Del Web se ne è discusso al Palazzo delle Arti di Napoli, nell’ambito della Manifestazione: “Napoli 3.0, linguaggi e percorsi di comunicazione”. Ne hanno parlato studiosi, giornalisti, blogger.
Il Web è libero, democratico, da l’opportunità a tutti di esprimersi, il confronto è attivo, quotidiano, ad ore, una sfida continua. Il 4° potere è stato travolto dal 5°, e subito dopo è arrivato il sesto, settimo e via di seguito: La rete è libera.
NAPOLI – Il 19 nella sede dell’Ordine regionale dei giornalisti in via Cappella Vecchia e il 20 al Pan, il Palazzo delle Arti di Napoli. Due giorni di incontri e di dibattiti tra i protagonisti della comunicazione, almeno quelli conosciuti: giornalisti, blogger, comunicatori istituzionali, studiosi, per analizzare i nuovi flussi, i nuovi fenomeni, le nuove forme di comunicazioni che stanno rivoluzionando l’informazione, ma stanno mettendo in crisi i sistemi tradizionali, quelli che con tutta la loro prosopopea per anni hanno gestito, monopolizzando, l’informazione.
“Napoli 3.0, linguaggi e percorsi di comunicazione“, è la manifestazione ideata dai giornalisti Marco Ferra e Angelo Cirasa, realizzata in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti della Campania. Una manifestazione che ha voluto fotografare lo stato dell’arte della comunicazione in Campania, valutando nel contempo in che misura l’evoluzione dei media influisca sui registri di vita e quanto la comunicazione incida anche sugli eventi politici, quelli sociali, economici e d’impresa. Questi alcuni degli spunti offerti alla discussione.
I giornalisti e gli analisti che discutono per rinnovarsi, “valutando lo stato dell’arte della comunicazione nella Regione Campania, – come hanno spiegato gli stessi Marco Ferra e Angelo Cirasa – partendo dall’esperienza dei protagonisti dell’informazione, dai media tradizionali fino ad arrivare al web, senza dimenticare che, con il proprio lavoro, non solo i giornalisti di professione ma anche gli altri attori del processo mediatico contribuiscono a dettare le regole e a diventare, talvolta a loro insaputa, terminali influenti e indispensabili del sistema”.
Una discussione a tutto campo che nei due giorni di dibattiti affronterà i temi del cambiamento della comunicazione: tra passato e futuro; tra la forma tradizionale e le evoluzioni incontrollate della rete; dei suoi diversi linguaggi e dei percorsi tradizionali e nuovi; dell’innovazione introdotta dal web; di deontologia professionale; di comunicazione ed economia. E ancora di come la comunicazione incida sui processi sociologici, arrivando anche ad incidere sulla mutazione dei rapporti di forza modificando anche le relazioni tra istituzioni, territorio e cittadini.
Alla discussione hanno dato il loro contributo: il sociologo Aldo Bonomi; L’editorialista del Corriere della Sera Sergio Rizzo, co-autore del best seller ‘La casta‘; Domenico Iannacone, autore di reportage e della trasmissione “Presa diretta” di Rai Tre; Pietro Gargano, editorialista de Il Mattino; Alessandro Fusacchia, consulente per l’innovazione del ministro Corrado Passera; Angelo Scelzo, sottosegretario al Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali.
Napoli 3.0 ha, l’ambizione, come hanno detto gli stessi animatori, di diventare un appuntamento stabile per la città, un’occasione per i giornalisti, le istituzioni e le imprese, che possono confrontarsi su scenari possibili, sempre in movimento, ora su quelli presenti e futuri, ora analizzando il complesso mondo dei media.
E proprio partendo da questo assunto, che si comprende come sia un limite per gli stessi Giornalisti professionisti cercare nuovi spazi aggregativi e nuovi luoghi di discussione e di confronto, pur avendo un loro ordine, una loro oerganizzazione, un loro ruolo disegnato in altri tempi, per nulla non paragonabilli ai giorni nostri e ai nuovi scenari con cui la comunicazione tradizionale deve fare i conti.
Il Web ha inciso notevolmente nella comunicazione e solo i ciechi, i sordi, e gli stupidi non se ne sono ancora accorti, pur ravvisandone il pericolo. I giornali tradizionali perdono lettori e perdono terreno, ma soprattutto perdono la sfida del web, sebbene abbiano rivolto il loro potente interesse occupando la rete, con i potenti mezzi che le proprietà mettono in gioco, integrati da fiumi di danaro pubblico.
E ci si vuole rivolgere ai giovani giornalisti per farli esprimere, e in che modo? Offrendo loro una corrispondenza pagata da 3 a 5 euro per pezzo, badando bene a non costruire una continuità per evitare di contrattualizzarli?
E quale sarebbe l’apertura? quella di affiancare un processo democratico che attraverso la rete sta cambiando le regole spocchiose e arroganti di editori prepotenti e giornalisti accondiscendenti che si combattono con i media tradizionali per condizionare gli eventi e per mantenere privilegi fino ad ora garantiti da quello che era il 4° potere. Ora siamo al quinto, e non si è nemmeno imposto e già si è passati al sesto, al settimo e via discorrendo, perché la rete non si può imbrigliare, la rete è libera.
In Italia non si contano nemmeno sulle dita di una mano i gruppi di potere che controllano l’informazione tradizionale TV e stampa, e se si analizza i contenuti sono uguali, tutti si affidano alle agenzie, si somigliano, differiscono solo nei messaggi che si mandano tra di loro quando si sferrano le bordate di potere.
Il web è libero, e in rete tutti possono dire tutto, ma proprio tutto, certo capita anche la porcheria, ma non è dissimile delle porcherie di quotidiani che non legge nessuno e che invece percepiscono finanziati di milioni di euro. Quei siti vengono “oscurati” dai visitatori, nel senso che vengono scartati e restano li morti, segno del rifiuto della rete. Quei giornati invece, letti da nessuno sono finanziati a spese nostre, con i nostri soldi.
Il web è democratico, e da l’opportunità a tutti di esprimersi, e il confronto è attivo, quotidiano, addirittura ad ore, rendendo la sfida ancora più interessante se sai che ti devi misurare in ogni momento.
Napoli, 21 giugno 2012
I grandi gruppi editoriali stanno perdendo, la rete li ha messi a pensare e loro adesso vogliono usarla occupandola per continuare a controllare e manipolare l’informazione.
Ha ragione Del Mese, il web e’ uno spazio di liberta’ se non fosse stato cosi’ non si sarebberosaputo nemmeno.