Laboratorio Puc nel mirino dell’Antimafia. Nel 2010 il litigio in Consiglio comunale per la richiesta dell’ex capogruppo Pdl Provenza.
L’avvocato Provenza chiese la costituzione di una commisione speciale: «Da ex consigliere ricordo di aver combattuto il sistema, di essere stato isolato e di aver subito anche diverse aggressioni per essermi schierato contro il sistema»
per (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese
BATTIPAGLIA – Continua con la puntata n° 6 “Battipaglia Story“, POLITICAdeMENTE sta ripercorrendo ad una ad una tutte le questioni che sono state alla base delle motivazioni che hanno portato allo Scioglimento del Consiglio Comunale di Battipaglia per infiltrazioni camorristiche. Fatti e circostanze caratterizzati da una serie di omissis che sono stati riportati nella Relazione che la Commissione di Accesso agli atti composta dal viceprefetto Rosanna Bonadies e dai commissari Pasquale Gallo, capitano dell’Arma dei Carabinieri e l’ingegnere Marcello Romano del Provveditorato alle Opere Pubbliche, inviata a Battipaglia all’indomani dell’inchiesta della DDA di Salerno, e dopo la nomina del Commissario Prefettizio Prefetto Mario Rosario Ruff0.
Relazione che ha indotto il Ministro dell’Interno Angelino Alfano ad emettere il Decreto di scioglimento e a nominare una Commissione straordinaria composta da tre Vice Prefetti, Gerlando Iorio, Ada Ferrara e Carlo Picone, che reggerà le sorti del Comune di Battipaglia per la durata di 18 mesi.
Ma indubbiamente la questione delle questioni a Battipaglia è sempre quella che gira intorno al “mattone“, al “cemento“, e al “tecnigrafo“. Per anni il Piano Regolatore è stato stiracchiato da tutte le parti per rigonfiarlo di costruito e le lotte si facevano e apertamente i vari contendenti si fronteggiavano, fino poi evidentemente a trovare un’intesa, così come probabilmente si è ritrovata nel momento in cui la Commissione consiliare urbanistica che l’ex Sindaco Santomauro volle fortemente, esautorando di fatto il Consiglio Comunale delle sue prerogative, che approvò le linee guida del Nuovo PUC. Poi è storia recente, dal momento in cui sia con il passaggio che si richiama nell’articolo e che individua come protagonista l’ex Consigliere e Capogruppo del PDL Giuseppe Provenza e sia successivamente quando appena insediatosi il Commissario prefettizio Ruffo improvvidamente ritenne di approvarlo, evidentemente ignorando che quel prodotto, altro non era che una promanazione politica dell’Amministrazione Santomauro, che scaricava in un’area prossima alla litoranea qualche cosa come 1600 appartamenti, e che l’Antimafia aveva sotto osservazione, ritenendo vi fossero collusioni con la ndrangheta calabrese, tanto da arrivare allo Scioglimento del Consiglio comunale.
Fatti, circostanze, nomi, intrecci tra uomini politici, amministratori, faccendieri, Funzionari, professionisti, imprenditori e camorristi che disegnano un quadro raccapricciante di una Città che non ha nessuna intenzione di capitolare e che, sebbene attonita, sembra “consegnarsi” in maniera totale alle Istituzioni, perché si faccia completamente luce su tutte le vicende che l’anno mortificata, pronta a voltare pagina e a iniziare d’accapo.
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di Oreste Vassalluzzo
Giornalista Professionista
La polemica, virulenta, scoppio nel settembre del 2010. Come si permetteva il capogruppo del Pdl Giuseppe Provenza di dire no al laboratorio politico sul Puc. Proprio quel laboratorio, organo non previsto da nessuna normativa, che è finito nelle pagine della relazione della commissione d’accesso antimafia che ha lavorato fino a novembre sulle carte dell’amministrazione Santomauro.
Tutto gira intorno al “mattone”, come sempre del resto. Ne fa riferimento proprio Giuseppe Provenza nel suo commento alla relazione dei commissari. «Il tempo è galantuomo – dice – Ribadisco da cittadino sono indignato, da ex consigliere comunale ricordo di aver combattuto il sistema, di essere stato isolato e di aver subito anche diverse aggressioni per essermi schierato contro il sistema. In ogni caso sono ottimista, è stata individuata la patologia ora aspettiamo che le cure spazzino via tutti, cause, sintomi ed effetti negativi debellando definitivamente il male, affinché Battipaglia possa rinascere sana e tornare ai fasti di un tempo».
Oggi quella polemica torna alla mente come un anatema che si abbatte su chi quel progetto ha portato avanti con tanta sollecitudine. L’allora capogruppo del Pdl presentò una mozione al consiglio comunale in cui chiedeva l’istituzione di una commissione speciale, in luogo proprio del laboratorio politico sul Puc.
La polemica divenne feroce in un infuocato consiglio comunale con cui venne nominato coordinatore, con quattro voti dell’opposizione, l’ex candidato a sindaco del Pdl Gerardo Motta. Lo stesso che poi, una volta varate le linee guida del nuovo Puc, decise di astenersi dal voto in assise.
Allora vi fu anche una nota scritta del consigliere, eletto con il Pd, Orazio Tedesco che definiva “inaccettabile” la proposta di Provenza. Anche dal consigliere Egidio Mirra si gridò allo scandalo e lui stesso bollò come “pretestuosa” la richiesta di Provenza. Alla luce di quanto contenuto nel decreto di scioglimento per infiltrazioni mafiose del consiglio comunale di Battipaglia il quadro che si delinea è di certo destinato ad allargarsi.
Il Pdl, decisione di partito, decide di non partecipare a quel tavolo così come fece dall’altra parte la leader di Etica per il Buongoverno Cecilia Francese. E su quel lavoro, e anche sul successivo piano previsto dagli uffici del Comune, si concentra il lavoro della commissione d’accesso antimafia che oggi pone degli interrogativi inquietanti sui rapporti, connivenze e anche sulle pressioni che in quella fase di amministrazione Santomauro furono portati avanti pur di ridisegnare lo sviluppo futuro di Battipaglia nella zona mare.
In quell’area che comprende anche l’ex azienda Valsecchi.
Se è vero, come è vero, che la commissione d’accesso ha lavorato anche per raccogliere nuovi elementi utili all’inchiesta della Dda di Salerno, qualcosa dovrà essere spiegato di quanto accaduto, anche ai magistrati. Quel “tintinnio di manette” che da più parti si sentì udire negli anni di “Mani Pulite” diventa sempre più pressante sulle teste di chi ha gestito il potere, di chi ha governato i processi amministrativi, di chi ha visto e non ha detto nulla.
Delle due l’una, o il lavoro della commissione terminerà con le epurazioni di dirigenti comunali collusi da parte della triade commissariale, oppure ci sarà anche una nuova ondata di arresti, d’indagati, d’indagini. Altrimenti l’onta di città della “camorra” sarà stata soltanto una porcata fatta a danno dei cittadini di Battipaglia.
Battipaglia, 9 maggio 2014
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