Letta: “Adesso basta autolesionismo”.
Governo sul filo dopo il summit di Arcore. Santanché: ormai è finito. Ma Cicchitto e Schifani la criticano.
ROMA – Governo sempre più in bilico dopo il lungo summit di ieri ad Arcore. «La decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore è impensabile e costituzionalmente inaccettabile», ha detto Angelino Alfano appena uscito dal vertice. Secca la replica del Pd: «Le leggi vanno rispettate». Enrico Letta, intanto prova a fare la voce dura e da Kabul, dove oggi ha visitato il nostro contingente, afferma: «Torno a Roma con più determinazione di quando sono partito, affinché l’autolesionismo non sia il sentimento con cui si racconta l’Italia». Letta ha poi aggiunto che «qui c’è l’esempio positivo dell’Italia che funziona, da qui voglio mostrare all’Italia un esempio positivo perché l’autolesionismo è il peggior difetto degli italiani».
La corda però si sta spezzando. E mentre Daniela Santanchè afferma che ormai il governo è al capolinea, Fabrizio Cicchitto avverte che il Pdl così rischia di spaccarsi. «L’onorevole Santanché, che è anche responsabile dell’organizzazione del partito – dice Cicchitto in una nota – dichiara di esprimere le posizioni di una corrente di esso, i “falchi”, i cui nominativi elenca ed elenca anche i nomi dei dissenzienti, dei non allineati, dei renitenti e degli incerti. Francamente non ci sembra che abbia scelto il momento più opportuno per fare questo elenco dei buoni, dei cattivi e dei mediocri. In primo luogo, però essa contraddice il testo finale di Arcore che afferma che il partito è unito e compatto, tant’è che ieri è stato delegato il segretario del partito Alfano a parlare per tutti. Ma, al di là di questo problema di metodo, ce n’è uno più rilevante, di sostanza».
«Avevamo capito che, ferme rimanendo le libere valutazioni di ognuno, siamo tutti impegnati a respingere l’attacco politico e giudiziario a Silvio Berlusconi e a porre il Pd di fronte alle sue responsabilità perché la tenuta dell’attuale governo, che è auspicabile – spiega ancora – deve essere affidata al senso di responsabilità di tutte le forze politiche che lo sostengono».
Anche Renato Schifani va all’attacco: «E’ davvero molto grave che si provi a dividere il Pdl in buoni e cattivi, in chi è sempre e comunque con il leader Silvio Berlusconi e chi manifesta dubbi e perplessità sulla strada da percorrere. Il comunicato del segretario del Pdl Angelino Alfano avrebbe dovuto sconsigliare l’onorevole Daniela Santanchè dal fare affermazioni inopportune che possono danneggiare l’immagine unitaria del partito e rischiano, peraltro, di incidere negativamente sulle vicende che coinvolgono il presidente Berlusconi», ha dichiarato. «Ritengo – continua – che si debba evitare esternazioni inappropriate ed avere rispetto per chi, sin dalla nascita di Forza Italia, venti anni fa, ha scelto convintamente di condividere un percorso politico in modo sempre coerente, e non a fasi alterne, a fianco e con Berlusconi».
Roma, 25 agosto 2013
Lo stallo delle Istituzioni
di Paolo Becchi
“Questo Governo – così come, del resto, quello che lo ha preceduto – è conseguenza di un’operazione politica voluta e diretta dal Presidente della Repubblica. E’ un Governo “anomalo”: dopo quello di Monti, infatti, è il secondo dei due governi presidenziali di una Repubblica che solo formalmente è parlamentare. Letta e la sua compagine ministeriale sono il risultato di una maggioranza delle larghe intese imposta da Napolitano allo scopo di riformare la Costituzione in senso presidenziale introducendo un nuovo sistema elettorale ad hoc. E tutto questo senza alcuna legittimazione popolare. Si tratta di una svolta autoritaria, di un autentico tradimento rispetto ai padri costituenti che potrà esser bloccato solo dalla fine di questa legislatura. E già questa sarebbe una buona ragione affinché essa finisca rapidamente.
Diciamolo però con franchezza. In realtà “le larghe intese” non sono mai nate e ci stiamo avvicinando semplicemente alla conclusione di qualcosa che è rimasto solo a livello embrionale: un aborto terapeutico, insomma. Certo, che una sentenza possa far cadere una legislatura è di nuovo una “anomalia”, ma è difficile pensare che una volta estromesso Berlusconi dal Parlamento i suoi ministri possano restare ancora al Governo.
Insomma, il matrimonio voluto da Napolitano sembra andare inevitabilmente verso un divorzio certo non consensuale (altro che pacificazione nazionale!). La crisi di Governo, lo voglia o meno riconoscere il Presidente della Repubblica, pare inevitabile. Le “larghe intese” sono servite solo a prolungare l’agonia del Paese. In un Paese normale si prenderebbe atto dell’impossibilità di continuare l’esperienza di Governo e della necessità di ritornare al voto perché è diventato ora del tutto evidente che questo Governo è il risultato artificiale di una maggioranza non corrispondente all’ultimo risultato elettorale.
Le recenti dichiarazioni di Letta non fanno che confermare tutto ciò: “Il mio è un governo parlamentare di grande coalizione – ha dichiarato il Premier in visita in Austria – e deve la sua fiducia al Presidente della Repubblica e al Parlamento e lavorerà finché avrà la fiducia del presidente della Repubblica e del Parlamento”. Cosa significa? Significa che solo formalmente il suo è un Governo parlamentare: è la fiducia di Napolitano ciò da cui dipende la stabilità e la tenuta del Governo. Del resto, anche se dovesse perdere la fiducia del Parlamento, questo Governo resterà in carica per gli affari correnti fino a che lo vorrà Napolitano (come ci ha insegnato l’esperienza Monti). E ancora: davvero il Governo Letta ha la fiducia della maggioranza parlamentare? Certo, ma una fiducia cui Pd e Pdl sono stati obbligati dal Capo dello Stato, a partire dalla sua rielezione e dalle condizioni da lui imposte per proseguire il suo mandato. Napolitano avrebbe, allora, dovuto da tempo prendere atto del fallimento della sua ipotesi di governo e rassegnare lui le dimissioni come richiesto dal capo del M5S. Avrebbe potuto limitarsi – per non gettare il Paese in una crisi istituzionale senza precedenti – a giustificare il proprio atto con la stanchezza dovuta all’età avanzata: tutti avrebbero compreso il suo farsi da parte. Diverso, invece, è minacciare le proprie dimissioni per salvare il governo: sarebbe inaccettabile, equivarrebbe ad un ricatto. Napolitano si esporrebbe a molte critiche se, oggi, dovesse decidere di rassegnare le proprie dimissioni al solo scopo di impedire le elezioni. Insomma: non c’è neppure più tempo per una fine anticipata del mandato del Capo dello Stato.
Si potrebbe forse pensare di dare un mandato esplorativo al MoVimento 5 Stelle: ne avrebbe il diritto, dopo essere stato messo nell’angolo privilegiando le larghe intese. Ma che servirebbe in fondo? Solo a perdere tempo: e, ormai, tempo non ne abbiamo più. Inoltre Pd e Pdl stanno rovinandosi da soli, ed al M5S conviene lasciarli cuocere da soli, nella loro acqua: come si dice a Napoli, “O purpo se coce dint’ all’acqua soja”. Il Presidente della Repubblica è dell’idea che non si possa andare a votare con questa legge elettorale ed è sicuramente un’argomentazione forte, tenendo presente che all’inizio di dicembre la Corte Costituzionale sarà chiamata ad esprimersi sull’illegittimità della medesima. Ma il problema è: questa accozzaglia di partiti non è riuscita negli ultimi otto anni a cambiare questa legge elettorale. Dovrebbero mettersi d’accordo ora? E cosi siamo allo stallo. Il Presidente della Repubblica che cercherà in ogni modo di bloccare le elezioni, ed un Parlamento che non sarà in grado di fare la legge elettorale. E intanto il Paese brucia.”
Per non dimenticare.I.Montanelli,un’intelettuale di destra,vaticinante come poche frasi che io rammenti:
“L’Italia di Berlusconi finirà male, malissimo, nella vergogna e nella corruzione. E sarà stato inutile avere ragione.” (Indro Montanelli 1994)
P.S.attenendomi all’articolo in questione,se non sarà crisi,lo dovremmo solo ad interessi borsistici della galassia fininvest/mediaset,e non ad accorate ed etiche posizioni politiche,solo interessi privati,e null’altro!
Dopo l’8 settembre di 70 anni addietro,un’altra data si appropinqua,il 9 dove il diritto il senso dello Stato e la credibilità del sistema sarà messa in gioco duramente.
il gioco dell’oca del Cavaliere:dalla grazia alla cella,passando per l’indulto e l’affidamento ai servizi sociali!!!
Il Pdl vorrebbeal rinvio alla Consulta della legge Severino sull’incandidabilità,ma sarebbe a quanto pare la prima volta che il parlamento ricorrerebbe alla corte cost. per l’interpretazione di una sua stessa,legge,dato che le camere son le interpreti come legislatore delle norme da esse licenziate,un controsenso giurido lampante,sembra solo un macchiavellico espediente per arrivare ad una soluzione plausibile.
Ma, si è mai pensato, che annullare la condanna; significa autorizzare nove o dieci milioni di cittadini a evadere le tasse,un indecente sotteso invito all’uomo della strada di farsi furbo,in buona sintesi un’altra pagina nera della Storia Repubblicana!