Il presidente Lombardi: «Urgente sostenere anche le imprese, subito un piano di investimenti pubblici”.
Dal rapporto dell’ANCE sui dati del “Rapporto Immobiliare 2015 – settore Residenziale”: Prezzi bassi, compravendite in aumento.
da (POLITICAdeMENTE) il Blog di Massimo Del Mese
SALERNO – Il comune capoluogo con la percentuale più alta di transazioni rispetto al 2013 è stato Benevento (+51,2%), seguito da Salerno (+34,9%), Avellino (+26,6%), Napoli (+22,4%) e Caserta (+18%). Il presidente Lombardi: «Urgente sostenere anche le imprese, subito un piano di investimenti pubblici”.
Nel 2014 il numero di transazioni immobiliari in Campania ha registrato un netto aumento. Nei territori provinciali è cresciuto del 20,8%; nel perimetro dei comuni capoluogo del 24,8% e nelle aree ricadenti nei comuni non capoluogo del 19,2%. Il comune capoluogo nel quale è aumentata maggiormente la percentuale di transazioni rispetto al 2013 è stato Benevento (+51,2%), seguito da: Salerno (+34,9%); Avellino (+26,6%); Napoli (+22,4%) e Caserta (+18%). Se si considerano, invece, le province è sempre quella che fa riferimento a Benevento a registrare il maggiore incremento (+25,4%). Dopo la provincia di Benevento si collocano quelle di Salerno (+22,8%); Caserta (+22,6%); Napoli (+20,4%) e Avellino (+11,9%). Nelle aree non capoluogo è Caserta a guidare la graduatoria con un +23,2%. Dietro Caserta: Salerno (+20%); Napoli (+19,1%); Benevento (+13,9%) ed Avellino (+8,2%).
In termini assoluti il comune capoluogo dove nel 2014 sono state concluse più transazioni normalizzate è Napoli con 1.824. Seguono Salerno (327); Caserta (142); Benevento (110) e Avellino (95). Complessivamente in Campania nel 2014 le transazioni nei comuni capoluogo sono state 2.499. Nell’ambito delle cinque province le transazioni sono state 8.130: 4.650 nel Napoletano; 1.602 nel Salernitano; 1.164 nel Casertano; 417 nell’Irpinia e 297 nel Sannio. Il numero di transazioni nei territori dei comuni non capoluogo è di 5.631: 2.826 nel Napoletano; 1.275 nel Salernitano; 1.022 nel Casertano; 321 nell’Avellinese e 187 nel Beneventano.
I dati sono stati estrapolati dal Centro Studi ANCE Salerno dal “Rapporto Immobiliare 2015 – Il Settore Residenziale” realizzato dall’Agenzia delle Entrate e pubblicato il 2 luglio scorso.
Nel 2014 in Campania nel 2014 sono stati erogati oltre 984 mln di euro per l’acquisto di immobili residenziali: circa 362 per transazioni nei comuni capoluogo e 622,5 nelle aree non capoluogo. Complessivamente nel territorio Napoletano sono stati movimentati 615 mln di euro; nel Salernitano 183; nel Casertano 116,5; nell’Avellinese 41 e nel Beneventano 29. Se si considerano le variazioni percentuali del capitale impiegato nel periodo 2013/2014, la provincia più attiva risulta quella di Salerno (+20,6%); seguono Benevento (+19,3%), Napoli (+18,2%), Caserta (+16%) e Avellino (+13,9%). Tra i capoluoghi è Benevento che ha evidenziato una maggiore dinamicità di capitali (+48,8%). Subito dopo si colloca Salerno (+37,1%) quindi Avellino (+23,6%); Napoli (+21,9%) e Caserta (+4,4%).
I trend regionali relativi alle variazioni percentuali di capitali impiegati pongono in rilievo che i flussi più consistenti si sono materializzati nei comuni capoluogo (+23,5%).
La media dei mutui erogati per transazioni effettuate nei comuni capoluogo ammonta a circa 145 mila euro; nei territori provinciali a 121 mila euro e nelle aree non capoluogo a 110 mila euro. Si registrano, quindi, rispetto al 2013 contrazioni pari a -2.664 euro se si fa riferimento alle aree provinciali; -1.567 euro nei capoluoghi e -3.608 euro nei comuni non capoluogo. Napoli guida la graduatoria dei comuni capoluogo dove i mutui hanno assunto maggiore consistenza (circa 150 mila euro per unità abitativa). Seguono Salerno (148 mila euro), Caserta (122 mila euro), Avellino (circa 116 mila euro) e Benevento (102 mila euro).
È interessante notare che mentre in tutti gli altri comuni capoluogo i mutui ipotecari hanno subito una contrazione, nella città di Salerno il capitale unitario è stato implementato di 2.410 euro. È probabile che ciò sia dovuto da un lato all’incremento delle transazioni e dall’altro al decremento delle quotazioni. Va sottolineato che la differenza di capitale unitario nel comune di Caserta fa segnare addirittura un -15.861 euro. In contrazione il capitale unitario anche nei comuni di Avellino (-2.816 euro), Benevento (-1.704 euro) e Napoli (-573 euro). Per contrasto nelle aree non ricadenti nel comune capoluogo del Salernitano il capitale unitario cala di oltre 4.000 mila euro (-4.044). Stesso trend negativo nel Beneventano (-7.113 euro); nel Casertano (-4.038 euro) e nel Napoletano (-3.799 euro). In controtendenza le zone non capoluogo dell’Irpinia (+2.110 euro).
Il clima di rinnovata fiducia nel mercato immobiliare trova ampio supporto nella dinamica dei tassi d’interesse. La media regionale del tasso d’interesse medio iniziale segnala un 3,7%, ma in provincia di Salerno e di Benevento si abbassa al 3,5%, mentre nel Napoletano e nell’Avellinese sale al 3,8%. La linea tendenziale, in ogni caso, conferma in Campania una contrazione del tasso medio nel periodo 2013/2014 dello 0,60%.
La rata media mensile di un mutuo nella nostra regione ammonta a 657 euro con una diminuzione dell’8,40%. Le rate medie risultano più basse nelle province di Caserta (548 euro), Benevento (538) ed Avellino (560). Sono più alte, invece, nel Salernitano (623 euro) e nel Napoletano (712 euro).
«I segnali di ripresa provenienti dal settore residenziale del mercato immobiliare – ha dichiarato il presidente di ANCE Salerno, Antonio Lombardi – in base alle elaborazioni del Centro Studi della nostra associazione sono dovuti prioritariamente a due fattori: la contrazione del tasso medio iniziale di interesse (-0,60% in Campania) che ha determinato un livellamento in positivo per le famiglie della rata media mensile dei mutui; il generale deprezzamento del valore delle unità immobiliari che ha consentito un ampliamento del target di acquirenti potenzialmente in grado di accedere al bene/casa. Siamo, quindi, in presenza di una dinamica derivante dall’onda lunga della crisi che ha colpito il settore delle costruzioni. Più che di una vera e propria ripartenza, si deve parlare di estreme conseguenze del ciclo recessivo. Questo non significa che lo scenario attuale – ha continuato Lombardi – sia da valutare in maniera negativa, ma certamente dal punto di vista delle imprese vanno rimarcate alcune criticità che stentano a trovare accoglienza nei provvedimenti che la filiera istituzionale pure ha annunciato di mettere in campo. Mi riferisco principalmente al permanere di condizioni non accomodanti nei confronti dell’edilizia da parte del circuito bancario e ai gravi ritardi nell’attivazione dei cantieri dopo l’esito delle gare pubbliche. Nonostante l’accelerazione delle procedure di appalto permane un intervallo di mesi, se non di anni, fino all’inizio dei lavori. Ma, preoccupazione ancora più preminente, resta la mancata individuazione di un piano generale di investimenti pubblici dimensionato su base regionale con riflessi a cascata nelle singole province. Né si intravede al momento un cambio di passo (anche dal punto di vista dello snellimento delle procedure amministrative) nella spesa dei fondi europei sia per la vecchia che per la nuova programmazione».
«È evidente – ha concluso Lombardi – che occorre un momento di confronto nelle sedi pubbliche più opportune su tutte le tematiche che interagiscono con il comparto edile per avviare un percorso condiviso di exit strategy dalla crisi».
Salerno, 19 luglio 2015