E’ incredibile affermare tempi d’intervento per la messa in sicurezza e addirittura la percentuale del territorio interessato! Per la messa in sicurezza, il parametro di riferimento è il valore dell’accelerazione del suolo. Il suo massimo valore è legato alla massima intensità del sisma atteso, induce a rivisitare la mappa e valutare fatti nuovi.
Le affermazioni del Ministro Clini fanno parte della propaganda che, in questo momento, non se ne sente minimamente il bisogno.
di Erasmo Venosi per POLITICAdeMENTE
Astrofisico
ROMA – L’interventismo mediatico del Ministro dell’Ambiente sembra, travalicare ogni limite: dall’auspicio del ritorno al nucleare agli OGM, dall’alta velocità all’uso del combustibile solido secondario nei cementifici usando, anche, i rifiuti speciali. Insensata e destituita di fondamento la dichiarazione che ci vogliono quindici anni, per mettere in sicurezza il “costruito” italiano quantificabile nella percentuale del 65%. Il Ministro Corrado Clini, probabilmente, ha fatto proprio la valutazione di cinque anni fa del Prof. Boschi. Iniziamo a dire che , solo negli ultimi duecento anni, in Italia i terremoti hanno generato effetti distruttivi rilevantissimi e che il terremoto è un fenomeno naturale: ancor più in un “paese geologicamente bambino” come l’Italia, morti e danni. La pericolosità sismica è definita come la probabilità che, in una certa area, si manifestino scuotimenti del terreno dovuti a terremoti di determinata intensità che si manifestano in un certo periodo di anni (tempo di ritorno) e capaci di causare danni significativi. La valutazione della pericolosità si determina studiando la distribuzione spaziale degli epicentri dei terremoti che si sono manifestati in quell’area. Prevedere un sisma significa dire “dove” avverrà, “quando” e che “intensità” avrà.
La previsione si fonda su analisi statistiche ovvero valutazione della probabilità che l’evento distruttivo si manifesti in un certo tempo in una zona. Questa previsione statistica si fonda sull’analisi dei dati contenuti nei cataloghi sismici per capire la ciclicità del fenomeno e derivarne una probabilità. Quale è la caratteristica della previsione statistica?
Il tempo di ritorno” del sisma in quella determinata area epicentrale? Sulle previsioni un grandissimo sismologo Robert Geller dell’Università di Kioto accusa la sismologia Giapponese, di affidarsi a metodi e obiettivi poco scientifici. Geller su Nature intima ai sismologhi giapponesi di abbandonare la pretesa di prevedere i terremoti. Secondo Geller, i giapponesi usano mappe sismiche costruite su concetti scientifici ormai datati e conclude con la seguente affermazione: “la futura ricerca di base in sismologia dovrà essere solidamente fondata sulla fisica, controllata attraverso un meccanismo di revisione imparziale e guidata da scienziati di punta e non da anonimi burocrati”.
Oggi piangiamo le vittime emiliane, come ieri abbiamo pianto quelle abruzzesi, campane, friulane così via, ma dobbiamo anche affermare che un vero impegno delle Amministrazioni non si è mai veramente riscontrato. La cultura del terremoto è inesistente, il Governo si è sempre solo ridotto alla assistenza e al risarcimento dei danni! La prevenzione politicamente non paga. II “Progetto finalizzato Geodinamica” del Consiglio Nazionale delle Ricerche è del 1984 e con questo progetto fu redatta la carta sismotettonica italiana. Il decreto 29 del 1996 contiene la definizione del moto del terreno, durante un sisma e prescrizioni particolari per gli edifici di nuova costruzione. Circolari ministeriali zeppe di istruzioni, certo non vincolanti per i progettisti, ma tali per gli organi periferici del fu ministero dei lavori pubblici.
Con l’Ordinanza 3274 del Presidente del Consiglio dei Ministri (OPCM) del marzo 2003 viene classificato, dal punto di vista sismico, l’intero territorio italiano. Nell’Ordinanza si legge che la nuova normativa è transitoria “in vista di una disciplina organica della materia che verrà a colmare un vuoto d’iniziative che si trascinava, ormai, da molti anni”. Secondo l’Ordinanza, entro cinque anni si sarebbe compiuta la verifica della sicurezza di tutti gli edifici e delle opere infrastrutturali in funzione della loro pericolosità sismica. La mappa sismica ha diviso il territorio italiano in 4 zone, includendo dentro questa ultima le aree escluse precedentemente da ogni classificazione sismica.
Tecnicamente ciascuna zona è individuata secondo i valori di accelerazione (cioè di variazione della velocità di spostamento in un certo tempo) del suolo espressa come percentuale della accelerazione di gravità (g). Su tale mappatura e alla luce del sisma in Emilia, con i comuni classificati in zona 3 cioè a dire “Zona con pericolosità sismica bassa, che può essere soggetta a scuotimenti modesti” a me appare incredibile che il Ministro del’Ambiente possa affermare tempi d’intervento per la messa in sicurezza e addirittura la percentuale del territorio interessato! Dal punto di vista della messa in sicurezza, il parametro di riferimento è il valore dell’accelerazione del suolo e in particolare del suo massimo valore evidentemente legato alla massima intensità del sisma atteso che, alla luce dell’evento emiliano, induce a rivisitare la mappa e valutare anche fatti nuovi.
Se questo è vero, allora le affermazioni del Ministro Clini fanno parte della propaganda che, in questo momento, non se ne sente minimamente il bisogno. Chiediamo: come va valutata la tesi che i cambiamenti indotti artificialmente nella pressione intersistiziale dell’acqua contenuta in una massa rocciosa può produrre terremoti? A Denver in Colorado, l’iniezione ad alta pressione di grandi quantità di acque reflue in un pozzo profondo sembra aver diminuito la resistenza della faglia e innescato terremoti. Sembra che effetti simili sono determinati dalle iniezioni di acqua nei pozzi petroliferi per agevolarne l’uscita. Ora due senatori del PD hanno denunciato che nel decreto sulle rinnovabili le prospezioni per la ricerca del petrolio e gas, possa avvenire a 5 miglia dalla costa. Era stato precedentemente fissata la distanza di 12 miglia! Nessuna implicazione sulla dinamica tettonica hanno le prospezioni geologiche? Può aver determinato un’alterazione globale tra le placche il processo di declaciazione e condurci a un nuovo approccio nella redazione del rischio sismico? E ancora, non è forse grave colpa della politica aver posposto l’entrata in vigore delle norme di sicurezza sismica?
L’OPCM 3274 del 2003 sarebbe dovuta entrare in vigore l’8 novembre 2004, ma fu prorogato all’agosto 2008. Il Ministro delle Infrastrutture Lunardi annunciò l’emanazione, a giugno 2005, del Testo Unico delle Norme iTecniche per le Costruzoni (NTC). Il 23 settembre 2005 si leggono in GU le nuove NTC che contengono tutta la normativa italiana relativa alla progettazione degli edifici. La 3274, nata per riformare le norme sismiche italiane, dopo oltre tre anni di lavoro, non era mai entrata in vigore. Nel febbraio 2008 viene pubblicato in GU il DM 14 gennaio 2008 che contiene le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni. Incredibile sapere che nel gennaio 2008 una direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri forniva indicazioni per valutare e ridurre il rischio sismico del patrimonio culturale. Il decreto Milleproroghe del 2007 apporta una ulteriore proroga al 2009 per la applicazione delle NTC.
Il Progetto Finalizzato Geodinamica del CNR del 1984 diceva che era possibile mettere in sicurezza il patrimonio edilizio italiano in modo di evitare che ci fossero vittime al manifestarsi dei sismi. Ipotizzarono una spesa di 40.000 miliardi di lire. Non se ne fece nulla! Il sisma emiliano della prima scossa del 6 grado Richter equivale a una potenza di 1000 reattori del tipo che volevano costruire in Italia o la massima richiesta di potenza (58 Gw) di “100 Italie”. La messa in sicurezza del territorio italiano dal punto di vista sismico, idrogelogico e l’abbattimento radicale del debito pubblico dovrebbero essere le priorità intorno a cui aggregare in un “Progetto” la una Nuova Politica italiana.
Roma, 5 maggio 2012