Nell’Aula Magna dell’Istituto Comprensivo “G. Romano”, è stato presentato il libro di Serra di Cassano: “Tutta colpa di Berlinguer”.
Insieme all’autore ne hanno discusso, moderati dal giornalista Faenza: Il Sindaco di Eboli Melchionda; il Filosofo Massimo Adinolfi; il Segretario Provinciale PD Landolfi e l’ex Presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti.
da (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese
EBOLI – Nell’Aula Magna dell’Istituto Comprensivo “G. Romano” di Eboli, con la presenza dell’autore Francesco Serra di Cassano, si è tenuta la presentazione del libro “Tutta colpa di Berlinguer“. Uno spunto di riflessione che tocca la galassia comunista: vetero, neo e post comunisti, ma che attraversa anche il maggiore partito italiano, il PD, nel quale si sono rifugiati finendo per prevalere sull’altra galassia socialista e democratica, fino all’avvento del nuovo più nuovo del nuovo, il “bischero” di Firenze.
L’evento culturale è stato organizzato dall’Amministrazione comunale di Eboli, ed è stato moderato dal giornalista de “Il Mattino” Francesco Faenza, nel corso del quale sia il Sindaco della Città Martino Melchionda, che gli interventi del Prof. Massimo Adinolfi, Docente di Filosofia Teoretica all’Università degli Studi di Cassino, del Segretario Provinciale del Partito Democratico di Salerno Nicola Landolfi e dell’ex Segretario di Rifondazione Comunista ed ex Presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti, hanno dato la loro lettura delle tematiche proposte nel libro, rispetto alle considerazioni che poi ha offerto alla platea, del tutto “interessata” l’autore del libro “Tutta colpa di Berlinguer“, Francesco Serra di Cassano.
Nel corso della manifestazioni sono stati offerti al pubblico numeroso, alcuni brani tratti dal libro che sono stati letti dall’attore e commediografo Cosimo Mirra.
Tutta colpa di Berlinguer,
è il ritratto dell’ultima generazione impegnata politicamente, in una fase storica nella quale la politica e la cultura cominciano a percepirsi in una sorta di “libera uscita”, essendo tramontato il sogno comunista prima e quello socialista e riformatore poi. La morte di Berlinguer, l’ultimo leader carismatico dell’Italia repubblicana e di quel “sogno”, ha segnato sicuramente una netta demarcazione spazio-temporale nella memoria collettiva del Paese e, così, evidenziando la vicenda di due cugini e di un gruppo di amici diventa il confronto imperante, il paradigma di tante riflessioni e tanti interrogativi che ancora attendono delle risposte.
Risposte che purtroppo non arriveranno più essendosi contaminati uomini, idee, progetti, vissuti politici e rappresentazioni conseguenti di quei vissuti, non più corrispondenti a quegli stereotipi, che volevano il mondo comunista e gli uomini che lo rappresentavano ligi esecutori ed interpetri pedissequi di quei valori per i quali si era sognato e si era elaborato pensieri e società future.
Ma è stata veramente “Tutta colpa di Berlinguer” o di chi ha voluto “evolversi” nella forma e nella sostanza, volendo però rifiutarsi di apparire diversi da quello che al contrario avrebbero dovuto rappresentare?
L’interrogativo è legittimo e le risposte sono abbastanza semplici dal momento in cui si sdoganava il Massimo D’Alema a bordo della sua Icaro, o Fausto Bertinotti fedele interpetre della moda “Missoni” e dei suoi splendidi cappotti in finissimo Cachemire di “Piacenza”, e i tanti altri nelle varie periferie che li seguivano imitandoli aggiungendovi un bel sigaro mezzo Toscano, diveuto l’icona dell’impegno pseudo-intellettualoide della sinistra moderna, mentre avanzava pericolosamente lo spregiudicato di Arcore, che meglio di loro interpetrava sia la ricchezza che il lusso e la moda, e così si finiva di svilire quei pochissimi valori a cui la sinistra tutta, e specie quella di base, ancora tentava di conservare. Ma a queste riflessioni se ne aggiungono tante altre ancora che sicuramente ogni lettore troverà nel Libro di Serra di Cassano per aiuterà a comprendere un’era, una società e tanti sentimenti comuni ora solo un lontano ricordo..
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La recensione “Tutta colpa di Berlinguer” che segue è stata tratta dalla Redazione ilmiolbro,
A trent’anni dalla morte del segretario del PCI ecco un romanzo che racconta in chiave autobiografica la generazione degli anni “60, l'”ultima impegnata”, come la definisce l’autore, e attraverso di essa la storia del nostro paese, con gli eventi nazionali e internazionali che ne hanno influenzato i percorsi. Francesco Serra mette al centro di è Tutta colpa di Berlinguer un’Italia attiva che ancora credeva nei partiti e nell’utilità della politica. Quando, insomma, alle elezioni votava il 93% degli Italiani, e non il 58% come oggi. Oggi che, sfiduciati, disamorati, rassegnati o arrabbiati, gli Italiani sembrano aver rinunciato a rincorrere i propri ideali, o addirittura ad averli, assuefatti ormai a quell’Italia di “corruzione ed evasione fiscale” contro cui si batteva Berlinguer (e “di P2”, aggiungeva lui, ma ora non se ne parla più).
In questo romanzo l’affresco del nostro paese, con gli eventi che hanno segnato trent’anni della nostra storia, si intreccia al susseguirsi di scene vissute, alla vita di Lupo, del cugino Sergio che lo iniziò all’attivismo militante, ai primi amori adolescenziali e poi a quelli più maturi, e ai nuovi temi (l’omosessualità, il femminismo) che si scoprivano e affrontavano giorno dopo giorno. E ne emergono sentimenti, emozioni, rabbia, frustrazioni. E così, come risucchiati in un buco spazio-temporale, anche noi riviviamo quei ricordi, i tempi in cui, ancora frastornati dal golpe in Cile che uccise Allende, cantavamo con gli Intillimani, con borse di Tolfa, poncho e tessere della FGCI in tasca, quando ci esaltavamo per la rivoluzione cubana del Che, o rimanevamo sconvolti dal corpo di Aldo Moro nel bagagliaio di una macchina, dalle immagini della stazione di Bologna dopo l’esplosione della bomba, o del terremoto in Irpinia. E si leggeva Hegel, Marx, Pasolini, discorrendo di Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer. E ancora, la guerra del Golfo, piazza Tienanmen, il muro di Berlino.
Un tuffo nel nostro passato recente, per ricordare, rivivere le sensazioni di allora e anche capire il perché di oggi. Con tante domande che ancora cercano una risposta ma con qualche punto fermo. Perché Lupo, che visse quella stagione con passione e convinzione, alla morte di Berlinguer capisce che “Con Berlinguer tante cose se ne erano andate per sempre, ma non quella voglia di giustizia e quel bisogno di sentirmi partecipe della vita che ormai facevano parte del mio DNA”.
Eboli, 24 settembre 2014
ERO SEGRETARIO DELLA SEZIONE del partito Comunista di Eboli in quegli anni formidabili.
Non sono mai stato togliattiano, amendoliano o berlingueriano. Così come non fui occhettiano, dalemiano oppure bersaniano e infine renziano. La mia adesione al Partito Comunista fu la logica conseguenza delle lotte studentesche sessantottine a Napoli e, mentre molti figli di papà dell’epoca aderivano alla sinistra per inseguire una moda , altri per intraprendere strade che condussero alla clandestinità e alle Brigate Rosse, noi provenienti dal mondo operaio e/o contadino facemmo una vera e propria scelta ideologica di classe. Scelta rafforzata dalle letture di Marx e Lenin , di Hegel e Togliatti, di Gramsci e Neruda e poi ancora del diario di Che Guevara pervenuto in Italia tramite Feltrinelli.
La morte di Berlinguer rappresentò per noi lo spartiacque tra quel mondo di idee e di coscienze ed il nuovo mondo politico italiano che avanzava e che poi sfociò in tangentopoli .
Enrico Berlinguer aveva quasi avuto un presagio e dopo l’uscita dall’area d’influenza del PCUS con il famoso riferimento alla perdita della spinta propulsiva del socialismo da parte dell’Unione Sovietica, volle riaffermare con forza in Italia la presenza del partito dalle mani pulite…
Poi venne tangentopoli e i partiti tradizionali furono spazzati via e si aprì la strada all’altro male di fine secolo XXI e di inizio del terzo millennio : il berlusconismo. Tutto ciò avvenne grazie alla sottovalutazione della sinistra di allora guidata dai nuovi giovani: Occhetto, D’Alema, Veltroni ecc… e dalla volontà dell’elettorato di provare questo nuovo uomo della provvidenza di cui puntualmente gli Italiani hanno bisogno con cadenza ventennale!
Ma in noi che abbiamo vissuto quegli anni e quelle scelte e quella stagione come Lupo, capimmo che “con Berlinguer tante cose se ne erano andate per sempre, ma non quella voglia di giustizia e quel bisogno di sentirci partecipi della vita che ormai facevano parte del nostro DNA”
Prove generali di candidatura alle regionali.
Il Segretario Provinciale del Partito Democratico di Salerno Nicola Landolfi che incensa il padrone di casa dinanzi ad una platea composta per la maggior parte di gente “convinta” ad essere presente: facce che mai avevo visto in precedenti occasioni che miracolosamente si sono riscoperte a certi argomenti.
Nani e ballerine, lacché, amanti in fremito, una platea da vomito che solo qualche persona perbene presente quella sera è riuscita a diluirne il marciume
@ Mister NO – Allora eri presente e hai assistito anche al mio intervento. Infatti io ho riconosciuto pochissime delle persone in sala che mi guardavano stranamente quando alla fine ho dichiarato tutto il mio dissenso alle conclusioni di Bertinotti su Berlinguer!!!
Il Nostro voleva includere il grande Enrico tra gli sconfitti dalla Storia ovvero tra i VINTI. Gli ho detto che per poco non sono arrivato ad odiarlo come successe a mio zio di Rifondazione Comunista che lo odiava a morte da quando fece cadere il primo governo Prodi.
Il fighetto Nicola Landolfi assomiglia ad un altro segretario provinciale PCI di nome Paolo Nicchia che poi fece carriera universitaria…non so come.
Sinceramente non ero al corrente che quella era una manifestazione di prove generali per candidature regionali. AH ecco ora mi spiego anche la presenza del sindaco di Sarno…
Vincenzo IO C’ERO, e devo confessarti che “lo spirito” che aleggiava in sala non mi è piaciuto,
Stavo seduto vicino a Nicola D’Anza e credo che abbia capito la mia difficoltà: mi sembrava di stare alla rievocazione di un FUNERALE. Non quello di E.B. ma del PCI e dei “comunisti”. Non mi è piaciuto Bertinotti e non posso condividere la “sua speranza” alla “RIVOLUZIONE” dei “nuovi giovani”. Certo un merito questo incontro lo ha avuto: quello di FAR PENSARE ed io da ieri sera continuo a pensare e PENSO che il PCI ed il Comunismo Italiano, è stato sconfitto dalla STORIA, e ti chiedo:
Oggi il PD ( democratico ???? perché c’è qualcuno che possa oggi in Italia dichiararsi ANTIdemocratico??) aderisce alla GRANDE FAMIGLIA DEL SOCIALISMO EUROPEO( PSE ). E’ una adesione formale o è una scelta di campo internazionale CONVINTA? e se è tale perché gli iscritti ed elettori del PD, a Strasburgo o Bruxelles, si definiscono SOCIALISTI ed in Italia si “VERGOGNANO” di chiamarsi socialisti ? Ieri sera , ripeto, si è celebrata la “morte” del PCI e dei suoi aderenti, io ero, sono e resto SOCIALISTA e tu Vincenzo, sei socialista “SOLO” quando vai in Europa ………. ??????
Per rilanciare il progetto del Socialismo reale, della rivoluzione, del cambiamento, del rovescio del malato sistema capitalista, occorre anche evitare di ripetere i soliti dogmi e le consuete “liturgie”; al contrario, bisogna innanzitutto compiere una analisi critica e profonda del nostro passato, purchè tale analisi non sia liquidatoria (cosa che già hanno fatto e continuano a fare in molti, anche tra coloro che si professano Comunisti), dato che non è possibile cancellare decenni di storia che hanno fortemente influenzato gli eventi del secolo da poco concluso.
Come è stato liquidato il Socialismo reale durante la “monarchia bertinottiana”? In occasione di un convegno tenutosi a Livorno intorno alla prima metà degli anni ’90, Bertinotti presentò un temino ginnasiale in cui cancellò l’intera storia del ‘900.
Togliatti – che pur essendo stato leninista ebbe le sue responsabilità sia sul revisionismo storico relativamente al movimento Comunista in Italia, sia sulla stessa demolizione Comunista nel nostro Stato – aveva affrontato la stessa questione in modo eccellente nel memoriale di Jalta.
Le sue risposte, per quanto revisioniste, sono da considerarsi profonde ed ancora attuali, notevolmente differenti dal suddetto temino ginnasiale attraverso il quale Bertinotti e i suoi complici hanno dato fuoco al Comunismo, finendo così per ricadere in una ambigua e generica moderazione di sinistra che oggi si colloca al fianco delle potenze mondiali NATO, come lo stesso Tsipras ha dichiarato pubblicamente in una intervista televisiva.
E’ possibile avviare un’analisi critica (anche se non esaustiva, perchè non del tutto storicizzata) sul Comunismo realizzato, che si pone il problema del mancato sviluppo delle forze produttive da parte della democrazia Comunista.
Il problema non è banale e non può essere spiegato con superficialità, bensì va approfondito, per via della sua vastità, ma anche per via del fatto che la storia va letta tramite il metodo scientifico marxista: la storia del Comunismo non deve essere liquidatoria, ma deve servire a ricostruire un pensiero attuale partendo dalla nostra gloriosa storia: una storia vasta, che resiste agli incessanti tentativi di demonizzazione da parte delle classi dominanti.
Nessun Comunista può e deve dimenticare la Rivoluzione d’Ottobre, la vittoria dell’Armata Rossa sul Nazional Socialismo, la Rivoluzione Cinese, la Rivoluzione Vietnamita, la Rivoluzione Cubana. Nessuno può e potrà mai dimenticarle!
Il Comunismo ha il merito di aver contribuito ad una espansione universale dei Valori del Socialismo reale: questi fervidi Ideali hanno avuto la forza di infondere nelle masse proletarie la politicizzazione necessaria alla liberazione di interi continenti e di interi Popoli!
Non si deve quindi essere nè revisionisti o liquidazionisti, nè teorici, ma semplicemente Comunisti: occorre leggere e studiare, come il Compagno Gramsci ci raccomandò.
Analizziamo il Socialismo reale dell’URSS (o se preferite il Comunismo, cioè il paradiso terrestre creato dal Compagno Segretario Stalin). Perchè in Unione Sovietica si costruivano poche merci leggere, ma parecchie merci pesanti? Perchè il popolo in Unione Sovietica non poteva possedere una lavatrice o un qualsiasi altro elettrodomestico?
In Italia negli anni ’60 si verificò un boom nella produzione delle merci leggere e, con la diffusione della lavatrice anche nel nostro Stato, le donne vennero liberate da un faticoso e ripetuto adempimento (scrivo “le donne” perchè negli anni ’60, il lavaggio dei panni spettava esclusivamente ad esse). L’avvento della lavatrice ha contribuito alla liberazione delle donne, ma in URSS questo non avvenne perchè occorreva investire obbligatoriamente sulla fabbricazione di merci pesanti (trattori, carri armati, armi): tale scelta produttiva fu naturalmente operata anche in funzione di fornire supporto all’intero “movimento industriale mondiale”.
Che Guevara – con un’affermazione semplicistica dei fatti – sostenne che le armi non erano merci, ma occorre ricordare che l’Unione Sovietica regalava le armi a tutti i Popoli oppressi e forniva aiuto a tutti i Partiti Comunisti ed Operai del mondo, dissanguando le proprie finanze e rinunciando alla fabbricazione di merci leggere per il Popolo sovietico.
Ci sono elementi di grande attualità da poter analizzare relativamente alla condizione politica ed economica generale. Se si affronta la questione della mondializzazione cambiandone analisi e terminologia, la responsabilità non è della mondializzazione, bensì della violenta competizione globale imposta dai poli imperialisti (USA, Israele, Unione Europea) per accaparrarsi i mercati! Questo è il vero punto da analizzare: una feroce competizione imperialista che vede come propri naturali nemici i nuovi Stati emergenti tipicamente indicati con la sigla BRICS, vere e proprie potenze mondiali coinvolte nei progetti UEE, ALBA e SCO.
Analizziamo l’Unione Europea (UE) dei banchieri: non è altro che il capitale, il grande capitale nazionale transeuropeo che si è unito utilizzando in maniera meschina le false istituzioni democratiche dell’UE, dapprima in modo da accreditarsi come nuovo grande polo imperialista al servizio degli USA, in seguito per competere con USA ed Israele nella conquista dei mercati mondiali.
Questo polo imperialista/capitalista/neoliberista che si è formato e che si espande verso l’Est pensa di accaparrarsi i mercati abbattendo il costo delle merci (un esempio limpido sono i costi dell’elettronica digitale contenuta nei superflui dispositivi che il consumismo impone), ma c’è un punto che merita una profonda ed attenta analisi: come si abbatte il costo delle merci? Certamente abbattendo i salari, i diritti dei Lavoratori e lo Stato Sociale!
L’UE delle banche abbatte e demolisce la Costituzione interna e la democrazia di ogni singolo Stato che entra nell’inferno dell’Unione stessa, elimina la politica e le decisioni del governo di ogni Stato membro e, al posto dei politici, colloca gli uomini della Banca Centrale Europea (gli esempi più eclatanti li abbiamo visti in Grecia con Lucas Papademos ed in Italia con Barbara Spinelli, moglie di Tommaso Padoa-Schioppa).
Lenin spiega benissimo quello che avverrà durante l’implosione del malato sistema capitalista: la fase moderna del capitalismo è segnata da una profonda contraddizione intercapitalistica, cioè dalla lotta tra i tre poli capitalisti di cui si è detto sopra, che ovviamente coesistono; nello stesso tempo, però, ognuno di essi cerca di accaparrarsi una maggiore fetta di mercato a discapito degli altri due.
Dentro l’Europa delle banche questo fenomeno si vede palesemente: ad esempio, si pensi all’egemonia tedesca sull’intera Unione Europea, oppure all’asse franco-tedesco quale alleanza di aggressione imperialista ai danni dei Popoli liberi. Oggi vediamo chiaramente un’Europa capitalista e “germanizzata”: ciò che il Terzo Reich non riuscì a compiere sotto il comando di Hitler, oggi i Popoli lo subiscono dal comando della Merkel!
Oggi il denaro ha molto più potere dei carri armati, infatti possiamo considerare l’attuale Europa dei banchieri come “controllata” dai carri armati tedeschi, dalle loro Panzer-Division sparse su tutti i territori assoggettati dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale.
Ci ricordiamo tutti l’esito delle elezioni in Grecia che vedevano l’avanzata del KKE al 40% (risultato modificato dal capitalismo dell’UE e dalla Merkel).
L’Unione Europea è dunque un’organizzazione che, pur di imporsi come capitale europeo e come polo capitalista ed imperialista per accaparrarsi i mercati, massacra i Popoli liberi.
Ricordiamo la lunga intervista rilasciata al Financial Times da Mario Draghi, ex governatore della Banca d’Italia ed attuale presidente della Banca Centrale Europea: un’intervista dai contenuti orribili, che mette paura per le asserzioni in essa contenute e mette paura nella sua essenza stessa. Mario Draghi dice chiaramente che l’Europa che conoscevamo un tempo, quella che prevedeva lo Stato Sociale, è morta e sepolta, finita per sempre e non tornerà mai più nell’Europa della BCE.
Lo scenario che ci aspetta è tutta un’altra cosa: è l’Europa dei capitalisti, l’Europa nella quali gli Stati sovrani vengono demoliti, anche grazie alla messa in pratica delle ricette massoniche, con le quali il grande capitale economico e finanziario della UE convive. Quella che ci attende sarà l’Europa dei licenziamenti, della miseria, del lavoro precario, della distruzione della Pubblica istruzione, della sanità Pubblica e dei servizi televisivi Pubblici.
Occorre soffermarsi su chi nello Stato italiano incarna il progetto della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale, collaborando attivamente con i signori della guerra imperialisti di stampo statunitense e sionista: la persona che attualmente in Italia tutela gli interessi dei capitalisti è Matteo Renzi, sostenuto da tutti gli attuali partiti politici presenti nel Parlamento italiano, uniti in un unico “governissimo” al servizio dei banchieri.
Nella prima Repubblica abbiamo avuto una classe dominante dalla natura cattolica e conservatrice, non liberista, ma soprattutto abbiamo avuto il più grande partito Comunista dell'”occidente” che non fosse al governo e che, nella lotta contro i democristiani, ha saputo conquistare lo Stato Sociale e lo statuto dei Lavoratori, con il supporto di una grande CGIL (ovviamente mi riferisco a quella guidata dapprima da Giuseppe Di Vittorio ed in seguito da pochi altri). Il P.C.I. e quella CGIL hanno svolto un lavoro enorme che fondamentalmente portò alla nascita di un’Italia socialdemocratica, che purtroppo oggi non esiste più.
Alla Prima Repubblica è seguito il ventennio del berlusconismo voluto dagli USA, che ha tentato di trasformare completamente lo Stato italiano in uno Stato liberista servo della BCE, ma fortunatamente c’è riuscito soltanto parzialmente, dato che non è arrivato a completare la mansione politico-economica per la quale era stato creato dalle regie estere che operano sull’Italia.
Il successivo governo Monti, al contrario, è stato molto più violento ed aggressivo e, appena insediatosi, ha prefigurato un repentino cambiamento di marcia. La situazione politica italiana ha continuato a degenerare con i governi Letta e con l’attuale governo Renzi.
In particolare quest’ultimo rappresenta una terza fase, quella di un liberismo strutturato, quindi una fase particolarmente pericolosa e drammatica (oltre ad essere terribilmente inquietante). Abbiamo assistito all’estromissione del sindacato FIOM da parte della FIAT perchè non si è piegato al volere dei padroni e non ha firmato il contratto che hanno invece firmato i consociati CGIL, CISL e UIL. La FIOM è stata letteralmente buttata fuori: un episodio unico che nello Stato italiano non era mai accaduto dai tempi del dopoguerra.
Se sul piano sociale la BCE e il governo Renzi strutturano in chiave iperliberista lo Stato italiano, sul piano politico accade già da alcuni anni che la Banca Centrale Europea, l’Unione Europea, gli USA, la NATO ed Israele cercano il proprio partito di riferimento in Italia.
Questo partito non è più il PDL, ma il PD di Matteo Renzi, servo di tutti i padroni e nemico delle masse proletarie. L’attuale PD è un partito politico filo-atlantico, cattolico, vaticanista, liberale e liberista, subordinato alla NATO e agli USA, ai poteri forti internazionali, alle lobbies, alla massoneria ed alla mafia.
In Italia il PD distrugge le pensioni e lo Stato Sociale, ma nello stesso tempo permette che il Vaticano rimanga totalmente esente da tasse sulle innumerevoli attività di lucro svolte sul territorio italiano.
Da non trascurare la pericolosa avanzata delle destre neo-fasciste in Europa e la soldataglia mercenaria nazifascista che, al soldo della CIA, ha consegnato l’Ucraina libera all’Unione Europea. Un quadro veramente drammatico nel quale i Comunisti devono operare una scelta di carattere, così come già fanno ed hanno fatto i Compagni di tutti i Partiti Comunisti ed Operai dell’intero pianeta, schierandosi con Putin e con la Cina.
I veri Comunisti hanno nel proprio DNA l’unità: senza tale concezione non si può essere leninisti/gramsciani.
Nell’era post-fascista, Stalin, Dimitrov ed altri, posero la questione dei “fronti popolari”: la parola d’ordine era l’Unità Comunista a carattere mondiale (Pietro Secchia insegna!). Alcuni anni prima, Antonio Gramsci fondò il proprio giornale Comunista e non a caso lo denominò “L’Unità”.
Il fisiologico compito di noi Comunisti è quello di impedire che il sistema capitalista prosegua la propria azione di massacro dei Popoli, lottando ed opponendoci concretamente ad esso con l’unica alternativa scientificamente praticabile: l’attuazione del Socialismo reale.
In Italia i Comunisti dobbiamo essere il cuore di un polo attivo che tuteli la classe operaia e distrugga il capitalismo. Noi Comunisti, per la nostra storia, la nostra cultura e la scienza marxista che ci contraddistingue, abbiamo la consapevolezza di poter disporre degli strumenti necessari per divenire una concreta opposizione al malato sistema capitalista.
E’ fondamentale la costruzione del Partito Comunista in Italia: esso deve essere il cuore della politica italiana, nonchè la tutela dei deboli, dei disoccupati, dei precari, dei Lavoratori, dei pensionati e degli studenti. E quale potrebbe essere la collocazione di un partito comunista in Italia, se non al fianco della Russia anti-imperialista governata dal già Colonnello del KGB Vladimir Putin e della Cina Socialista governata dal Partito Comunista Cinese?
Chi oggi si pone in chiave revisionista contro i blocchi Comunisti/anti-imperialisti/anti-capitalisti (costituiti da ALBA, UEE, BRICS e SCO) si assume davanti al mondo una responsabilità gravissima e si pone quale servo dei padroni, dei signori della guerra, degli imperialisti, dei capitalisti, dei vaticanisti, della massoneria e della mafia.
Seby Midolo