Continua a Battipaglia “Serre d’Inverno”: Viaggio nelle tradizioni agroalimentari

Continua a Battipaglia la manifestazione “Serre d’Inverno”. 120 appuntamenti in 30 giorni.

La manifestazione “Serre d’Inverno” che si svolgerà a Battipaglia dal 08 dicembre al 06 gennaio 2015, ha ottenuto il patrocinio di Expo Milano 2015, per promuovere e coinvolgere le attività produttive del territorio, legate all’agricoltura, per valorizzarne la tipicità.

laboratori
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da (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese

BATTIPAGLIA – Continua “Serre d’Inverno“, la manifestazione che si sta svolgendo a Battipaglia nel periodo natalizio. Le realtà produttive locali “insieme” per affermare l’identità e le tradizioni agroalimentari del territorio.

E’ in corso di svolgimento da sabato 8 dicembre 2014 scorso a Battipaglia, la manifestazione “Serre d’Inverno” che proseguirà fino al 6 gennaio 2015. L’iniziativa, che ha ottenuto l’importante patrocinio di Expo Milano 2015, e intende promuovere il coinvolgimento di tutte le attività produttive del territorio, in particolare di quelle legate all’agricoltura, al fine di valorizzarne la tipicità e la biodiversità, mettendo in relazione imprenditori e operatori per creare le migliori condizioni possibili per la loro crescita professionale ed economica.

Valorizzazione dell’Agricoltura, delle tipicità, delle biodiversità. Un appuntamento importante e si attende risultati importanti, legati soprattutto alla modernità e alla innovazione che ha toccato nei primi anni di questo secolo e nell’ultima parte del secolo scorso tutti i settori, ivi compreso l’agricoltura, appunto parlando della Valorizzazione, della tipicità della biodiversità: titoli o obiettivi.

Expo Milano 2015-Serre d Inverno-Comune di Battipaglia
Expo Milano 2015-Serre d Inverno-Comune di Battipaglia

E questo è il problema. Come si fa a parlare di queste cose senza affrontare questioni nuove e vecchie legate all’agricoltura e alle sue produzioni da quelle classiche a campo aperto a quelle “innovative e di anticipo sotto serra: Nuove perché mai affrontate seriamente, dalle varie istituzioni comunali, provinciali, regionali, nazionali, dalle associazioni di categoria, figuriamoci se dai produttori, questioni e che sarebbero quel “quid” e che potrebbe dare slancio e valore ad una produzione agricola, per quanto prima per innovazione e produzione (Quarta e quinta gamma), certamente seconda a quelle altre produzioni che provengono da altre aree italiane e straniere perché suffragate da ottime reti commerciali e di valorizzazione, facendo appunto riferimento alle varie certificazioni, ma tenendo anche conto di alcune limitazioni; Vecchie, perché le discussioni che sono state poste sui vari tavoli politici nel corso degli ultimi 50 anni, hanno rappresentato la sconfitta di una classe politica che ha cavalcato quelle problematiche, ma pur restando a cavallo non è mai giunta al traguardo, consegnandoci un “cimitero” di progetti, un “far west” di regole, un’anarchia di comportamenti, ma collezionando privilegi, benefici e successi a spese di un’intera comunità, lasciando inalterato quelle opportunità di mercato che fanno la differenza e confermano che a vincere non è la produzione e la qualità dei prodotti, ma la capacità della commercializzazione e della rete di distribuzione, ma anche e soprattutto dai prezzi; questioni che fanno affiorare tanti dubbi ancora del tutto irrisolti o forse per nulla risolvibili, perché vi è la consolidata abitudine a voler escludere dai processi decisionali proprio glia attori principali, i produttori,, spesso vittime di quelle regole di mercato e come nelle nostre aree, vittime anche di organizzazioni malavitose che si insinuano nelle vicende quando queste non seguono quelle correttezze che dovrebbero.

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Come si può parlare di valorizzazione dell’Agricoltura, delle tipicità, delle biodiversità. se non si affrontano anche i potenziali rischi legati alle calamità naturali?

E così si spera che si discuterà anche di questo, tenendo conto che ci troviamo una Piana del Sele a forte rischio inondazione, perché mentre non si è provveduto ad una idonea canalizzazione delle acque reflue piovane o di irrigazioni, non si è provveduto alla dragatura e alla sorveglianza degli argini dei corsi d’acqua che l’attraversano la Piana, il Sele per primo.

A questa aggiungiamo la legislazione regionale che consente la realizzazione di impianti serricoli fino alla copertura del 60% delle singole aree agricole. Facendo due conti ed escludendo da quei 148 km2 le aree occupate dall’urbanizzazione: Eboli capoluogo, le periferie urbanizzate tutte le eree impegnate per le strade comunali, provinciali, nazionali e i nastri di ingombro ferroviari, gli 8 km di arenile che complessivamente andrebbero ad incidere per il 30% circa dell’intero territorio comunale. se poi a queste si aggiunge tutti i suoli agricoli coperti dagli impianti serricoli, un ulteriore 40%, ne deriva che quei 15 mm di acqua piovana che potrebbero essere assorbiti senza nessun problema da una superficie di 148 Km2, vengono invece convogliati su circa la metà di quella superficie, e se si considera che la stessa quantità di acqua piovana anziché precipitare in 150 giorni si concentra in un 100tinaio, si deduce quale sia il pericolo e come sia a rischio l’intera Piana del Sele, e di quanto siano colpevoli le varie istituzioni a partire da quelle comunali, provinciali, regionali e nazionali, oltre che dei vari Enti e Consorzi, preposti alla gestione delle acque.

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L’iniziativa è sicuramente interessante, ma sempre supponendo si faccia un’altra serie di studi come ad esempio: Monitorando in maniera seria, attraverso i Piani agricoli-culturali le varie produzioni di quanta forza lavoro effettiva è necessaria; Sulla base di quello studio verificare la questione delle questioni che riguarda i lavoratori comunitari ed extracomunitari che lavorano nelle centinaia di aziende agricole della Piana, se sono effettivanmente corrispondenti ai fabbisogni; Verificare nel contempo i luoghi di residenza di quella forza lavoro per evitare si possano verificare le circostanze indecorose e immorali di cui all’ex mercato ortofrutticolo di San Nicola Varco.

Purtroppo affrontare queste tematiche significa anche affrontarne altre come lo sfruttamento e come il caporalato, ma anche le varie circostanze che indicano come mediamente sia la dichiarazione dei redditi corrispondenti alla centinaia di Aziende Agricole, tra l’altro attenzionate dalla Procura della Repubblica, come fece rilevare il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti, quando dirigeva l’Ufficio di Salerno, preoccupazioni riprese anche dal Senatore Franco Cardiello, poiché pare vi siano state e vi siano alcuni passaggi di mano e forti concentrazioni in mani sospette.

Se con la presentazione “Serre d’Inverno” si riesce anche ad introdurre questi temi, come anche quello di cercare di recuperare sia l‘ex Mercato ortofrutticolo, pensando ad una sua nuova definizione e magari ad una “borsa delle merci e delle produzioni agricole” delle piana, e riesumare l’Interporto, perché vi sia una reale organizzazione di supporto sia alla produzione agricola che a tutte le altre merci e le altre attività produttive della Piana, allora va bene se poi deve servire ad altro attendiamo che passi e auguri.

giardini
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artigianato
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Mercatini
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Battipaglia, 15 dicembre 2014

2 commenti su “Continua a Battipaglia “Serre d’Inverno”: Viaggio nelle tradizioni agroalimentari”

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