Giovedì 26 luglio 2012, ore 21,00, Chiostro Convento Frati Minori di Capaccio (Sa) si terrà la proiezione del film “Campania Burning” di Andrea D’Ambrosio e Maurizio Cartolano.
Il Film, parte dell’iniziativa “Dal Mozambico alla Piana del Sele”, parla di immigrazione e caporalato nella Piana del Sele, partendo dal ghetto di San Nicola Varco ad Eboli, arrivando ai braccianti, ai soprusi dei caporali, alla vita nel campo. Un confronto tra passato e presente sono cambiate le facce ma non i modi e i metodi.
CAPACCIO – Giovedì 26 luglio alle ore 21,00, nel Chiostro del Convento dei Frati Minori di Capaccio (Sa) si terrà la proiezione del film “Campania Burning” di Andrea D’Ambrosio e Maurizio Cartolano all’interno dell’iniziativa “Dal Mozambico alla Piana del Sele” e di seguito un dibattito con Francesco Colizzi, consigliere nazionale Aifo (associazione italiana amici di raoul Follerau), Nicoletta Dentico, presidente osservatorio italiano sulla salute globale, Antonio Pecoraro, sceneggiatore del film e compositore, Andrea D’Ambrosio regista. Modera Anna Maria Pisano presidente Aifo.
Nel film ci sono gli interventi di Anselmo Botte, sindacalista Cgil, Lorenzo Diana magistrato che racconta invece il fenomeno delle agromafie, della camorra nelle campagne. Prodotto da Simona Banchi e Valerio Terenzio Trigona per Gruppo Ambra, con le musiche di Nicola Piovani, il film ha girato numerosi festival, tra cui il Festival del Cinema africano di Verona.
“E’ il racconto della vergogna, – dice Andrea D’Ambrosio – di centinaia di lavoratori che vengono sfruttati senza alcun diritto, alla mercè di caporali senza scrupoli come se il tempo si fosse fermato a 50 anni fa. Ora San Nicola Varco non esiste più, ma esistono altri ghetti sparsi per tutto il territorio, con centinaia di persone che vivono come fantasmi, ombre della nostra coscienza. Hanno costruito un centro commerciale dove sorgeva il campo perché purtroppo i consumi contano più della solidarietà umana, mentre il malaffare si insinua nelle campagne con truffe e illeciti che molto spesso nei nostri territori partono dai carciofi e finiscono nei municipi”.
Una continuità inquietante e pericolosa, mista a rassegnazione, attraversa la nostra società al punto che non viene più considerato un fenomeno sociologico che comprende, immigrazione, lavoro nero, sfruttamento, camorra, economia sommersa, ma una quotidianità.
Tutto passa, e infatti con il fare italico, sembra che tutto sia passato: il Ghetto è stato eliminato; gli immigrati dispersi; il lavoro nero e lo sfruttamento non si percepisce; l’economia sommersa è giustificata dalla crisi; la Camorra non uccide più e quindi non c’é; è stato messo tutto sotto un grande zerbino, l’importante è non vedere. La società benpensante si disturba. L’unica traccia visibile, sono le prostitute, ma quelle portano “piacere”, sono tollerate alla vista. Una ipocrisia collettiva che coinvolge società e istituzioni, quasi a giustificare un fenomeno e immolarlo sull’altare del bisogno: il raccolto si deve pur fare e dietro quel raccolto ci sono gli utili, c’è l’economia, e l’economia mica guarda ai sentimenti, osserva i numeri, i profitti, gli utili.
E intanto mentre gli “invisibili” lavorano malpagati e sfruttati i nuovi “feudatari” si arricchiscono scaricando i costi dei loro utili sulla società. Migliaia di Aziende Agricole nella piana, che utilizzano circa 5mila immigrati extra comunitari, oltre i comunitari e gli italiani, a fronte di produzioni più che intensive, specialistiche e di avanguardia, ma che dichiarano mediamente al fisco poche decine di migliaia di euro all’anno.
Bene, bravi, bis, e ha ragione D’Ambrosio quando dice che il malaffare fatto di sfruttamento, di truffe e di illeciti parte dai Carciofi e arriva nei Comuni, per significare che quei percorsi strada facendo si istituzionalizzano e ci danno una percezione che tutto è lecito anche quella Camorra che sembra non ci sia più perché non uccide, ma che con le sue implicazioni ci sta rapinando il futuro.
Capaccio, 24 luglio 2012
Non vedo commenti perche in piena estate non bisogna parlare di certe cose,si sta in vacanza quindi bisogna rilassarsi sulle spiagge con le chiappe al sole dove gli stabilimenti balneari mercanteggiano mali affari sotto la crema prottettiva del legale. ma a pochi metri voi schiavi vi spezzate la schiena per qualche euro dormendo nei campi o in residui di serre se siè piu fortunati schernendo i lavoratori nazionali come sfaticati perche non accettano lavori umili pagati per qualche euro. Ma aime’ tutto tace nessuno vuole saperne e poi che sono queste chiacchiere …calunnie perche noi siamo un popolo solidale diamo ospitalita’e lavoro al terzo mondo nonostante siamo in crisi .In piu il nostro centro storico lo abbiamo regalato a costoro ospitandoli in alloggi residenziali e da snobb mettendogli in mano le tradizioni e i ricordi della nostra infanzia.Vico ex forno di Letizia si incontrano scene molto simili al ghetto di Varsavia una moltitudine di persone di ogni razza stipati in cubicoli a cifre da capogiro , e chi sono i proprietrari degli alloggi? Gente senza scrupoli che si velano dietro a un titolo da professionista sfoggiando addirittura la piazza di Eboli la domenica mattina in nome di una apparenza onesta e benfattrice.Il 50% di costoro che non resistono al caporalato sono destinati al peggio e cioe’ al delinquere come prostituzione e traffico di droghe e quando vengono pigliati dagli inquirenti pagano il supplizio per coprire tutto il fenomeno del malaffare. Ma siccome siamo un popolo solidale tutto contina tranquillamente mentre le chiappe della classe dirigente stanno al sole . Che schifo ma per fortuna qualcuno ha ancora il coraggio di parlarne.
Ma chi se ne frega di quello che c’e’ dietro l’ immigrazione, quello che conta sono i mercati e la produzione, e queste persone non sonlo sono sfruttate, ma vengono utilizzate come “calmiere” del lavoro per pagare di meno anche chi non e’ extracomunitario.
E tutto tace. ma non si puo’.
Dovremmo ribbellarci, ma le istituzioni potrebbero trovare anche dei sistemi doi controllo per evitare il peggio.