Stop al blocco degli sfratti: E’ emergenza nelle città metropolitane, Roma, Milano e Napoli. In Italia 50mila famiglie rischiano di restare senza tetto.
Fonte Ministero degli Interni, in Campania nel 2013 è record con 5.893 famiglie interessate, in provincia di Salerno una famiglia su 400 circa rischia la strada, ad Eboli invece si dibatte stucchevolmente solo dello sfratto delle associazioni.
di Marco Naponiello
Per (POLITICAdeMENTE) il Blog di Massimo Del Mese
SALERNO – Famiglie sfrattate dalla propria casa e costrette a vivere nella loro macchina o in strada, dopo che uno od entrambi i genitori hanno perso il posto di lavoro, e non sono più riusciti a pagare le rate di un affitto o di un mutuo, una situazione da considerarsi non marginale oramai. Da quando la crisi economica e finanziaria ha azzannato l’economia del Paese, in Italia i provvedimenti esecutivi di sfratto a fronte di anche incolpevoli morosità sono raddoppiati.
Se pensiamo che lo scorso anno sono state emesse più di 69.700 esecuzioni, con una crescita del 6,2% rispetto al 2011, un provvedimento già licenziato nel 2013, 15 ottobre per la precisione, il nuovo testo del Decreto sull’Imu aveva stabilito una pillola di equità sociale, infatti il giudice dell’esecuzione qualora il prefetto consideri rilevante il disagio sociale degli inquilini, potrà bloccare il provvedimento di sfratto «graduazione programmata» e impedire il ritorno dell’appartamento al legittimo proprietario, cosa poco gradita ai proprietari e alle loro rappresentanze di categoria naturalmente, ma una boccata di ossigeno.
Ma ad oggi, nel famoso e consolidato mille proroghe dell’era Renzi, nulla di strutturale riguardo agli sfratti, in un primo tempo è emersa l’intenzione di una mini-proroga di tre mesi. Ma il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, ha raggelato gli entusiasmi, testualmente: “Nessuna proroga o mini-proroga degli sfratti“. si sta studiando una norma che tuteli i nuclei familiari che rientrano in quei casi di sfratto per fine locazione di particolari categorie di inquilini”. Quest’anno, il testo originale, non ha inserito il blocco degli sfratti non ha con il ”’tradizionale’ allungamento dei termini per gli inquilini che godono di un contratto di locazione, ma scaduto. Un diritto che in passato veniva riconosciuto alle famiglie con redditi bassi e in difficoltà per avere a carico persone malate, anziani e figli in età scolare Secondo il Sunia, il sindacato più importante degli inquilini, minimo 30 mila a 50 mila famiglie rischiano lo sfratto, in tutta la Penisola, con questa situazione.
Ma l’allarme maggiore sugli sfratti, è nelle grandi città. A lanciarlo gli assessori alle Politiche abitative di Roma, Milano e Napoli, le tre aree metropolitane per eccellenza della Penisola, che chiedono al governo di prolungare il blocco degli sfratti e scongiurare una situazione insostenibile da un punto di vista sociale e dell’ordine pubblico. Dall’inizio della crisi, solo Roma ha registrato oltre diecimila sentenze per fine locazione; 4500 a Napoli e 4mila le sentenze di sfratto a Milano. La posizione del 70% di queste famiglie e che avrebbe i requisiti di reddito previste dalla legge per la proroga e, comunque, lo stesso Viminale di Angelino Alfano, è consapevole con ammissione, della non esaustività dei dati in suo possesso. Ogni giorno difatti, sono 140 gli sfratti eseguiti con la forza pubblica. Una sentenza di sfratto umilia, statisticamente secondo le stime aggiornate,una ogni 353 famiglie. Ma, escludendo le famiglie proprietarie di case e gli assegnatari di alloggi pubblici, (nei dati non abbiamo gli abusivi occupanti) significa che ogni anno in Italia una sentenza di sfratto, quasi sempre per morosità incolpevole, tocca una famiglia su quattro.
Da essi si evince che in Campania nell’anno 2013 sono stati emessi 5.893 provvedimenti di sfratto rispetto alle 7.934 richieste di esecuzione. Nella sola provincia di Salerno sono stati emessi 1.019 provvedimenti di sfratto, registrando una variazione rispetto al 2012 del 19,18%. E’ del 18,69%, invece, l’aumento complessivo degli sfratti in Campania rispetto al 2012, stando alla logica dei freddi numeri. L’introduzione nella normativa nazionale del concetto di “morosità incolpevole” rappresenta, un importante passo avanti, ma bisogna dire che rispetto all’emergenza l’apparato statale si muove con notevole ritardo. Inoltre, va ricordato che gli inquilini precedentemente tutelati dalla deroga non erano morosi e pagavano il 20% in più sul canone di affitto a titolo di indennità di occupazione Urge necessariamente rivedere i requisiti di accesso agli stessi, delle graduatorie per le assegnazioni degli immobili di edilizia residenziale pubblica (Comuni e IACP). La richiesta avanzata al Governo dall’UNIAT (Unione Nazionale Inquilini Ambiente e Territorio), dalle associazioni degli inquilini e dall’Anci, per ottenere delle soluzioni che salvaguardino questa morfologia di inquilini dal rischio di sfratto, deve essere considerata come il miglioramento complessivo della qualità della vita di centinaia di migliaia di famiglie, oltre che del concetto stesso di welfare nella nostra Italia. Ma la buona notizia e che il Governo e la Regione stanziano i fondi da destinare ai comuni per le successive graduatorie per gli aventi diritto. Sono state pubblicate a gennaio nel Bollettino Ufficiale della Regione Campania (BURC) le linee guida per l’accesso al fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli. Le risorse ammontano in totale a 4,7 milioni di euro, di cui 2,7 di provenienza statale e 2 milioni di euro di cofinanziamento regionale. Serviranno ad erogare contributi da 6mila e 3mila euro ai soggetti cosiddetti “morosi incolpevoli”. Adesso come di prassi si dovrà attendere che la macchina burocratica “riscaldi i motori” e le procedure siano messe in moto,in guisa da individuare gli effettivi beneficiari-aventi diritto delle sovvenzioni statali, ma i tempi borbonici della burocrazia italiana mal si sposano con le esigenze delle persone in difficoltà.
Nel nostro territorio, e segnatamente nella città di Eboli ha tenuto banco la forte presa di posizione della commissaria Vincenza Filippi, su un altro tipo di sfratto ,( di sicuro meno allarmante ma per questo meno nobile per le tensioni sociali ad esso legate)magari legato a situazioni di morosità, quello delle associazioni che per la solerte funzionaria di governo oltre a godere di una «Una situazione di illegalità» perpetratasi nel tempo, hanno finito in aggiunta anche per aggravare l’erario cittadino visto che, sempre testuali parole: «In tanti non hanno pagato le forniture idriche ed elettriche creando problemi alle finanze comunali» oltre il danno la beffa si direbbe.
Questo sito da sempre attento osservatore delle cose ebolitane, ne aveva salacemente evidenziato situazioni poco chiare, come anche altri organi di informazione, che oltre a ravvisare situazioni di aperta imparzialità verso altri enti che perseguivano analoghe finalità, non era chiaro il meccanismo del perché di assegnazioni dirette senza, come ore si farà a detta della commissaria a pubblico bando come prassi normativa regolamentare vuole. Certo tale status quo non allontana i sospetti di contiguità di comodo alla politica o ad esponenti compiacenti, nulla contro le associazioni per carità, ma è inutile nascondersi dietro la straordinaria proliferazione che da quasi un ventennio ce’è stata, tanto da fare di Eboli una capitale di tali sodalizi con apposita kermesse celebrativa in Piazza della Repubblica, tenutasi invero per qualche anno. I rischi, per eventuali indagati, potrebbero essere procedimenti per danno erariale davanti alla magistratura contabile, cosa che non auguro per la serenità del quadro politico ebolitano oltre che per la credibilità dello stesso. Pochi giorni fa, precisamente l’8 febbraio all’associazione “Eboli Futura” si sono riuniti sotto l’egida dell’ex assessore Adolfo Lavorgna, i gestori delle svariate associazioni territoriali, ricomprendenti attività ludiche e musicali, affermando che ad essere colpite siano le fasce più deboli, e promette, dal suo canto, una battaglia legale per ripristinare la verità dei fatti, dunque vedremo in un prossimo futuro la tal vicenda che pieghe andrà a sortire.
Volevo concludere che ad Eboli vi è una emergenza abitativa ben più cogente quella delle famiglie, che era costituita specie nel passato di graduatorie E.R.P. e I.A.C.P. e che per i tempi a venire, di sicuro del famoso progetto di Housing Sociale frutto di contestazioni veleni e speranze collettive,il tutto teso ad alleviare situazioni di disagio, specie in anziani monoreddito e giovani precari, questi ultimi che cercano di “mettere casa” senza essere costretti anche per le quattro mura ad “espatriare”.
E’ innegabile che Eboli abbia subito negli anni un rallentamento della crescita demografica dei residenti, molti concittadini, come argutamente segnalato dal candidato Sindaco Antonio Cuomo, sono stati costretti a spostarsi nei comuni viciniori per trovare situazioni di alloggio con canoni maggiormente a buon mercato, vedi quadrivio Campagna, Bivio Pratole, Capaccio, o addirittura Bellizzi, facendo deflettere potenzialmente una popolazione attorno ai 45-50.000 nei quasi quarantamila odierni. Questo a che pro?
Come evinto dal candidato testé summenzionato, il raggiungere la cifra non impossibile di 50.000 anime, consentirebbe all’ Ente Comune di accedere ai fondi UE autonomamente senza bisogno di consorziarsi con le città del circondario, e altresì di accendere mutui cospicui con istituti di credito, finalizzandoli ad opere strutturali e di conseguenza ad infondere un novello impulso economico di cui la città, ad ora, ha una disperata necessità per risvegliarsi definitivamente da quel ventennale torpore, una indolenza più dello spirito prima ancora che imprenditoriale.
Salerno, 16 Febbraio 2015
gli sfratti colpiscono le persone in difficoltà, le occupazioni premiano i furbi, anche ad eboli la trama si ripete.
Abbiamo anziani sbattuti fuori casa perché non possono permettersi fitti esosi di oltre mille EU mensili, e sempre a Roma immobili di pregio dati a sei EU.
Questa é giustizia?
La colpa di tutto ciò è dello stato perché
Quando c’era lequo canone il fitto di un appartamento incideva circa del 20% su uno stipendo di un operaio o pensionato e pertanto si riusciva a pagare il fitto di casa. Oggi è tutto diverso, non si riesce a pagare il fitto nemmeno con una pensione sociale o uno stipendio di un operaio.evviva L’Italia.