Oggi sabato 16 febbraio 2013, ore 17.00, al Castello Colonna di Eboli, presso l’Icatt, presentazione del Libro di Ferrarese “Uccidendo Dio”.
Michele Ferrarese, 40 anni, agente di polizia penitenziaria presso l’Icatt di Eboli è alla sua prima opera letteraria e “Uccidendo Dio”, edito da dalla Società Albatroso, raccoglie una serie di eesperienze personali vissute dall’autore.
EBOLI – “Uccidendo Dio” è il primo libro scritto da Michele Ferrarese, 40 anni, agente di polizia penitenziaria presso l’Icatt di Eboli. La presentazione dell’opera letteraria avverrà sabato 16 febbraio alle 17 presso il Castello Colonna sede dell’Icatt di Eboli. Il libro di 203 pagine è diviso in nove capitoli chiamati “Convulsioni” ed è edito dalla società Albatros. Il prezzo di copertina è di 14,90 euro.
Alla presentazione del libro “Uccidendo Dio” saranno presenti: Rita Romano, direttrice dell’Icatt, Vincenzo Raimondo, sociologo, il gruppo musico-teatrale Interferenze Blu, diretto dall’avvocato Cinzia Morello.
“Nel libro racconto le mie esperienze personali sul concetto di credere o non credere – afferma l’autore del libro, Michele Ferrarese – Io sono ateo. Per gli atei non esiste una militanza attiva come per chi crede, come i cattolici a cui la chiesa dice come vivere e come comportarsi. E’ il momento che anche noi atei diciamo la nostra. Spero che un giorno i miei figli possano scegliere i loro diritti e non essere costretti a scegliere”.
Un libro di riflessioni e’ già un inizio di militanza atea – “Nel libro parlo della conflittualità tipica con i miei genitori che sono molto credenti. E’ il mio cammino personale di fronte al tumore che colpisce mia madre, di fronte allo smarrimento di mio padre” – afferma Ferrarese – Il libro e’ diviso in nove capitoli chiamati “Convulsioni”. C’è un racconto sul mondo della droga, la vita non va sprecata affrontando i propri limiti e cercando riparo nelle droghe. La mia salvezza passa attraverso la scoperta che Dio non esiste”.
Ci sono personaggi all’interno del romanzo legati all’infanzia e all’adolescenza dell’autore: “Parlo del seme luciferino di Elena, una ragazza conosciuta quando ero adolescente. A lei mi ha legato un’amicizia intensa e un confronto dissacrante. Nel capitolo-convulsione Elena muore di leucemia dopo essersi ribellate ai luoghi comuni del piccolo paese dove vive”. In un altro capitolo–convulsione Ferrarese racconta i rapporti avuti con un prete di una piccola parrocchia. “Mi ha ispirato molto il matematico Odifreddi che parla di dottrina luciferina come consapevolezza di noi e di quello che pensiamo. E’ una dottrina illuministica”.
Nelle 203 pagine del primo romanzo di Ferrarese è poi descritta l’amicizia con una ragazza 17enne di Battipaglia, Marianna, diventata oggi un affermato medico senese: “eravamo appassionati alla musica dark degli anni Ottanta. A Cava de’ Tirrenni nell’88 vivemmo insieme uno storico concerto dei Depeche Mode. Erano gli anni in cui tutti volevano farsi riconoscere nella società. Ma noi non seguivamo le mode correnti. Era l’epoca dei paninari, degli involucri vuoti. La musica e le letture ci univano e ci tenevano lontani dalle quelle vuote contaminazioni. L’amore tra noi è finito ma è rimasta la passione per la musica a legarci”.
Un altro capitolo-convulsione è dedicato a un ragazzo ebolitano morto suicida dopo un’esperienza drammatica con la droga. “In copertina – conclude Ferrarese – ho voluto rappresentare la croce del cristianesimo, un simbolo che pesa, che ha condizionato la storia e l’educazione di tutti noi. Dio e i suoi dogmi, i suoi insegnamenti. Abbiamo vissuto in un Medioevo senza accorgerci di nulla”.
Eboli, 16 febbraio 2013