La famiglia Santese sulla Castelluccia risponde: “Volevamo fare una Fondazione, e ristrutturarla, non ce l’hanno mai permesso. Nei nostri confronti solo persecuzioni gratuite”.
C’è un comitato politico affaristico in questa città che vorrebbe metterci le mani sopra magari nascondendosi dietro l’interesse collettivo per fare solo speculazioni personali. L’impegno ristrutturarla c’è sempre stato, ma non hanno mai voluto autorizzare nemmeno un progetto di consolidamento.
da (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese
BATTIPAGLIA – Riceviamo e volentieri pubblichiamo la risposta della Famiglia Santese in merito alla notizia apparsa nei giorni scorsi su quotidiani locali e siti web, che riguarda la Castelluccia di Battipaglia e l’impegno dell’Associazione Civicamente perchè si acceda ai fondi della FAI allo scopo di realizzare un progetto di recupero per l’edificio storico per eccellenza della Città.
A tale proposito la Famiglia Santese ha inteso affidare ad una nota scritta le sue precisazioni:
“Non può che farci piacere che si riaccenda l’interesse sulla Castelluccia. Di certo è un luogo del cuore, ma il cuore è ormai infranto, subiamo mortificazioni continue e menzionarci come chi si disinteressa di una propria proprietà è davvero la punta dell’iceberg.
Anche noi vorremmo recuperare e riportare agli antichi fasti la Castelluccia, – si legge nella nota dei Santese – fa parte della nostra vita e delle nostre origini, abbiamo presentato decine di progetti a tal fine, ma ognuno di essi è stato rispedito al mittente.
Ancora oggi ce ne chiediamo il motivo.
La Castelluccia – avanzano precise denunce i Santese – è il luogo del cuore di tutti i battipagliesi non solo della famiglia Santese, è il simbolo indiscusso della città, ma vorremmo avere i mezzi e la disponibilità degli Enti a farci fare ciò che sarebbe giusto, una disponibilità che non abbiamo mai avuto, forse sempre per lo stesso motivo, c’è un comitato politico affaristico in questa città che vorrebbe metterci le mani sopra magari nascondendosi dietro l’interesse collettivo per fare solo speculazioni personali, a questo noi abbiamo detto no, lo abbiamo ribadito con forza negli anni passati.
La nostra proposta concreta – rivelano – è stata quella di creare una fondazione proponendo un progetto serio nell’interesse della collettività, ma il problema è subentrato quando abbiamo stabilito che la fondazione portasse il nome di “Francesco Santese”, il nome di colui che con i propri soldi e i propri sacrifci ha acquistato la proprietà da una famiglia salernitana per riportarla alla collettività battipagliese.
Non hanno mai voluto autorizzare nemmeno un progetto di consolidamento, – denunciano i Santese – hanno preferito che nel corso degli anni cadesse a pezzi, segretolandosi dinanzi all’incapacità e alla stoltezza di chi ha fatto finta di non vedere. La verità è solo una, sul nostro cognome c’è e c’è sempre stata una persecuzione gratuita, una persecuzione che va anche contro gli interessi di Battipaglia, una persecuzione che è diventata ormai insostenibile e inaccettabile.
La Castelluccia è della famiglia Santese, – conclude la nota della Famiglia Santese rivendicandone l’assoluta proprietà – ma vogliamo che tutti comprendano una volta per tutte che l’impegno da parte nostra a ristrutturarla c’è sempre stato, ma fino ad oggi non ce l’hanno mai permesso“.
Oggettivamente la proposta dell’Associazione CivicaMente ha il merito di aver aperto una discussione. Purtroppo, una dolorosa discussione, che da anni a fasi alterne occupa i tavoli della politica, poi passa nelle strade, nei bar, in qualche studio fino ad arrivare sui giornali, per non concludere nulla e continuare ad avere un “monumento” che sebbene è il simbolo della Città di Battipaglia è anche il simbolo dell’incapacità e della inefficienza, ma è anche la conferma di come gli Enti pubblici ivi compreso quelli precipuamente preposti alla salvaguardia, al recupero e alla conservazione dei beni monumentali e architettonici, si approcciano nei confronti dell’immenso Patrimonio che dispone il nostro Paese e che nell’eccesso protezionistico e vincolistico, è destinato al sicuro abbandono e degrado.
Negli altri Paesi europei e non, questo non accade e così a Londra come a Parigi, nei musei si può pranzare, prendere del the, ascoltare della buona musica, insomma si può vivere l’arte non come uno scatolone ma come un contenitore vivo e pullulante di interessi, e certo poi non possiamo lamentarci se il Louvre di Parigi da solo totalizza più visite di quante ne ricevono tutti i musei e i luoghi d’arte italiani messi insieme.
Per quanto riguarda la Castelluccia, senza andare per le lunghe, non si può fare le “puttane” e le “belle donne“, nel senso che si vorrebbe fare qualcosa, nella fattispecie ristrutturarla e restituirla alla Città, ma ignorare che non se ne è proprietari e magari pretendere che gli stessi mettessero i soldi e non ne avessero nemmeno la piena titolarità o utilizzo una volta ultimati i lavori.
Se si vuole l’assoluta certezza di esserne pienamente titolari, forse sarebbe il caso si avviassero le procedure per l’acquisizione al patrimonio comunale o statale, a secondo di chi lo acquista. Escludendo il Comune che da anni versa con le sue casse nel più profondo rosso economico, ed escludendo lo Stato che non se la passa meglio e al contrario, cerca di vendere il suo patrimonio, la Castelluccia resta, malgrado il dispiacere di quel comitato politico affaristico, che i Santese hanno denunciato nella nota che precede, e che sarebbe responsabile dell’ostracismo lamentato, saldamente nella piena proprietà della Famiglia Santese.
E’ evidente che il recupero della Castelluccia, così come di qualsiasi altro edificio storico non può essere affidato ad una progettazione qualsiasi, e magari fantasiosa per non dire altro, ma deve seguire determinate caratteristiche così come deve osservare determinate regoile, che non siano opprimenti al punto tale da non consigliare nessun investitore dimetterci un euro.
Questa Città oltre a tanti Sindaci ha avuto anche negli ultimi 20 anni tanti commissari prefettizi, (cinque prima dei tre attuali) ed è stata attraversata da una particolare vena urbanistico-costruttiva che non ha avuto il tempo e non ha avuto la voglia di dedicarsi a nulla se non fosse stata identificabile nel mattone e nel cemento, figuriamoci se si poteva interessare alla Castelluccia o alle varie testimonianze della famiglia Doria e dei suoi casali disseminati sul territorio.
Oggi più che mai, proprio nel mentre la Città di Battipaglia è rimasta intontita rispetto al Provvedimento dello Scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni camorristiche, si può tentare di mettere le cose a posto, dando il giusto rilievo alle sue cose più preziose e magari cercando attraverso la realizzazione di uno strumento urbanistico partecipato impreziosire il resto del territorio curando la parte pubblica e quella privata al solo scopo di vivere in un modo migliore.
Battipaglia, 13 giugno 2014
Cioè il castelluccio cade a pezzi perché non si è d’accordo sul nome da dare alla fondazione che dovrebbe risistemarlo? Ma che ce state a pija per culo?