Comunicato congiunto di CGIL FP e UIL FP in difesa dell’autogoverno del diritto allo studio: Ridurre i costi e non i diritti.
Gli sprechi e le diseconomie sono da individuare nei costi dei Consigli di Amministrazione, nei compensi e nei rimborsi, nelle Consulenze esterne e nella esternalizzazione dei servizi che i dipendenti ADISU possono assolvere.
Venerdi 1 giugno 2012, ore 10, Aula Senato accademico, Università di Fisciano, Conferenza stampa congiunta.
SALERNO – Le Segreterie Provinciali Confederali congiuntamente alle Segreterie di Categoria FP CGIL e UIL FPL di Salerno, unitamente ai rispettivi Segretari Generali, Franco Petraglia, Arturo Sessa, Gerardo Pirone, Liborio Casiello: denunciano il grave tentativo di sottrarre dalla nostra realtà territoriale l’autogoverno del diritto alla studio univesitario impoverendo i servizi agli studenti ed accentrando la gestione in capo alla regione Campania. Questo arretramento e riaccentramento viene motivato e ritenuto dalla regione necessario per ridurre i costi e le spese inappropriate. Come sindacato e lavoratori siamo impegnati da sempre nella direzione di combattere sprechi e diseconomie che individuiamo nei costi dei consigli di amministrazioni, nei compensi e rimborsi, nelle consulenze esterne e nelle esternalizzazioni dei servizi su materie che i dipendenti dell’ADISU possono assolvere invece internamente.
Tutto questo va eliminato!!.
Difendiamo anche il principio del decentramento e dell’autonomia funzionale e le positive esperienze presenti sul territorio che vanno ulteriormente valorizzate e sulle quali fondare la vera integrazione con l’Università di Salerno. Difendiamo la storia e la lunga esperienza positiva dell’Università salernitana e dei Servizi ad essa collegati. Siamo convinti che su queste direttrici si riformano servizi di valore come questi e con essi si valorizzano professionalità ed esperienze dei dipendenti dell’ADISU scongiurando miopi arretramenti della efficienza e qualità dell’offerta agli utenti e scongiurare esuberi e mobilità. Questa vertenza si inserirà nella più complessiva rivendicazione del Diritto allo Studio, sempre più negato soprattutto alle fascie più deboli della società trasformandosi, in tal modo ,una sistematica negazione di uno dei più elementari diritti costituzionali.
Diciamo basta a questa modalità della regione e indiciamo una Conferenza Stampa per Venerdi 1 giugno 2012, alle ore 10, presso l’aula del Senato accademico, 4° piano-Palazzo del Rettorato-Università di Fisciano, per dettagliare la nostra ferma contrarietà a tale disegno di accentramento e le nostre proposte. In quella Sede illustreremo i termini e le modalità delle future azioni di lotta e richiameremo l’attenzione dei livelli istituzionali ad un atto di coerenza per riaffermare le verità vere. Denuceremo quanto si nasconde dietro questa manovra che non ha nulla a che fare con il risparmio ma molto a che vedere con un modo sbagliato di intendere la gestione politica ed amministrativa dei servizi del territorio per il territorio.
Invitiamo le Istituzioni tutte, la Deputazione Regionale del territorio salernitano, associazioni, lavoratori e studenti per condividere una comune battaglia di difesa dei valori del territorio contro un nuovo e anacronistico accentramento che vuole scippare attività, funzioni, ed esperienze positive e risorse alla provincia di Salerno.Vi chiediamo di partecipare ai lavori.
Salerno, 29 maggio 2012
Stiamo tornando indietro nei decenni,quando l’istruzione in specie superiore era ad appannaggio delle classi abbienti,un segnale preoccupante che cerca di annullare sforzi sociali e giuridici immani.
il diritto allo studio è un diritto soggettivo che trova il suo fondamento nei comma 3 e 4 dell’art. 34 della Costituzione nei quali si afferma il diritto dei capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi economici, di raggiungere i gradi più alti degli studi nonché il dovere della Repubblica a rendere effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze da attribuire mediante concorso. Il diritto allo studio si differenzia dal diritto all’istruzione che è il diritto, sancito dai primi due commi dell’art. 34 per i quali “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.” Il diritto allo studio riguarda dunque il percorso scolastico successivo all’obbligo e quello universitario, canali di formazione non obbligatori che il cittadino ha libertà di intraprendere e di concludere e che lo Stato deve garantire attraverso l’erogazione di borse di studio a coloro che si dimostrano capaci e meritevoli ma privi di mezzi economici.Il diritto allo studio universitario è il diritto di accedere all’istruzione universitaria e post-universitaria da parte di ogni cittadino, in base alle proprie attitudini. Esso è garantito a livello internazionale dalla Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali dell’ONU, che, all’Articolo 13, Comma 2 recita:
« L’istruzione superiore deve essere resa accessibile a tutti su un piano d’uguaglianza, in base alle attitudini di ciascuno, con ogni mezzo a ciò idoneo, ed in particolare mediante l’instaurazione progressiva dell’istruzione gratuita »
La Legge 240/2010 prevede riduzioni ai livelli essenziali delle prestazioni previsti dal DPCM del 2001 e modifica alcuni strumenti di sostegno, come borse per studenti meritevoli, prestiti speciali e prestiti d’onore. Molte associazioni studentesche italiane hanno criticato queste ultime tipologie di provvedimenti perché non rispettose del dettato costituzionale dell’art. 34.
Alla fine, i più penalizzati sono gli studenti di fasce reddituali medie e quelli che vivono e studiano al sud;Lo studente che vive al sud è penalizzato rispetto allo studente del nord per vari ordini di motivi:
primo tra tutti percepisce un reddito minore, tuttavia è tassato alla stessa maniera di chi risiede al nord che percepisce un reddito maggiore.
Inoltre i servizi offerti agli studenti del sud non sono uguali a quelli del nord .
Pertanto, per un pieno godimento del diritto allo studio è auspicabile, che lo Stato preveda una normativa in cui si differenziano gli studenti in base alla provenienza e al reddito con la conseguenza di caricare i più abbienti in proporzioni maggiori rispetto a chi vive in condizioni ristrette.
cari studenti,
Il tema del riordino delle aziende per il diritto allo studio è particolare e non andrebbe strumentalizzato.
dal 9 luglio del 2012 ho il pregio e l’onore di essere il presidente dell’adisu parthenope, e, in tutta franchezza non posso che sposare il porgetto di riordino e di unificazione delle varie adisu ragionali. il problema oltreche di risparmio economico e sopratutto di efficienza e di certezza nell’esercizio delle porprie funzioni. per anni le adisu hanno significato meramente un bancomat per le università, svolendo in tal modo la legittima funzione di controllo e di impulso al diritto allo studio. credo sia necessaria una riforma che passi anche però attraverso un tavolo di concertazione sopratutto con gli studenti.una legge di riforma e di riordino che dia compiti chiari alle adisu, maggiori poteri di incidenza sul diritto allo studio e di reale interlocuzione ministeriale per i fondi da quest’ultimo “scivolati” alle regioni. in questo quadro attuale( e cosi facendo non faccio certo i miei interessi) la moltiplicazione delle adisu oltre che ad essere economicamente dannosa è senza dubbio inutile. esistono realtà nelle quali queste si limitano ad operazioni di passaggio di fondi senza essere in nessun modo incidenti sia sotto il profilo programmatico quanto quello progettuale per consentire agli studenti di essere protagonisti del presente ed attori del domani.
occorre concertare i ruoli ed organizzare le adisu in modo che siano realmente funzionali all’alto compito cui sono destinate
avv. Maurizio Zuccaro
presidente adisu Parthenope