Il welfare sta morendo, in Campania

I politici locali, invece di investire energie, idee, competenze in un welfare locale vicino ai bisogni delle persone, lo aggrediscono, lo umiliano, lo snaturano, lo svuotano con tracotanza.

In pochi anni l’ambito sociale di cui Eboli è capofila, ha perso pezzi di welfare fino a svuotarsi totalmente, riducendo a pochi e sparuti interventi, contraddittori e insufficienti, l’azione istituzionale.

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EBOLI –  Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’articolo di Gianni Russo, militante del Movimento 5 Stelle, relativo al tema del welfare, con la certezza di offrire una base di discussione sulle Politiche sociali, tema molto sentito, ma anche molto criticato per via di sprechi operati in alcuni settori e mancanze gravi in altri, sulla pelle dei cittadini che ne pagano direttamente le conseguenze.

E’ proprio di ieri la notizia che un milione di famiglie italiane sono senza alcun reddito, lasciando immaginare come possono vivere. Famiglie che vivono alla giornata, alcune delle quali sorrette da pensionati con redditi minimi, altre nel loro silenzio soffrono, senza avere un minimo di speranza per il futuro, mentre bande di papponi ricevono pensioni milionarie, liquidazioni milionarie, stipendi milionari, o emolumenti milionari.

E’ sempre di oggi la notizia che le famiglie italiane dopo il primo controllo dal dentista non proseguono nelle cure dei loro figli perché super costose. Ed è di tutti i giorni il dramma di persone che non potendo più affrontare la vita si arrendono suicidandosi. Dove dobbiamo arrivare perché finisca un calvario solo Dio lo sa.

Noi intanto ne paghiamo le conseguenze e l’Articolo di Gianni Russo, benché circoscritto ad una tematica, apre ad una discussione stimolandoci a riflessioni che ci toccano quotidianamente e ci segnano in maniera indelebile. Russo la fa anche portandoci a conoscenza dell’impegno civile che anima il Movimento 5 Stelle di cui ne fa parte, e non può che far piacere, sebbene come elettori e come cittadini siamo stati più volte gabbati. Ma la speranza non è mai l’ultima a morire anche se spesso la pazienza ci abbandona e ci fa perdere il lume della ragione.

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“Il welfare sta morendo, in Campania”

di Gianni Russo

Giovanni Russo
Giovanni Russo

Negli ultimi anni assistiamo ad una implacabile e vorticosa regressione delle politiche sociali regionali. Una classe politica miope ed inetta sta determinando una drammatica e sistemica distruzione del welfare. Ormai, con i tagli generati al Fondo regionale, l’indirizzo perseguito appare evidentemente il solo recupero di risorse al fine di sanare, apparentemente, l’enorme massa di debiti nella sanità Campana.

Dal 2001 la Campania stava sperimentando un sistema territoriale di welfare orientato alla concertazione tra istituzioni pubbliche e terzo settore, con capacità di programmazione triennale degli interventi, con finalità di prevenzione e di presa in carico. Tuttavia, il mancato coraggio del bassoliniano PD-L(pidimenoelle) nel strutturare definitivamente quanto avviato, ha favorito il rigurgito di un sistema partitico fatto di localismi e di interessi parziali e di bottega che, alla fine, hanno prevalso. Oggi il welfare regionale è tornato a dieci anni fa, con la mortificazione della legge quadro 328 del 2000 e della legge regionale 11 del 2007 e ss.mm.ii.

La rivincita di una classe politica incompetente e cialtrona sta generando danni drammatici ai bisogni socio-assistenziali e socio-sanitari dei cittadini e delle fasce deboli della popolazione, mortificando principi etici quali l’universalità dell’accesso, la sussidiarietà degli interventi, la concertazione e condivisione delle programmazioni. È la morte del welfare Campano.

Se osserviamo i provvedimenti regionali, da ultimo la Delibera n. 34/2013 con la quale è stato approvato il “Programma Regionale Sperimentale” per la erogazione di assegni di cura alle persone affette da SLA, riscontriamo quanto denunciato. Proprio quest’ultimo provvedimento, difatti, è l’esempio straordinariamente scandaloso di quanto cinismo ci sia in questa classe politica nostrana. La delibera sancisce l’utilizzo delle risorse afferenti al Fondo Nazionale non Autosufficienza 2011, determinato dallo Stato in 9 milioni di euro, destinati dalla Regione alla copertura della quota di spesa sociale per la realizzazione di interventi sociosanitari per persone affette dal SLA. Tradotto, significa che le pur poche risorse sono state limitate alla sola patologia SLA, lasciando un buco nel sistema assistenziale delle non autosufficienze.

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Oltremodo, scandaloso è l’aver deliberato una elargizione di risorse attraverso gli assegni di cura erogabili nell’ambito di un progetto sociosanitario di ADI, paventandone la ratio nel bisogno di sostegno dei familiari che svolgono attività di assistenza tutelare.

In realtà si sta cantierizzando un sistema che funge da panacea, accontentando le famiglie attraverso una modica cifra mensile ma privando le stesse dei pur risicati interventi istituzionali. Vuol dire che gli assegni di cura saranno sostitutivi di ogni altro intervento socio-assistenziale e socio-sanitario.

Il sistema di presa in carico, in questo modo, sarà totalmente snaturato e deprivato di ogni responsabilità istituzionale. Inoltre, l’esclusivo rimando della presa in carico alle famiglie non permette una verifica obiettiva della reale attuazione del progetto individualizzato. Tutt’altro, sarà facilmente intuibile come l’assegno di cura potrà rischiare di divenire strumento economico di sostegno sociale, piuttosto, a discapito dei cittadini bisognosi.

Tutto ciò ammesso che i Comuni e le ASL riescano ad ottenere le somme previste, dato che la delibera richiamata ha previsto un sistema di accesso ad esaurimento, tradotto: “chi prima presenta le domande e i progetti personalizzati trova le risorse” . Come dire, sulla pelle delle persone peseranno anche le inefficienze dei Comuni e delle ASL!

Infine aggiungiamo che i politici nostrani, quelli che gestiscono le nostre comunità locali, fanno di tutto per ostentare le irresponsabilità e le insensibilità ai temi assistenziali e di sicurezza sociale che in modo esponenziale ben si alimentano nel momento socio-economico che stiamo attraversando. Nella crisi reale le fasce deboli della popolazione si moltiplicano e soffrono sempre di più. reddito_stipendio-

Ebbene, i nostri cari politici locali, invece di investire energie, idee, competenze in un welfare locale vicino ai bisogni delle persone, lo aggrediscono, lo umiliano, lo snaturano, lo svuotano con una tracotanza che genera rabbia a dir poco.

Prendiamo ad esempio la nostra amata città di Eboli; in pochi anni la nostra comunità locale e tutto l’ambito sociale di cui il Comune di Eboli è capofila, ha perso pezzi di welfare fino a svuotarsi totalmente, riducendo a pochi e sparuti interventi, spesso anche contraddittori e insufficienti, l’azione istituzionale. Non abbiamo più strutture aggregative, non ci sono più strutture residenziali e semiresidenziali per minori, per ragazze madri, per gli immigrati. Gli interventi domiciliari socio-assistenziali sono stati annullati e quelli socio-sanitari ridotti a piccoli e modesti brandelli di ore settimanali, mortificati con bandi di affidamento a dir poco scandalosi. Gli interventi in favore delle persone con disabilità non esistono più e non esistono neanche gli interventi per i minori a rischio.

Questa amara lettura che facciamo è una constatazione di quanti danni stia facendo la politica mediocre che ci rappresenta. Testimonia, inoltre, quanto importante sia la presa di coscienza dei cittadini e della necessità che questi si ribellino a tale mediocrità.

Dobbiamo spazzarli via, anche da Eboli, dalla nostra Piana del Sele. Non c’è più tempo. I danni consumati da costoro hanno mortificato il nostro presente, stanno minando il futuro dei nostri figli.

Sui temi della civiltà, della democrazia, dell’etica e, ancor di più, sui temi di un welfare giusto, efficace ed efficiente il M5S di Eboli è pronto a dare battaglia.

Eboli, 22 aprile 2013

2 commenti su “Il welfare sta morendo, in Campania”

  1. PROPRIO IN QUESTI GIORNI,SU NUMEROSI CANALI MEDIATICI SI SOTTOLINEA COME IL PROGRESSIVO INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE,IN SPECIE NEL MERIDIONE della nostra penisola,con conseguente costo collettivo sempre in aumento.Un modello di welfare familiare in pericolo,e si fugge in aree italiane ed europee con più opportunità: questo, il quadro generale di una nuova migrazione,con riduzione di aspettative di vita.
    Aumenta l’indice di invecchiamento della popolazione ma i servizi di assistenza rimangono distanti rispetto al resto del Paese.
    Lo Stato sociale è una prerogativa occidentale,che si fonda sul principio di sostanziale uguaglianza , finalizzato a ridurre le diseguaglianze in seno alla società.
    Tutto ciò si vivifica in un sistema di norme e di istituzioni volte a tal fine; codesta dicitura nota come welfare state (stato del benessere,o assistenziale) ma in italia,si è sprecato tanto con uno Stato Assistenzialista,miope e dissennato.
    allego un articolo di el pais sui rischi dello stato sociale connesse ai nuovi modelli economici…
    buona lettura
    http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:UZFlGYAeqPcJ:italiadallestero.info/archives/18196+&cd=1&hl=it&ct=clnk&gl=it

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  2. Ma Giovanni Russo, che mi pare sia stato consigliere comunale del Pds anni fa, non è lo stesso che l’anno scorso o poco più si dichiarava dirigente del Pdl? Si, è lui. Fra l’altro, lavorava anche al Piano di Zona, tempo fa, se non sbaglio

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