Il Museo Diocesano di Salerno aperto a Pasqua e a pasquetta. Domenica 31 marzo e lunedì 1 aprile 2013, con orario continuato, dalle 8.30 alle 19.30.
Tra i pregevoli cimeli, celebre e di assoluta unicità, è il ciclo degli avori, databile tra l’XI e il XII secolo, la più completa raccolta di tavolette eburnee del Medioevo cristiano esistente al mondo.
SALERNO – La Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Salerno e Avellino, diretta da Maura Picciau, comunica che il Museo Diocesano “S. Matteo” di Salerno rimarrà regolarmente aperto nei giorni di Pasqua e di Pasquetta, ovvero domenica 31 marzo e lunedì 1 aprile 2013, con orario continuato, dalle 8.30 alle 19.30.
Il Museo Diocesano è un vero e proprio scrigno di preziose opere d’arte. Tra i pregevoli cimeli, celebre e di assoluta unicità, è il ciclo degli avori, databile tra l’XI e il XII secolo, che costituisce la più completa raccolta di tavolette eburnee del Medioevo cristiano esistente al mondo. Di non inferiore rarità per le ottime condizioni conservative, sono gli 11 fogli in pergamena miniata, degli inizi del XIII secolo, che illustrano la preghiera pasquale Exultet iam angelica turba coelorum.….
Le opere che fanno parte delle sezioni riallestite, inoltre, costituiscono una pregnante testimonianza dello sviluppo della cultura figurativa meridionale, dalla tradizione orientale-bizantina agli influssi giotteschi, martiniani ed avignonesi, fino agli echi della cultura importata da artisti veneti, marchigiani e ferraresi.
Il Cinquecento, le novità della pittura rinascimentale, espresse al sommo grado dall’arte di Raffaello e le caratteristiche della pittura riformata, sono ampiamente documentate negli spazi del Museo. Ampio spazio è dedicato all’opera di Andrea Sabatini, detto anche “da Salerno”, valente artista seguace di Raffaello, di cui vengono presentate imponenti pale d’altare.
Info su www.artisalerno.it e su facebook all’indirizzo Museo Diocesano S. Matteo di Salerno
Salerno, 28 marzo 2013
ma come mai lo studio di mons Arturo Carucci sugli avori salernitani ( il primo edito )non viene mai citato. Forse perchè gli autori dei successivi studi non vogliono far saper da dove hanno “attinto”.