stata mai di proprietà alcuna, ma che è stata però sempre abbandonata a se stessa, ma con il possibile e futuro trasferimento di tutte le attività ricettivo-balneari a ridosso della stessa, diventerebbero, ovviamente di utilizzo degli stessi operatori balneari, riducendo di conseguenza l’utilizzo pubblico tanto agognato. Anche queste cose poi si vedranno.
Quando sapremo poi le motivazioni dell’assenza dei Partiti, ricorderemo loro che in quell’incontro, venendo a mancare hanno solo privato il dibattito di quelle osservazioni politiche che sono alla base di quello che dovrebbe essere la “il principio” dell’intervento programmatorio del territorio che non può solo demandarsi al tecnico che lo redige, sperando vi sia nel suo dna quelle sensibilità di base che potrebbero sopperire a tale mancanza. E se la loro assenza è un danno, perchè è venuto a mancare quello spunto politico che unito agli altri suggerimenti che sono venuti o potrebbero venire da singoli cittadini, da associazioni e movimenti e dai famosi Stacheolder, quelli che invece avrebbero un interesse preciso e legittimo se rappresentato in questi incontri, va ricordato al Commissario Iorio e all’Architetto Alvisi che le modalità di confronto con la Città, non sono ne una concessione e ne una innovazione introdotta per Battipaglia, ma sono solo la logica conseguenza di una Legge che attraverso l’evidenza pubblica, pena l’illiceità di ogni produzione, vuole mettere in moto processi di mutuo soccorso rispetto ad una materia, quella urbanistica, intorno alla quale ruotano da sempre interessi e purtroppo in ragione di quegli interessi spesso si grida alle spevulazioni e altrettanto spesso si giunge ad indagini, condanne e arresti, mentre il territorio rimane irreversibilmente scempiato.
Quella mancanza grave, sebbene compensata dalle tantissime associazioni e movimenti, naturalmente escluso “Etica per il Buongoverno”, ci lasciano ben sperare, immaginando si riesca a cogliere individuando nell’agricoltura e nella produzione quegli elementi base che sono stati la ricchezza di Battipaglia, questa è l’occasione per di redigere un PUC che sia isolato rispetto al contesto territoriale e che riesca a dare le risposte che l’economia vuole, ma soprattutto riesca a soddifare quel desiderio dei cittadini che vorrebbero vivere in una realtà fluida pensando alle novità, ma solida pendando alle scelte, quelle più coraggiose che guardino al sociale, al pubblico e a ogni iniziativa che rispetti l’ambiente.
Ovviamente le risposte che ci si attendevamo non ci sono state, ma è anche comprensibile se si pensa che le linee strategiche sono un “canovaccio” su cui poi poggiare tutte le iniziative che genericamente si immaginano appunto da quella impostazione “filosofica” che mira più che al costruito all’esistente migliorandone però le condizioni e cercando di assimilare i bisogni e le richieste, sperando che attraverso il nuovo PUC di possa definitivamente passare da quello che come è stato sempre definito il Piano della “speculazione” al Piano della “Filosofia e della speranza”. E come in più di una occasione POLITICAdeMENTE ha sempre detto: “se di speculazione si muore, e ne abbiamo le concrete prove; di filosofia, specie quanto se ne fa troppa, si finisce per sfociare nel cazzeggio”.
Battipaglia, 22 luglio 2015