Damiano Cardiello sulle “Discariche ad Eboli: chiarezza e trasparenza verso i cittadini”.
Il capogruppo PDL-FI si rivolge alla Regione sull’ambiente e sulle discariche presenti sul territorio comunale. Per l’Assessore Giovanni Romano, il sito di Femmina morta non è presente nel Piano Regionale Bonifiche.
EBOLI – “E’ dalla messa in onda a seguito dell’intervista su Sky e dopo le rivelazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone, riportate anche nell’audizione della Commissione parlamentare antimafia nel 1997, – si legge nella nota politica del Capogruppo consiliare FI-PDL Damiano Cardiello – che mi sono subito messo al lavoro per capire se anche il territorio ebolitano fosse in qualche modo coinvolto dallo scarico di rifiuti pericolosi e/o radioattivi.
Chiarezza – prosegue Cardiello – è la parola d’ordine che in questo momento rappresenta un diritto dei cittadini molto preoccupati in merito a questa vicenda. Non si dimentichi infatti che oltre la tutela ambientale, in gioco c’è la salute dei cittadini.
A Eboli posso dire, alla luce della risposta dell’Ass. regionale Giovanni Romano, allegata alla presente, che ringrazio per la sua pronta attivazione, che per il momento non si registrano particolari criticità.
Urge chiarire però:
1) la discarica di Grataglie non è un sito pericoloso o pericolante, anzi dal finanziamento pari a 1.080.000€ la bonifica sarà presto attivata, dunque oltre il monitoraggio ambientale e la pubblicazione, (auspico) semestrale, dei risultati inerenti il percolato, la radioattività del suolo e i valori della contaminazione delle falde acquifere, possiamo tirare un sospiro di sollievo;
2) per quanto riguarda la discarica di “femmina morta” restano da approfondire molti dubbi che solo con i rilievi dell’Arpac regionale potranno essere fugati.
La risposta dell’Assessore Giovanni Romano, – conclude Cardiello – infatti, sottolinea che quest’ultimo sito non è presente nel Piano Regionale Bonifiche dunque è stata richiesta una relazione al Comune e all’agenzia regionale che già ha effettuato un primo sopralluogo visivo a cui seguiranno carotaggi per analizzare il terreno e le falde acquifere.
La pubblicazione dei risultati servirà a fare ancora più chiarezza.
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Eboli, 24 novembre 2013
Che quelle zone non siano a rischio bisogna andarlo a dire ai residenti di via Grataglie che hanno dovuto chiudere i loro pozzi artesiani o che hanno visto ammalarsi e spesso morire di cancro o leucemia i propri cari. Ma gli “scienziati” hanno detto che non c’è nesso di causalità tra l’uno e l’altro. Allora ci dovrebbero spiegare perché prima delle discariche quella zona era una piccola oasi e dopo c’è stato l’inferno.
Rassegniamoci all’idea di vivere in un paese a democrazia limitata o combattiamo (democraticamente)
Eboli è diventata una cloaca,per anni sversatoio di indicibili elementi chimici,nascosti nelle viscere di terreni oramai venefici,le responsabilità a tutti i livelli vanno acclarate,la gente si ammala e muore,e temo anche per gli anni a venire!!!!!
LA SALUTE E’ DI TUTTI,SI VADA OLTRE I PARTICOLARISMI…
fidarsi è bene, non fidarsi è meglio……
STOP BIOCIDIO;NO AGLI INCENERITORI! NO AL TRAFFICO DI RIFIUTI TOSSICI! NO AL PIANO GESTIONE RIFIUTI DELLA REGIONE CAMPANIA!perpetrato sui territori campani, e non solo, con la criminale politica di avvelenamento della terra, dell’aria e dell’acqua da parte dell’intreccio tra interessi industriali, politici e criminali.
Invitano la Regione Campania ad assumersi la responsabilità di affiancare sindaci, associazioni ambientaliste e le forze dell’ordine, per assumerci di seguito,come comunità campana la responsabilità di cancellare questa tragedia.
LEGGETEVI QUESTO ARTICOLO SULLA SITUAZIONE.
CAMPANIA INFETTA – UN’INFORMATIVA DELLA CRIMINALPOL INDICA CHE A FARE AFFARI COI CASALESI PER SMALTIRE RIFIUTI TOSSICI C’ERANO ANCHE LA INDESIT DEI MERLONI E LE COOP ROSSE
È questo lo sconvolgente scenario disegnato da un’informativa della Criminalpol del 1996, che non è mai stata pubblicata e che non ha avuto seguiti giudiziari, ma che è finita qualche mese fa agli atti del processo in corso contro il “ministro dell’ambiente” dei casalesi, Cipriano Chianese… – –
Luca Ferrari e Emiliano Fittipaldi per “la Repubblica”
carmine schiavone
CARMINE SCHIAVONE
Le Cooperative rosse, la Indesit della famiglia Merloni, massoni di rango e industriali locali: gli uomini dei casalesi addetti al business miliardario del traffico dei rifiuti facevano affari con tutti. È questo lo sconvolgente scenario disegnato da un’informativa della Criminalpol del 1996, che non è mai stata pubblicata e che non ha avuto seguiti giudiziari, ma che è finita qualche mese fa agli atti del processo in corso contro Cipriano Chianese, considerato dai pm napoletani una sorta di «ministro dell’Ambiente» del clan del casertano.
LA VILLA DI SANDOKAN SCHIAVONE jpeg
LA VILLA DI SANDOKAN SCHIAVONE JPEG
Il documento, trovato da RE Inchieste e da L’Espresso, contiene verbali di interrogatorio inediti di Carmine Schiavone, e decine di intercettazioni tra «manager dell’Indesit» e lo stesso Chianese effettuate tra il 1994 e il 1996. Partiamo da Schiavone. La Criminalpol riporta una dichiarazione fatta dal pentito nel marzo del 1995, in cui – parlando del traffico di rifiuti tossici messo in piedi dal gruppo Bidognetti – si tirano in ballo le cooperative rosse, che qualche tempo prima avevano vinto un grosso appalto per la costruzione di una superstrada nel casertano.
«Nel 1986 iniziammo come clan dei casalesi a scavare dei terreni per fare rilevati per le cooperative rosse, che costruirono la superstrada a Casal di Principe. Nostre ditte che eseguivano i lavori in subappalto compravano questi terreni, oppure addirittura l’intero terreno, dopodiché si scavava e rimanevano queste buche».
LOGO INDESIT
LOGO INDESIT
Il clan capisce che le cave usate per la costruzione della strada delle coop possono trasformarsi in un nuovo, lucroso affare. Il pentito, le cui rivelazioni sui fanghi nucleari sono state desecretate pochi giorni fa creando sconcerto e paura nella Terra dei Fuochi, ne parlò subito con il suo capo. È il 1988: «Dissi a mio cugino, Francesco “Sandokan” Schiavone: “Guarda, possiamo incassare miliardi per l’immondizia; mio cugino rispose: “Che vogliamo fare? Vogliamo avvelenare Casale?! A quel punto io dissi: “No, allora non se ne fa niente».
Eppure, agli inizi del 1990, in una zona vicina a quei terreni i carabinieri scoprono i primi fusti tossici: l’operazione “monnezza” era iniziata. Carmine Schiavone raccontò di averne chiesto subito conto a Sandokan: «Mio cugino disse che non era stato lui, disse che stava “riempendo” Gaetano Cerci, Francesco “Cicciotto” Bidognetti e l’avvocato Chianese: «Mi disse chiaramente che era iniziato già da un paio d’anni il riempimento sistematico di fusti tossici, di immondizia di città e altro».
RIFIUTI DISCARICA ABUSIVA
RIFIUTI DISCARICA ABUSIVA
Una parte importante del documento è dedicata alle intercettazioni tra Chianese e alcuni dipendenti dell’Indesit, il colosso dell’elettronica di proprietà della famiglia Merloni. Al telefono con quello che è considerato l’inventore ci sono «Ghirarducci» ed «Esposito», probabilmente alti dirigenti Indesit (mai individuati né indagati, così come non risulta indagato nessuno dei dirigenti del gruppo che oggi si chiama Indesit Company) che avrebbero sfruttato i rapporti d’affari con i broker del gruppo criminale per far scomparire a poco prezzo gli scarti delle fabbriche dei Merloni.
La polizia è lapidaria: «È possibile accertare» si legge nell’informativa «un rapporto commerciale in atto tra l’indagato (Chianese) e la nota azienda per ciò che concerne il ritiro, il trasporto e lo smaltimento degli scarti del ciclo produttivo… L’attività di recupero rifiuti è infatti svolta dall’associazione di imprese Chianese-Giordano, che forte del beneplacito dei vertici amministrativi della Indesit opera con proprie regole e sostanzialmente fuori dai vincoli di legge».
RIFIUTI ELETTRICI ED ELETTRONICI
RIFIUTI ELETTRICI ED ELETTRONICI
Le intercettazioni sono decine: i manager parlano con gli uomini dei casalesi di fanghi da smaltire, di vernici, bolle di accompagnamento e giri di denaro. «Lavorammo per due anni» ha spiegato a L’Espresso l’ispettore Roberto Mancini «Tutto finì in una bolla di sapone. Non fu facile portare avanti l’indagine, ho avuto mille ostacoli»
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Indesit Company ha precisato che «non era in nessun modo a conoscenza dei fatti ipotizzati nell’articolo, che questi risalgono a 18 anni fa e che ad oggi non vi è stata alcuna notifica formale da parte delle autorità competenti in materia né alcuna autorità, giudiziaria o amministrativa, ha mai nemmeno ipotizzato irregolarità di alcun genere nella gestione dei rifiuti da parte dell’azienda».
femmina morte un podere della riforma fondiaria negli anni sessanta,settanta e parte degli anni ottanta trasformato in discarica a cielo aperto e già questo è un abuso enorme, adesso si coltivano liberamente ortaggi
Quindi le rivelazioni di schiavone su eboli è roba scaduta surrogato ,e come dire nessuno se ne è accorto prima figuriamoci adesso che lo fACCIAMO NOI DELLA CAMORRA.lI DIFRONTE SORGE L’IMPIANTO DI bIOMASSA DOVEM SEMBRA CHE OLTRE L’IMPATTO AMBIENTALE E PAESAGGISTICO PERCHE A 300 METRI DAL FIUME SELE E LA MACCHIA DI PERSANO NON SI SANNO QUALI SONO LE GARANZIE DI SICUREZZA.acqua dei pioppi in eboli il sito della sorgente che da nome al luogo un tempo pescosissima piena di animali acquatici ,adesso ridotta a uno stagno inerte nonostante gli sforzi di volontari del comitato locale di ripulire la vasca.in quella zona dove le falde acquifere sono a un metro e mezzo circa dalla superficie sito una linea idrica di diversi chilometri ad una profondita di due metri circa dove l’involucro di questa tubazione è di amianto quindi sicuramente compromette le falde e quindi l’agricoltura del luogo. Non è un falso allarmismo ma anche in quella zona ci sono tanti morti di tumori. Tutti sanno che il nostro comune è circondato da monnezza stiamo quasi alla pari delle terre del fuoco.Vedi coda di volpe centro di eco balle, vedi femmina morte, vedi gradaglie e mi sembra che ci sia anche un’altra in quel luogo di discarica, vedi macchia soprana a serre vedi le cave di puglietta campagna ,questi sono solo i siti piu conosciuti e bastano ad inquinare tutta la piana del sele.
Combattiamo democraticamente e cominciamo verificando chi è la sogesid SPA, il tema delle bonifiche adesso prevede una quantità di soldi che potrebbero essere intascati dagli stessi che hanno creato il disastro
La povertà, la mancanza di risorse economiche, culturali e sociali si traducono in vulnerabilità territoriale, facendo aumentare il rischio e amplificando il danno, con conseguente ulteriore impoverimento delle popolazioni, in un circolo vizioso che pare difficile da spezzare senza che vi sia un ripensamento globale degli attuali modelli di sviluppo.
“Solo quando l’ultimo fiume sarà prosciugato
quando l’ultimo albero sarà abbattuto
quando l’ultimo animale sarà ucciso
solo allora capirete che il denaro non si mangia.”
Profezia Creek.