Gli effetti sul clima: Inondazioni, erosioni, aumento della salinità.
La foce del Sele e la costa ebolitana interessate. Le conseguenze saranno: diminuzione delle precipitazioni e aridificazione.
di Erasmo Venosi
COPENAGHEN – La Conferenza di Copenaghen, per la definizione degli impegni da assumere, per contenere le emissioni che alterano il clima, ha scatenato i negazionisti nostrani. Abbiamo letto sul Quaderno Special di una rivista di geopolitica, la straordinaria tesi che “più emissioni salveranno l’ambiente”.
L’autore è un direttore di un centro ricerche , collegato a società impegnate a contrastare il consenso sui cambiamenti climatici. La società collegata è il CNE (Centre New Europe) che ha ricevuto 170.000 $ , dalla società petrolifera Exxon Mobil. Un’analisi dei modi utilizzati da questa compagnia petrolifera (la più grande del mondo) , nel finanziare gli “scettici climatici” è rinvenibile cliccando , “I segreti di Exxon”.
Altra fonte d’informazione , il Rapporto “Smoke, Mirror & Hot Air” dell’Union Concerned Scientists. Nessuna certezza su quanto potrà accadere agli ecosistemi a causa del clima che cambia , per la semplice ragione che la scienza climatica è di natura osservativa e non sperimentale. I modelli utilizzati nella scienza climatica per le predizioni , analizzano scenari e a ognuno di essi , associano una probabilità di realizzazione dell’ evento.
Uno scenario è una traiettoria nello spazio degli eventi possibili. Il determinismo possibile in altri ambiti scientifici, viene meno nella scienza climatica, essendo il clima un sistema caotico che è sinonimo di complesso , e sintetizzato dalla nota metafora un battito di ali di farfalla in Indonesia, può determinare un uragano in California.
Fatte queste premesse possiamo elencare le conseguenze che i cambiamenti climatici determineranno, nell’area mediterranea e in Italia. L’area mediterranea a causa delle specificità dei suoi ecosistemi naturali, possiede una vulnerabilità accentuata verso gli eventi estremi: alluvioni, inondazioni, siccità, terremoti, stabilità geologica ed idrogeologica.
I cambiamenti climatici aggraveranno tale vulnerabilità.
L’innalzamento del mare nel Mediterraneo varierà secondo IPCC , tra i 18 e i 30 cm senza considerare i fattori di subsidenza naturale che variano da zona a zona.Il territorio italiano a rischio di inondazione sarebbe pari a 4500 chilometri quadrati di zone costiere e pianure , così ripartite: 25% al nord, 63% al sud e il resto al centro.
Le zone maggiormente a rischio sono quelle, del golfo di Manfredonia e del golfo di Taranto. Regioni come il Veneto subiranno le invasioni del mare per decine di Km. L’invasione delle coste basse , congiuntamente alla ridotta capacità di ripascimento delle spiagge per ridotto apporto di detriti solidi da parte dei fiumi (la quantità di acqua trasportata dai fiumi si è ridotta a causa delle minori precipitazioni) fa aumentare l’erosione delle coste e la salinità nei punti di immissione dei fiumi nel mari.
Secondo Enea sono a rischio di inondazione e di erosione , tutta l’area veneziana e l’Alto Adriatico , compreso tra Monfalcone e Rimini. Uguale rischio per le aree costiere comprese tra la foce dei fiumi Magra , Arno, Ombrone, Tevere, Volturno, Sele e i tratti delle coste pontine e del Tavoliere delle Puglie.
Altri effetti riguarderanno l’agricoltura: diminuzione delle precipitazioni e temperature crescenti, faranno aumentare il rischio di aridificazione. In particolare nell’Italia meridionale sono a rischio i sistemi locali. Aumenteranno in frequenza e in intensità gli eventi estremi come alluvioni e siccità. Rispetto a tali potenziali rischi , lo straordinario Governo italiano non opera né per la riduzione delle emissioni e nemmeno per la meno costosa ed efficace strategia di adattamento , dei sistemi territoriali per ridurre la vulnerabilità del territorio, agli eventi climatici estremi.
Erasmo Venosi da Terra
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