“Eboli da terra di cultura a terra di rancori: il viaggio infinito”, uno spaccato critico della nostra Città.
Eboli, città conosciuta nel mondo per aver dato i natali a grandi personaggi, si ritrova ad ospitare una serie di persone che fanno di tutto per distruggerla, mentre i suoi abitanti la denigrano ogni giorno e una classe politica fa scempio delle sue risorse culturali e sociali.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
EBOLI – Pubblichiamo quì di seguito un articolo di Gerardo Sorgente che disquisendo sulle caratteristiche degli ebolitani e delle fortune o meno di questa Città, fornisce uno spaccato della nostra società e senza veli ne elenca i suoi difetti e ne individua i suoi responsabili, non solo in una Classe politica che ha scempio delle sue risorse culturali e sociali, ma anche nei suoi cittadini allo stesso modo responsabili, che evidentemente hanno contribuito a questo inesorabile declino affidandosi alla loro mentalità fatta di lamenti, e appunto più che inseguire le idee e ai programmi, si sono affidati al rapporto interpersonale e alla conoscenza individuale, e perché no alla condivisione di piccoli privilegi, che sarebbero dovuti necessariamente venire dalla affiliazione parentelare o amicale.
Sorgente senza fare nomi e quindi senza indicare quali siano quelli più responsabili e quelli meno, semmai ce ne saranno di questi ultimi, muove le sue critiche nella genericità, e proprio per questo fa assumere alla critica quell’autorevolezza che sicuramente sarà di stimolo per chi non si sente responsabile di questo declino, e al contrario scivolerà addosso a chi invece, pieno di se stesso, è pienamente responsabile e quindi destinatario della critica e di tutto il nostro disprezzo. Noi scommettiamo che nessuno se ne sentirà destinatario e nessuno si sente colpevole, ed è proprio questo il problema, e per questo le cose non cambiano e difficilmente cambieranno. Buona lettura.
Quando la mentalità si perde nel lamento
di Gerardo Sorgente
Giornalista pubblicista
“Eboli è finita; oramai siamo alla frutta”. Ecco la classica frase sovente pronunciata dal beota di turno, specie quando nelle sue intenzioni vi è l’idea di aizzare gli animi di qualche gruppo di imbelli dai fragili tratti di personalità che purtroppo hanno come massima espressione della loro vita quella di grattarsi la pancia per buona parte della giornata, dietro ad un monitor di un pc, con la pretesa di essere dispensatori di cultura. Assurdo.
Eboli, città conosciuta nel mondo per aver dato i natali a grandi personaggi, si ritrova ad ospitare una serie di persone che fanno di tutto per distruggerla. Assurdo. Non votarli più.
Eboli, città storica dal grande patrimonio culturale, non riesce a rilanciare nemmeno una puntata ad un tavolo verde, come mai si chiedono in molti, puntando freddamente l’indice contro qualcuno? La colpa ricade sicuramente su quei politici che non hanno saputo vedere sia nelle occasioni popolari che nei finanziamenti europei l’occasione, buona, per investire in cultura, ed ecco che ci si ritrova ancora a dover discutere sugli escrementi di cane accanto a qualche statua o peggio ancora piazzati in bella vista sul viale principale in un giorno di festa oppure per i temerari amanti delle parole (ma solo per dare una direzione alla loro incontinenza verbale) dei marciapiedi nei pressi di via Buozzi che con i lavori (pare lo preveda una normativa europea), si sono allargati restringendo di fatto una strada trafficata, costringendo chi guida i furgoni o qualche mezzo un poco più lungo di una bicicletta a salirci sopra nel fare manovra. Ma non è questo il peggiore dei mali, anzi. Le riflessioni da fare, su come far decollare il commercio, la cultura, o del come rendere il territorio meta di turisti, tanto sbandierati da qualche stratega con sede “A for a porta, o annand u’ bar” non devono seguire la via dell’idiozia culturale imbastita di un ridicolo linguaggio stile politichese anni ’60. Le riflessioni devono essere serie e miranti allo sviluppo di un territorio stupendo e ricco di tutte le risorse possibili. Il mondo invidia Eboli; mentre i suoi abitanti la denigrano ogni giorno.
Si ignora in modo deliberato che quando parliamo di sviluppo bisogna fare lo sforzo di cancellare dalle liste elettorali coloro che hanno solo creato danni a generazioni di giovani, che ora sono costrette a calpestare la piazza nella speranza di un posto di lavoro. Altro grande problema poi è la mentalità con cui si affronta il problema lavoro; deposta l’arma della fiducia e delle competenze si sta perpetrando (da decenni oramai) il grave errore di affidarsi alla classe politica; chiudendo di fatto le idee in un cassetto. Questo è un male. Una volta i problemi venivano affrontati con parole pregne di speranza e motivazione, ma oggi che anche il lessico dei sentimenti si è andato a fare benedire, resta da ascoltare lamentele e piagnistei che non finiscono mai, che come una spirale viziosa sfociano nella creazione di idee sterili. Se ad Eboli non si trova un briciolo di lavoro, la colpa non è solo dei politici, ma anche dell’atteggiamento con cui ci si rapporta ad essi. I marpioni della politica, che hanno vissuto di essa, certe cose le sanno bene e ci vanno a nozze; nel frattempo la città scivola sempre più nel baratro della desolazione. La soluzione? Un mix tra idee innovative, tenacia, fiducia nelle proprie competenze e creatività, cosi, forse, si potrà fermare questo agonizzante declino. Forse. La novità è che i tempi sono maturi anche per evitare che il vecchio si vesta di nuovo; perché il lupo perde il pelo ma non il vizio. Adesso più che mai si possono fare scelte intelligenti.
Da una personale “indagine” sul territorio, tra la gente, ho compreso che le persone non danno molto peso alle loro inclinazioni politiche ma votano perché conoscono Tizio o Caio e frasi quali “Sai se esce può tornare utile” la fanno da padrone. No, questa mentalità è da abolire, è un danno affidarsi alla conoscenza e non al programma elettorale, ecco un altro motivo per cui nessuno conosce realmente gli impegni del politico a cui hanno dato il voto. E quelli fanno i loro comodi (che non significa siano sempre un male a volte esce anche qualche cosa di positivo), per assurdo, se io decido di votare a Tizio, il mio impegno come cittadino deve essere, oltre a pagare i tributi, anche quello di seguire la persona a cui ho dato il voto, di chiamarla a giustificare le sue azioni se queste sono lontane dal programma che mi ha esposto in campagna elettorale. Bisogna pretendere dal proprio politico di riferimento di sapere i motivi, le cause di un problema, bisogna essere partecipi, bisogna conoscere i fatti ed esigere risposte certe. Quante persone ad Eboli conoscono bene le questioni della Multiservizi, dell’ Ospedale o della Eboli Patrimonio per citarne alcune? Cosa rischiamo di perdere e cosa invece, come popolazione potremmo guadagnare? Pochi sono nella condizione di rispondere alla domanda. Il motivo? Il disinteresse e l’affidarsi senza se e senza ma a qualcuno. Assurdo. Il destino della città è da sempre nelle mani di poche persone, che fanno il bello e il cattivo tempo, e tutto ciò è di una pochezza disarmante. Non serve lamentarsi sul viale o ricostruire la verginità politica a gente che hanno sotterrato Eboli; che del futuro degli ebolitani non interessa nulla. Non servono giocolieri o parolieri, ma persone con le idee chiare, liberi da pregiudizi ma soprattutto amanti del territorio.
La speranza, in primis deve ritornare ad illuminare le menti, mentre la tenacia deve guidare le azioni. Una buona dose di coraggio potrebbe portare ad una nuova dimensione, legata alle competenze e non più agli apparentamenti. Ma per fare ciò bisogna smettere anche di seguire gli avvelenati, ovvero, gente rancorosa che trascorre giornate intere a divulgare rabbia e rancore attraverso lo strumento dell’insulto travestito. Le nuove tecnologie, laddove non fortificano possono rendere stupida una persona e ciò senza pensare al multitasking. Degli insulti su commissione, che rappresentano un altro effetto perverso della politica locale, su di essi è meglio stendere un velo pietoso.
Eboli, 3 gennaio 2014
Le lamentele non ci portano da nessuna parte. La fede nel CAMBIAMENTO della Società è la forza motrice per realizzare la nostra rivoluzione umana e per diventare delle persone più forti e più sagge.
La pratica attuazione di tali intendimenti ci consentirà di trasformare persino i rapporti negativi che nella vita,sociale e familiare, ci creano quotidianamente sofferenza,arretratezza civica,e mancato sviluppo in rapporti positivi che ci consentono di crescere.
La Città impazientemente attende la nostra evoluzione dinamica.
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