Domani martedì 9 ottobre 2012, ore 17,00, Aula Magna “Tucci”, I.C. “G.Romano”, convegno: “La Valanga” di Salerno 1943. Lo sbarco, la svolta.
Il Progetto per trasmettere e stimolare le nuove generazioni a comprendere le tappe della democrazia e della libertà per una maggiore consapevolezza sulle radici della storia della nostra Repubblica.
EBOLI – Nell’ambito delle attività di approfondimento sull’Operazione Avalanche proposte dall’Istituto Comprensivo “Giacinto Romano”, martedì 9 ottobre 2012, alle ore 17,00, nell’Aula Magan “Tucci”, dell’ I.C. “G.Romano”, si terrà il convegno: “La Valanga” di Salerno, un racconto sugli eventi bellici e politici dell’ultimo conflitto mondiale che, nel ’43, interessarono e sconvolsero il nostro territorio, fecendo di Eboli un “teatro di guerra”.
La tematica sviluppata è stato il risultato di un Progetto al quale si sono dedicati le insegnanti dell’IC Romano coinvolgendo anche gli alunni, e l’opinione pubblica cittadina con una forte campagna di sensibilizzazione affidandone la comunicazione alle docenti Tiziana Di Lorenzo, Anna Fresolone, Bianca Visconti.
Il coinvolgimento degli alunni è mirato. Con il Progetto, si vuole trasmettere e stimolare le nuove generazioni a comprendere le tappe della democrazia e della libertà per una maggiore consapevolezza – “delle radici della storia della nostra Repubblica” – si legge in un passaggio di una nota del Dirigente Scolastico, Dott. Rosario Coccaro, che ha voluto fortemente si realizzasse l’evento.
Guide di questo viaggio saranno il prof. Giuseppe Fresolone, docente di Storia Contemporanea presso l’Università di Salerno, e la prof.ssa Gabriella Gribaudi, docente di Storia Contemporanea presso l’Università Federico II di Napoli.
L’incontro si terrà nel pomeriggio di domani martedì 9 ottobre, 2012, alle ore 17.00 presso l’Aula Magna “E. Tucci” dell’I.C. “G.Romano “ e sarà coordinato dal giornalista Eduardo Scotti, del quotidiano “La Repubblica”, Segretario generale dell’Associazione Parco della Memoria della Campania.
La “Guerra” per giungere alla “Pace“. Una follia. Una follia che accompagna l’uomo da sempre e che lascia sul proprio cammino strascichi lunghissimi, sofferenze, lutti, e noi italiani sebbene siano passati quasi 70 anni, sentiamo ancora il sibilo che anticipava lo scoppio delle bombe. Quelle bombe che noi abbiamo chiamato “amiche”, perchè provenienti dalle forze alleate, lasciando nei campi di guerra e nelle città, morte e distruzione. Avremmo mai sopportato il dolore se quelle bombe non fossero state “amiche”. Avremmo mai raggiunto quella libertà e quella democrazia se non fossero state quelle distruzioni e quei lutti apporatati da quel “Fuoco amico”?
Di quì l’eterno quesito: meglio morire per mano del nemico e per mano amica?
A questa domanda c’è solo una risposta: E’ meglio vivere. Vivere e vivere in pace.
Le armi della Pace non sono mai appuntite, non scoppiano e non fanno morti e feriti. Bisogna vivere e lavorare perché la pace si consolidi, perché attraverso la pace si giunga al benessere e alla crescita civile e sociale della società. La guerra, sebbene voglia raggiungere come fine la Pace non è auspicabile, e sulla base di queste considerazioni, far comprendere a quelle generazioni di giovani, che pur non vivendo nel terrore di aspettarsi da un momento all’altro una bomba che distrugga e uccida, riescano a costruire giorno dopo giorno, guardando al passato, quei valori di fratellanza, di solidarietà, di amore, di esaltazione della vita, che rappresentano i valori da contrapporre all’odio, alla rabbia, alla sopraffazione, alla morte.
Eboli, 8 ottobre 2012