Vertenza Ambiente nell’Alto Sele: E’ pericolo, i Sindaci lanciano l’allarme

Vertenza Ambiente nell’Alto Sele: nel mirino dei Sindaci il processo Chernobyl e l’impianto di Compostaggio di Castelnuovo di Conza.

Che c’é dietro l’affare dei rifiuti in Campania? I fatti di cui alla Seconda direttrice del processo Chernobyl che riguardano l’Impianto di Compostaggio di Castelnuovo di Conza, cosa nascondono? Che rifiuti  erano quelli che provenivano da Cuma, Orta di Atella, Marcianise e Mercato San Severino?

Impainto di Compostaggio Castelnuovo di Conza
Impainto di Compostaggio Castelnuovo di Conza

da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese

CASTELNUOVO DI CONZA – Anche l’Alto Sele si mobilita per la tutela dell’ambiente riguardo le vicende del processo Chernobyl, che avrà inizio il 30 gennaio, e che ipotizza l’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti ambientali che hanno riguardato, tra l’altro, lo sversamento di sostanze nocive attraverso compost illegale nella provincia di Salerno.

Si costituiranno parte civile la Comunità Montana “Tanagro-Alto e Medio Sele”, presieduta da Giovanni Caggiano, e i sindaci dei Comuni di Santomenna, Massimiliano Voza, e di Castelnuovo di Conza, Francesco Custode.

Tutti e tre gli Enti hanno scelto di affidarsi all’esperienza comprovata del noto penalista del foro di Eboli avv. Giuseppe Giarletta, legale di fiducia del Comune di Santomenna e della Comunità Montana, nonché docente della “Business School del Sole 24 ore” di Milano.

La decisione naturalmente riguarda tutto quello che c’é dietro l’affare dei rifiuti in Campania, fatti che fanno capo alla Seconda delle quattro direttrici del processo Chernobyl: nella quale viene ipotizzato, se dovesse rispondere al vero, che Salerno e provincia, attraverso l’utilizzo dell’impianto denominato SO.RI.ECO. S.r.l.; venivano smaltiti rifiuti provenienti dai depuratori di Marcianise, Orta di Atella in provincia di Caserta, Cuma in provincia di Napoli e Mercato San Severino in provincia di Salerno.

Fatti che se dovessero rispondere al vero, non solo sarebbero di una gravità unica, ma accentuerebbe le responsabilità da parte anche delle Istituzioni, rispetto al silenzio lungo 17 anni di cui alle rivelazioni del Pentito di Camorra Carmine Schiavone, Boss della cosca dei Casalesi e cugino di Francesco Schiavone detto Sandokan, il quale attraverso un’intervista a SKY raccontava tutto quello che aveva già raccontato 17 anni prima di quello che accadeva con il business dei rifiuti e indicava quella che poi è divenuta tristemente la Terra dei fuochi, ma anche di tutte le altre terre nelle quali non vi sono fuochi ma cimiteri, interi cimiteri di rifiuti pericolosi di ogni genere.

Carmine Schiavone attraverso 63 pagine che compongono il Verbale dell’Audizione, che solo da poco sono diventati pubblici dopo la rimozione del segreto, ha raccontato di tutti gli intrighi e tutte le tracce di trame degli affari sui rifiuti, di sangue e e di lotte tra bande, di strategie per conquistare nuovi “mercati” del malaffare, gli organigrammi societari, le penetrazioni e le influenze territoriali strettamente controllate dai clan camorristici che ne ricavavano cifre da capogiro e contestualmente avvelenavano l’intera Campania tanto da fargli ipotizzare anche le speranze di vita di intere popolazioni.

Quel giorno di ottobre Carmine Schiavone, come un fiume in piena, risponse alle domande della Commissione Parlamentare nel corso della 13dicesima legislatura, che il Presidente onorevole Massimo Scalia e i commissari: il deputato Gianfranco Saraca; e ai senatori Giovanni Lubrano di Ricco, Roberto Napoli e Giuseppe Specchia; gli rivolgevano per conoscere le relazioni e i coinvolgimenti. Un racconto che parte dal lontano 1988 e finisce, ma solo per Schiavone, nel 1992, e non perchè da quella data non vi fosse più il controllo della camorra sui rifiuti, ma solo perché il camorrista pentito fu assicurato alla giustizia. Allo stesso modo Schiavone confessa di aver fornito agli inquirenti e alla DDA e allo SCO tutte le informazioni, la relativa documentazione, oltre che aver indicato anche i luoghi di tutte le sue confessioni.

Da allora, trascorsi 17 lunghi anni, l’unico provvedimento visibile, ma non per questo utile a scoprire in quei luoghi e in tutti gli altri disseminati anche nella provincia di Salerno, è stato quello di inviare l’Esercito a combattere la guerra del nulla. Oltre alle varie dichiarazioni indignate e ai vari dibattiti iniziati non vi è stato nessu atto che vada nella direzione di comprendere che pericolosità si nasconde in quelle discariche e se effettivamente alcuni impianti hanno trattato o smaltito senza le dovute regole quei rifiuti pericolosi, e ne talpoco è stata destinata una somma compatibile e utile affinché si possa accertare la verità e contestualmente bonificare tutte le aree contaminate e poi semmai passare alla individuazione dei responsabili.

Un’altra battaglia, dunque, si aggiunge, alle vertenze a tutela dell’ambiente nell’Alto Sele, dopo l’istituzione, a fine 2012, di un tavolo permanente tra i sindaci di Castelnuovo di Conza, Santomenna e Laviano, che ha sollecitato più volte enti ed istituzioni preposte (Curatore Fallimentare, Carabinieri, ASL, ARPAC, ecc.) al controllo di competenza per il monitoraggio e verifica delle emissioni maleodoranti in aria dell’impianto di Compostaggio di Castelnuovo di Conza, secondo quanto prescritto dalla normativa vigente, nonché di tutte le condizioni di sicurezza in tema di salute pubblica, in attesa che la Provincia di Salerno accertasse finalmente il rispetto delle norme tecniche e delle condizioni in materia ambientali.

Una vertenza che ha portato, inoltre, i sindaci a diffidare di continuare le attività di compostaggio a Castelnuovo di Conza oltre il 31 dicembre del 2013, e a richiedere un incontro urgente con il Prefetto di Salerno per convocare attorno ad un tavolo unico il Curatore Fallimentare (ex Sorieco SRL Proc. 18/08 – Dott. Giancarlo Rubino), la Regione Campania (A.G.C. 5\Settore 8), la Provincia di Salerno (Settore Ambientale e Polizia Provinciale), l’ASL di Salerno (Unità Operativa Prevenzione Collettiva), l’ARPAC di Salerno, le Forze dell’ordine e i Corpi speciali con competenza ambientale, per la valutazione e la risoluzione definitiva della problematica inerente le attività dell’impianto di compostaggio di Castelnuovo di Conza.

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Lettera-Arpac-impianto-di-compostaggio-Castelnuovo-di-conza
Lettera-Arpac-impianto-di-compostaggio-Castelnuovo-di-conza

Castelnuovo di Conza, 30 gennaio 2014

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