Sabato 22 novembre, ore 17.30, alla Mediateca Marte di Cava de’ Tirreni, presentazione del libro “Il Pane e la Morte” di Renato Curcio.
“Il Pane e la Morte”, è una ricerca sociale, condotta a Brindisi da Renato Curcio con un gruppo di lavoro principalmente operai, che racconta 50 anni di vita industriale, di chi ha vissuto e di chi ha subito l’esperienza e il ricatto salute-lavoro.
da (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese
CAVA DEI TIRRENI – Sabato 22 novembre 2014, alle 17.30, presso la Mediateca Marte di Cava de’ Tirreni, presentazione del Libro “Il Pane e la Morte” dello scrittore e saggista Renato Curcio. Nel corso dell’incontro, l’autore affronterà i temi contenuti nella sua ultima opera che vertono sul drammatico tema dello scambio salute-lavoro.
Questo libro “Il Pane e la Morte“, propone i risultati di un cantiere socioanalitico tenuto a Brindisi nel 2013 sullo scambio salute-lavoro, al quale hanno partecipato una trentina di persone, tra lavoratori e famigliari di operai del Petrolchimico, medici epidemiologi, cittadini impegnati in comitati per la difesa dell’ambiente.
Le narrazioni raccolte nel cantiere hanno fatto emergere la stretta connessione fra la produzione e disseminazione di veleni del polo industriale – le Centrali termoelettriche e il Petrolchimico – e l’aumento della mortalità e delle malattie fra i lavoratori e gli abitanti dei quartieri prossimi agli stabilimenti. Ci si è allora interrogati sui dispositivi che hanno reso impossibile, in questi ultimi 50 anni, determinare delle responsabilità e porre dei rimedi alla situazione. Il libro illustra, attraverso il sapere delle persone direttamente coinvolte, tali dispositivi e li inquadra in quella complicità istituzionale che, a Brindisi come in diverse altre parti del mondo, opera privilegiando il profitto a discapito della salute dei lavoratori e dei cittadini.
L’inchiesta parte, dunque, dal polo industriale del comparto brindisino delle centrali termoelettriche e del settore petrolchimico, ma può essere esteso a tutte le realtà industriali del nostro paese dove emerge chiaramente la stretta connessione, fra la produzione e la disseminazione di veleni sul territorio delle comunità, e l’aumento delle malattie fra i lavoratori e gli abitanti dei quartieri prossimi agli stabilimenti.
Introduce e modera l’incontro, Francesco Della Calce, vicedirettore di Radio Vostok, intervengono Francesco Musumeci dell’ISDE, Umberto Tu
A margine dell’evento, esporranno un proprio quadro Andreas Zampella e Maurizio Rega. Su tutti i momenti la domanda che impera è: “Come si può considerare accettabile il fatto che si accetti il lavoro in cui è possibile incontrare la morte? Quest’interrogativo è ben spiegato in un prologo del libro che riporta un pensiero di Giulio Maccaro: “…Quello che le persone sentono è uno straordinario strumento di riconoscimento delle cause ambientali o sociali di malessere e malattia. Dal punto di vista epidemiologico e preventivo una corretta analisi dell’ambiente di può fare solo partendo dalla soggettività di chi in quell’ambiente vive e lavora e ne conosce la condizione“.
Renato Curcio, su questi temi e nell’ambito del suo lavoro di socioanalista, oltre a pubblicare il libro-denuncia “Il Pane e la Morte” facendosene portavoce e narratore, è stato autore anche di diversi altri lavori come: L’azienda totale, 2002; Il dominio flessibile, 2003; Il consumatore lavorato, 2005; La trappola etica, 2006; I dannati del lavoro, 2007; Respinti sulla strada, 2009; con N. Valentino e M. Prette, La socioanalisi narrativa, 2012; Mal di lavoro, 2013.
Oggettivamente Il nome di Renato Curcio evoca periodi bui della Repubblica Italiana, i così detti “anni di piombo” che corrispondono agli anni ’70. Erano appunto gli anni ’72 e Curcio ci ricorda anche Alberto Franceschini e Margherita (Mara) Cagol e a questi si associa il gruppo eversivo terroristico delle “Brigate Rosse”. Renato Curcio prima del suo arresto, avvenuto nel ’74 fu sempre indicato come “l’ideologo”delle BR. Oggi quei giorni sono un lontano ricordo, e quella che fu una vera e propria “guerra” civile si è conclusa, benchè quelle motivazioni che alimentarono quelle proteste non sono per niente sopite e per certi aspetti, sono più drammatiche di allora.
Quei tempi però furono anche i tempi della crescita e della consapevolezza di giungere a determinate conquiste che sono poi divenute patrimonio della democrazia e del vivere civile. Era il tempo dei sogni, che ci faceva immaginare altre organizzazioni della società che mettessero al centro dell’universo l‘uomo, i suoi sentimenti, il suo benessere, il raggiungimento dei suoi abiettivi che mettevano al primo posto la dignità umana, il lavoro, l’uguaglianza, la salute, la formazione per i propri figli, i diritti più elementari per i giovani, gli anziani, le donne.
Tutti divenuti valori essenziali ed indispensabili per l’uomo, ma era anche il tempo nel quale ci si doveva confrontare con la crescita economica e i mercati, il villagio globale, il capitalismo il liberismo, e così l’uomo con tutto il suo debole bagaglio, doveva competere: da una parte con l’impresa; dall’altra con il capitale; divenendo la terza gamba di quel tavolo, di quel trinomio lavoro-impresa-capitale.
E nonostante la sua fragilità riusciva a mantenere in piedi il tavolo dell’economia mondiale senza il quale le altre due gambe sebbene potenti non riuscivano a farlo da soli e quel “tavolo” non si sarebbe mai tenuto in piedi. Quella sua fagilità venne ritenuta fondamentale dai nostri Padri costituenti al punto tale da inserire nella Carta Costituzionale il Lavoro come diritto costituzionale, quindi Diritto al lavoro e riconoscendo al lavoratore il diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia il benessere
Quella fragilità venne protetta e in seguito, proprio quando si stava per minare in maniera irreversibile i diritti dell’uomo lavoratore e della sua famiglia, intervenne nuovamente il legislatore con lo Statuto dei Lavoratori, codificando nelle varie circostanze compiti e funzioni. Compiti e funzioni che prioprio di questi tempi sono oggetto del dibattito Politico che al contrario, pensa in maniera semplicistica di ridurre il dibattito solo intorno all’articolo 18, per dare l’ultima spinta a quelle protezioni ormai deboli perché esplorate nel corso degli anni da vari giudizi e modificate di fatto dalle varie sentenze nel merito.
Oggi in tutta coscienza si può dire che il Lavoro è un diritto? Si può affermare di osservare la costituzione nella parte afferente il lavoro? Qualcuno può affermare che l’altro diritto costituzionale che afferisce la retribuzione sia osservato? Allo stesso modo qualcuno può dire che le donne siano facilitate nell’inserimento al lavoro e alle altre forme civili e sociali che le riguarda? E il diritto allo studio, alla salute? Siamo sicuri di essere a posto con la coscienza?
Poiche non si è bugiardi si ritiene proprio di no e per questo nel corso dei giorni POLITICAdeMENTE trova sempre l’occasione per schierarsi a fianco dei più deboli e di chi ha bisogno.
Cava dei Tirreni, 21 novembre 2014
Ma come guerra civile. .?.. sono solo dei violenti assassini. ..ditelo ai parenti delle vittime del terrorismo.