Il PDL, senza ostacolarlo, non assegnerebbe il simbolo a Sica. Sulla decisione pare pesi la storia del “falso dossier” su Caldoro. Decisione ipocrita e tardiva, che salva “capra e cavoli”.
Il centrodestra non vuole perdere e per questo è disposto a tutto, rinuncia al simbolo e accetta di intrupparsi nel neo-civismo tinto di azzurro di Sica, pur di sconfiggere non tanto il centrosinistra, ma il “nemico” Cirielli.
PONTECAGNANO – Si dice che il maiale, tra gli animali da cortile, sia quello più pulito, e sembra si strofini per terra, finendo per insozzarsi, proprio perché nelle sue intenzioni ci sarebbe quella di pulirsi.
Così, la storia di Pontecagnano, del suo Sindaco, del simbolo del PDL “negato” ad Ernesto Sica, sembrerebbe uguale alla storia dei “porci puliti“. Naturalmente non c’é nessuna intenzione di legare i personaggi ai maiali mentre invece la vicenda è legata solo ed esclusivamente alla condizione.
Senza entrare nel merito della storia ormai arcinota, legata al “falso dossier” su Stefano Caldoro, che avrebbe visto in Nicola Cosentino il “mandante” e in Ernesto Sica e Arcangelo Martino i “confezionatori”, è strano che il PDL se ne ricordi solo oggi, e oggi, naturalmente a scoppio ritardato, il Popolo delle Libertà negherebbe a Sica il simbolo, per postumi motivi di imbarazzo, il quale tra l’altro, inquanto a fantasia, non ha proprio nulla da invidiare a Silvio Berlusconi, e quindi avrebbe già rimediato con un’altra “sigla” che richiamerebbe le origini del PDL: “Azzurra e Libertà“; sembrerebbe quanto mai tardivo e per questo fuori luogo ed ipocrita.
Strano che il Popolo delle Libertà e i suoi leaders non se ne siano ricordati al momento opportuno e semmai alle scorse elezioni politiche, allorquando ha accettato ha accettato sia l’impegno politico che i voti di Sica, senza storcere quel naso naso che oggi invece non riuscirebbe a sentire la “puzza” di quel “falso dossier“. Puzza che il “coraggioso” quanto “determinato” Governatore della Campania Caldoro, non ha mai sentito nelle sue stanze, frequentate da Cosentino, che di nasi ne ha fatti storcere tanti, accettandone anche la collaborazione sia prima che dopo le sue dimissioni da Coordinatore regionale del Partito di Berlusconi.
Oggettivamente in quella circostanza Caldoro e il PDL sembrarono essere come Totò che in quella famosa gag, che a fronte di tutti gli schiaffi ricevuti, raccontando l’episodio e ritenendo di non esserne il destinatario se la rideva e concludeva “…e che so’ Pasquale io?”
Comportamenti strani ed ambigui che non giustificano ora per allora un qualsiasi provvedimento ed una qualsiasi presa di posizione.
Ebbene, Ernesto Sica fin dai tempi di quel “dossier” non ha mai cessato di militare nel PDL, e questi di contro, non ha mai rifiutato la sua appartenenza e il suo impegno politico per il PDL ed il centrodestra.
Oggi, nella esaltazione della ipocrisia, il Partito di Berlusconi ed il “nuovo corso” specie in provincia di Salerno dopo l’uscita armi, bagagli e potere di Edmondo Cirielli, che tra l’altro gli contrappone Antonio Anastasio, il PDL dovrebbe decidere nei prossimi giorni di non concedere il simbolo a Sica, ma decidere anche di non presentarlo in alternativa al Sindaco uscente, evidentemente per non “insidiarlo”, specie per evitare che una ulteriore spaccatura potesse favorire in qualche modo il candidato di Cirielli, il quale, sta tentando: sia a Cava dei Tirreni, uscendo dalla maggioranza Marco Galdi; sia a Scafati candidando Cristoforo Salvati, in contrapposizione a Pasquale Aliberti; di esercitare in qualche modo una certa pressione e poter resistere all’assedio di Mara Carfagna e il suo esercito ritrovato e quindi non mollare l’Ente Provincia di Salerno, consapevole di non avere più una maggioranza.
Tutte considerazioni che ci dicono, che il centrodestra non vuole rinunciare a vincere e per questo è disposto a tutto, rinunciando anche al simbolo e accettando di intrupparsi nel neo-civismo tinto di azzurro di Sica, pur di lasciare sul campo sconfitti, non tanto il centrosinistra, quanto il suo “nemico” Cirielli e i suoi uomini.
Il PDL quindi si affida al carismatico Sica e alle sue “fantasie”, così salverebbe “capra e cavoli“, intendendo: per “capra”, il simbolo, il Partito e i rapporti con Sica; e per “cavoli”, l’Amministrazione e tutto quello che ne consegue, assessori, incarichi e potere; dando l’impressione di allontanarsi e avvicinarsi, lasciando a tutti la libertà di interpretare la posizione politica camaleontica e somigliando sempre più a quella famosa condizione dei “porci puliti“.
Pontecagnano, 8 aprile 2013