Museo Archeologico Salerno: La testa di Apollo suggestionò molto il poeta e premio Nobel per la Letteratura Giuseppe Ungaretti che ne ricavò anche una prosa bellissima.
“La testa di Apollo, reperto simbolo del Museo Archeologico Provinciale, rinvenuta nel golfo di Salerno il 2 dicembre 1930, sarà alla Mostra Internazionale Monumental Bronzes of the Hellenistic World”, a Firenze, Los Angeles e Washington.
da (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese
SALERNO – La testa di Apollo, reperto simbolo del Museo Archeologico Provinciale di Salerno, che propone i bronzi più rappresentativi dell’età d’oro della scultura greca, sarà esposto alla Mostra Internazionale Monumental Bronzes of the Hellenistic World e a:
- Palazzo Strozzi a Firenze (dal 13/03/2015 al 21/06/2015);
- J.Paul Getty Museum a Los Angeles (dal 28/07/2015 al 01/11/2015);
- National Gallery of Art a Washington (dal 06/12/2015 al 13/03/2016).
“Con grande orgoglio – annuncia è il Presidente f.f, della Provincia di Salerno Antonio Iannone – che la testa di Apollo, reperto simbolo del Museo Archeologico Provinciale di Salerno, sarà esposta in questi importanti contesti museali. È il segno di un giusto impegno – dice Iannone – che va nella valorizzazione dei nostri beni culturali, svolto dai dirigenti di settore. In questi anni l’Amministrazione Provinciale ha svolto un duro ma esaltante lavoro per creare una autentica rete museale che valorizzi le culture e le identità rendendole fruibili. Nonostante le poche risorse, a volte messe a disposizione e grazie al lavoro delle Istituzioni competenti, l’impegno e la passione ha raccolto la soddisfazione di vedere il nostro territorio e la sua storia alla ribalta internazionale”.
La testa di bronzo raffigurante Apollo fu rinvenuta nelle acque del golfo di Salerno il 2 dicembre 1930, essendosi impigliata nelle reti di un gruppo di pescatori. La complessa vicenda del ritrovamento, seguito da un procedimento giudiziario, documentata nei relativi Atti dell’Archivio della Direzione dei Musei Provinciali, si concluse con la collocazione dell’importante reperto nel Museo Archeologico Provinciale di Salerno, che era stato istituito pochi anni prima, nel 1927. Con la definitiva sistemazione del Museo nello storico complesso di S. Benedetto nel 1964, la testa bronzea di Apollo è stata degnamente sistemata in una apposita saletta, dedicata al Prof. V. Panebianco dopo la sua scomparsa nel 1980. Si tratta di un prezioso originale tardo-ellenistico, datato nella prima metà del I sec. a.C. dall’archeologo D. Mustilli e da questi ancora attribuito all’artista Pasiteles, nato in Magna Grecia e definito dagli scrittori antichi summus e artifex diligentissimus: conforterebbe, tra l’altro, questa attribuzione la constatazione, desunta dalla tradizione letteraria, della capacità di Pasiteles di scolpire in ogni tecnica e, nel contempo, la sua inclinazione a lavorare le sue opere prima nella creta. Le morbide forme dell’Apollo, secondo il Mustilli, danno al bronzo “l’impressione di una immediata traduzione dal modello plastico: la mollezza delle carni si avverte nelle guance, nei pomelli e, soprattutto, negli anuli profilati del collo“.
Al momento del rinvenimento, la testa presentava una serie di incrostazioni dovute alla lunga permanenza sott’acqua: pertanto nel 1933 il restauro del reperto fu affidato a colui che, a quell’epoca, era stimato “il più esperto tecnico in materia di bronzi”, cioè Giulio Raccagni, “restauratore onorario nei musei dello Stato”. L’intervento, condotto in Salerno stessa, ebbe tempi brevissimi e si svolse nel chiuso di un locale, secondo i desideri del Raccagni, affinché potesse mantenere il “segreto”.
Dal 1933 ai nostri giorni il reperto non aveva ricevuto più alcun controllo: si è deciso, pertanto, di inviare la testa bronzea al Centro di Restauro di Firenze, per l’esecuzione di una serie di indagini conoscitive, laddove giudicato necessario, per il suo restauro. In tempi brevissimi, dal 30 maggio al 4 agosto 1989, sono state eseguite sulla testa di bronzo di Apollo tutte le analisi tecnico-scientifiche atte ad evidenziare lo stato di conservazione del reperto e le tecniche di metallurgia antica. In base ai risultati è stata effettuata l’operazione di restauro che, tramite opportune tecniche di pulitura, ha permesso di rimuovere la patina applicata all’epoca del primo restauro e ha ridato al bronzo la sua vera patina.
La testa di Apollo, simbolo del museo archeologico provinciale di Salerno, è stata sistemata nella sua sala d’ origine, dopo una chiusura durata più di tre anni per lavori. Nella nuova sistemazione museale il percorso è cronologico con a piano terra una ricca selezione di vasi, gioielli, strumenti da lavoro, ritrovati in varie campagne di scavo. Nella bella sala del dio Apollo, si è aggiunta una installazione audiovisiva che ricostruisce la storia del ritrovamento nel golfo di Salerno nel 1930 da parte di un gruppo di pescatori, della grande testa alta mezzo metro e sulla cui provenienza e datazione (I sec. a. C. – I sec. d. C.), gli studiosi ancora oggi non sono d’ accordo.
Una vicenda che suggestionò molto il poeta Giuseppe Ungaretti, che vide personalmente il capo bronzeo durante un suo viaggi nel Mezzogiorno. Tanto che il premio Nobel per la Letteratura ne ricavò una prosa poetica di rara bellezza, “La pesca miracolosa” si intitola il brano, dove Ungaretti evoca la preziosa “restituzione” operata dal mare: “Raccogliendo le reti, una sera, a una maglia restò presa non la gola d’un pesciolino, ma a un cernecchio, una testa d’Apollo”. Poi l’immagine indelebile della visita in città: “L’ho veduta al Museo di Salerno, e sarà prassitelica o ellenistica, poco importa; ma questo volto, che per più di duemil’anni fu lavorato dal mare nel suo fondo, ha nella sua patina tutti i colori che oggi abbiamo visto, ha conchigliette negli orecchi e nelle narici: ha nel suo sorriso indulgente e fremente, non so quale canto di giovinezza risuscitata!”
Salerno, 8 luglio 2014
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