Ad accogliere il leader dei “Forconi”, che non è sembrato un un fine intellettuale della rivoluzione, un manipolo di primati e qualche homo sapiens, confusi capi di una rivolta zotica da cui il Paese fugge.
Esposito: Mariano Ferro, un omone del Sud, che in parte incarna la figura romantica dei briganti partigiani risorgimentali, si è reso conto del triste livello dei suoi interlocutori battipagliesi. Gli ho stretto la mano e gli ho augurato buona fortuna.
di Alfonso Esposio
Presidente Associazione Mariarosada POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
BATTIPAGLIA – «Siamo uomini o “forchette”» scrive Alfonso Esposito, Imprenditore Agricolo e Presidente dell’Associazione Mariarosa Battipaglia, parafrasando quel famoso film “Siamo uomini o caporali” con il grande Totò, quando egli nel film spiegava al medico: “Caporali si nasce, non si diventa! indicando per “uomini” la stragrande maggioranza delle persone oneste, per bene, che nei sacrifici lavorano e si fanno un mazzo coosì; e per “Caporali“, una categoria fortunatamente miniritaria di gaglioffi, ma che purtroppo finiscono per prevalere sugli altri, perché oltre a saper cavalcare ogni periodo, sono corrotti, spregiudicati, cattivi, pronti a tutto, incapaci a ricoprire ruoli, che spesso conquistano proprio per le loro caratteristiche spregiudicate di interpetrare il “padrone” di turno.
Naturalmente l’intervento di Esposito è stato sollecitato dall’arrivo a Battipaglia del Leader moderato dei “Forconi”, il siciliano Mariano Ferro, pensando al tipo di protesta e pensando a chi insieme a Ferro dovrebbe interpetrare la protesta, e di quì «Siamo uomini o “forchette”» di Esposito, e di quì il riferimento al mitico Totò nel film “Siamo uomini o Caporali“.
E se Totò raccontava nel 1955 una condizione italiana che vedeva sempre quei “Caporali” in prima fila, e gli uomini a subire, oggi quegli uomini sono ancora di più ma i caporali anche sono cresciuti e sarà difficile liberarsene, ecco appunto il riferimento alla protesta ora dei forconi ieri del voto dato al M5S, e prima di loro a IDV, l’altro ieri alla Lega Nord e per certi aspetti a Berlusconi, scoprendo di volta in volta che la democrazia non può essere solo virtuale, che la protesta poi prende il volto del “Trota“, di Di Pietro, di Beppe Grillo, e di Berlusconi, scoprendo ancora che l’Italia è cambiata e che è più pericoloso il berlusconismo che Berlusconi. E con queste premesse chi può più fidarsi? Chi riuscirà più a dare un futuro ai nostri figli, speranze ai nostri nipoti e presente a noi stessi.
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Ieri sera – Scrive Alfonso Esposito, Presidente dell’Associazione Mariarosa Battipaglia commentando la presenza in Città del leader moderato dei “Forconi” Mariano Ferro – si è fermato a Battipaglia Mariano Ferro, padre della protesta dei foconi. Non potevo non andare ad ascoltare, la storia la si comprende meglio guardandosi negli occhi, l’ho imparato anni fa, quando mi capitò di guardare negli occhi Marcello Dell’Utri.
Due Siciliani molto diversi, forse uno vittima l’altro carnefice. Non sono riuscito quasi mai a staccare gli occhi dallo sguardo stanco, rosso di pianto e sincero di Ferro, se non per osservare a momenti il figlio del primo forcone e per incrociare gli occhi in sguardi di stupore e rassegnazione con l’amica che era con me. Lo stupore derivato non dalle parole di Ferro, ma da quelle dei presidianti miei paesani, su cui pur avendo abbassato al massimo le aspettative non riesco ancora a soprassedere.
Ad accogliere questo personaggio, un manipolo di primati e qualche homo sapiens, presuntuosi e confusi capi di una rivolta zotica da cui il paese ha pensato bene di fuggire. Ferro si è trovato tra ovvietà e rivoluzionali a cui ha dovuto ricordare che con i se non si fa la rivoluzione, tra chi con la forza vuole restaurare una democrazia senza contenuti, chi faceva appello ad un patriottismo a mio avviso morto sulle falsità scritte sui libri di storia, ho sentito dai miei fanta fascisti paesanini, frasi come ‘‘ti dico io come si risveglia il patriottismo!!! Fermi una persona e gli dici! TU sei un Italiano o UN UOMO DI MERDA?”.
Non che Mariano Ferro mi sia sembrato un un fine intellettuale della rivoluzione, ma un qualcosa di vero mi è sembrato di scorgerlo. Un omone del SUD, che in parte incarna la figura romantica dei briganti partigiani risorgimentali, un Carmine Crocco meno soldato e più camionista ma pur sempre condottiero di chi lotta contro torto subito.
Tornando alla cruda realtà e tralasciando i miei ideali romantici di meridionalista, mi viene in mente, pensando a Ferro, uno stereotipo, il tipico piccolo imprenditore italiano, che dalle nostre parti viene descritto con la frase ”scarpa roppia e menta fina”, gli stessi descritti da Edoardo Nesi in Storia della mia gente, non me ne vogliano i pratesi, lo so sono di parte, Mariano Ferro è del SUD. In lui c’era tutto il nero dell’animo scuro come il vino del suo paese, gli occhi sanguigni come due pachini schiacciati e il viso buono e candido del figlio mi ha ricordato le mandorle sottili e buone di Avola, appunto il paese di Ferro. Non mi soffermo su quello che ha detto in merito alla protesta, non ne condivido le modalità anche se ne comprendo le motivazioni, Ferro viene da una zona della Sicilia fortemente colpita dalla crisi, penso sia solo questione di tempo e da noi accadrà lo stesso. Resto mortificato per lo sguardo di rassegnazione che ad un certo punto ha raggiunto Mariano Ferro, resosi conto del triste livello dei suoi interlocutori battipagliesi. Gli ho stretto la mano e gli ho augurato buona fortuna.
Battipaglia, 16 gennaio 2014
Massimo grazie per la perfetta prefazione al mio titolo.