La Gori non può sospendere la fornitura d’acqua delle famiglie in difficoltà. Niente più regali alla Gori a spese della collettività. L’acqua è un bene pubblico.
Il ricorso al Tar della Campania che hanno presentato 10 comuni, rimette al centro del dibattito politico e istituzionale campano la questione dei Beni Comuni e la priorità dell’interesse pubblico rispetto a quello privato.
di Massimo Del Mese (POLITICAdeMENTE)
SCAFATI – L’associazione Spes di Scafati presieduta da Mariarosaria Vitiello denuncia la Gori, la Società che gestisce l’acqua pubblica, riguardo alla prassi della società di chiudere la fornitura in caso di utenti morosi.
Secondo Mariarosaria Vitiello é assurdo in tempo di crisi e di difficoltà economiche che le famiglie più deboli e che non riescono a sostenere i costo del servizio si ritrovino private dell’acqua che è bene primario e pubblico.
Il fatto che la Gori goda dello strumento della sospensione della fornitura, è un abuso. L’acqua è un bene primario, naturale ed essenziale. Non può esistere un soggetto al mondo che possa privare un cittadino dell’acqua.
E’ una battaglia di civiltà, di buon senso ma soprattutto di umanità e questa circostanza apre drammaticamente il dibattito mai concluso e furbescamente accantonato da chi consente di speculare sull’acqua pubblica bene primario e vitale per l’umanità, e ignorare questo assunto è semplicemente rendersi complice di una delle più disumane speculazioni.
«Questa vicenda – si legge nella nota stampa di Mariarosaria Vitiello – rafforza le battaglie che conduciamo da anni a favore dell’acqua pubblica, contro la Gori e contro questa amministrazione comunale che, nonostante l’esito del referendum, e dei continui proclami – propaganda del Sindaco di Scafati Pasquale Aliberti continua a fare orecchie da mercante. Abbiamo chiesto come associazione e attraverso petizione pubblica che l’amministrazione comunale scinda il contratto con la Gori ed avvii il processo di ripubblicizzazione dell’acqua così come già fatto in tanti altri comuni afferenti all’Ato 3.
Ricordiamo – aggiunge la Vitiello – che dieci comuni hanno giá fatto ricorso al Tar contro l’aumento indiscriminato della bolletta dell’acqua e tra essi non compare il comune di Scafati. Tra questi annoveriamo invece le città di Castellammare di Stabia, Angri, Nocera Inferiore, Fisciano, Castel San Giorgio, Roccapiemonte, Pompei, Casalnuovo di Napoli, Roccarainola, e Sarno che hanno detto no all’aumento tariffario del 13,4%, deciso in completa autonomia dall’azienda Gori.
La Regione Campania, avrebbe dovuto legiferare entro il 2012 il riordino delle competenze degli enti locali relative al servizio idrico, ma non ha adempiuto ai propri obblighi ed ha commissariato le autorità d’ambito, eliminando lo strumento più democratico esistente nella gestione del servizio idrico. Proprio durante il commissariamento la Regione Campania con le delibere di Giunta Regionale n. 171 e 172 del 2013 (cosiddetta delibera Salva-GORI) ha scontato e ristrutturato il debito che la società GORI s.p.a. aveva maturato nei confronti della Regione per un ammontare di 282 milioni di euro, contemporaneamente, il Commissario Straordinario Carlo Sarro (sempre di nomina regionale, espressione Pdl vicino a Nicola Cosentino) con delibera n. 17/2013 ha provveduto ad aumentare le tariffe del Servizio idrico del gestore Gori del 13,4%, con ulteriori aumenti in previsione negli anni a venire”.
L’acqua – come giá ricordano i comitati – è un bene comune così come sancito dal referendum del 2011. Essa deve tornare ad essere gestita dai comuni e dalle comunità di cittadini che ne usufruiscono, secondo una gestione efficiente, democratica e partecipata”. E il ricorso al Tar della Campania rimette al centro del dibattito politico e istituzionale campano la questione dei Beni Comuni e la priorità dell’interesse pubblico rispetto a quello privato.
«Saremo sempre al fianco dei cittadini – conclude agguerrita Mariarosaria Vitiello Presidente dell’Associazione SPES di Scafati – che subiscono questi soprusi. Se la legge consente alla Gori la sospensione per morosità dell’erogazione del servizio alle famiglie che risiedono nei pressi di fontane pubbliche, crediamo sia altrettanto legittimo sospendere la gestione del servizio a una società che nel corso di questi anni ha accumulato un debito di oltre 500 milioni”.
Ma come si può pretendere che l’ATO (Ambito Territoriale Ottimale) che sia il 3, il 2 o il 4, metta in campo obiettivi politici volti alla salvaguardia dell’Acqua quale bene comune, se la stessa ha autorizzato l’affidamento e la fornitura, nonché la gestione delle così dette “Casa dell’acqua” alla Società Sidea s.r.l. di Molino del Piano (FI), anche alla luce della ricerca di mercato realizzata dall’ATO Sele 4, giusto approvazione della Deliberazione del Consiglio di Amministrazione n. 68 dell’ 8 agosto 2012, spendendo mediamente 32mila euro per il costo dell’impianto di erogazione nei comuni della Provincia di salerno, sarebbe un’operazione di 3.200.000 euro, se la stessa si dovesse estendere a tutti e 551 comuni della Regione Campania, l’operazione salirebbe a qualcosa come 17.632.000 di euro.E poi la Gori taglia l’acqua anche se i cittadini sono morosi.
E se la tariffa di vendita al pubblico dell’acqua microfiltrata della Casa dell’Acqua è stata concordata di 0,05 centesimi di euro per litro, ne deriva che si arriverebbe a pagarla 50 euro a metro cubo. Se non è un Business di tutto rispetto che cosa potrebbe essere? un altro tentativo di assaltare il sistema dell’acqua pubblica per arrivare alla privatizzazione totale dell’ultima risorsa vitale ed essenziale per l’uomo? Un assaggio per il mercato della liberalizzazione dell’acqua potabile, con tanto di utili per un privato scelto senza nessuna gara. E’ quì che si vuole arrivare. Si fermi la speculazione.
Scafati, 7 novembre 2013
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