Quel Cinema chiuso è l’emblema dello sfascio e del declino culturale inarrestabile del Paese, che ormai ha preso il sopravvento.
Più si è poveri di cultura e più si è asserviti al potere. E’ quello che accade nel paese in cui vivo, in cui, il vero potere è quello della vendita di illusioni come nella peggiore delle televendite di Wanna Marchi.
di Andrea D’Ambrosio
Regista
PONTECAGNANO FAIANO – Ormai tre anni fa a Pontecagnano costituimmo un comitato “Salviamo il cinema Nuovo” per tentare di salvare dalla chiusura l’unica sala del paese. Intervennero attori e registi, ma il cinema dopo poco tempo chiuse i battenti. Lo intitolammo al compianto Angelo Vassallo, ma nemmeno questo servì a sollecitare la sensibilità degli amministratori. Si susseguirono promesse e proclami come al solito parole vuote.
Ci fu uno degli attuali “seguaci” del sindaco Ernesto Sica che addirittura esclamò che erano pronti a rilevare la sala.
Ma quel cinema chiuso è il simbolo della fine di un paese, del declino culturale inarrestabile che ormai ha preso il sopravvento. E’ meglio non pensare, perché il libero pensiero è un fastidio per chi detiene il potere e vuole tenere sotto scacco il paese e i suoi abitanti. Pier Paolo Pasolini scriveva che il vero fascismo è quello della omologazione del pensiero.
Più si è poveri di cultura e più si è asserviti al potere. E’ quello che accade nel paese in cui vivo e i cui c’è una campagna elettorale stanca e di routine. In cui il vero potere è quello della vendita di illusioni come nella peggiore delle televendite di Wanna Marchi, che ha in pratica annullato in molti il libero pensiero, creando una pletora di seguaci in sonno perenne che non riescono più a guardare con gli occhi del mondo.
Sica aveva promesso cinque anni fa la “promenade archeologica” che doveva collegare il centro città al parco archeologico, il polo culturale di cui Massimo Ranieri doveva essere il direttore, il Museo del cavallo, la biblioteca che doveva essere inaugurata da una catena umana di bambini, il potenziamento del Museo archeologico, il meno visitato della provincia.
Tutto questo ed altro ancora è rimasto pagina morta ed ora dice di voler essere rieletto per completare un programma che non ha mai iniziato.
Ma dire adesso di voler fare le cose è davvero una offesa all’intelligenza delle persone. Perché dovrebbe fare ora quello che non ha fatto in 15 anni?
Perché dovremmo volerlo noi, se nemmeno il suo partito il PDL lo ha voluto?
Sono domande che pongo ai cittadini e agli abitanti di un paese allo stremo. Un amico milanese che venne a trovarmi disse: “Pontecagnano sembra una necropoli con le luci. Negozi chiusi, coprifuoco dalle 20 in poi, strade deserte escluse le festività, rapine a viso aperto in ristoranti, e furti persino nel cimitero”.
Tempo fa mi hanno detto che hanno organizzato una messa nel cimitero, bella iniziativa. Ma prima di occuparci dei morti, dovremmo occuparci dei vivi.
In questo paese ci vorrebbero cento assistenti sociali, ci vorrebbe l’esercito per presidiare una litoranea che è diventata una sorta di Pineta Mare alla salernitana, ci vorrebbero persone serie che abbiano l’intenzione di capovolgere il destino segnato di questo luogo. Servirebbe una cura del paesaggio stuprato dal cemento che ha divorato le menti della gente e gonfiato i portafogli di pochi fino a scoppiare. E bisognerebbe capire che il lavoro non è merce elettorale, ma dignità della persona.
Qualcuno dice che parlo male del paese in cui vivo. E’ sbagliato, parlo male di chi lo amministra, perchè questo paese lo amo troppo. E’ il paese di mia madre, e quello in cui ho trascorso e trascorro la mia vita, e come un pittore vorrei che prendesse colore eliminando le macchie di inchiostro che per troppi anni hanno scritto pagine di vergogna.
Pontecagnano Faiano, 24 maggio 2013