Primarie regionali PD: Ancora un altro rinvio. De Luca può attendere

La Direzione Regionale campana del PD a maggioranza, ha deciso per lo slittamento delle primarie dall’11 gennaio al 1 febbraio.

Se la motivazione del rinvio per la Segretaria regionale Tartaglione è tecnica, per Francesco Nicodemo è politica: le Primarie sono dannose con i candidati che ci sono. Si mette male per De Luca. Cozzolino non sta meglio.

Lavori direzione regionale campana del PD
Lavori direzione regionale campana del PD

da (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese

NAPOLI – Ancora un altro rinvio per le Primarie. Lo ha deciso la Direzione regionale del Partito Democratico della Campania che ha approvato un ulteriore slittamento delle tanto invocate Primarie per la scelta del candidato alla presidenza della Regione Campania dall’11 gennaio al prossimo 1 febbraio 2015. La decisione è stata presa a maggioranza. Si tratta del secondo rinvio, si ricorderà che erano state fissate per il 14 dicembre, e poi si decise per l’11 gennaio. Ai lavori della Direzione ha partecipato anche Lorenzo Guerini, portavoce, Vice segretario nazionale del PD e braccio destro di Renzi.

Resta invece fissato per l’11 gennaio, su proposta della Segretaria regionale Assunta Tartaglione, un Open Day con l’assemblea dei segretari di circolo della Campania, al quale parteciperà il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio e il ministro per gli affari regionali Maria Carmela Lanzetta.

Francesco-nicodemo
Francesco-nicodemo

Se la motivazione del rinvio per la Segretaria regionale Assunta Tartaglione è tecnica, tenendo conto anche della scarsa affluenza che si è riscontrata alle ultime elezioni, per Francesco Nicodemo, uno del nuovo corso del PD molto vicino a Renzi, la motivazione è politica, ritenendo le Primarie dannose proprio per il tipo di candidati che si contendono la candidatura a Governatore della Campania per il PD e il Centrosinistra.

I candidati sono: Angelica Saggese lettiana; Andrea Cozzolino erede di Bassolino, già vincitore contro Umberto Ranieri e Nicola Oddati, delle Primarie PD per la scelta del candidato Sindaco di Napoli, poi annullate; Vincenzo De Luca, renziano dell’ultima ora e per ripicca nei confronti di Pierluigi Bersani, per nulla gradito da tutta la pattuglia renziana e pare anche dallo stesso Matteo Renzi.

Un rinvio tecnico-politico-strategico per cercare di trovare un candidato unitario che possa far superare la regola delle Primarie. Insomma un PD prigioniero di se stesso si è impantanato e tra lacci e lacciuli si è fatto prigioniero da solo, e come al solito qualunque desisione si prenderà farà sicuramente scontenti tutti, primi fra tutti gli elettori, chiamati in continuazione ad esprimere un voto in un clima di scontri, imbrogli e tra truppe di persone interessate figlie di logiche di appartenenza, frutto di “bottini” clientelari, scenari ormai ben noti, a giudicare dai racconti che la stampa in quelle circostanze minuziosamente a portato alla luce.

Assunta Tartaglione
Assunta Tartaglione

A pensarci bene pare che già siano partite male. Infatti, escludendo la Saggese che è stata candidata dal 10% dei componenti dell’Assemblea regionale, pare che le firme raccolte a sostegno dei due candidati Cozzolino (2.500 circa) e De Luca (12.500 circa), superino di gran lunga i tesserati e ovviamente, se questa notizia dovesse rispondere al vero sarebbe grave, anzi gravissimo, e le Primarie tanto invocate e tanto attese sarebbero già un imbroglio. Ma negli imbrogli il PD ci vive e ci vegeta, vittima appunto delle sue stesse regole che poi aggira contravvenendole.

Le primarie PD ormai sono poco credibili, tutti le brandiscono come deterrente, e tutti sono pronte a non accettarle se il risultato non convince e la storia di Napoli fa scuola, come fa scuola anche l’ultima vicenda di Scafati, nel mentre si accetta la candidatura di Scarlato e dopo che questi ha vinto alla grande non si accetta il risultato, finendo poi per spaccarsi e perdere le elezioni allegramente.

Queste in particolare partono difettate per via del dubbio sulle tessere, ma prima ancora sulla volontà per nulla espressa chiaramente di non voler a nessun costo come candidato Governatore il Sindaco di Salerno, e non perché si ha paura di lui come lo stesso De Luca dice, ma perché nessuno si fida di lui. Non si fidano i renziani, non si fidano i bersaniani-dalemiani, e ovviamente non si fidano per niente i lettiani. Insomma De Luca può piangere anche in aramaico ma nessuno lo vuole. E’ evidente che una motivazione che si riconduce all’appartenenza e alla “fedeltà” non può essere resa pubblica, è troppo debole e consentirebbe allo stesso De Luca di impastire una “crociata” contro i poteri forti, vestendo i panni della vittima.

Vincenzo De Luca-Andrea Cozzolino
Vincenzo De Luca-Andrea Cozzolino

Purtroppo le motivazioni della appartenenza sembrano essere più forti di quelle che si richiamano alla politica, e su De Luca, se si volesse dare un giudizio politico, non potrebbe essere il candidato del PD, perché all’indomani della sconfitta contro Caldoro, sebbene in campagna elettorale avesse smentito categoricamente sue eventuali dimissioni da consigliere regionale in caso di sconfitta, si è comunque dimesso, lasciando il gruppo consiliare regionale senza Leader. Non andrebbe candidato perché non perde occasione per sparlare del suo stesso Partito e dei capi del suo Partito, ignorando di essendo egli stesso un capo criticabile. Non andrebbe candidato perché ha usato il sostegno che generosamente gli è stato offerto dai vari amministratori, dirigenti ed elettori di tutta la provincia per rafforzare il suo potere e per concentrarlo su Salerno, abbandonando il resto della provincia a se stessa e agli attacchi di quella destra minoritaria ma aggressiva e dispotica facente capo a Fratelli d’Italia, nella più totale assenza della delegazione parlamentare del tutto inconcludente. Non andrebbe candidato perché il suo orizzonte parte da Canalone e finisce a Mercatello. Perché nel mentre si distruggeva le Scuole, la Sanità, i Trasporti, le comunicazioni, i servizi, si riempiva di immondizia la provincia, e si archiviava ogni speranza rispetto alle politiche ambientali, ingaggiava lotte di potere per Salerno ignorando l’agronocerino, la valle dell’Irno, la Piana del Sele, il Cilento, il Vallo del Diano, l’alto Sele.

Gennaro Migliore
Gennaro Migliore

Queste sono alcune motivazioni politiche che la pattuglia renziana, del tutto inconsistente, non solo non ha l’autorevolezza, ma non ha nemmeno il potenziale politico per esprimerle, e allora, oltre ad avere due candidati che pur non essendo il massimo sono comunque organizzati e rappresentano: l’uno l’apparato residuale del bassolinismo; l’altro l’ortodossia politica in salsa paesana; ma che non rispondono a quella maggioranza che si sta prendendo il Partito senza che nessuno dei suoi esponenti ha voti, si affida al fato e sotto sotto si spera da una parte, che a risolvere il caso sia la magistratura attraverso uno di quei tanti processi in corso, o magari andare alla ricerca dell’uomo della provvidenza, il messia politico che possa mettere tutti a tacere e in riga.

Quel “messia” non può essere Gennaro Migliore, e non è Marco Di Lello. Il “messia” non c’é, e sia De Luca che Cozzolino lo sanno, e lo sappiamo anche noi, tuttavia si può discutere e non certamente attraverso uno scontro di diversi poteri e di diverse organizzazioni che escludono gli elettori del PD, anche se gli stessi poi finiscono per votare, regalando una vittoria amara come quella delle ultime regionali in Emilia e in Calabria, politicamente e partecipativamente desertificate.

Napoli, 31 dicembre 2014

1 commento su “Primarie regionali PD: Ancora un altro rinvio. De Luca può attendere”

  1. Per il MoVimento Cinque Stelle non esistono salvatori della patria, unici a cui dare le responsabilità, nel bene e nel male delle sorti di un intero territorio, sia esso un comune, una provincia, una regione oppure una intera nazione. Di salvatori della patria i nostri nonni ne hanno già vissuto uno e si è visto come si è andati a finire. Mentre il PD si trastulla per decidere la data nella quale non si sa chi dovrà decidere quale dovrà essere il nuovo salvatore di una regione allo sbando in termini di servizi (trasporti, sanità, lavoro e quant’altro), il MoVimento Cinque Stelle ha da settimane avviato il processo che dovrà scegliere, tra tutti gli iscritti al portale del M5s, la squadra di cittadini, incensurati, e liberi, che presenterà la propria offerta politica ai cittadini della regione Campania, in termini di un nuovo modello di gestione della cosa pubblica. Solo all’interno della rosa dei candidati verrà selezionato il candidato Presidente, un primus inter pares e non un dominus come lo intendono gli altri partiti. Se il PD, a prescindere dai nomi, adottasse questo metodo, darebbe certamente maggiormente senso al nome che porta.

    Rispondi

Lascia un commento