Contestata duramente la nomina a sottosegretario di Gentile Ncd. I più duri Rosy Bindi e Corradino Mineo.
L’esponente Ncd avrebbe impedito la pubblicazione dell’«Ora di Calabria». Gentile contrattacca: «Mai bloccato un giornale». E lancia accuse…
di Claudia Fusani
giornalista l’Unità
(POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese
ROMA – La più dura di tutti è Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia: «Non si può dire che ci sia stato rigore nelle nomine dei sottosegretari. E questi sono cedimenti che non ci possiamo permettere». Il fatto che scatti l’applauso e che salga da un affollato convegno di Libera contro le mafie dove sono presenti tre ministri del governo e i vertici dell’antimafia, è solo un’imbarazzante conferma che il sottogoverno del governo Renzi non solo non piace perché ci sono «poche donne» (Debora Serracchiani) o perché ha lasciato molti scontenti e delusi.
A mettere pubblicamente il dito nella piaga, dentro il Pd, è il senatore Corradino Mineo. «Ma perché – domanda – fra i tanti in fila per una casacca da sotto segretario, Renzi doveva proprio caricarsi questo Antonio Gentile da Cosenza, già scelto da Berlusconi per sostituire Cosentino dopo i noti guai giudiziari?». Il riferimento è al caso del senatore calabrese di Ncd, nominato sottosegretario alle Infrastrutture e tirato, a causa del figlio, in un caso gravissimo di censura giornalistica. Peggio: sabotaggio delle rotative.
Il Pd calabrese è in disaccordo con il presidente del Consiglio. «È stato un errore grave da parte del Nuovo Centrodestra indicare Antonio Gentile come sottosegretario. Il PD calabrese non condivide la scelta e chiede sia rivista», dice il segretario Ernesto Magorno. «È un’indicazione – aggiunge – che va nella direzione della conservazione, opposta alla nostra che è quella del cambiamento». Non s’illuda, poi, il governatore Scopelliti (Ncd) che «questo basti per far cessare la battaglia del Pd contro il malgoverno nella regione».
Palazzo Chigi, da parte sua, allarga le braccia e dice: «Il sottogoverno rispecchia quello che è il Parlamento». Come dire: questo passa il convento, con questo dobbiamo fare. Antonio Gentile, l’esponente Ncd, avrebbe impedito la pubblicazione dell’«Ora di Calabria». Gentile contrattacca: «Mai bloccato un giornale». E lancia accuse…
Ma il caso Gentile va oltre il necessario compromesso. E non c’entra essere schizzinosi. Una storia tutta da raccontare. I fatti risalgono al 19 febbraio. Quel giorno il quotidiano regionale l’Ora di Calabria non esce in edicola. La causa è un improvviso guasto tecnico alle rotative. Conviene fissare i nomi dei protagonisti della storia: Luciano Regolo, direttore del quotidiano; Umberto De Rose, stampatore del giornale; Andrea Gentile, avvocato, figlio del senatore Antonio.
Quella mattina, si diceva, il quotidiano non esce. Viene diffusa però, nel pomeriggio, una nota del direttore Luciano Regolo. Che conviene riportare. «Ieri notte – si legge nella nota – si è consumato un fatto gravissimo per la libertà di stampa, la violazione delle più elementari regole della democrazia e del vivere civile. Ultimata la lavorazione del giornale, a tarda ora, l’editore (Alfredo Citrigno, ndr) mi ha chiesto se non fosse possibile ritirare dalla pubblicazione l’articolo relativo all’indagine in corso sul figlio del senatore Tonino Gentile, Andrea, al quale sono contestati i reati di abuso d’ufficio, falso ideologico e associazione a delinquere nell’ambito del caso Azienda sanitaria provinciale di Cosenza… Ho minacciato all’editore stesso le mie dimissioni qualora fossi stato costretto a modificare il giornale, vanificando il mio lavoro e quello dei miei colleghi».
«Mentre discutevamo di questo, in mia presenza – prosegue – e in viva voce, l’editore ha ricevuto la telefonata del nostro stampatore Umberto De Rose, il quale, ponendosi come “mediatore” della famiglia Gentile, faceva ulteriori pressioni per convincerlo a non pubblicare la notizia, ricordandogli che “il cinghiale, quando viene ferito, ammazza tutti”. Avendo io ribadito all’editore che non intendevo in alcun modo censurare ciò che era stato scritto, ci siamo salutati. Così De Rose, dopo avere chiamato insistentemente la redazione, soltanto alle due di notte ha fatto sapere che il giornale non poteva andare in stampa per un guasto alle rotative». Secondo il direttore dell’Ora della Calabria «è evidente che si è trattata di un’azione intollerabile e ingiusta, e aspetto serenamente che la procura di Cosenza mi convochi per produrre la documentazione in mio possesso riguardo alle pressioni che Gentile, per interposta persona, ha effettuato per evitare che fosse divulgata l’indagine sul conto di suo figlio».
La procura ha poi convocato il direttore Regolo e l’inchiesta sull’oscuro incidente alla rotativa è in corso. Caso mai ci fossero dubbi sui toni, ieri è stato anche diffuso l’audio della telefonata tra lo stampatore De Rose, presidente di Fincalabria, e l’editore Citrigno.
Occorre anche specificare che il senatore Gentile, attuale sottosegretario alle Infrastrutture nonché coordinatore di Ncd in Calabria, non compare mai in alcuna telefonata. E che «la famiglia Gentile», per conto della quale stava mediando De Rose, può essere anche solo il figlio, Andrea, lui sì indagato a Cosenza in un fascicolo relativo a incarichi concessi dall’Azienda sanitaria locale. Nell’indagine sono coinvolti due avvocati, Alessandro Ventura, legale di Paola, e Andrea Gentile, figlio di Tonino indagati per abuso d’ufficio, falso ideologico, truffa ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. In una più generale contestazione di associazione a delinquere.
Il sottosegretario ieri ha minacciato querele e cause civili contro chiunque associ il suo nome ai fatti del quotidiano l’Ora di Calabria. Ma tutto questo è solo diritto di cronaca.
Roma, 3 febbraio 2014