CULTURA SCUOLA & SOCIETÁ
Supplenti no, reggenti si: il diritto allo studio e i paraocchi della politica. Proclami e populismi ammorbano l’Italia e l’Europa, alla ricerca di un’identità politica continentale.
di Rosario Coccaro
da (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese
EBOLI – E’ questa una stagione politico-istituzionale dai risvolti ancora molto incerti. Proclami e populismi ammorbano l’Italia e, in parte, anche l’Europa ora alla ricerca di un’identità politica continentale fortemente avversata dagli Stati-nazione. Ci salva Mario Draghi con la lungimiranza del pensiero e dell’azione.
La comunicazione si va sempre più sostituendo alla politica sino al vuoto proclama che la Riforma de La Buona Scuola la faranno i cittadini. E’ questa una riforma che, da un lato, vuole debellare il precariato delle supplenze, ma dall’altro, pontifica la precarietà affidando il 20% dell’Istituzioni scolastiche a Dirigenti reggenti. Tale risoluzione, avversata dai poteri esperti e dalle associazioni professionali, ma fortemente voluta dal Governo Renzi, costituisce un attentato al diritto allo studio per milioni di studenti. La maggior parte delle scuole a reggenza, infatti, è allo sbando e per l’intero anno.
Risulta sempre più evidente che l’Italia sta attraversando un periodo di proclami, di populismi, di deliri di potere: gli uni si mescolano agli altri e, spesso, creano un effetto rimbombo commisto a confusione che, a lungo andare, potrebbe, pericolosamente, offuscare la dritta.
Uno fra tanti, è quello riguardante La Buona Scuola e l’annunciata riforma che, per la prima volta nella storia, [dovrebbe] essere fatta dai cittadini e, per giunta, a mezzo decreto.
Come ampiamente risaputo, lo strumento della decretazione ha i caratteri dell’urgenza e della necessità che, nel caso di specie e come ha giustamente eccepito la Presidente della Camera Laura Boldrini, non ricorrono per niente. Non è da escludere che sulla vicenda, dietro le quinte, sia intervenuto anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Fatto sta che il nostro intraprendente Presidente del Consiglio Matteo Renzi, suo malgrado, sembra abbia fatto marcia indietro riconsegnando ( o concedendo) al Parlamento il potere di legiferare!
Ma, in questo Paese, il Potere Legislativo non appartiene, per Costituzione, al Parlamento?
Abusare nella decretazione, oltre che svuotare e mortificare il Parlamento, compromette la democrazia evocando funesti scenari noti come deliri di onnipotenza da parte di uomini soli al potere.
C’è, poi, da interrogarsi sulla correttezza istituzionale di affermazioni quali: saranno i cittadini a fare la Riforma della Scuola! Qui ricorre, innanzitutto, la dissacrazione della sacralità (passi la licenza di penna) della scuola la quale, per la delicatezza della sua funzione, esige di essere maneggiata con cura e da mani esperte: non tutti sanno e possono farlo.
A questo va aggiunto, che nel nostro Paese, come nella maggior parte dei Paesi occidentali, vige ancora una democrazia rappresentativa, per cui i rappresentanti eletti dal popolo formano il Parlamento (Camera dei Deputati e Senato della Repubblica) che è l’organo costituzionale preposto a legiferare. I cittadini non possono farle le leggi: non siamo ad una novella agorà ateniese, è ancora in vigore la Costituzione del ’48!
Certo, i cittadini possono presentare proposte di legge, debbono essere ascoltati, è auspicabile che si attivino feconde concertazioni con gli organismi di rappresentanza, ma poi, ognuno al suo mestiere…e il Parlamento, e nei suoi due rami, a fare le leggi. Questo non è mestiere dei cittadini, a loro il diritto-dovere di voto, possibilmente, con una legge elettorale che non sia di disdoro ad un Paese civile e democratico che tanto sangue ha versato per la riconquista della libertà e delle garanzie costituzionali.
E per fare “La Buona Scuola”, è necessario, innanzitutto (parola del Presidente del Consiglio), assicurare ad ogni autonomia scolastica un organico stabile e largo: l’Organico Funzionale, uno strumento flessibile che deve avere la meglio sulla precarietà del supplente o del reggente. E questo, [secondo noi] per ogni categoria di personale, a partire dalle più alte professionalità presenti, a partire, cioè, dal Dirigente Scolastico che dà l’impronta, tiene la rotta, assicura la certezza del diritto a tutti e, con il suo esser-ci quotidiano, governa le turbolenze, tiene lontani i fulmini, fa e canta la storia della scuola.
Parole, parole, parole…,soltanto parole…
Nei fatti, però, il Presidente del Consiglio, la Ministra dell’Istruzione e tutto il Gabinetto Renzi hanno perpetrato uno scempio ai danni della scuola pubblica italiana negando un Dirigente titolare a moltissime autonomie scolastiche.
A seguito dell’esaurimento delle graduatorie o per effetto del concorso farsa, bloccato per brogli dalla magistratura (nell’uno e nell’altro caso, la culpa in amministrando è tutta in capo al Ministero dell’Istruzione), circa duecento scuole in Campania (analoga storia in altre Regioni), il 20% delle scuole a livello nazionale sono state decapitate, private, irresponsabilmente, del massimo organo di governo: un vero e proprio attentato al diritto allo studio per milioni e milioni di studenti e di studentesse. A supplire il Dirigente titolare ancora da nominare, la Ministra Stefania Giannini colloca un reggente: un Dirigente Scolastico già titolare in un’altra scuola e che, sulla reggenza, sarà presente, bene che vada, 1/2 giorni a settimana.
E per gli altri 4/5 giorni? Latitanza dello Stato!
L’istituto della reggenza, notoriamente già lacunoso e che, come ratio di fondo, ha i caratteri della straordinarietà, qui è stato completamente snaturato con un uso generalizzato ed arbitrario che sconfina nell’incostituzionalità e che non sta rendendo un buon servigio alla scuola pubblica italiana e, dunque, all’intero Paese. La maggior parte delle scuole a reggenza, fatta eccezione per alcune isole felici, è allo sbando se non già alla malora.
Per meglio rendere il malfatto, ragioniamo per similitudine e con un esempio.
Poniamo che in Italia, per un broglio (uno dei tanti), non sia possibile conferire l’incarico di formare il nuovo Governo ad un legittimo titolare nostrano; per tale congiuntura, inverosimilmente, viene nominato, momentaneamente, un Presidente del Consiglio viciniore, un forestiero, un reggente. Proviamo a immaginare per un attimo: Angela Merkel o François Hollande… a reggere l’Italia! Che vergogna, Signor Presidente!
Tale sbrigativo trattamento la Ministra dell’Istruzione, la Ministra per la P.A. e il Presidente del Consiglio hanno riservato a tantissime scuole dello Stato, e ciò nonostante varie associazioni professionali, già nell’Agosto 2014, avessero proposto soluzioni alternative dettate dal buon senso, senza oneri aggiuntivi per lo Stato e, tra l’altro, già praticate in altri paesi.
Nella similitudine come nel caso di specie, meglio sarebbe stato un traghettamento da parte del precedente titolare. Non Le pare, Signor Presidente?
Ma non si ascolta nessuno, ornati di paraocchi, si va avanti anche contro il parere di poteri esperti che sconsigliavano tale soluzione ritenuta inopportuna e con palesi tratti di incostituzionalità.
Signori, questo è il verbo, è l’apriori per La buona Scuola: non è consentito osare in consigli o correzioni!
Gli organi ufficiali (Direttori scolastici regionali, Ministri, Presidente del Consiglio) promettevano: non c’è motivo di agitarsi, le reggenze generalizzate [un pasticcio, un malaffare] dureranno solo pochi mesi, massimo fino a Novembre 2014, poi saranno nominati i neo-dirigenti titolari, quelli inseriti nelle graduatorie bloccate dalla Magistratura e tutto rientrerà nella normalità.
Promesse fraudolente, poiché chi le proferiva sapeva già che non era possibile mantenerle: per le procedure di nomina dei nuovi dirigenti entro Novembre, i tempi tecnici erano già scappati.
E’ di qualche mese fa l’annuncio ufficiale: per motivi tecnici la nomina dei nuovi dirigenti avverrà per Settembre 2015. Il pasticcio durerà per l’intero anno scolastico e gli addetti ai lavori lo sapevano!
Come possiamo pretendere che in Europa ci prendano sul serio e credano alle nostre promesse, se già in casa nostra non riusciamo a tenere fede agli impegni presi? O peggio, prendiamo impegni che già sappiamo di non poter mantenere.
Ulteriore vergogna , Signor Presidente!
Questo è uno Stato poco serio, vi è di casa il doppiopesismo: è la Repubblica delle banane!
Eboli, 26 maezo 2015