Lioi: Un solo Ospedale in Campania è pronto per affontare le gravi infezioni provocate dalla Klebsiella e l’Ebola è l’Ospedale di Eboli: Ancora un’eccellenza.
Nell’Ospedale di Eboli, c’é una Struttura di Biologia Molecolare, pronta e capace di eseguire tecniche in ambiente sicuro ed a pressione negativa, perché è operativo, unico in Italia meridionale, il PCL3 (Phisical Conteinement Level 3), basta solo comprare i reagenti.
di Antonio Lioi
per (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese
EBOLI – “Con pochissimi e mirati accorgimenti, – scrive il dott. Antonio Lioi, già Direttore del Laboratorio di Analisi dell’Ospedale di Eboli, offrendo dei semplici consigli per ottenere il massimo delle prestazioni dalla struttura Biomolecolare del nosocomio ebolitano. Suggerimenti che con banalissimi accorgimenti potrebbero, a giudizio dello stesso Lioi, rendere la struttura unica in Campania e nel mezzogiorno, ma cosa assai più importante è che perché questo avvenga sarebbe necessario solo acquistare i reagenti – l’ASL di Salerno, può rendere l’Ospedale di Eboli, unico presidio in Campania (e non solo) per affrontare i problemi legati a queste due gravissime infezioni, che per motivi diversi stanno dando una serie di allarmi sanitari. Tutti gli altri Ospedali Campani non sono organizzati per dare risposte diagnostiche e terapeutiche in questo particolarissimo settore.
Lioi prende ad esame l’esempio la Klebsiella e le infezioni che si sono verificate presso l’Ospedale San Sebastiano di Caserta a seguito della quale da gennaio a marzo del 2013 sono deceduti 13 pazienti nel reparto di Cardiochirurgia, quattro addirittura nello stesso turno di servizio. (Ieri, 31 luglio 2014, il “Corriere del Mezzogiorno a pag. 13, riporta che circa 15 giorni orsono, un ragazzo ricoverato in Rianimazione a seguito di un incidente stradale).
L’ipotesi più accreditata è legata alla presenza di questo batterio killer in Ospedale.
La Klebsiella pneumoniae può causare gravi infezioni che possono spesso essere fatale. Cancrena polmonite resistenti ai farmaci, infezioni croniche nasali, infezioni del tratto urinario, bronchite e anche alcune delle infezioni da questi batteri comuni possono causare in persone sensibili . Le infezioni possono diffondersi rapidamente e sono più spesso acquisite in ospedale mentre è in trattamento per altre malattie o interventi chirurgici. Le principali fonti di infezioni da Klebsiella sono le mani del personale ospedaliero e il tratto gastrointestinale dei pazienti, Klebsiella.
I membri del genere Klebsiella – prosegue Lioi – sono batteri Gram negativi, patogeni opportunisti, implicati in una vasta gamma di malattie e praticamente ubiquitari in natura. Negli ultimi anni, le infezioni di cui sono responsabili hanno assunto una notevole importanza, in quanto sono spesso acquisite in ambienti sanitari. Le infezioni possono diffondersi rapidamente tra pazienti ospedalizzati per altre condizioni, ma l’aspetto più problematico consiste nella comparsa di diversi ceppi multi-resistenti. Tra tutti i batteri del genere Klebsiella, K. pneumoniae e K. oxytoca sono responsabili della maggior parte delle infezioni umane. Entrambe le specie sono normalmente presenti nella mucosa respiratoria e nell’intestino, ma in determinate condizioni possono comportarsi da patogeni.
Klebsiella pneumoniae è uno dei batteri Gram-negativi più comuni riscontrati dai medici di tutto il mondo.
L’aspetto più grave si manifesta con la comparsa della sepsi e successivo schok settico ( o setticemico).
Come si fà una diagnosi di setticemia in un “normale” laboratorio di analisi?
Bisogna tener presente – aggiunge l’ex Direttore del Laboratorio di Analisi dell’Ospedale di Eboli – che la setticemia è una sindrome complessa che è difficile da definire, diagnosticare e trattare. Alcuni dei sintomi della sepsi come la febbre o la tachicardia o la dispnea sono generici e si possono riscontrare in una serie di altre situazioni.Ciò crea un ritardo nella formulazione della diagnosi o addirittura la formulazione di una diagnosi errata. Lo strumento diagnostico che di norma viene usato è l’emocoltura. Ma L’efficacia complessiva delle emocolture è bassa ed il risultato può essere falsato da molteplici fattori:
- Quantità di sangue prelevata
- Momento e frequenza di campionamento.
- Modalità e sede di prelievo dei campioni.
- Presenza di antibiotici nel flacone per terapia antibiotica in atto
- Germi difficili o germi con esigenze colturali diverse.
- Fenomeni di autolisi (es pneumococco).
- Sviluppo e crescita estremamente lenti.
- Localizzazione endocellulare non si può mettere in evidenza con i normali sistemi.
Una grande limitazione delle emocolture è di avere i risultati disponibili non prima di 2 giorni, in caso di negatività, se poi l’emocoltura è positiva, allora bisognerà aspettare ulteriori 24/48 hh per la identificazione culturale e biochimica del germe ed ulteriori 24 hh, per la individuazione dell’antibiotico specifico (antibiogramma). Nel frattempo il paziente è deceduto.
Nella diagnostica della sepsi la “variabile tempo” è un valore di assoluta rilevanza in termini di outcome clinico. In caso di sepsi grave la probabilità di sopravvivenza e l’outcome clinico si esprimono in termini di ore.
Ogni giorno perso per la diagnosi aumenta di una – due volte la probabilità di decesso del paziente. Qual’è l’alternativa possibile? Oggi è possibile in meno di 24 hh, risolvere questo problema utilizzando una tecnica di biologia molecolare, trattasi del test sepsifast che partendo da 3 ml di sangue intero in provette contenenti edta permette la diagnosi eziologica di sepsi in circa 5 ore
Il sistema è una PCR real-time in grado di rilevare ed identificare a livello di specie un pannello di 25 patogeni batterici e fungini, complessivamente responsabili di più del 90% dei casi di sepsi.
Nell’Ospedale di eboli, vi è l’unica (in Campania e non solo) Struttura di Biologia Molecolare, in grado di poter eseguire questa tecnica in ambiente sicuro ed a pressione negativa,, in quanto da poco è operativo il Laboratorio PCL3 (Phisical Conteinement Level 3) unico in italia meridionale, realizzato con fondi regionali stanziati all’epoca Bassolino-Montemarano.
Basta mettere a disposizione delle espertissime dr.se Boccagna e Pantone, i necessari Kit in commercio, tenendo presente che queste infezioni ospedaliere si stanno diffondendo con grande frequenza negli ospedali e……prevenire e meglio che curare. I test potrebbero essere effettuati anche per gli altri Ospedali, con un notevole ricarico economico.
E L’EBOLA virus?
Bene in questi giorni tutti i quotidiani sono pieni delle allarmanti notizie relative alla diffusione in Africa Centrale, ( con la morte del medico eroe infettatosi) ed anche in Africa Settentrionale, di questo micidiale virus.
Senza voler creare inutili allarmismi, però bisogna tener pre4sente che con l’aumentare dei flussi migratori nel mediterraneo, sono comparse della malattie che ritenevamo scomparse. Pochi gg orsono due portatori di TBC sono stati ricoverati all’Ospedale di Eboli, perché e’ l’unico ospedale a disporre di due camere ad alto isolamento a pressione negativa.
I colleghi del Laboratorio di Analisi, da decenni eseguono test in ELISA per cui sotto l’aspetto diagnostico non ci sono difficoltà, ovviamente si tratta di mettere a disposizione i kit necessari, per l’ebolavirus.
Questa “chiacchierata” – conclude il dott. Antonio Lioi rivolgendosi al Direttore Sanitario di Eboli – è finalizzata a dimostrare che l’Ospedale di Eboli è ancora un’eccellenza a dispetto dei vari Caldoro, Squillante etc,,,. Caro Rocco (Calabrese). Se hai bisogno di maggiori delucidazioni, bene sia io ma anche il mio grande amico Prof. Giulio Tarro (vedi intervista al Corriere del Mezzogiorno sulla klebsiella e la necessità di chiudere i reparti ospedalieri del 31 luglio u.s.) siamo a disposizione “volontariamente”……”.
Eboli, 1 agosto 2014
….è un contributo per “gli ebolitani” che parteciperanno al TAVOLO TECNICO regionale sulla Sanità convocato (per lunedi’ 4 pomeriggio?) da Caldoro, visto che le “mamme” del presidio sono state escluse…..