Appello di Di Pietro al Governo Monti perché non ceda ai ricatti del PdL e del Centrodestra.
Meno voti di fiducia, più trasparenza e nuova legge elettorale. L’Italia è passata dal 69° al 72° posto della classifica di Transparency international sulla corruzione. Siamo dopo il Ghana. Aspiriamo a diventare come il Ghana nella trasparenza dei conti pubblici.
ROMA – Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento che Antonio Di Pietro, leader di Italia dei Valori, ha tenuto alla Camera dei Deputati, in occasione del voto di fiducia al governo sul Decreto sui costi della politica, nel quale ha rivolto un accorato appello al Governo e a Mario Monti, affinchè con un sussulto di dignità non cedesse al ricatto del Pdl e di Silvio Berlusconi.
L’Onorevole Di Pietro ritiene che il governo Monti ancora una volta si è piegato ai ricatti dei poteri forti, e la prova è che il Consiglio dei Ministri ha varato una Legge sull’incandidabilità “falsa e di facciata“, perchè permette di fatto ai condannati per reati contro la pubblica amministrazione e per corruzione di candidarsi. E Di Pietro pur prendendo atto di come sono andate le cose lancia un ultimo appello alla dignità e alla ragione.
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di Antonio Di Pietro
ROMA – Noi dell’Italia dei Valori intendiamo prima di tutto denunciare l’anomalia del ricorso continuo e costante al voto di fiducia. In meno di un anno siamo arrivati quasi a 50 voti di fiducia. Ci hanno insegnato a scuola che il voto di fiducia il governo lo chiede per verificare se ha una maggioranza che appoggia il suo operare.
Fino a oggi c’era una maggioranza bulgara in questo Parlamento. Quindi il voto di fiducia veniva usato non per verificare il sostegno al governo, ma semplicemente per bypassare il ruolo , la funzione, la responsabilità e gli impegni che la Costituzione assegna al Parlamento. Parlamento che, in quest’anno, è stato svuotato delle sue funzioni. Qui si viene solo per alzare la mano e dire “sto con il governo Monti” o “sono contro il governo Monti”, senza poter entrare nel merito dei provvedimenti perchè ogni volta si mette la fiducia.
Oggi è avvenuto un fatto più grave però. Oggi l’uso del voto di fiducia da parte del Pdl non viene fatto non per una valutazione politica e tecnica, ma solo come forma di ricatto, per arrivare ad altre ragioni, che il governo evidentemente non vuole dare. Allora io, che per un anno intero mi sono opposto a questo governo, con l’unica forza politica che ha fatto opposizione in tutti questi cinque anni, mi appello al governo perché non ceda a questo ennesimo ricatto del centrodestra.
Il centrodestra fa finta di non votare perché non condivide la politica economica del governo. Ma in realtà quelle stesse politiche economiche le ha votate per cinque anni. Vota contro perché, in questo scampolo di legislatura, sta cercando di ottenere qualche altra cosa dal governo. Qualcosa che, in uno scatto di dignità, questo governo non vuole dargli.
Primo: la legge sulla incandidabilità. Questa è la verità. Il governo sta cercando di fare in modo che, la prossima volta che si va alle elezioni, i cittadini possano votare non per qualcuno che va a Montecitorio per non andare a San Vittore, ma per servire i cittadini. Proprio per questa ragione gli vengono messi i bastoni fra le ruote da parte di questa finta maggioranza che, in quest’anno, ha detto che lo appoggiava solo perché non voleva andare alle elezioni, e ha votato dei provvedimenti che non avrebbe mai approvato senza 50 voti di fiducia.
Questa è l’anomalia costituzionale e democratica che c’è nel Paese e io denuncio fortemente il ricatto politico-parlamentare che il Pdl sta facendo nei confronti non solo del governo ma anche dei suoi partner della maggioranza, che, e mi riferisco al Pd in particolare, con coerenza hanno condiviso il governo Monti e lo stanno sostenendo. Noi abbiamo fatto un’altra scelta, legittima anche questa: quella di non condividere nel merito i provvedimenti del governo Monti. Invece il Pdl condivide il governo solo se in cambio ottiene qualcosa, come è successo per la legge anticorruzione.
Lo stesso Pd e lo stesso ministro Severino hanno detto che da quella legge si aspettavano molto di più. La si è dovuta approvare al ribasso proprio perché il Pdl aveva bisogno di una finta legge anti-corruzione. Tanto è vero che siamo passati dal sessantanovesimo al settanduesimo posto della classifica di Transparency international sulla corruzione. Siamo dopo il Ghana. Aspiriamo a diventare come il Ghana nella trasparenza dei conti pubblici.
C’è anche un’altra verità che io qui denuncio: il Pdl non vuole cambiare la legge elettorale. Questo è il tema e questo è l’appello che noi rivolgiamo al presidente della Repubblica, che già cento volte ha avuto modo di dire che non si può tornare alle elezioni con questa legge elettorale. E’ una legge elettorale che, bene che vada, permette di sbagliare, e io ne so qualcosa. Male che vada, permette di compravendere deputati e senatori, e trasforma quest’aula in un mercato delle vacche.
E’ necessario cambiare la legge elettorale per fare in modo che ci siano: primo, la rappresentatività; secondo, la governabilità; terzo, che il giorno delle elezioni ci sia la certezza che i cittadini, dopo aver votato, sappiano chi governa, con quale programma e con quale coalizione.
E’ questo l’impegno che l’Italia dei Valori ha preso con gli elettori quando, insieme a tanti altri componenti del comitato referendario, abbiamo raccolto un milione e 200mila firme per permettere che ciò si verificasse.
C’è anche un’altra ragione per cui siamo in questa situazione di stallo. Il Pdl vuole l’election day. Vuole in un solo giorno fare le elezioni [regionali e politiche, ndr] per evitare di andare a una conta prima delle elezioni politiche, e che i cittadini vedano quanto poco pesa dopo quel che ha combinato nel Lazio, nel Molise e in Lombardia, dove i tre governatori si sono dovuti dimettere perché avevano violato le regole del gioco, anche nelle candidature e nelle elezioni. Quando in un Paese si violano le regole del gioco per vincere le elezioni, non c’è più democrazia: siamo in un Paese truffaldino.
Allora io mi appello ancora una volta al governo Monti. Noi non condividiamo, signori del governo, il vostro operato e per 50 volte vi abbiamo negato la nostra fiducia. Ve l’abbiamo negata perché riteniamo che i vostri provvedimenti, che dovevano essere dettati da rigore, equità e sviluppo, in realtà si siano tradotti solo in provvedimenti di rigore e solo nei confronti della fascia sociale più debole, più indifesa e anche più onesta di questo Paese. Noi non condividiamo i vostri provvedimenti perché hanno portato più recessione e più disoccupazione, soprattutto giovanile. Hanno peggiorato la situazione.
Qui è stata votata la legge di stabilità, nei giorni scorso, nella quale si è fatto credere che i conti sono stati fatti quadrare. Ma i sindaci minacciano di dimettersi in massa, le Regioni di sollevare un conflitto di attribuzione con la Corte costituzionale, abbiamo tutti i giorni scioperi a tutti i livelli. C’è un Paese in rivolta. Da un momento all’altro dalla protesta si arriverà alla rivolta forte.
Per questa ragione abbiamo bisogno di un governo politico scelto dal popolo. Per questa ragione io rivolgo un invito al presidente Monti: prenda atto che non ha più una maggioranza e che ce la potrebbe avere solo se si sottomettesse al ricatto del Pdl. Allora oggi stesso vada dal presidente della Repubblica e rimetta nelle sue mani il mandato. Non ceda a questo ricatto. Vada dal presidente della Repubblica e gli dica che i provvedimenti che vuole porre in essere sono condizionati da una maggioranza, nello specifico dal Pdl, che è ricattatrice. E il presidente convochi tutti noi per vedere se c’è la possibilità di ricomporre uno scampolo di legislatura almeno per fare la legge elettorale una maggioranza che faccia almeno la legge elettorale, o altrimenti domani mattina andiamo al voto e diamo ai cittadini la possibilità di scegliere chi deve governare il paese e soprattutto chi deve andare a casa, a cominciare dagli incandidabili, dagli impresentabili e da coloro che truccano le carte”.
Roma, 7 dicenbre 2012