Responsabilità politiche e gestionali, hanno affondato la Multiservizi. Tutto a spese degli ebolitani
EBOLI – E’ veramente l’ultimo atto per la Multiservizi? Lo sapremo da qui a qualche giorno. Lo sapremo perché non si gioca sui posti di lavoro e sulla pelle dei lavoratori, indipendentemente dal giudizio che se ne da, e non si scherza quando si sperpera danaro pubblico senza darne conto.
Se i problemi di oggi sono quelli di ieri, le responsabilità di oggi (leggi Melchionda), sono più gravi di quelle di ieri (leggi Rosania), perché, quando si è deciso di acquisire anche la quota del socio privato, già si conoscevano le difficoltà della Multiservizi. Alcuni sostengono che ci si vuole liberare di questa società, perchè non “risponde” a richiami e perchè sia le maestranze sia i vertici non sono “vicini” all’Amministrazione Melchionda.
Intanto si è sperperato denaro pubblico ed è stato un altro anno di agonia, si dice: mentre i “medici” (Rosania e Melchionda) litigano, l’ammalato (la Multiservizi) muore.
I primi a volere chiarezza, oltre ai dipendenti della Multiservizi, alle opposizioni, a qualche consigliere della maggioranza, sono i cittadini che indirettamente ne pagano le conseguenze, per sapere soprattutto chi deve dar conto delle proprie responsabilità.
Alla luce di come sono andate le cose si capisce che vi sono stati diversi errori: di impostazione, di gestione, di strategia e di prospettive.
Di impostazione, perché era sufficiente un altro tipo di assetto societario invece che una SpA, tra l’altro complicata e costosa.
Di gestione, perché la società si presentava priva di quadri dirigenti e intermedi, e disponeva di maestranze, sia pure con titoli ma senza specifiche competenze. Perché sia la proprietà di riferimento (Comune e socio privato, in un primo momento) e (gestione unica a totale capitale pubblico, in un secondo momento) sia i vertici statutari Presidente, Amministratore Delegato, Direttore Generale, erano consapevoli dei limiti e delle capacità dei singoli. Perché, nonostante la consapevolezza non si è mai proceduto alla formazione e alla specializzazione dei dipendenti in forza, così come non si è fatto mai ricorso ad esperti del settore e alla formazione o all’assunzione di quadri.
Di una vera strategia, perché agli scopi societari non è seguito un intervento che coinvolgesse diverse professionalità (economisti, marketer, analisti del mercato per studiarne l’andamento e prevederne gli eventuali cambiamenti); vera se condivisa dalla maggior parte dei politici, di maggioranza o di opposizione che fossero, nella fattispecie invece ostacolata, realizzata più a “copertura” delle maestranze, tutt’ora senza specifiche competenze, che al raggiungimento degli scopi societari prefissati. Perché è mancato un programma a medio e lungo termine, e non ha mai avuto una veduta chiara sull’ordinario, men che mai lo straordinario.
Di prospettive, perché oltre alla gestione dei servizi assegnati alla Multiservizi, non si è previsto di affidarne altri (Legge Bersani a parte) a prescindere dal fatto che anche nella conversione in Legge del DL 112 sono previste delle “aperture” per l’affidamento diretto di servizi.
La mancanza di prospettive coinvolge l’Amministrazione in quanto socio unico di riferimento e denota l’assenza di vedute politiche in generale e nello specifico.
A questo punto è legittimo dire che: le responsabilità politiche sono ben precise, e riguardano Rosania per avere “scaricato” su quella società compiti che aveva sulla carta ma che non poteva essere in grado di esercitare, per le ragioni di cui sopra; del Sindaco Melchionda e della sua maggioranza di “coraggiosi” (che sulla carta sono 24, nei fatti arrancano a seconda degli interessi politici dei singoli) che hanno continuato a tenere in vita un “bidone” e che nonostante tutto hanno avuto tutto il tempo di correlarsi con il Presidente della Multiservizi Naponiello e i vertici aziendali per pensare ad un serio rilancio della società, modificando in maniera propositiva e guidata, le finalità statutarie, formare i dipendenti, dotare la Multiservizi stessadi un management corrispondente ai bisogni.
In quel caso non era necessario affidare a una “dittina” la gestione e la manutenzione degli impianti di illuminazione per 20 anni e per la cifra di oltre 7 milioni di euro. C’era il tempo di pensare, di dare l’opportunità alla Multiservizi di attrezzarsi, e con un affidamento di quella portata, la Multiservizi, aveva l’opportunità di rivolgersi a qualsiasi Banca, e ricevere una montagna di soldi. Ma questo non si è fatto e adesso bisogna correre ai ripari. Con i soldi degli altri tutto è possibile. Il grande Totò nelle vesti del barone Peletti diceva: “e io pago” e purtroppo noi paghiamo.