Una campagna elettorale mediocre che mette fine anche ad Eboli a una fase politica che parte da Rosania e finisce oggi in un PD azzoppato.
E’ finita una stagione di cortigianerie, di autoreferenzialismo, di propaganda, di clientele e di familismo, che si infrange sulla protesta di Grillo e del populismo imperante. Inizia la fase della ricostruzione morale e politica dei Partiti e della società.
di Gabriele Del Mese
per (POLITICAdeMENTE) il Blog di Massimo Del Mese
EBOLI – E’ finita per l’Italia una campagna elettorale mediocre e, forse, per Eboli anche una fase politica. Una fase politica iniziata nel 1996 con la vittoria di Rosania e del progetto di “Alleanza di progresso” e finita oggi in un Partito Democratico “azzoppato”.
Una vittoria, quella di Rosania, favorita dal clima di sfiducia verso i partiti tradizionali di governo che fece vincere ad Eboli un polo civico di sinistra che puntava principalmente, non a caso, sulla trasparenza amministrativa e sulla legalità. Ad Eboli si votò nelle macerie della Prima Repubblica, con il ricordo ancora fresco sia di Tangentopoli che della “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto.
Una sconfitta, inaspettata del “Polo dei Progressisti“ nel ’94, una sconfitta inaspettata del “Patto dei progressisti e dei democratici“ oggi. Un senso di insoddisfazione diffuso che viene, oggi, intercettato non soltanto da Berlusconi ma anche da Grillo. E nel mezzo la classe dirigente del centrosinistra, capace di perder entrambe le elezioni (e molte altre nell’intermezzo): soprattutto i quarantenni di allora (Veltroni e D’alema) che si sfidarono per la segreteria del PDS e che ad oggi nonostante i ripetuti proclami continuano a imperversare in lungo e in largo.
Le analogie, di oggi per Eboli, non si limitano al voto nazionale. Scriveva Aurelio Musi nel saggio “La stagione dei Sindaci”:
“La storia politico-economica di Eboli viene dominata negli anni settanta dalla figura del socialista Carmelo Conte, sindaco della città con successive cariche ministeriali. La gestione dei fondi stanziati per la ricostruzione post-terremoto asseconda l’ascesa di leaders locali in linea con il governo. Pratiche clientelari consolidate e modalità di gestione della cosa pubblica, ai limiti e oltre i limiti della legalità, saranno da questo momento più e meglio sperimentate che non nelle precedenti fasi di egemonia democristiana. Licenze edilizie “facili”, “discrezionale” elargizione dei fondi pubblici, assunzioni clientelari ed altro ancora connotano, infatti, il periodo della gestione socialista nella città di Eboli”
Un giornalista o uno storico contemporaneo raccontando di questi ultimi 10 anni potrebbe usare le stesse parole. Cambiano soltanto protagonisti e partiti (probabilmente se si fosse cambiato i riferimenti storici spacciandoveli per un qualcosa di contemporaneo a nessuno sarebbe sembrato strano).
Resta sullo sfondo lo stesso ostacolo: un modello di potere che non favorisce sviluppo e crescita ma corruzione e decadenza. Il modello di potere “cortigiano” contrapposto al modello “artigiano” del saper fare, della laboriosità, del merito, della competenza.
Qualche settimana fa ne abbiamo discusso da Edicolè con Romano Benini autore del saggio “Italia Cortigiana: Passato e presente di un modello di potere”, del suo libro, parlando così di questa contrapposizione:
Uno degli ostacoli individuati al “saper fare“, alle competenze, al merito e quindi allo sviluppo economico, sociale e culturale è il vizio antico della “cortigianeria” che si declina in alcuni aspetti particolarmente impattanti nella vita di un paese:
– Le clientele (intese come le persone, le famiglie, gli amici che richiedono protezione e favori e la cui sussistenza o il cui ruolo dipendono dal mantenimento del potere del politico di riferimento per il quale sono disposte a tutto a fronte del favore ricevuto);
– Il familismo/nepotismo (inteso come sostegno alla carriera di un proprio famigliare, al di là del suo reale merito e della capacità);
– La cooptazione/raccomandazione (intesa come modalità di raggiungimento di una posizione sociale o professionale grazie al favore di un potente e alla relazione con la cerchia del potente);
– La discrezionalità del diritto (intesa come modalità di esercizio del diritto e del rispetto delle leggi che tiene conto delle differenze di status, di potere o di appartenenza ad una clientela/famiglia);
– L’autoreferenzialità (intesa come governo del potere fine a se stesso senza altri obiettivi se non la permanenza del proprio ceto/gruppo al potere e al suo esercizio);
– La propaganda (intesa come modalità di promozione delle azioni, dei risultati e delle doti del personaggio politico, al di là della reale o meno sussistenza di quanto dichiarato).
In base alla classificazione di Benini possiamo sicuramente affermare che ci troviamo di fronte ad un modello di potere “cortigiano” consolidato. Non credo sia nè interessante nè utile declinare e soffermarsi sulle vicende di cronaca degli ultimi anni in quanto sicuramente quanto visto in questi ultimi mesi è più che sufficiente per esprimere una valutazione oggettiva sul modello di potere che ha governato ad Eboli sinora e su cosa ci attenderà da domani perchè al netto della “propaganda”, che tenterà di minimizzare, ridicolizzare e depotenziare qualsiasi critica e ricostruzione “periferica alternativa” a quello che si proclama nei pressi del “centro del potere” siamo sicuramente in una fase decadente probabilmente irreversibile
Non è un caso che i cambiamenti siano quasi sempre stati portati dalle periferie, mentre il centro tende a difendere l’esistente. A volte questi cambiamenti vengono accolti e il sistema si rinnova, a volte vengono respinti e il sistema prosegue come prima, a volte invece il cambiamento sostituisce l’ordine precedente, per poi riprendere il giro. E’ la ruota della Storia. Tuttavia è anche vero che più il centro del potere governa un sistema imponente e importante, con un sovrano assoluto, più si fa conservatore e le dinamiche cortigiane tendono a prevalere. Fino all’implosione. E’ quanto è capitato all’Impero romano all’epoca del tardo Impero o al Papato ai tempi della Riforma.
Come ai tempi della decadenza dell’Impero, pochi sono i leader politici attuali che non si circondano di fedeli pretoriani, siano essi colleghi di partito o giornalisti a libro paga. Resta in ogni caso la regola dell’appartenenza e del sistema chiuso, cauto e conservatore.
Il consenso per un politico che opera in questo sistema non dipende tanto dal buon governo, quanto dalla distribuzione di favori e dalla capacità pervasiva dei propri intermediari nell’intercettare i bisogni e le necessità dei personaggi influenti. Capacità amministrativa, efficienza, servizi che funzionano: questo può servire, ma non sono aspetti determinanti per il consenso, come accade invece nei sistemi democratici in cui l’elettore è libero, la verifica e il rendiconto dei risultati sono importanti e gli intermediari politici di professione sono marginali.
Dalla cortigianeria si passa così al clientelismo, dal clientelismo si passa poi alla corruzione. Non ogni potere in sè corrompe, ma il potere cortigiano e clientelare ha invece in sè la corruzione, che ne è una componente costitutiva, una conseguenza inevitabile e voluta di un sistema privo di equilibrio in cui si nutre anche il crimine, in quanto il luogo in cui politica ed economia, criminalità e giustizia, bene comune e interesse privato si confondono è il luogo in cui annega ogni responsabilità.
Da un punto di vista prettamente politico e non amministrativo il “centro” del potere cortigiano in questi anni ha “sparato” tutte le cartucce utili alla propria autoconservazione. Subito dopo la vittoria alle Amministrative (che ricordo essere avvenuta al ballottaggio) ha bloccato qualsiasi tentativo di confronto politico sulle sorti sia strategiche sia politiche della nostra città. Ha prima sacrificato il capogruppo, poi distrutto e svuotato il partito. Avrebbe dovuto ricostruirlo ma ha fatto di tutto per bloccare qualsiasi tentativo di dialogo, di confronto, di discussione su qualsiasi tematica, perfino le più banali.
Questo, strategicamente, rientra nella visione “cortigiana”:
– un’altro luogo di confronto avrebbe potuto effettuare un contrasto sul piano della capacità e dell’efficienza amministrativa (eventualmente proponendo soluzioni divergenti con gli interessi economico-clientelari);
– un’altro luogo di confronto avrebbe messo in discussione gli intermediari politici di professione rivelando la loro progressiva incapacità ;
– un’altro luogo di confronto avrebbe fatto domande libere, avrebbe chiesto rendiconti regolari, avrebbe messo a nudo la propaganda;
– un’altro luogo di confronto avrebbe necessitato, infine, di altra cooptazione e altra clientela oltre che della dovuta attenzione, direzione e supervisione da parte del “centro”;
Ma “altro luogo” rispetto a cosa? Rispetto al “centro” del Palazzo. E’ solo lì che il Potere prende decisioni accettate e portate avanti acriticamente dai “clientes” ovvero da coloro i quali per necessità non possono che acconsentire al volere del capo per non rischiare la propria posizione, il proprio piccolo privilegio, il proprio pezzo di potere.
Basta pensare che questo sistema non è riuscito ad esaurire nemmeno una mia pudica richiesta (formalizzata nell’unica sede ufficiale del massimo azionista inconsapevole) ovvero il sorteggio degli scrutatori. Sarebbe stato un problema per i “clientes” ma soprattutto per il Palazzo perchè una delle maggiori arti della cortigianeria è quella del saper “tenere insieme” redistribuendo ai “clientes” senza mai saziare giustificando nel nome della conservazione dello “status quo” qualsiasi sopruso e illiberalità. E’ ovviamente un aneddoto frivolo ma indicativo del punto di non ritorno. Non è consentito nemmeno alle briciole uscire fuori dal “cerchio magico” di chi dice sempre sì al Palazzo.
Ma, inesorabile, interviene la ruota della Storia. Ed il sistema è vicino all’implosione. O forse è già imploso ma per vedere i cocci esternamente dobbiamo aspettare.
Un modello di questo tipo, abbiamo visto con il Benini, non può reggere a lungo perché con il tempo tende ad attirare non tanto i mediocri quanto i peggiori. La “peggiocrazia” (cit. Zingales) fa sì che non si trovi mai la persona giusta al posto giusto. Lo spoil system, un “sano” spoil system, cerca “clientes” affiliati in grado di servire il Palazzo per mezzo delle proprie competenze professionali. Man mano che il sistema degenera viene richiesto ai “clientes” una dose di illiberalità maggiore e in maniera naturale all’interno di un sistema corrotto avanzano i più disponibili e i più spregiudicati che solitamente coincidono con gli “affiliati” meno in grado di competere in un sistema di mercato libero e competitivo dove governa il merito e non la fedeltà cieca. Progressivamente si riduce il numero di “clientes” competenti e aumenta il numero di “clientes” disposto a tutto pur di continuare a godere di piccoli benefici e privilegi. Questo progressivamente riduce la qualità della fidelizzazione stessa e deteriora la qualità del consenso. E’ un ciclo inesorabile che accellera nei momenti di scarsità di beni e servizi da offrire.
Mentre il sistema implode, il Palazzo ha bisogno della propaganda per garantirsi un futuro soprattutto agli occhi dei propri clientes. In fondo l’affiliazione ad un sistema cortigiano non è ideale, ma di mera convenienza. Quando si annusa la fine di un giro i più scaltri, i più spregiudicati sono i primi ad offrirsi a nuovi poteri. E quindi la “propaganda” è ancora una volta fondamentale. Si cerca legittimazione altrove, perfino nel Cielo se necessario. E quindi tornano sulla nostra umile terra si “giocano” ad Eboli le primarie con l’intento di giocarsi una leadership provinciale che apra “spazi” e quindi opportunità maggiori per gli affiliati che vengono così messi in competizione in attesa di una ricompensa. In questo modo il Palazzo raggiunge anche l’obiettivo sia di “tiene insieme” i clientes sia di posticipare eventuali richieste e necessità ad un momento di verifica successivo.
Ma, abbiamo detto, il modello di potere cortigiano è essenzialmente autoreferenziale. L’unico suo obiettivo è la permanenza al potere. Non c’è visione, non c’è prospettiva ma solo conservazione. E quindi tornando sempre umilmente sulla nostra terra vediamo ovunque transitare leader nazionali ma ad Eboli oltre alle promesse non è arrivato non dico un Letta come a Battipaglia o un Franceschini come a Cava dei Tirreni, non dico nemmeno esponenti meno famosi ma ugualmente di peso come un Cuperlo o un Errani ma da noi nemmeno un candidato al Senato di Salerno o di Agropoli. Nemmeno un uscente come Andria o una giovanissima venticinquenne come la Capozzolo. Niente. Nello spirito autentico dell’autoreferenzialità due manifestazioni pubbliche interamente ebolitane doc. Con i due candidati locali, Cuomo e Bruno, nella parte degli “avanguardisti” quelli che si giocano per conto del Palazzo l’ampliamento delle possibilità di potere dello stesso e nel frattempo vengono guardati con dispetto e sospetto dagli altri affiliati nell’eterna competizione aperta alla ricerca dell’ereditiero… Eh già l’eredità. Chi erediterà cotanto Potere ?
La propaganda sosterrà di aver fatto il possibile per ottenere un buon risultato. Di non essere andato così male. Di essere stata “tradita” da qualcuno. Cercherà scuse più o meno goffe per nascondere una disfatta numerica ed oggettiva. Del resto ad Eboli alle primarie per il premier hanno votato in 3.700, alle elezioni in 4.500. Con il dato strano che alla Camera (dove erano candidati i due ebolitani Cuomo e Bruno) il PD raccoglie il 19.27 % mentre al Senato il 21.27 %.
Ammettendo che il voto delle primarie è stato perfettamente regolare, il PD dicevamo ha raccolto 3.700 voti. Saranno pure elezioni politiche, storicamente ostili pure ad Eboli per le formazioni di centrosinistra, ma la maggioranza targata PD è largamente minoranza nel paese. Sia se è minoranza per colpa di coincidenze astrali sia se è minoranza perchè non si è impegnato a sufficienza dovrà assumersi le proprie responsabilità e agire di conseguenza favorendo e stimolando una “riconciliazione” con gli elettori di ogni genere e appartenenza. Per la costruzione di un Partito autenticamente aperto, libero, plurale e autorevole. Ne hanno bisogno elettori e simpatizzanti. Ne ha bisogno Eboli. Il dubbio semmai è capire quanti siano disposti e compatibili ad un modello “alternativo”.
Del resto questa maggioranza ha dimostrato perdendo le primarie per i parlamentari di essere anche minoranza nel Partito nel quale ostentava invece un ruolo principe. Il deputato uscente, Cuomo, non è stato riconfermato in posizione certa ed ancor più grave, la new entry Bruno fuori da Eboli ha raccolto poche centinaia di voti. Segno evidente di una chiusura verso l’esterno anche all’interno del Partito stesso. Minoranza nel partito ieri, minoranza nel paese oggi. Minoranza, punto.
Luca Verzichelli nel saggio “Vivere di politica” afferma che “la recente transizione ha costituito una occasione mancata, perchè non si è riusciti a ridurre quelle regole di selezione ed una serie di incentivi alla persistenza nell’area politico istituzionali che rendono qualitativamente povero il profilo dei nostri rappresentanti”.
Ed anche qui probabilmente vista la bassa qualità dei nostri rappresentanti non mi meraviglierebbe che siano più frequentate e partecipate le riunioni per nominare gli scrutatori (ed alimentare quindi il sistema di clientele) piuttosto che le riunioni sul futuro delle società partecipate, sul bilancio, sul piano strategico o su altre attività cruciali per la vità ed il futuro di una comunità.
“L’assetto cortigiano del potere politico ed economico produce inefficienza e ingiustizie. Un sistema fatto di favori e raccomandazioni, tenendo lontano il merito, la competenza, ha determinato il venir meno di quell’ordine dato dal mercato che è all’origine dello sviluppo. Nessun sistema può andare avanti allontanandosi dalla conoscenza, dalla competenza, dal diritto. [..] La società italiana è vicina ad un punto di rottura: una società fuori mercato non si tiene ma è destinata a disgregarsi. [..] Non aderire alla proposta del circuito cortigiano è la premessa perchè l’Italia possa ora tenersi insieme e domani rinascere“
Si può perseguire “l’Italia giusta” nei fatti e non solo a parole soltanto cambiando registro e cambiando volti. Non aderendo alla proposta del circuito cortigiano e costruendo un modello di potere alternativo liberale, aperto e plurale che premi il merito e le competenze. Chiederò pubblicamente e nelle sedi opportune tutto quello che è necessario per costruire un partito ostaggio di questo sistema cortigiano. Negli ultimi 2 anni gli esponenti locali hanno avuto più di una occasione per farlo ma, evidentemente, non lo hanno ritenuto conveniente. Per questo è giunto il momento che facciano autocritica e che mettano da parte maggiordomi, vassali, segretari e prestanome palesando le proprie intenzioni direttamente agli iscritti, agli elettori, agli ebolitani. Senza intermediari. L’Italia giusta in fondo ha perso anche perchè non è credibile nelle amministrazioni locali quando il PD governa. Non si può continuamente alimentare e sostenere un modello di potere cortigiano a livello locale mentre a livello nazionale si porta avanti il merito, la competenza, la trasparenza, la partecipazione.
La storia, ripeto, è inesorabile. Questa è probabilmente l’ultima chiamata per chi avrà l’intelligenza di coglierla. Tutti gli altri difficilmente li ricorderemo e quando li ricorderemo difficilmente li rimpiangeremo. Ma in fondo quando puoi sederti al banco dei privilegiati che importanza ha l’abuso, la prepotenza, la disuguaglianza ? L’unica cosa che conta è trarne il vantaggio massimo.
Mi auguro che l’Eboli artigiana, del saper fare, del merito e delle competenze con l’aiuto di tutti gli uomini e le donne di buona volontà prevalga sull’Eboli cortigiana. Questa è l’unica strada per rinascere, per garantire un futuro alla nostra città. Oltre c’è solo il baratro.
Per concludere prendo in prestito le parole di Victor Hugo:
“La vostra legge è una legge con la maschera. (Bravo!) Essa dice una cosa e ne farà un’altra. È il criterio della servitù che assume l’aria della libertà. È una confisca intitolata donazione. Io non so che cosa farmene! […]
Oramai è troppo tempo che la coscienza pubblica si ribella contro di voi e che vi chiede: Che cosa volete da me? È troppo tempo che vi provate a mettere un bavaglio sulle labbra dello spirito umano! […]
Mantenete il paese in una condizioni mista, che non è la morte ma non è neppure la vita. Lo chiamate “governare”. Il governo della Letargia”
Eboli, 26 febbraio 2013
Caro Gabriele,
il momento era ora già ieri ma non l’abbiamo colto ed io dal canto mio continuo a dire… SE NON ORA QUANDO.
A Presto dunque e lo dico a tutti gli ebolitani onesti seri di buona volontà capaci e soprattutto sensibili alle difficoltà di ogni singola persona. Torno a ribardire l’importanza della persona al centro di ogni ragionamento, il bene comune al di là delle belle parole, di quelle ormai come si evince dal successo di Grillo, se ne hanno piene le tasche. Ricordiamoci che dietro Grillo c’è gente normale, con voglia di normalità innanzitutto e con voglia di guardare oltre l’oggi.Il futuro, anche solo immagirnarlo è un diritto sacrosanto.
Condivido appieno tutto,mi permetto di aggiungere che vivere sugli allori toglie nerbo e intelligenza,il pd ha perso male,e gli ebolitani vogliono,come la maggior parte,uscire dagli schemi!
E’ la giusta fotografia di un partito che più di ogni altro, da noi soprattutto, si è logorato in virtù del potere che ha gestito, in pessimo modo, tra l’altro.
Il risultato ultimo elettorale dimostra quanta distanza ci sia tra l’oligarchia PD-L nostrana, fatta da mummie politiche incapaci di operare per il bene collettivo. Queste inettitudini hanno permesso a Mastrolindo e al suo entourage di sconfinare nella soglia del 40% nella nostra città, con la gioia del “bancomat-man”. Ma la strada è lunga e l’onda tsunami del M5S lo è altrettanto. Lo dimostrano i 4318 voti liberi espressi.
Il risultato politico della giunta Melchionda è catastrofico un PD allo sbando, il centro democratico che racchiude l’Api con 2 assessori e tre consiglieri con ex idv ottiene 208 voto, UDC 551. il Sindaco per il bene della città faccia un atto di responsabilità
Ho letto con interesse l’analisi di Gabriele Del Mese, lucida e per molti aspetti condivisibile, del tentativo (involontario ma riuscito) di suicidio della politica locale e nazionale del centrosinistra, quale emerge dai risultati del voto di domenica e lunedì. Direi però che non siamo più in una condizione di “implosione”, ma di esplosione vera e propria.
La “fine di una fase politica” – meglio, di un’era politica – non riguarda solo Eboli, ma l’Italia. L’exploit del M5S, la tenuta di Berlusconi, l’immobilismo del PD (e alleati), la sostanziale insignificanza di Monti come soggetto politico, sono fenomeni che si possono spiegare, credo, solo rimettendo in questione tutte le chiavi di lettura, oltre che le aspettative. Se non si ha la capacità, e l’umiltà di farlo, si sarà trascinati inesorabilmente nel baratro che si sta aprendo.
A livello locale, la lettura della storia politica degli ultimi trenta anni attraverso il filtro del modello clientelare riproduce una realtà di fatto, prima che un’interpretazione. Questo modello è stato però pesantemente messo in angolo dalla crisi, prima economica poi sociale e culturale, degli ultimi 6-7 anni. Il sistema del “do ut des” poteva resistere finché sussistevano le condizioni per lo scambio. Condizioni che possono essere anche disperate o inverosimili (non solo il posto di lavoro, ma le bollette da pagare, il cibo, un paio di scarpe, etc., come dall’inventario pubblicato da Roberto Saviano nell’ultimo numero de L’Espresso). Il meccanismo del voto come merce di scambio a cui abbiamo assistito nei tempi d’oro appare definitivamente tramontato, per la semplice ragione che non c’è più niente da promettere. E niente da sperare. Né qui, né in altri “Texas” italiani (Basilicata, Calabria, Sicilia). Solo la classe politica dei nostri Texas non se n’è ancora accorta, se si è ostinata fino all’altro ieri a credere che fosse inutile fare politica, fare campagna elettorale, limitandosi a qualche manifesto e a ridicoli sms di invito al voto.
Inoltre, la particolarità locale del modello clientelare consiste, secondo me, nella riproposizione tardiva e in sedicesimo di un meccanismo pervasivo, e a suo modo esemplare, come quello a cui fa riferimento Aurelio Musi per gli anni ’70-’80. Al di là di valutazioni morali, quel modello clientelare introduceva dei meccanismi di compensazione che, come nel lavoro sommerso nell’economia meridionale, assicuravano una condizione di relativo equilibrio in una società meno complessa e in un’economia meno disastrata (impiego nella pubblica amministrazione, appoggio alla carriera, aiuti di ogni genere e in ogni campo,etc., in cambio di un’appartenenza che veniva valutata abbastanza poco per essere svenduta al miglior offerente). Il clientelismo del XXI secolo, a Eboli come altrove, invece, è stato – uso il passato perché per il futuro dubito possa ripetersi – piuttosto una modalità di puro mantenimento del potere (e di compartecipazione ai frutti dello stesso), senza alcuna preoccupazione verso un qualsiasi equilibrio sociale ed economico; una modalità tutta rivolta al proprio interesse particolare, promossa da un personale politico composto in prevalenza da figure prive di progetti e di strategie, di autorità, di strumenti culturali, di tensione morale e di spessore umano. Ciò è visibile quando si considerano i risultati conseguiti: nulla sul nulla. E le prospettive: nere più della pece.
La sconfitta del centrosinistra, poiché per me i numeri parlano di questo, dovrebbe far riflettere tutti. Bersani ha detto poco fa, finalmente, una cosa comprensibile: “Primi, ma non abbiamo vinto”. Se avesse avuto questa semplice capacità di introspezione dall’inizio della campagna elettorale forse qualcosa di diverso sarebbe potuto accadere.
Da come è stata condotta la campagna elettorale, non stupiscono tanto i suoi numeri del cs, quanto quelli del M5S. Premetto di non essere un elettore grillino, ma devo dire che l’incapacità da parte del cs di comprendere un fenomeno come questo è stata totale. Gianantonio Stella ha fatto oggi sul Corriere della Sera la cronaca delle incredibili sottovalutazioni del M5S. Non è casuale che, dopo le frasi di disprezzo e di sufficienza di Fassino, D’Alema e altri, il PD abbia ritenuto opportuno mandare ieri sera in televisione Miguel Gotor ad aprire verso il M5S, subito seguito da Vendola per SEL. In realtà, il cs dovrebbe riflettere sul fatto che l’istanza di rinnovamento (non di “rottamazione”) promossa da Renzi era/è la questione fondamentale e ineludibile per tornare a governare il Paese. Se questa istanza non fosse stata sottovalutata, se il rinnovamento ci fosse stato davvero subito dopo le primarie, traducendolo in concreto nella composizione delle liste (senza deroghe o riproposizione di politici dimostratisi, nella migliore delle ipotesi, incapaci) e nelle opzioni di programma, forse la rabbia di tanti italiani – che sono nostri connazionali, non marziani o altro, come qualcuno ancora vorrebbe credere o farci credere – non si sarebbe incanalata verso un sostegno così massiccio al M5S. Che è diventato, di fatto, una componente essenziale della politica italiana, con la quale occorrerà dialogare seriamente. Senza sperare in tatticismi vecchia maniera che provengono da un senso di superiorità ormai privo di ragioni, ossia trattandoli da pari. Se non si vogliono evitare altre, più cocenti sorprese…
Ripropongo in toto quanto scritto in relazione ai commenti sui risultati elettorali.
Quando ho postato non credo fosse apparso questo articolo e ne approfitto per piccole ulteriori considerazioni a livello territoriale.
Bene la fotografia del nostro territorio è l’esatto spaccato dlla situazione italiana generale ma con delle aggravanti.
Abbiamo avuto negli ultimi anni 2 onorevoli che , come quasi tutti gli altri nel Paese, si sono totalmente disinteressati del proprio territorio ( o collegio ma come sappiamo il termine collegio è usato in maniera impropria vista la legge elettorale) .
L’esperienza lavorativa dell’ (ex?) Onorevole Cuomo non mi è nota. Mi si dice che abbia sempre vissuto di poitica e , aggiungo, lo ha fatto abbastanza bene nel senso che è riuscito ad arrivare a risultati che erano al di là delle proprie capacità.
A prescindere da questo ultimo aspetto non sono a conoscenza di proposte di legge o collaborazione ( ma la mera collaborazione non la ritengo sufficiente) alla stesura di proposte da parte dei nostri Onorevoli.
Il parlamentare è chiamato a legiferare ( almeno questo dovrebbe essere il suo primo compito) e non mi risulta attività in tal senso. Mi pare di ricordare , mentre scrivo, una legge ( di un solo articolo) su una questione riguardante Paestum ( una cosa risibile).
Il centro dx locale non è riuscito in 20 anni a strutturare una classe dirigente degna di questo nome e ci si è appiattiti ( faccio riferimento al consigliere Fausto Vecchio che dopo vari scali è approdato una quindicina di anni fa al pdl) su scelte personalistiche,poco lungimiranti, superficiali e contingenti.
Ultima ma sicuramente non la meno importante è la questione delle clientele consolidate e dei voti cd. chiusi che esponenti che fanno riferimento al centro sx detengono e che danno loro un indubitabile vantaggio in termini elettorali nelle competizioni amministrative.
Ripropongo , altresì, per chi ha letto i miei commenti in passato ( sono , credo , facilmente reperibili in archivio) le considerazioni che le ideologie politiche generali hanno un valore relativo rispetto al buon governo del territorio e , entusiasta della ventata di cambiamento che si è alzata con queste elezioni , ripropongo l’appello a tutte le persone di buona volontà a dialogare tra loro ed eventualmente convergere su una piattaforma programmatica il cui programma esclusivo è il risanamento , inteso nel senso più estensivo possibile, del nostro territorio.
Dall’invito sono esclusi coloro che , direttamente o indirettamente, sono i responsabili di questo disastro.
Queste persone devono essere espulse dalla vita politica e , in molti casi, pensare seriamente , per la prima volta, a cercarsi un lavoro se ne sono capaci.
@Lukas:
ribadisco come ho già detto in qualche altro intervento che mi piacerebbe sapere chi c’è dietro il nickname ma questo non è di fondamentale importanza.
Mi fa specie però il tuo appello che se da una parte è dialogante, dall’altra è del tutto di chiusura.
Condivido pienamente quanto dici sulle responsabilità ma non altrettanto sull’indirettamente. Questo significa che io e te non potremo mai dialogare ed eventualmente convergere su di una piattaforma comune, sai perchè? Perchè “indirettamente” sarei anch’io colpevole del disastro ebolitano in quanto, così come oggi qualcuno crede a Grillo, qualche anno addietro io ho creduto in Melchionda. Lo ammetto ma ho anche detto che poi ho dovuto ricredermi tanto è vero che mi sono allontanata da questa classe dirigente se così vogliamo intenderla.Mi dovrei rassegnare perchè ho fatto un errore di valutazione? Non credo, però credo molto nella partecipazione ed intendo, problemi di vita permettendo, impegnarmi ancora. Poi, come si dice, ci metto la faccia come sempre. Buona giornata.
P.S.
Io personalmente so bene cosa significa lavorare, lo faccio da quando avevo 18 anni, studiavo all’università e lavoravo,ne ero molto fiera e lo sono ancora perchè i miei genitori mi hanno insegnato il valore del lavoro e di tante altre cose.
Credo sia opportuno chiarire meglio sia con M.Sueva che con tutti coloro che leggono.
La prima cosa che vorrei sottolineare è che scrivo per diletto e non per raggiungere un qualche risultato concreto nella mia vita reale , nè , tantomeno , per fare proseliti.
Sono un giovane ( + o meno quarantenne) che ha sempre vissuto con le proprie forze e se nei primi 20 anni della mia vita ho avuto qualche piccola agevolazione , ma veramente cose marginali, ho pagato nel secondo ventennio un prezzo esorbitante se paragonato ai presunti vantaggi.
Io per responsabili ( diretti e indiretti) intendo le persone che hanno avuto un ruolo fondamentale nelle scelte politiche e da quanto mi è dato capire , da questo e da tuoi precedenti posts, tu non sei stata tra questi.
E’ vero che il mio commento ha seguito il tuo ma io a tutto pensavo fuori che a te scrivendo quelle cose.
Comunque , e a prescindere da tutto , io credo di avere un cervello , sembra una cosa scontata ma devo dire con rammarico che mi sono convinto del contrario, normale e quindi a volte , anche ad intervalli di tempo lunghi e irregolari, esprimo i miei pensieri ( in modo a volte anche disordinato considerati i pochi minuti che dedico). Scrivo di getto , non rileggo ( se non dopo aver inviato a volte, e cerco di sintetizzare l’insintetizzabile in molte occasioni :). Il tutto a scapito, come è naturale, della chiarezza.
La cosa che voglio che emerga in tutta la sua cristallinità è la considerazione che sono stanco di vedere persone che non valgono veramente niente che si occupano degli interessi della popolazione.
Negli ultimi 20 anni si è fatto a gara ad eliminare le persone valide e infilare brocchi dovunque. Ora siamo allo sfascio ma non serve piangersi addosso. Ognuno per la sua parte, chi sente di poterlo fare in maniera seria e coscienziosa, si deve assumere la propria quota di responsabilità ( perchè , pro quota, lo siamo tutti) e cercare di cambiare modo di pensare perchè quello che abbiamo aottato finora non va assolutamente bene.
Con stima.
Diciamo che ti escludo dall’indirettamente anche perchè , come tu stessa riconosci, hai effettuato una sorta di pentimento operoso e quindi ti concedo le attenuanti del caso. ;).
Mi onora la stima che mi manifesti anche se in modo criptico.
Associandomi, senza riserva alcuna, al sentimento e alle considerazioni di Gabriele Del Mese, non posso non prendere atto della cecità di alcuni estremisti politici che, neanche dinnanzi all’evidenza, osano chinare il capo e riconoscere la sconfitta. Ancor più grave il fatto che tale frangia sia popolata per la maggior parte da giovani, oramai completamente affetti da una malattia incurabile, quella della <>.
La teoria dell’anaciclosi, ci insegna che dopo il deterioramento di un regime politico, susseguitosi ad altri e giunto all’ultimo stadio, lo stesso ritornerebbe alla forma iniziale di partenza riprendendone lo sviluppo. Mi auguro che per Eboli non sia così e che le persone che hanno contribuito a questo disastro, paghino quantomeno con la gogna morale pubblica.
Maria Sueva non so se il momento è adesso, se è già passato o ce ne saranno altri. Credo, come te, che il primo passo è “non aderire ad un modello di potere” che ha ridotto Eboli in uno stato, citando Hugo, di “letargia”.
Io, oggi, mi sento “colpevole”. Vedo un paese che arranca, indietreggia, si imbastardisce. Vedo un paese in uno stato comatoso, vicino alla morte morale. Anche l’omissione di soccorso è un reato. E non intendo essere più “colpevole”. Ma come diceva Lukas siamo così sicuri di noi stessi come “popolo ebolitano”.
In fondo i responsabili siamo un pò tutti noi. In ogni famiglia ci sono, quando arriva il momento elettorale, voti di parentela, amicizia, interessa, dovere che vengono anteposti al merito, alla competenza, alla passione civile.
In fondo questo consiglio comunale l’abbiamo votato noi cittadini ebolitani. Siamo noi che abbiamo scelto per Eboli di aderire ad un modello di potere cortigiano e semmai di dividere le forze sane per far passare le corazzate interessate.
Siamo noi che abbiamo eletto una decina di consiglieri comunali che non hanno MAI pronunziato parola in consiglio comunale. Siamo noi che abbiamo eletto consiglieri comunali anche con ruoli importanti che si limitano a leggere discorsi scritti forse da altri. Siamo noi che abbiamo eletto consiglieri comunali che le poche volte che ci hanno deliziato stentavano a terminare una frase di senso compiuto e decentemente comprensibile.
E’ chiaro, e concordo con Lukas, che il risanamento è necessario e chi ha contribuito al declino di Eboli forse oggi ha l’ultima occasione per uscire allo scoperto e far vedere che forse c’è ancora qualche persona libera, passionale, meritevole di stima politica.
Dicevo, non so se è il momento ma Luigi Manzione lo diceva. Un modello di potere clientelare, cortigiano ha bisogno di risorse per essere mantenuto. Non c’è adesione ideale, c’è interesse, ricerca del vantaggio personale. La grande occasione è, paradossalmente, la progressiva riduzione di fondi e libertà in cui versa non solo il Comune di Eboli e quindi la possibilità di vedere limitata la “cattiva spesa”.
Se non possono spendere, non hanno potere contrattuale. Se non hanno potere contrattuale, dureranno poco, pochissimo. Nelle sedi opportune la prima cosa che chiederò è l’applicazione INTEGRALE del programma di Bersani riguardo la riforma della politica, la trasparenza, la partecipazione.
Questo è un punto centrale. Chiudere i rubinetti della politica.
Che poi sono francamente delle macchiette. In campagna elettorale si sono preoccupati di prendere a fucilate Enzo Consalvo per liberare la sedia di chi aveva “osato” andare contro il Palazzo sostenendo apertamente Renzi. Hanno pensato e continuano a pensare solamente a piccole dimostrazioni di forza, piccoli atti di “bullismo politico”. Ecco, il bullismo politico è quello che va sconfitto.
E non vi preoccupate la storia sarà crudele con chi non avrà l’intelligenza e la lungimiranza, oggi, di uscire di scena in maniera silenziosa e dignitosa.
A Battipaglia un certo Gianfranco Fini, da presidente della Camera mentre metteva in crisi il governo con la più ampia maggioranza della Seconda Repubblica riempiva una piazza con miglia di persone. Dopo 2 anni a Battipaglia… Fini raccoglie poche decine di voti senza raggiungere nemmeno l’ 1 % nazionale.
Melchionda e il suo palazzo sono tenuti insieme dallo “sputo” del potere. Senza potere probabilmente, domani, farebbe una fine ingenerosa come quella fatta da Fini. Ma, temo, che l’autoreferenzialità e la mania di grandezza faranno si che vedremo una uscita di scena tra i fischi dopo un fiasco. O forse Melchionda (come esempio ma non solo ovviamente) ritiene di essere più intelligente, più scaltro, più politico di un ex presidente della Camera ?
@Lukas
la mia stima la posso esprimere sui tuoi interventi visto che non so chi sei, magari chissà ti conosco pure e quindi…non ho un modo criptico di pormi.
Concordo con te, Eboli come l’Italia ha bisogno di rinascere e respirare aria sana. Quindi ribadisco basta con il clientelismo sfrenato e mi rivolgo anche a Gabriele che come Luigi l’ha ben richiamato.
Dico che c’è bisogno di impegno serio e non perderò occasione per ribadirlo ovunque e con chiunque.
Basta con il DO UT DES, diamo è basta, diamo il nostro tempo, diamo le nostre energie, diamo le nosre capacità e le nostre qualità morali.
A Presto, spero.
Quest’articolo è un vero e proprio saggio, che analizza, più che fotografare una situazione politica con tutte le sue implicazioni.
Un’analisi spietata ma elegante che quei protagonisti non si meritano nemmeno, anzi al contrario, meriterebbero tanti di quei calci nel deretano e accompagnati alla porta.
Voglio solo fare i complimenti al giovane Gabriele Del Mese, sperando che nel PD si faccia spazio a giovani come lui e non a quelli che già sono vecchi e si aspettano qualcosa, mortificandosi e svendendo i propri ideali per qualche spicciolo.
C’é il tempo per organizzare una bella e radicale pulizia a sinistra e la destra non si illuda, sapremo rinnovarci e sapremo anche guidare il cambiamento, per loro non è ancora il tempo, abbiamo già visto come hanno gestito il potere dove lo avevano: al Governo;alla Regione; alla Provincia; nei comuni; ed abbiamo visto come si sono impiastricciate le mani, i piedi e tutto. Lasciamo perdere.